Capitolo II

472 Words
Capitolo II Un luogo segreto Si era svegliato in un posto che non conosceva. Una stanza nuda, con le pareti che dovevano essere state bianche e ora mostravano ampi spazi scrostati e alcune macchie di umidità. Non c’erano mobili, se si escludeva la branda su cui era sdraiato, un tavolino e una sedia malamente impagliata. Gli faceva male la testa e non ricordava come fosse arrivato in quel luogo, né perché si trovasse lì. Rammentava di essere uscito di casa, per recarsi a lezione alla solita ora; come ogni giorno. Era molto preciso, non cambiava mai le sue abitudini. Forse era stato questo che lo aveva tradito? Una cosa era certa: era stato rapito. Non faceva freddo nella stanza ma tremava e un velo di sudore gelido gli copriva la schiena e il volto. Sicuramente lo avevano drogato. Non si era mai sentito così male. Nel portarlo lì dovevano avergli messo qualche cosa sulla testa, un sacco, forse, perché aveva la bocca piena di fili stopposi e polverosi. Cercò di liberarsene sputando per pulirsi alla meglio la lingua. Aveva sete e la gola irritata. Notò che gli avevano tolto i lacci delle scarpe, la cintura e l’orologio. Tentò di alzarsi in piedi e un capogiro lo costrinse a sedersi nuovamente. Si sdraiò sulla branda temendo di perdere coscienza e cadere a terra. Non riusciva a pensare. Provò a fare alcuni respiri profondi, come gli aveva insegnato il maestro di yoga, facendo entrare l’aria attraverso il naso, spingendo il diaframma verso il basso, ed espirando lentamente dalla bocca. Chiuse gli occhi e cercò di rilassare ogni parte del corpo, visualizzandola e isolandola mentalmente. L’esercizio gli restituì la sensazione di aver recuperato almeno in parte le sue facoltà. Provò nuovamente ad alzarsi e questa volta i capogiri non lo assalirono. Andò verso la porta e tentò la maniglia. Non si era fatto alcuna illusione: non si aprì. Nella stanza c’era un’unica finestra sigillata con delle tavole di legno inchiodate alla cornice. Ne saggiò la resistenza e constatò che, con le mani nude, che per di più erano legate strettamente, non avrebbe potuto staccarle in nessun modo. La luce nella stanza era assicurata da una lampadina che pendeva nuda dal soffitto. Scoraggiato tornò verso il suo giaciglio e si sdraiò. Quei semplici movimenti lo avevano stremato. La sete lo tormentava. Da quante ore era lì? Da quanto non mangiava, né beveva nulla? Si addormentò e si svegliò dopo un tempo che non seppe calcolare, spaventato da un incubo. Qualcuno lo aspettava davanti al portone e quando era uscito gli aveva buttato addosso una coperta, e l’aveva spinto all’interno di un’auto. Qui aveva sentito un ago penetrargli nel braccio. Nuovamente in preda a un sudore freddo e a una sensazione di panico si rese conto che quello che lo aveva terrorizzato, non lo aveva solo sognato, era accaduto veramente. Chi lo aveva rapito, e perché?
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