I.-2

2299 Words
Sempre, quando era a Gray’s Inn Road, lei aveva preso le rape parigine da Jacopo su Old Compton Street. Non c’era motivo per cui non si potessero coltivare i navets de Paris in questo terreno. La rapa di Parigi era a forma di barile, tonda, tonda, tonda come un adorabile maialino, fino a che non metteva la sua buffa coda. Era una rapa per divertire, per cambiare e occupare i tuoi pensieri. Ils – lui e lei – erano incapaci di farsi cambiare i pensieri da una rapa. Tra una frase e l’altra gridava di quando in quando: «Il mio povero uomo! Che ti hanno fatto!» La sua volubilità scorreva su Mark come uno scroscio d’acqua su una grata, e solo una frase o poco più di tanto in tanto veniva alla sua attenzione. Non era spiacevole; lui amava quella donna. Aveva un gatto a cui impediva di mangiare carne di venerdì. A Gray’Inn Road era stato più facile, in una grande stanza decorata con innumerevoli miniature e silhouette che rappresentavano membri della famiglia Riotor e dei suoi rami. Anche Mme Riotor mère e Mme Riotor grandmère avevano dipinto miniature, e Marie Léonie possedeva alcune statue sorprendentemente bianche del distinto scultore Monsieur Casimir-Bar, un vecchio amico di famiglia, che non era mai stato decorato a causa di una congiura. Perciò teneva in grande disprezzo le decorazioni e i decorati. Marie Léonie era abituata a ripetere a lungo le voluminose opinioni di Monsieur Casimir-Bar a proposito delle decorazioni. Da quando lui, Mark, era stato decorato dal suo sovrano lei le aveva citate meno. Ammetteva che la democrazia al giorno d’oggi non avesse l’eccellente valore che aveva contraddistinto i democratici dei giorni dei suoi genitori, perciò era meglio farsi da soli – trovare una nicchia tra coloro che lo Stato teneva in alta considerazione. Il rumore della sua voce, che era di petto e non spiacevole, proseguiva. Mark la osservava con l’ironica indulgenza che si accorda a un bambino, ma in effetti, quando era ancora in sella, lo aveva sempre riposato tornare a casa da lei come aveva fatto ogni giovedì e lunedì, e non di rado di mercoledì quando non c’erano corse. Lo aveva riposato tornare a casa da un mondo di imbecilli incompetenti e ascoltare questo cervello commentare quel mondo. Lei aveva i suoi punti di vista su virtù, orgoglio, cadute, carriere, abitudini di gatti, pesci, clero, diplomatici, soldati, donne di facili virtù, Sant’Eustachio, il presidente Grévy, fornitori di beni commestibili, doganieri, farmacisti, tessitori di seta di Lione, tenutari di pensioni, garzoni, produttori di cioccolato, scultori che non fossero Casimir-Bar, amanti di donne sposate, cameriere… La mente di lei, in effetti, era come una dispensa, piena zeppa dei materiali più incongrui, attrezzi, recipienti e spazzatura. Una volta aperta la porta non sapevi mai cosa sarebbe uscito fuori e cosa ne sarebbe seguito. Per Mark era riposante come lo sarebbe stato un viaggio all’estero – solo che lui non era mai stato all’estero, se non quando suo padre, prima della sua ascesa a Groby, aveva vissuto a Digione per l’educazione dei figli. Era così che conosceva il francese. I discorsi di lei avevano un’altra qualità che lo divertiva senza sosta: concludeva sempre con l’argomento con cui aveva scelto di iniziare. Così, avendo scelto quel giorno di iniziare con i navets de Paris, aveva finito con le rape parigine, e lo divertiva osservare come in ogni occasione lei ritirasse fuori l’argomento. Magari stava concludendo un lungo commento sulle corazzate e doveva tornare subito alle crostate perché il campanello suonava e la cameriera era fuori, ma avrebbe completato la transizione prima di rispondere alla porta. Per il resto era frugale, accorta, incredibilmente pulita e sana. Mentre gli dava la minestra, inserendogli la siringa di vetro tra le labbra a intervalli di mezzo minuto che cronometrava con il suo orologio da polso, parlava di mobili… Ils non le permettevano di applicare a quelle specie di conigliere nel salone una vernice che aveva fatto arrivare da Parigi; Monsieur suo cognato aveva reagito quando lei aveva in effetti verniciato una sedia davvero brutta – aveva reagito con una distrazione che l’aveva davvero riempita di divertimento. Era possibile che la moda del momento per i mobili prediligesse la decrepitudine, o le forme grossolane. Che loro non le permettessero di mettere nella sala la poltrona appena dorata della sua defunta madre o il gruppo scultoreo che rappresentava Niobe e parte della sua prole, opera del defunto Monsieur Casimir-Bar, o l’orologio da camino che era l’esatta riproduzione in bronzo