CAPITOLO TRE

1566 Words
CAPITOLO TRE Corsi al centro del salone, armeggiando nel sacchetto fino a quando non tirai fuori un grosso gessetto arancione Crayola da marciapiede. Era spesso e ridicolo, e a forma di matita colorata. Realizzato per ragazzini, sicuro, ma era gesso che non lasciava polvere sulle dita. Quanto è fico? Mi inginocchiai nel vecchio circolo di energia che ancora brillava. Il mio lavoro sarebbe stato più veloce se avessi potuto dirottare gli Intrinseci già fissati sul posto. La vasca oltrepassò i vetri mentre freneticamente abbozzavo un circolo a terra. Tracciai una piena rotazione mentre il divano veniva spinto di lato da una nuova piscina interna. Si avventò su di me, ma chiusi il circolo appena in tempo perché si abbattesse contro una parete invisibile. Persino l’acqua che si rovesciava dalla vasca scivolava dall’altra parte dell’aria come se stesse colpen­do una colonna solida. Di solito ci vuole qualcosa in più per costruire circoli di pro­tezione rispetto a ciò che avevo appena fatto, ma io stavo sfrut­tando la magia rituale residua. Era stata anche un’ottima cosa perché, per la mia limitata esperienza, non mi sembrava che le vasche idromassaggio possedute fossero molto pazienti. Tirai un sospiro di sollievo e rimasi appoggiato su un ginoc­chio. Gli spiriti non possono attraversare i circoli magici. Molte cose che non sono di questo mondo possono essere contenute al loro interno, ma la custodia funziona a doppio senso. In quel caso, il poltergeist arrabbiato poteva agitarsi quanto voleva, ma io ero al sicuro. L’acqua sul pavimento si raccolse intorno a me in un semicerchio mentre io architettavo un piano. Setacciai l’interno del sacchetto di ingredienti. Potreste aspettarvi cose come amamelide e occhi di salamandra, ma la stregoneria moderna è un po’ più pratica di così. Perlopiù lavo­ro con roba che compro al supermercato o in negozi di articoli per le feste. Persino i negozietti con tutto a novantanove cente­simi possono far comodo, in caso di emergenza. Prestate attenzione, eccovi la guida di Cisco Suarez per scacciare gli spettri. Primo passo: accendete una candela di compleanno. Due: avvolgete un palloncino metallico intorno alla fiamma. Se lo fate nel modo giusto, il fuoco si estinguerà prima di bucare il palloncino. Il terzo step richiede un qualche tipo di magia capa­ce di manipolare l’energia spirituale. Mi dispiace se la cosa la­scia la maggior parte di voi a secco. Il palloncino si accartocciò su se stesso, appiattendosi nel vuoto. Strinsi l’imboccatura tra pollice e indice, e spensi la can­dela. Con calma, feci un passo fuori dal circolo di protezione. La vasca all’inizio non si mosse, ma io provocai lo spirito fa­cendo schioccare la lingua un po’ di volte. La vasca fece un singolo balzello. Ciò confermava che l’oggetto conteneva ancora il poltergei­st. Misi l’imboccatura del palloncino contro di esso e lasciai la presa. Immaginate il suono dell’aria che esce da un palloncino al contrario. Poi immaginate un urlo spettrale che precipita in un pozzo. Infine immaginate un fantasma che viene risucchiato all’interno di una di quelle trappole high-tech del film Ghost­busters. L’ultima parte in realtà non è molto accurata, ma ci penso ogni volta che assisto a qualcosa del genere. Il palloncino si riempì come se fosse stato collegato a un serbatoio di elio, salvo per il fatto che non era più leggero dell’aria. Quando lo tirai via, il palloncino si allungò verso il pavimento con un peso ingannevole. Aspettai un momento. La vasca rimase immobile mentre l’acqua all’interno tornava ferma. Mi sembrava una cattura pu­lita. Marciai dritto nel bagno più vicino, spensi la luce e misi il palloncino contro lo specchio dell’armadietto dei medicinali. Come ho detto prima, il Buio è dove vivono i fantasmi, al­meno fino a quando non gli crescono le palle e decidono di ac­cogliere l’oblio che giace al di là di esso. È una specie di spec­chio del nostro mondo, solo che è freddo e distorto. Questo era ciò che dicevano i libri, almeno. Se la mia anima era stata lì mentre ero stato morto, sicuro come l’inferno non me ne ricor­davo. Per gli animisti, le superfici super riflettenti sono finestre per l’altra parte. Con una parola e il rilascio della pressione sul palloncino, il mio spirito libero sarebbe stato condotto di nuovo nel Buio. Una volta fatto ciò, sarebbe stato difficile tornare. Questo era il quarto passo per scacciare gli spettri. L’ultimo, a dire il vero. Solo, non ero sicuro del perché stessi esitando. Il poltergeist meritava sicuramente un viaggio di sola andata per casa, ma qualcosa mi tratteneva. Tirai indietro il palloncino e lo chiusi con un nodo, quindi mi sedetti sul water e rimasi con il viso tra le mani. Ora che ci pensavo, avrei dovuto sbrigarmi, ma qualcosa ri­guardo a quegli elettrodomestici assassini mi faceva venire l’ansia da prestazione. Mi riposai per un momento prima di se­tacciare la casa utilizzando la mia visione oscura, attento a ogni luce innaturale ai margini del campo visivo. Dubitavo che il poltergeist avesse compagnia, ma la precauzione