Capitolo 1

3262 Words
Il punto di vista di Piper. Piper era in piedi nella vetrina del suo negozio di abiti da sposa, appuntando il vestito al manichino, per farlo aderire bene e per farlo apparire al meglio per attirare i clienti. Non che le mancassero. Sorrise, i suoi modelli erano molto apprezzati, anche qui nel mondo umano. Si trattava di un delizioso abito senza spalline dalla linea ad A, di colore arancione con una scollatura quadrata, la gonna fluttuava liberamente e aveva un corpetto ricoperto di perline di cristallo ricamate a mano. Aveva una parte tirata su e ordinatamente plissettata, sul davanti dell'abito, che lasciava intravedere tutte le meravigliose e morbide voltant degli strati sovrapposti del morbido materiale di raso. Le piaceva, l'aveva finito proprio ieri. Il suo negozio “Goddess Gowns” qui a Portland era uno dei tre che possedeva. Il suo negozio principale, dove lavorava, era un bel locale, in un edificio a due piani, dove tutti i suoi abiti erano esposti al piano inferiore, con una spaziosa area salotto e sedute di lusso. C'era una piccola passerella che partiva dai camerini e arrivava al centro del negozio, dove gli ospiti in attesa si sedevano e guardavano la futura sposa sfoggiare l'abito che aveva scelto. Il suo ufficio era al piano superiore, in un soppalco. Aveva diviso il loft in due grandi stanze, il suo ufficio nel primo spazio e il suo studio di lavoro nel secondo, dove sedeva e creava i suoi abiti. Era brava nel suo lavoro. Le piaceva il suo lavoro e aveva venduto molti abiti a persone facoltose, oltre che a persone normali, si rivolgeva a tutti. Se ne stava il più possibile per conto suo, ma organizzava e partecipava a sfilate di moda ed era piuttosto conosciuta nel settore degli abiti da sposa. Fece un passo indietro e guardò la sua ultima creazione, aggiustandola un paio di volte, finché non ne fu soddisfatta. Sentì il bel campanello che aveva comprato tintinnare quando la porta del negozio si aprì per far entrare qualcuno. La maggior parte dei giorni venivano su appuntamento, ma il martedì teneva i libri aperti, per chi entrava passando di lì. Al momento le sue prenotazioni erano piuttosto piene, probabilmente Izzy avrebbe mostrato loro il negozio o fissato un appuntamento con lei in futuro. Poi l'odore la colpì: erano lupi; all'interno del suo negozio c'erano lupi mannari. Sentì Harper ringhiare un po' nella sua mente. Sebbene negli ultimi otto anni si fossero imbattuti in lupi e in ogni altro genere di creature, oggi l'odore che li aveva colpiti era arrivato al loro naso. Era un odore che le infastidiva particolarmente. Senza nemmeno voltarsi a guardare, riuscì a sentire la donna che rideva ed era felice, entusiasta di trovarsi proprio in questo negozio per acquistare l'abito per la sua cerimonia, come la chiamava lei. Sentì l'uomo ridacchiare e le ricordò che Brad le aveva detto di prendere quello che voleva, non gli importava del costo che avrebbe dovuto sostenere. Piper si allontanò dalla vetrina e si rifiutò di guardarli. Dal profumo che avevano addosso sapeva che erano del suo vecchio branco, probabilmente dal modo in cui la donna parlava. Questa donna era qui per acquistare un abito da Dea disegnato da Piper Harper Designs. Per indossarlo alla sua cerimonia della Luna e per nientemeno che Bradley Drake in persona. “Izzy, per favore, occupati dei clienti”, dichiarò con fermezza mentre si dirigeva verso le scale del suo ufficio. “Sì, Piper”, sentì Izzy chiamarla. Né Piper né Harper volevano avvicinarsi a quella donna o al suo accompagnatore se per questo. Il dolore stava già tirando verso di sè entrambe. Sembrava che avesse trovato un'altra. No, non aveva trovato un'altra. Aveva fiutato la sua