Capitolo 1-1

2009 Words
Capitolo 1 Aria Tempo prima Di tanto in tanto, la spalla mi faceva ancora male quando muovevo il braccio troppo in fretta, ma Doc mi aveva tolto i punti il giorno prima dicendomi che il dolore sarebbe presto svanito del tutto. Mi sfiorai la cicatrice rossa sotto la scapola. Era ancora sensibile. La mia prima cicatrice. Luca mi si avvicinò da dietro, torreggiando su di me di più di venti centimetri, e mi posò con delicatezza le mani sulle spalle, gli occhi grigi scuri di rabbia quando scesero sulla ferita. Era completamente nudo, come me, dopo la doccia insieme, ma il suo corpo era coperto di innumerevoli cicatrici. Lo scrutai in viso, chiedendomi se forse lo infastidisse il fatto che non ero più perfetta. Gli Uomini d’Onore portavano le loro cicatrici come testimonianza del loro coraggio... e non c’era uomo più coraggioso di Luca. Ma io ero una donna ed ero stata scelta per la mia bellezza. «Doc ha detto che scomparirà» bisbigliai. Luca sollevò lo sguardo per incontrare il mio nello specchio, le sopracciglia scure aggrottate. Mi fece voltare, alzandomi il mento. «Aria, non me ne frega un cazzo se scomparirà o meno. L’unico motivo per cui la tua cicatrice mi infastidisce è perché mi ricorda che hai rischiato la vita per un pezzo di merda come me, ed è davvero l’ultima cosa che avresti mai dovuto fare.» «Lo rifarei» dichiarai senza esitare. Luca mi afferrò per la vita e mi sollevò sul lavandino. «No» ringhiò, avvicinando il viso al mio. Lo sguardo gli bruciava di rabbia, e altri sarebbero indietreggiati davanti alla sua forza. «No, mi hai sentito? È un dannato ordine.» «Non puoi darmi un ordine del genere» replicai con dolcezza. Espirò bruscamente. «Posso e lo sto facendo. In qualità di Capo e di tuo marito. Non rischierai mai più la vita per me, Aria. Giuramelo.» Lo fissai. Pensava davvero che fosse così facile. Luca era abituato a controllare tutti intorno a sé, abituato al fatto che i suoi uomini obbedivano a ogni suo ordine, ma persino lui doveva rendersi conto che alcune cose sfuggivano al suo controllo, che il suo potere aveva dei limiti. «Aria, giuramelo.» Parlò con la sua voce da Capo, la voce che induceva i suoi uomini a seguirlo e faceva arretrare i nemici per la paura. Gli posai una mano sul collo, giocherellando con i suoi capelli neri, e gli sfiorai le labbra con le mie. «No.» Strinse gli occhi. «No?» «Non hai mai sentito prima la parola “no”?» Lo presi in giro, ripetendo la stessa domanda che gli avevo rivolto la nostra prima notte di nozze. «Oh, la sento spesso» replicò, stando al gioco. Il mio viso si sciolse in un sorriso, ma il suo rimase cupo. «Aria, sono serio.» «Lo sono anch’io, Luca. Io proteggo le persone che amo. Dovrai accettarlo.» Lui scosse la testa. «Non posso, perché quando agisci per amore lo fai senza ragionare.» Mi strinsi nelle spalle. «Sono fatta così.» Appoggiò la fronte alla mia. «Non ti perderò per questo.» «Non mi perderai» sussurrai, il palmo premuto sul tatuaggio della Famiglia sopra il suo petto. Nato nel sangue. Giurato nel sangue. Forse non avevo promesso con il sangue, ma ciò che mi legava a lui era più forte di qualsiasi giuramento. Io ero legata dall’amore. «Io sarò sempre al tuo fianco.» Il suo sguardo si ammorbidì. «La prossima settimana partiamo per la luna di miele.» Fui travolta dalla sorpresa. «Davvero?» chiesi, in un crescendo di eccitazione. Eravamo sposati da due mesi e non si era mai parlato di una luna di miele, all’inizio perché il nostro non era stato un matrimonio d’amore, bensì di convenienza, e in seguito perché pensavo che Luca fosse troppo impegnato. «E la Bratva? Non attaccheranno di nuovo?» Il loro assalto contro la residenza dei Vitiello negli Hamptons, due settimane prima, era costata la vita a molti uomini di Luca, e aveva messo a rischio la mia. Avevo perso Umberto, la guardia del corpo della mia infanzia, lo avevo visto morire per un colpo di pistola alla testa, e scrivere una lettera alla sua