della Fontana dei Medici nei Giardini di Luxembourg a Parigi – bè, era una questione di gusto. Elle poteva benissimo sentirsi offesa dal fatto che lei, Marie Léonie, possedesse articoli di tanto riconosciuto prestigio. Perché, cosa c’è di più inavvicinabile di una poltrona del Secondo Impero appena dorata e tappezzata, poteva assicurarlo, con un tale scintillio da abbagliare gli occhi? Elle poteva benissimo sentirsi offesa se si considera che la gonna che indossava quando faceva giardinaggio era… Bè, in breve era quello che era! Nondimeno, in quella gonna si permetteva di essere vista dal prete. Ma perché mai Il, che era certamente un uomo d’onore e sensibilità e che aveva la fama di conoscere tutte le cose di questo mondo e forse dell’altro – perché Lui si era unito a quella cospirazione infinitamente stupida contro l’opera di quel grande genio che era Casimir-Bar? Lei, Marie Léonie, poteva capire che Lui, in una situazione difficile, non avrebbe acconsentito a permettere di installare nel salone delle opere per cui Elle potesse sentirsi offesa perché i suoi beni non includevano opere d’arte che tutto il mondo riconosceva di rango classico, per non parlare del filo di perle che lei, Marie Léonie, Riotor di nascita, doveva alla generosità di lui, Mark, e alle proprie economie. E altri oggetti di valore e buon gusto. Era ragionevole. Se la tua donna non ha una dote… Chiamiamola dote… perché di certo lei, Marie Léonie, non era tipo da criticare chi si trova in situazioni di difficoltà… Non sarebbe stato da lei farlo. Nondimeno, un gran numero di anni di onestà, frugalità, vita regolare e pulizia… E chiese a Mark se avesse mai visto nel suo salottino tracce di fango come nelle giornate umide lei aveva di certo osservato nei saloni di certe persone… E poteva fare certe rivelazioni sulle condizioni di un ripostiglio sotto le scale e sulle cose che si potevano osservare dietro certe presse in cucina. Ma se non si ha esperienza nel controllo delle cose domestiche, cosa si può fare?… Nondimeno, una serie di anni trascorsi nello stato di casalinghitudine come quello che aveva già accennato dava il diritto di commentare – ovviamente con tatto – il ménage di una persona giovane anche se la sua situazione delicata avrebbe potuto impedirle commenti di natura poco cristiana su certi altri fatti. Tuttavia, sembrava a Marie Léonie che comparire davanti a un prete in una gonna decorata con non meno di tre visibili taches di benzina, indossando guanti incrostati di fango come si incrostano i tartufi con la pasta prima di cuocerli sotto la cenere – e tenendo in mano, tra tutti gli attrezzi, una comune cazzuola da giardinaggio… E ridere e scherzare con lui!… Di certo la situazione richiedeva un certo – chiamiamolo così, ritiro del modo di comportarsi. Lei era ben lungi dal concedere al prete gli stravaganti privilegi che egli rivendicava. Il defunto Monsieur Casimir-Bar soleva dire che, se avessimo concesso ai nostri soi-disant consiglieri spirituali tutto ciò che avrebbero preso, ci saremmo trovati sdraiati su un letto che non aveva lenzuola, eidredons, cuscini, imbottiture e coperte. E lei, Marie Léonie, era incline a concordare con Monsieur Casimir-Bar, anche se, essendo uno degli eroi delle barricate del 1848, egli era propenso a essere un po’ estremo nei principi. Un vicario in Inghilterra è comunque un funzionario dello Stato, e come tale deve essere ricevuto con una certa modestia e riservatezza. Eppure lei, Marie Léonie, precedentemente Riotor, essendo sua madre nata Lavigne-Bourdreau ed essendo di conseguenza sospettata di avere sangue ugonotto, così che ci si aspettava che lei, Marie Léonie, sapesse come ricevere il clero protestante – insomma lei, Marie Léonie, dalla piccola finestra su un lato delle scale, aveva visto distintamente Elle posare una mano sulla spalla di quel prete e indicare – indicare, si badi bene, con la cazzuola – la porta principale aperta e dire – lei aveva sentito distintamente le parole: «Poveretto, se avete fame troverete sicuramente il signor Tietjens in sala da pranzo. Sta mangiando un sandwich. È questo tempo che fa venire fame!»… Questo era successo sei mesi prima, ma le orecchie di Marie Léonie fremevano ancora alle parole e al gesto. Una cazzuola! Indicare con una cazzuola! Pensez-y! E allora perché non con una main de fer, una paletta! O un recipiente ancora più casalingo!