prima compagna. Pensò con amarezza. Non aveva mai fiutato lei, ma evidentemente aveva fiutato quella donna al piano di sotto, nel suo stesso negozio. Lei e Harper potevano essersene andate per autoconservazione, ma non significava che non amassero ancora quell'uomo. Sapeva che il loro rifiuto aveva funzionato, visto che da quella notte non aveva più sentito il dolore del tradimento. Era stata la cosa giusta da fare, aveva salvato sia lei che Harper. Si erano allontanate da quel branco, a diversi stati di distanza. Perché erano qui nel suo negozio? Era la prima volta che incontravano il Branco del Rifugio Nero, da quando erano partiti. Perché mai quella donna sarebbe venuta fin qui, nel suo negozio? Era solo uno scherzo crudele? Si sentiva già come se Selena avesse rifiutato lei e Harper, le avesse maledette e le avesse dato una vita di t*****e, ma no, a quanto pareva non era abbastanza. Ora il suo compagno aveva la sua compagna, ed era qui per scaricarle addosso ancora una volta il dolore. Bussarono alla sua porta: “Piper, scusa se ti disturbo. La signorina di sotto vuole uno dei tuoi abiti più vecchi”, disse Izzy. “Non li faccio più”. Piper rispose con calma: “Dille di comprarne uno dagli scaffali di sotto. Sono sicura che c'è qualcosa che le piacerà. Non ho il tempo di fare qualcosa di nuovo in questo momento, nemmeno di vecchio”. “Sì Piper... stai bene Piper?”. Le chiese Izzy con un leggero cipiglio. “Sto bene Izzy, ho solo un po' di mal di testa”, rispose alla ragazza. “Chiudi la mia porta, non sopporto l'odore”, affermò, non volendo sentire il loro odore e nemmeno la conversazione che quei due stavano facendo laggiù. E al diavolo se l'accompagnatore o la ragazza avevano sentito il suo commento sull'odore. Guardò il grande orologio a muro e sospirò, sperando che se ne andassero presto. Tra poco doveva andare a prendere Brandon alla fermata dell'autobus. Non voleva che quell'uomo stesse vicino a suo figlio, punto e basta. Non che lui avrebbe collegato i punti, lei non aveva l'odore di quel lupo al piano di sotto e qualsiasi somiglianza con Bradley sarebbe stata semplicemente ignorata. Pochi minuti dopo bussarono alla sua porta, e lei stava per alzare la voce con Izzy, per averla disturbata ancora una volta, perché le erano già state date istruzioni. Quando la porta si aprì senza che lei avesse detto di entrare, la guardò con un profondo broncio sul volto. La mascella le si strinse nel vedere Cooper che apriva la porta del suo ufficio senza permesso. Cooper, il Beta del branco Black Haven, era lì, sulla soglia del suo ufficio, e le sorrideva in modo affascinante, pensando di poter usare il suo bell'aspetto e il suo fascino per convincerla a fare quello che voleva. La maggior parte delle femmine umane starebbe già sbavando per i suoi capelli neri e i suoi occhi grigio carbone profondamente scuri, per la sua mascella cesellata e il suo fisico ben fatto. Il lupo non sapeva che lei non era un'umana credulona in cerca di fascino. Non sarebbe caduta ai suoi piedi, fissandolo con occhi sognanti e diventando così innamorata da fare tutto ciò che lui voleva. Probabilmente, però, era il modo in cui lui era riuscito a superare Izzy. Aveva usato quei suoi occhi grigi e tempestosi e, a quanto pareva, si era passato una mano tra i capelli, mettendo così in evidenza i muscoli del braccio. Indossava solo una maglietta a maniche corte, molto ben aderente, e quei suoi denti stucchevolmente perfetti e bianchi come perle, che ora aveva puntato su di lei. Era l'immagine del fascino e del s*x appeal; stava sicuramente cercando di giocare sul suo bell'aspetto per ottenere ciò che voleva. Lei non era minimamente attratta da lui. “Ciao, sono Cooper”. Piper lo interruppe subito. “Non mi interessa. Vattene”, gli disse di scatto. Non voleva assolutamente che quel lupo si avvicinasse a lei. Vide il sorriso di lui vacillare e aggrottò le sopracciglia a lei. “Non è un modo molto carino di trattare un potenziale cliente, ho un amico qui che...”