vedova e ai suoi figli mi aveva spezzato il cuore. «Lo faranno, ma non presto. Dovranno recuperare, dopo aver perso Vitali. Non posso stare via a lungo, ma i miei uomini saranno in grado di gestire le cose senza di me per una settimana. Matteo è rispettato quasi quanto me. Per un po’, potrà prendere il mio posto.» Non riuscivo a smettere di sorridere. «Dove andremo?» Luca mi baciò prima di raddrizzarsi, sorridendo a sua volta. Era un’espressione che riservava a me, e che mi riempiva il cuore d’amore. «Mio padre aveva uno yacht al porto di Palermo e adesso è mio. Potremmo trascorrere una settimana navigando nel Mar Mediterraneo.» Lo scrutai in viso per capire se la morte del padre lo affliggesse, ma, sebbene l’uomo fosse morto solo poche settimane prima, Luca non mostrava nemmeno un briciolo di tristezza. Salvatore Vitiello aveva instillato paura negli altri, non ammirazione o affetto. Non lo conoscevo abbastanza bene per essere addolorata per la sua scomparsa e, se lo avessi conosciuto a fondo, non lo sarei stata comunque. «Sarebbe fantastico» osservai infine. Non ero mai stata in Sicilia e mi sarebbe piaciuto vedere la terra di origine della famiglia di Luca. «Sei già stata in Italia?» «Solo una volta» risposi dispiaciuta. «Papà ci portò a Bologna per il funerale di suo zio, ma ci fermammo solo il tempo di visitare Torino e Milano. Fu bellissimo. Ho sempre desiderato tornarci, ma papà era troppo impegnato con le attività di Consigliere e non ci permetteva di andare senza di lui.» «Allora è deciso» dichiarò. «Una settimana tutta per noi.» «Non vedo l’ora» bisbigliai, mentre la mia bocca trovava quella di Luca. Rafforzai la presa sul suo collo quando la sua lingua s’infilò tra le mie labbra. La sua mano scese dalla spalla al fianco e alla coscia. Rabbrividii per quella carezza gentile. A causa della mia ferita, Luca era stato cauto quando facevamo l’amore e anche quella volta il suo tocco fu estremamente delicato quando mi allargò le gambe e mi accarezzò con movimenti esperti. Sostenni il suo sguardo mentre mi penetrava con due dita, prima di sostituirle con la sua erezione, la punta che premeva contro il mio ingresso. Avvolsi le gambe intorno a lui e lo accolsi dentro di me, meravigliandomi ancora per la sensazione di pienezza. Con le nostre bocche che si muovevano l’una sull’altra, Luca cominciò a spingere a un ritmo lento. Sentivo tutta la sua lunghezza che entrava e usciva, e la tensione iniziò a raccogliersi nel mio centro. Luca staccò la bocca dalla mia e mi sussurrò rauco all’orecchio: «Vieni per me, amore.» Gemetti mentre lui spostava l’angolo delle spinte verso l’alto. Poi, la sua bocca fu di nuovo sulla mia, la sua lingua impegnata in una danza erotica. I suoi occhi grigi trafissero i miei. Non mi toccò come faceva di solito, e io abbassai la mano tra di noi per stimolare il clitoride, così da spingermi oltre il limite, ma con gentilezza Luca mi tolse la mano. «Vediamo di farti venire solo con il mio uccello.» Non ero mai riuscita ad arrivare al culmine senza uno sfregamento ulteriore, ma ero disposta a provare. Lui intrecciò le sue dita alle mie e le premette sulla superficie di marmo. Continuò a spingere dentro di me con la stessa angolazione di prima, e io ansimai per il piacere che si riverberava dal punto sensibile che colpiva. Spalancai gli occhi incatenata al suo sguardo possessivo. Ogni volta che facevamo l’amore, sembrava marchiarmi di nuovo come sua. Luca era l’uomo più possessivo che conoscessi, e io ero cresciuta in mezzo a Uomini d’Onore. Colpì lo stesso punto e sussultai. Era una sensazione meravigliosa; non sapevo quanto mi ci sarebbe voluto per venire, in quel modo, tuttavia Luca non sembrava avere fretta mentre insisteva su quel punto più e più volte, con spinte lente e potenti. «Com’è?» domandò a voce bassa e roca, il sudore che gli brillava sul petto mentre continuava ad affondare dentro di me, facendomi scivolare sul ripiano di marmo e riportandomi poi sul