L'UDIENZA-1

2059 Words
L'UDIENZA Il signor de Tréville era sul momento di molto cattivo umore; ciò non ostante, salutò gentilmente il giovane, che s'inchinò fino a terra, ed egli sorrise nel ricevere il suo complimento, in cui l'accento bearnese gli ricordava ad un tempo la sua gioventù ed il suo paese, doppia rimembranza che fa sorridere l'uomo in tutte l'età. Ma avvicinandosi quasi subito all'anticamera, e facendo a d'Artagnan un segno con la mano come per chiedergli il permesso di terminare con gli altri prima d'incominciare con lui, egli chiamò tre volte, alzando di più la voce a ciascheduna volta, di modochè egli percorse tutti i suoi intermedj fra l'accento imperativo e l'accento irritato. - Athos! Porthos! Aramis! I due moschettieri coi quali abbiamo già fatta conoscenza, e che corrispondevano ai due ultimi di questi tre nomi, lasciarono subito il gruppo di cui facevano parte, e si avanzarono verso il gabinetto, la di cui porta si richiuse dietro ad essi tosto che ne ebbero oltrepassato il limitare. Il loro portamento, benchè non fosse del tutto tranquillo, nonostante eccitò, per la sua disinvoltura piena ad un tempo di sommissione, l'ammirazione di d'Artagnan che credeva in questi uomini tanti semidei, e nel loro capo un Giove Olimpico armato di tutti i suoi fulmini. Quando i due moschettieri furon entrati, quando la porta fu chiusa, quando il mormorio ronzante della anticamera fu ricominciato, mormorio al quale senza dubbio aveva dato nuovo alimento la chiamata che era stata fatta; quando finalmente il signor de Tréville silenzioso, e col sopracciglio aggrottato, ebbe per tre o quattro volte misurata la lunghezza del suo gabinetto, passando ciascheduna volta davanti a Porthos e Aramis instecchiti e muti come alla parata, si fermò ad un tratto in faccia a loro, e investendogli dalla testa ai piedi con uno sguardo irritato: - Sapete ciò che mi ha detto il re, gridò egli, e ciò niente più tardi di jeri a sera? lo sapete voi, signori - No, risposero dopo un momento di silenzio i due moschettieri, no, signore, noi lo ignoriamo. - Ma io spero che voi ci farete l'onore di dircelo, aggiunse Aramis, col tuono il più gentile, e colla più graziosa riverenza. - Mi ha detto che d'ora in avanti egli recluterà i suoi moschettieri fra le guardie del ministro. - Fra le guardie del ministro! e perchè questo? domandò vivamente Porthos. - Perchè egli vede bene che il suo vinello ha bisogno di essere ingagliardito dal miscuglio di un vino buono. I due moschettieri diventarono rossi fino nel bianco dell'occhio. D'Artagnan non sapeva più ove si fosse, ed avrebbe voluto essere cento piedi sotto terra. - Sì, sì, continuò il sig. de Tréville animandosi sempre più, sì, e Sua Maestà aveva ragione, perchè egli è vero che i moschettieri fanno una trista figura alla corte, il ministro raccontava jeri sera al giuoco del re, con un'aria di condoglianza che mi dispiacque assai, che il giorno avanti questi dannati moschettieri, questi diavoli a quattro, ed egli calcava su queste parole con un accento ironico che mi dispiacque ancor più; questi scialacquatori, aggiunse egli guardandomi col suo occhio da gatto tigre, avevano fatto tardi sulla strada Ferou, in un'osteria, e che una pattuglia delle sue guardie, ho creduto che egli mi andasse a ridere sul naso, era stata costretta di arrestare i perturbatori, capperi! Voi dovete saperne qualche cosa! arrestare dei moschettieri! voi vi eravate, voi altri; non vi difendeste, siete stati riconosciuti, ed il ministro vi ha nominati. Ciò accade per colpa mia, sì, per colpa mia, poichè sono io che faccio la scelta dei moschettieri. Vediamo, voi, Aramis, perchè diavolo mi avete domandata la casacca quando voi sareste stato così bene sotto la sottana? Vediamo, voi, Porthos, non avete voi una bella bandoliera d'oro peraltro che per attaccarci una spada di paglia? Athos! io non vedo Athos: dove è egli? - Signore, rispose tristamente Aramis, egli è malato, gravemente malato. - Malato, gravemente malato, voi dite? e di qual malattia? - Si teme che possa essere il vajuolo, signore, rispose Porthos, volendo mischiare a sua volta una parola nella conversazione, cosa che sarà dispiacente, perchè certissimamente gli guasterà il viso. - Malato del vajuolo! ecco ancora un'altra gloriosa storia che mi