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Vespucci fu condannato prima a morte e in un secondo momento al carcere a vita, solo dopo lunghe lettere di Piero a Lucrezia, madre del Magnifico, per ricordare l’antica amicizia di famiglia, l’impegno dei Vespucci per gli affari dei Medici e tutti i segreti di corte che Piero aveva custodito, il carcere fu commutato in esilio a vita. L’interesse di Lucrezia alla questione fu assai poco se non del tutto irrilevante, in realtà furono il figlio Marco e la figlia Ginevra a insistere con ripetuti appelli a Lorenzo fino ad ammorbidire le sue convinzioni e fu la pressione della corte aragonese a liberarlo dal carcere. Nella sua vita Piero aveva saputo come intrattenere amicizie importanti che gli sarebbero valsa la vita. La famiglia Vespucci trascorse l’esilio presso la corte sforzesca accolta

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