bordo con la mano, tenendomi ferma per il colpo successivo. Mi leccai le labbra aride. «Bello» ansimai, dopo un’altra fitta di piacere. Arricciai le punte dei piedi e le mie pareti interne iniziarono a contrarsi. «Sì, amore» ringhiò Luca. «Vieni per me.» La sua lingua affondò nella mia bocca mentre mi colpiva ancora in quel punto speciale e mi inarcai, chiudendo gli occhi. Mi strappai alle labbra di Luca, lasciando ricadere la testa all’indietro, e gridai travolta dall’orgasmo. Luca s’irrigidì, spingendo ancora più forte, prima di emettere un gemito gutturale e venire dentro di me. Tremai contro di lui, l’orgasmo che s’intensificava, spremendo la sua erezione. Quando fui di nuovo in grado di parlare, sussurrai: «Wow. È stato incredibile.» Luca fece un sorrisetto, lo sguardo potente e compiaciuto. «Sì. Adoro che tu sia riuscita a venire solo con il mio uccello.» Aggrottai la fronte. «Non è una cosa normale?» Dalla mia voce trapelò un guizzo di insicurezza. Luca e io andavamo a letto insieme da più di un mese, ma ero ben lontana dal potermi definire esperta. Luca mi appoggiò una mano sulla guancia e mi attirò più vicina per un bacio dolce. «Tu sei tutto tranne che normale, Aria. Sotto ogni aspetto.» Continuai a fissarlo accigliata. Lui ridacchiò. «È una cosa positiva, fidati. Adoro che tu riesca a venire così. Molte donne hanno bisogno di una stimolazione del clitoride, e anche così non tutte raggiungono l’orgasmo durante il sesso.» «Oh» dissi sorpresa. Non riuscivo a immaginare come una donna non potesse venire facendo sesso con Luca, ma non volevo pensare ad altre donne insieme a lui. Luca era solo mio. Mi baciò di nuovo prima di sfilarsi lentamente da me. «Farei meglio a preparare tutto per la nostra luna di miele.» Sorrisi. Se qualcuno mi avesse detto, prima del mio matrimonio, che con Luca sarei stata così felice, gli avrei dato del pazzo. LUCA Facevo fatica a concentrarmi sulla voce di Matteo. Tutto quello a cui riuscivo a pensare erano i modi in cui volevo far venire Aria, durante la nostra luna di miele. «Luca, perché non te ne vai e smettiamo di fingere che t’importi qualcosa di quello che sto dicendo?» disse Matteo con un sorriso, spaparanzato sulla poltrona del mio ufficio allo Sphere, una gamba di traverso sul bracciolo. Socchiudendo gli occhi, lo fissai. «Ti sto ascoltando. Non c’è bisogno che tu mi riferisca ogni minimo dettaglio. Puoi prendere le tue decisioni da solo e avrai Romero come supporto. Non chiamarmi ogni fottuto giorno con delle domande fastidiose.» Matteo scosse la testa. «Il Capo sei tu.» «E tu il Consigliere. Starò via solo sette giorni. Sarai in grado di controllare la nostra dannata famiglia per una settimana. I nostri zii e i cugini non azzarderanno un altro attacco. Vogliono diventare tutti Capo. Non collaboreranno tra di loro.» «Non sono preoccupato che ci attacchino. Posso tenere sotto controllo i tuoi soldati e la nostra fottuta famiglia, ma non posso prometterti che non finirò con l’uccidere qualcuno di loro.» Alzai gli occhi al cielo. Matteo era troppo irruento. «Se non altro, uccidi almeno i piantagrane.» «Aria deve avere una fica miracolosa per averti stregato così, oppure è la dea dei pompini?» Non pensai. Scattai verso di lui e lo afferrai per la gola, sbattendolo contro lo schienale della poltrona. Matteo si irrigidì per la tensione, la mano destra posata sul coltello, ma non lo estrasse. A chiunque, tranne me, avrebbe già affondato quella lama nel petto. Lo lasciai andare e arretrai, prendendo un respiro lungo e rilassante mentre gelavo con lo sguardo mio fratello, che si massaggiò la gola, gli occhi castani cauti e perspicaci. «Wow» disse con voce stridula. Dei segni rossi, lasciati dalle mie dita, gli stavano sbocciando sulla pelle. «Mi sono sempre chiesto cosa avesse provato il nostro caro cugino quando gli avevi schiacciato la gola. Non avrei mai pensato che me ne avresti dato un assaggio.»
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