. “Non mi interessa”, lo interruppe ancora una volta. “Ho già detto alla mia direttrice del negozio, Izzy, che non ho tempo di fare un vestito di una linea vecchia e obsoleta”. Distogliendo lo sguardo da lui, tornò alla scrivania e al blocco di disegni davanti a lei, di fatto liquidandolo, lui lo avrebbe capito; probabilmente aveva visto la sua Alfa farlo molte volte, e probabilmente l'aveva fatto anche lui. “Per favore”, lo sentì effettivamente entrare nel suo ufficio, ‘pagheremo tutto quello che vuole’. Piper voltò lo sguardo verso di lui, ora più che infastidita, che cercava di usare il denaro per ottenere ciò che voleva. Ora capiva che il suo aspetto non sarebbe servito; tipico. “Non ho bisogno dei tuoi soldi. Ora sono molto occupato Carter... era quello. Fai scegliere alla tua amica qualcosa nel negozio di sotto”. “Era Cooper”, esclamò lui, come se fosse piaciuto il suo tono. Beh, non le piaceva che lui fosse nel suo ufficio, più di quanto sembrasse, lui voleva essere lì in questo momento. Sembrava che lo stesse facendo arrabbiare. Bene. Forse avrebbe preso quella donna e se ne sarebbe andato del tutto. “La mia amica vuole un abito personalizzato di Piper Harper”. Lei alzò gli occhi su di lui: in quale negozio pensava di trovarsi? “Tutto quello che c'è al piano di sotto è un abito di Piper Harper”, disse con sarcasmo alla sua stupida richiesta. “Sei davvero maleducata”, la fulminò con lo sguardo. Oh, non era maleducazione, era solo fastidio, non voleva vederla completamente incazzata. E lei stava facendo di tutto per farlo uscire dal suo negozio, con l'intenzione di non farlo tornare affatto. Lo vide prendere un respiro e cercare di calmare la rabbia. Il suo lupo doveva essere irritato per la mancanza di rispetto che lei stava dimostrando. Sentì Harper sbuffare divertita nella sua mente; non avevano nemmeno cominciato. “Per favore, almeno guarda la foto del vestito che vuole”, si voltò leggermente ‘Hadley vieni qui e mostra alla signora il vestito che vuoi’, la chiamò. La mascella di Piper si strinse completamente, tanto da sentire i propri denti digrignare l'uno contro l'altro. Lui la guardò bene, l'aveva capito anche lui. Non volevano sapere il nome della donna, e di certo non volevano doverla guardare in faccia. Per questo era salita di sopra e aveva chiesto a Izzy di occuparsi di loro. In qualsiasi altro giorno del suo negozio, Piper sarebbe stata più che disposta e felice di rimanere al piano di sotto e assistere nel suo negozio. Ai clienti piaceva incontrarla. Lo sapeva e, per la maggior parte, non le dispiaceva interagire con loro. Solo le super primedonne la infastidivano. I bambini piagnucolosi e viziati, che non avevano mai sentito la parola “no”, irritavano lei e Harper. Ora lo stava fissando e lo vide cercare di annusarla, una risposta interessante alla sua rabbia. Evidentemente non era abituato agli umani che lo sfidavano o gli tenevano testa. Un attimo dopo entrò nel suo ufficio una ragazza molto carina dai capelli rossi, ovviamente non del suo vero colore. Erano rossi come un camion dei pompieri. La ragazza, non una donna, era giovane, probabilmente appena diciottenne o diciannovenne. Sorrideva a Piper, aveva profondi occhi blu scuro, e aveva quel corpo ben fatto e formidabile che hanno tutti i lupi, indossava un vestito ben aderente che metteva in risalto i suoi seni e i suoi fianchi, attirando lo sguardo su quanto fosse effettivamente in