non è mai troppa. Tamburellai con le dita sul palloncino mentre lo tenevo. Non aveva alcun senso il fatto che fossi stato attaccato. Spe­cialmente in modo così feroce. I fantasmi di solito si fermano dopo che ti hanno messo in agitazione e ti hanno fatto passare qualche notte insonne. Non capita spesso che abbiano istinti omicidi nei confronti di sconosciuti. Ero stato all’interno della proprietà per soli dieci minuti e ora il salone era ben arredato, completo di frigorifero e vasca idromassaggio. Davvero tosto. Ma la cosa mi dava anche da pensare. Cosa voleva il fantasma da me? E cosa avrebbe potuto rive­larmi, di conseguenza? Con la mia visuale migliorata notai un tenue bagliore rosso che filtrava da una crepa dietro il frigorifero. C’era qualcosa lì. All’interno del muro. Il pesante elettrodomestico non aveva la minima intenzione di spostarsi, ma richiamai l’ombra sotto di esso per farlo scivo­lare via dalla parete come se trasportato da migliaia di formi­che. Blocchi di intonaco caddero per rivelare assi ricoperte di polvere e cavi elettrici. Il legno aveva tracce di magia, Intrinse­ci residui che erano stati sepolti durante i lavori domestici. Quando soffiai via la polvere, avrei potuto vedere di cosa si trattava anche a occhi nudi. Il legno era cosparso di sangue. Si era seccato da parecchio naturalmente, ma io seppi che era legato al rituale per via dell’energia magica. Ciò significa­va, in qualche modo, che il sangue in quel punto era filtrato nella parete. Il sangue di un animista, forse. O di un uomo stre­gato. Il palloncino nella mia mano si allungò verso il sangue, sforzandosi di raggiungerlo ma perdendo la battaglia con la gravità. Lo spinsi contro la parete. Il palloncino si gonfiò e si mosse freneticamente. A meno che non ci fosse qualcosa che non ero capace di vedere, il fantasma stava avvertendo il suo stesso fluido vitale. Era strano. Fino a quel momento avevo dato per scontato che tutto il sangue sulla scena del crimine fosse mio. Era diffi­cile da stabilire, però. Era passato troppo tempo da quando era stato versato e calpestato. Troppo tempo da quando era stato vivo. Ma quel fantasma era capace di vedere il suo sangue. O, al­meno, di ricordarlo. «Mostrami», sussurrai, lasciando cadere il palloncino a terra e spingendo l’ombra su di esso. Per un secondo non accadde nulla. E poi rotolò pigramente lontano da me di sua volontà. Conoscete il gioco da tavolo dove tutti mettono le dita su una lente che scivola su lettere di­verse, quello che in teoria dovrebbe farvi comunicare con i morti ma dove in realtà i vostri amici finiscono per prendervi per i fondelli? Be’, questo non ci andava lontano, ma almeno non costava ventinove dollari e novantanove al negozio di gio­cattoli. Avevo attirato l’attenzione dello spirito e gli avevo dato un piccolo incoraggiamento. Ora era solo questione di vedere cosa aveva da dire. Il palloncino rimbalzò lungo il salone con la lenta cadenza di un astronauta sulla luna. Attraversò le porte infrante del pa­tio e io trattenni il fiato quando passò sopra i vetri rotti, ma il materiale di cui era fatto era resistente. Seguii il fantasma nel cortile posteriore, esaminando ogni cosa alla ricerca di magia residua. Anni di pioggia ed erba fre­sca e vento di mare non avevano lasciato nulla alle loro spalle. Eppure il fantasma continuava a saltellare verso l’acqua. Rim­balzò lungo il molo di legno fino a quando non atterrò sull’acqua. Ero perplesso. Non avrei trovato nulla nell’acqua. Il sale in special modo fa male all’energia ambientale. E neanche lo spi­rito avrebbe trovato alcunché. Il palloncino smise di fare qua­lunque tentativo di muoversi. Non cercò di tuffarsi né di saltel­lare lungo la superficie. Si era fermato come se si fosse perso. E forse era così. Mi inginocchiai per recuperarlo. Non appena allungai la mano, il palloncino improvvisamente esplose. Mi allontanai di scatto e mi preparai a un’altra lotta. Il pol­tergeist ora era libero. Forse aveva puntato le sedie a sdraio di legno in giardino. O forse avrebbe fatto un altro tentativo con la vasca idromassaggio. Ma lo spettro non mi si avventò contro. Era sfuggito prima che lo rispedissi nel Buio, ma non mi aggredì. Maledii la mia leggerezza, ma non avevo dubbi che la lotta lo avesse indeboli­to. Per quanto ne sapevo, poteva essersi ritirato nel Buio di sua volontà. Forse non si era perso allora. Forse il fantasma aveva finito di mostrarmi ciò che voleva. Tirai fuori il documento della po­lizia sul mio caso dal retro dei jeans, controllando di nuovo la lista delle prove. Francisco Suarez era stato considerato morto sul posto. Anche se il corpo non era presente, l’abbondanza di pozze di sangue, le tracce e gli schemi degli spruzzi erano stati considerati fatali. Ma un significante quantitativo di liquido ematico era stato ritrovato anche sulla barca che era ancorata lì. Secondo il rapporto, l’imbarcazione, la Risky Proposition, era nel deposito della polizia. La questione aperta adesso era: dove si trovava a dieci anni dai fatti?
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