raccontate, Porthos! malato del vajuolo alla sua età! non può essere!... sarà ferito senza dubbio, fors'anche ucciso... Ah! se io lo sapeva! .. Capperi! signori moschettieri io non intendo che si vadano ad affollare così i luoghi cattivi, che si facciano delle questioni sulla strada, che si menino sciabolate nei crociali delle vie. Io non voglio infine che si dia argomento da ridere alle guardie del ministro che sono composte di brava gente, tranquilla, destra, che non si mettono mai nel caso di essere arrestate, e che d'altronde, ne sono sicuro, essi non si lascerebbero arrestare! essi amerebbero meglio di morire al loro posto di quello che fare un passo in addietro. Salvarsi, sbaragliarsi, fuggire, questo è buono per i moschettieri del re! Porthos e Aramis fremevano di rabbia. Essi avrebbero volentieri strangolato il sig. de Tréville, se in fondo a tutto ciò non avessero scorto che era il grande amore che portava loro che lo faceva parlare in tal guisa. Essi battevano il piede sul tappeto, si mordevano le labbra fino al sangue, e stringevano con tutta la loro forza la guardia della loro spada. Al di fuori si era intesa la chiamata, come abbiamo detto, Athos, Porthos e Aramis, e si era indovinato, dall'accento della voce del sig. de Tréville, che egli era pienamente in collera. Dieci teste curiose si erano appoggiate alla porta, e impallidivano pel furore: perchè le loro orecchie incollate alla porta non perdevano una sillaba di tutto ciò che si diceva, nel mentre che le loro bocche ripetevano a peso, ed a misura le parole insultanti del capitano a tutta la popolazione dell'anticamera. In un istante, dalla porta del gabinetto fino alla porta di strada, tutto il palazzo fu in ebollizione. - Ah! i moschettieri del re si fanno arrestare dalle guardie del ministro! continuò il sig. de Tréville furioso internamente quanto i suoi soldati, ma dicendo a scatti le sue parole, e vibrandole una ad una per così dire come tanti colpi di stiletto nel petto dei suoi uditori. Ah! sei guardie del ministro arrestano sei moschettieri di Sua Maestà! Capperi! io ho fatta la mia risoluzione. Io vado di corsa al Louvre: io domando la mia dimissione di capitano del re, per chiedere un posto di sottotenente nelle guardie del ministro. E se egli mi rifiuta, cappita! io vado a farmi frate. A queste parole il mormorio dell'esterno divenne un'esplosione; dappertutto non si sentiva che giuramenti e bestemmie. I cappita! le morti di tutti i diavoli! s'incrociavano per l'aria. D'Artagnan cercava una tenda dietro la quale potersi nascondere, e si sentiva una volontà smisurata di cacciarsi sotto la tavola. - Ebbene! mio capitano, disse Porthos fuori di se, la verità è che noi eravamo sei contro sei, ma noi siamo stati presi alla traditora, e primachè noi avessimo avuto il tempo di cavare le nostre spade due dei nostri erano già morti e Athos gravemente ferito, non valeva niente di più. Poichè voi lo conoscete, Athos; ebbene! capitano, egli ha tentato due volte di rialzarsi e due volte è ricaduto. Però noi non ci siamo arresi, no! ci hanno trascinati a forza. Cammin facendo noi ci siamo salvati. In quanto ad Athos, fu creduto morto, e fu lasciato tranquillamente sul campo di battaglia, non credendo che valesse la pena di trasportarlo. Ecco la storia. Che diavolo! capitano, non si possono vincere tutte le battaglie. Il gran Pompeo ha perduto quella di Farsaglia, e il re Francesco I, che, a quanto ho inteso dire, era coraggioso quanto un altro; però ha perduto quella di Pavia. Ed io ho l'onore di assicurarvi, che ne ho ammazzato uno colla sua propria spada, disse Aramis, perchè la mia fu spezzata alla prima parata. Ucciso o pugnalato, signore, come più vi piace. - Io non sapeva questo, riprese il signor de Tréville con un tuono un poco più raddolcito. Il ministro aveva dunque esagerato, a quanto sembra. - Ma di grazia, signore, continuò Aramis, che vedendo il suo capitano rappacificarsi, azzardava una preghiera, di grazia, signore, non dite che Athos pure è ferito; egli sarebbe alla disperazione se questa cosa giungesse alle orecchie del re, e siccome la sua ferita è delle più gravi, attesochè dopo avere attraversata la spalla essa penetra nel petto, sarebbe a temersi... Nel medesimo istante la portiera si alzò, e una nobile e bella, ma