… E Marie Léonie ridacchiò. Sua nonna Boudreau si ricordava di un venditore ambulante di stoviglie che una volta aveva riempito di latte uno dei suoi attrezzi – un vase de nuit – ovviamente nuovo, e aveva offerto tutto gratuitamente a qualsiasi passante fosse disposto a berlo. Una ragazza chiamata Laborde accettò la sfida proprio lì, al mercato di Noiry-Lebrun. Perse il fidanzato, che giudicò il gesto esagerato. Ma era un buffone, quel venditore di stoviglie! Tirò fuori dalla tasca del grembiule diverse pagine ripiegate di un giornale e da sotto il letto una doppia cornice – due cornici incernierate insieme in modo da chiudersi. Infilò un foglio di giornale tra le due cornici e poi appese il tutto su un pezzo di filo che pendeva dall’albero del tetto sotto la paglia. Due bretelle di filo scendevano dai pali di sostegno, da destra a sinistra. Tenevano le cornici immobili e un po’ inclinate verso il viso di Mark. Era gradevole a vedersi, mentre stendeva le braccia. Gli sollevò il busto con grande forza e infinita premura, lo puntellò un po’ con i cuscini e controllò che il suo sguardo cadesse sul foglio stampato. Disse: «Ci vedi bene, così?» Gli occhi di lui colsero il fatto che doveva leggere della riunione estiva di Newbury e di quella di Newcastle. Li chiuse due volte, che significava Sì! Lacrime scesero da quelli di lei. Mormorò: «Mon pauvre homme! Mon pauvre homme! Che ti hanno fatto!» Prese da un’altra tasca del grembiule una bottiglietta di acqua di Colonia e un batuffolo di ovatta. Con quello, inumidito, gli strofinò ancora più premurosamente il viso e poi le mani sottili e di mogano, che scoprì. Aveva l’aria delle donne francesi che cambiano i vestiti di seta bianca e lavano la faccia alla Vergine sulla porta di una chiesa ad agosto. Poi fece un passo indietro e lo apostrofò. Egli prese atto che la puledra del Re aveva vinto il primo premio al Berkshire Foal e il cavallo di un amico il Seaton Delaval Handicap, a Newcastle. Entrambe le cose erano prevedibili. Aveva avuto l’intenzione di andare all’incontro di Newcastle quell’anno, e dare un’occhiata a Newbury. L’anno scorso, quando era andato alle corse, aveva fatto piuttosto bene a Newbury perciò aveva pensato di provare a Newcastle per cambiare e, mentre era lì, dare un’occhiata a Grovy e vedere cosa stava facendo quella cagna di Sylvia con la sua casa. Bè, la questione era chiusa. Probabilmente lo avrebbero seppellito a Groby. Lei disse, con voce profonda e impostata: «Il mio uomo!». Avrebbe potuto quasi dire: “Il mio Dio!” «Che razza di vita è quella che conduciamo qui? C’è mai stato qualcosa di così strano e irragionevole? Se ci sediamo a bere una tazza di tè, la tazza può esserci strappata di bocca da un momento all’altro; se ci stendiamo su un divano – da un momento all’altro il divano può andarsene. Non commento il fatto che tu stai steso notte e giorno per sempre qui all’aria aperta, perché capisco che è per tuo desiderio e per tuo consenso che sei steso qui e non mostrerò mai avversione a ciò che tu desideri e a cui dai il consenso. Ma non puoi fare in modo che abitiamo in una casa ragionevole, una più adatta agli esseri umani di questa età, e una che assomigli di meno a una processione di beni e oggetti? Tu puoi farlo. Tu sei onnipotente qui. Non so quali siano le tue risorse. Non è mai stata tua abitudine dirmelo. Mi hai mantenuto negli agi. Mai ho espresso un desiderio che tu non abbia soddisfatto, anche se è vero che i miei desideri erano sempre ragionevoli. Perciò non so nulla, anche se una volta ho letto su un giornale che eri un uomo dalle ricchezze stravaganti, e difficilmente tutto questo è svanito, perché non ci sono stati molti uomini altrettanto frugali, e tu sei stato sempre fortunato e moderato nelle scommesse. Perciò non so nulla e mi vergognerei a chiedere a questi altri, perché questo implicherebbe dei dubbi nella tua fiducia in me. Non dubito che tu abbia fatto di tutto per il mio agio futuro, e sono sicura del buon esito di queste decisioni. Non sono paure materiali le mie. Ma tutto questo mi sembra una follia. Perché siamo qui? Che significa tutto questo? Perché abiti questo strano edificio? Può darsi che l’aria aperta sia necessaria per la tua malattia. Non credo che nelle tue stanze vivessi in perenni correnti d’aria, anche se non le ho mai viste. Ma nei giorni che mi hai donato avevi il maggior agio in tutto e sembravi soddisfatto delle mie scelte. E tuo fratello e la sua donna sembrano così pazzi in tutti gli altri affari della vita che potrebbero esserlo anche in questo. Perché allora non la fai finita? Tu hai il potere. Tu sei onnipotente qui. Tu fratello schizzerà da un angolo all’altro di questo posto lugubre per anticipare il tuo più insignificante desiderio. Anche Elle!»
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