forma. Proprio il suo tipo, pensò amaramente, non sfuggì né a lei né ad Harper che profumava di sangue Alfa. Non sorrise ad Hadley; era stata chiamata. Già iniziata al branco, anche lei aveva addosso l'odore del branco. La ragazza vacillò quando gli occhi di Piper incontrarono i suoi, completamente infastidita e arrabbiata per il fatto di doverla guardare. Cooper la portò più all'interno dell'ufficio. “Sono sicuro che non morderà Hadley”, era un avvertimento; a lei e ad Harper non era sfuggito il suo tono. “Mostratele il vestito che volete. Sono certo che riuscirò a convincerla a realizzarlo”. “Non c'è speranza”. Harper ringhiò nella sua mente. Accompagnò Hadley nell'ufficio e la fece sedere di fronte alla stessa Piper. Lei lo guardò dritto negli occhi. Era fortunato che Harper fosse ancora nella sua mente e non completamente in superficie. E sì, era abituato ad avere sempre la meglio. E naturalmente, qualsiasi cosa Luna volesse, l'avrebbe ottenuta. Lui era qui per assicurarsene. Ebbene, oggi avrebbe scoperto che non poteva avere tutto ciò che voleva. Lei non era un'esibizionista. Sì, tutte le altre Luna là fuori avevano ottenuto ciò che volevano. Lei e Harper odiavano le Luna quasi con passione, quasi quanto odiavano il proprio modo. “Piper”, sentì l'aura di lui che la guardava, solo un po'. Probabilmente cercava di farla compiacere: “Per favore, è il desiderio di Hadley”. “E ti ho già detto... Sono occupata e non ho tempo”, gli rispose, assicurandosi che lui capisse che la sua aura non significava nulla per lei. “Guardalo”, praticamente le impose. Beh, loro non facevano più parte del suo branco, i furfanti non avevano padroni, non dovevano rispondere a nessuno a meno che non lo scegliessero davvero. Alzò un sopracciglio verso di lui: “Non mi piace il tuo atteggiamento”, scattò e si alzò in piedi, sentendo Harper agitarsi nella sua mente. Non sarebbero stati all'altezza di lui, ma non gli avrebbero permesso di spadroneggiare su di loro, proprio qui nel loro ufficio. “Neanche il tuo”, rispose di scatto. Strappò la foto dalle mani della ragazza. “Che male ci sarà mai a guardarla?”, le disse porgendogliela. “Niente, suppongo”, disse lei grattugiando e strappandogli di mano quella dannata cosa. In realtà era un ritaglio di rivista, non una foto, e nel momento in cui i suoi occhi si posarono su di essa la sua rabbia aumentò di una tacca. Ne aveva fatto uno solo, si era torturata con quello. Era proprio l'abito che aveva disegnato per se stessa; quello che aveva sempre immaginato di indossare, quello che aveva disegnato molto prima di lasciare il branco, tormentandosi con i sogni di Bradley che la annusava e la reclamava; e quell'abito era quello che avrebbe indossato per la Cerimonia di Luna. Non era mai successo, non sarebbe mai successo. C'era una cosa di cui Piper era certa: quella ragazza davanti a lei non avrebbe mai indossato quell'abito. Non glielo avrebbe mai fatto indossare per la cerimonia con Bradley. Lei strappò il ritaglio a metà, e poi di nuovo a metà: “Non lo farò”, sputò mentre gettava i pezzi di carta strappati nel cestino. La ragazza sussultò e in realtà singhiozzò, poi si alzò di scatto dalla sedia e lasciò la stanza di corsa. Cooper le andò dietro: “Vai e non tornare”, gli ringhiò praticamente contro. Lo vide fermarsi e lanciarle un'occhiata, restare lì a fissarla, proprio a lei, che non si lasciava intimidire da lui, e questo lo sorprese. Lo sconvolse il fatto che non riuscisse a spaventarla, lo guardò inspirare di nuovo. Cercava ancora una volta di capire cosa lei fosse. Perché non aveva fatto quello che lui voleva? Beh, non sentiva alcun odore, come tutte le volte che le era passato accanto, o che l'aveva incontrata, e