spaventosamente pallida testa comparve sotto la frangia. - Athos! gridarono i due moschettieri. - Athos! ripetè lo stesso de Tréville. - Voi mi avete chiamato, signore, disse Athos a de Tréville con una voce indebolita ma perfettamente calma, voi mi avete chiamato, a quanto mi hanno detto i nostri camerati, ed io mi affretto di venire a sentire i vostri ordini: eccomi, signore, che volete da me? E a queste parole il moschettiere, in tenuta irreprensibile, cinghiato come era di costume, entrò con passo fermo nel gabinetto. Il sig. de Tréville commosso fino al fondo del cuore per questa prova di coraggio, si precipitò a lui incontro: - Io era in vena di dire a questi signori, aggiunse egli, che io proibisco ai miei moschettieri di esporre la loro vita senza necessità, perchè la brava gente è cara al re, e il re sa che i suoi moschettieri sono la più brava gente della terra. La vostra mano, Athos. E senza aspettare che il nuovo arrivato rispondesse a questa prova di affezione, il signor de Tréville afferrò la sua mano destra, e gliela strinse con tutte le sue forze, senza accorgersi che Athos, per quanto fosse grande l'impero che aveva su di se stesso, lasciò sfuggirsi un movimento di dolore, e impallidì ancor più, cosa che si sarebbe potuta credere impossibile. La porta era rimasta socchiusa, tanto avea prodotta sensazione l'arrivo di Athos, di cui, ad onta del segreto, era da tutti conosciuta la sua ferita. Un urlo di soddisfazione accolse le ultime parole del capitano, e due o tre teste, trascinate dall'entusiasmo, apparvero sotto l'apertura della portiera. Senza dubbio, il sig. de Tréville stava per reprimere con risentite parole questa infrazione alle leggi dell'etichetta, allorquando sentì ad un tratto la mano di Athos incresparsi sotto la sua, e fissando gli occhi sul di lui viso si accorse che stava per svenire. Nel medesimo istante Athos, che aveva raccolte tutte le sue forze per resistere al dolore, fu vinto da questo, e cadde sul pavimento come se fosse morto. - Un chirurgo! gridò il sig. de Tréville. Il mio, quello del re, il migliore! un chirurgo! oh capperi! il mio bravo Athos muore. Alle grida del sig. de Tréville tutti si precipitarono nel suo gabinetto senza che egli pensasse a chiudere la porta ad alcuno, ciascuno si adoperava intorno al ferito. Ma tutto questo adoprarsi sarebbe stato inutile se il richiesto dottore non si fosse ritrovato nello stesso palazzo; egli fendè la folla, si avvicinò ad Athos sempre svenuto, e siccome questo rumore e questo movimento lo incomodavano gravemente, egli domandò per prima cosa, e come la più urgente, che il moschettiere fosse trasportato in una camera vicina. Il sig. de Tréville aprì tosto una porta mostrando la via a Porthos e ad Aramis, che trasportarono il loro camerata sulle loro braccia. Dietro a questo gruppo camminava il chirurgo, e dietro il chirurgo si richiuse la porta. Allora il gabinetto del sig. de Tréville, questo luogo ordinariamente tanto rispettato, divenne momentaneamente una succursale dell'anticamera. Ciascuno discorreva, perorava, parlava ad alta voce, giurava, sacramentava, mandava il ministro e le sue guardie a tutti i diavoli. Un istante dopo, Porthos e Aramis rientrarono; il chirurgo ed il sig. de Tréville soltanto erano rimasti presso il ferito. Finalmente il sig. de Tréville rientrò egli pure. Il ferito aveva ripreso l'uso dei sensi; il chirurgo dichiarava che lo stato del moschettiere non aveva niente che potesse allarmare i suoi amici, e che la sua debolezza era puramente e semplicemente cagionata dalla perdita del sangue. Quindi il sig. de Tréville fece un segno colla mano, e ciascuno si ritirò, eccetto d'Artagnan, che non dimenticava di dovere avere udienza, e che, colla tenacità di Guascogna, era rimasto allo stesso punto. Allorquando tutti furono sortiti, e che la porta fu chiusa, il sig. de Tréville si ritrovò solo in faccia al giovane. L'avvenimento che era accaduto gli aveva in qualche modo fatto perdere il filo delle sue idee. Egli s'informò dunque di ciò che voleva da lui l'ostinato sollecitatore. D'Artagnan pronunziò allora il suo nome, ed il sig. de Tréville riordinando ad un tratto la memoria del passato col presente, si ritrovò al corrente della situazione.
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