gli era capitato più di una volta. Avrebbe sentito l'odore di un umano e niente di più, se avesse sentito anche solo quello. Si fermò sulla porta dell'ufficio di lei, fissandola, mentre lei lo fissava a sua volta, con lo sguardo fisso su di lui, i suoi occhi castani non si spostarono mai da lui, un leggero sorriso gli sfiorò le labbra; lei rappresentava una sfida per lui e per il suo lupo, a quanto pareva. Gli occhi del suo lupo apparvero mentre si spingeva in avanti. Probabilmente il suo intento era quello di spaventarla, ma tutto ciò che ottenne da lei fu un sopracciglio alzato verso di lui. “Non mi fai paura, esci dal mio negozio”, affermò lei, senza mai staccare gli occhi da quelli del suo lupo. Sul suo volto si leggeva lo sgomento per la mancanza di reazione di lei al suo lupo in superficie, poi si voltò e se ne andò. “Sì, vattene e non tornare”, mormorò tra sé e sé, sapendo che il suo acuto senso dell'udito l'avrebbe colto, ma non le importava affatto. Voleva che lui sapesse che non voleva che tornasse. Guardò l'orologio e sospirò, sentì il campanello suonare: lui aveva lasciato il negozio. Si versò un bicchiere d'acqua e lo bevve. Oggi non era un buon giorno. Oggi non era qualcosa che aveva previsto o a cui era stata preparata. Al piano di sotto trovò gli occhi di Izzy puntati su di lei, con aria interrogativa: “Vado a prendere Brandon”. “Sì, Piper”, si limitò ad annuire. Poi uscì dal negozio e trovò Cooper dall'altra parte della strada con la ragazza e, mentre li guardava, si accorse che anche i branchi Gamma e Delta erano lì. I Gamma la guardavano, la ragazza era abbracciata a lui e si faceva consolare dal suo Gamma. Oh, che dolce! Pensò con amarezza. Si voltò e si incamminò lungo la strada. Tre isolati fino alla fermata dell'autobus e aspettò. Era sopravvissuta a ben altro, quella ragazza aveva ricevuto solo un “no”, era una dannata primadonna viziata. Brandon scese dall'autobus e lei gli sorrise: per fortuna aveva i suoi capelli color caramello, con qualche riflesso biondo naturale dovuto al sole, e anche la sua pelle era chiara come la sua. Tuttavia, aveva gli occhi azzurri di suo padre con quelle brillanti macchie verdi. Era l'unica vera gioia della sua vita. Gli sorrise mentre lui parlava con i suoi amici; non volle interrompere il ragazzo, la gente gli stava addosso, aveva solo sette anni ed era già popolare, tipico dei suoi geni Alpha, suppose. Alla fine, lui le rivolse il suo miglior sorriso. “Ciao mamma”. “Ehi, tesoro, ho pensato... di andare a prendere i waffle”. Ora lui sorrideva. “Certo.” Sapeva che era la sua cosa preferita, amava i waffle con le fragole e inzuppati di cioccolato fuso caldo con una bella pallina di gelato al cioccolato. Lo prese per mano e si avviò verso il bar, dove mangiavano a volte dopo la scuola. Lo guardò felicemente mentre mangiava. “Ho pensato che potremmo staccare, fare una piccola vacanza, il weekend lungo è alle porte”. Lui la guardò dritto negli occhi. “Niente lavoro?”. Piper ridacchiò e sentì anche Harper ridacchiare nella sua mente: “Niente lavoro... perché non andiamo a fare snowboard?”. “Perfetto”, sorrise lui, ora tutto eccitato. Il ragazzo amava stare all'aria aperta e aveva imparato a fare snowboard a 5 anni, con una dannata passione per tutto ciò che provava. La sua naturale agilità risplendeva, così come l'atletica leggera, ed eccelleva persino nel nuoto. Tutto ciò che faceva era un talento naturale: “Mamma, è autunno”, dichiarò lui all'improvviso. “Sta nevicando da qualche parte nel mondo”, scrollò le spalle lei. “Tira fuori il telefono e cerca un posto. Partiremo venerdì dopo la scuola e torneremo lunedì. Scegli tu dove”.
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