Aspetto che suoni la sveglia. Si può dire che non ho chiuso occhio da quando sono tornato a casa dopo la festa.
Stringo le palpebre, poi guardo la finestra dalla quale la luce del sole illumina la mia stanza. Luce.. penso. Chiudo nuovamente gli occhi e penso al tunnel. Lo stesso che sogno quasi ogni notte da qualche settimana. Corro in questo tunnel profondissimo in cerca di un punto luce che mi indichi l’uscita. Non lo trovo mai. Poi, dal nulla, lei appare avvolta in un riverbero di luce come una stella caduta sulla terra. Non le vedo il volto, capisco solo che in sua compagnia il buio smette di farmi paura. Mi porge la mano luminosa e insieme percorriamo il tunnel mentre il suo corpo continua a brillare al punto di farmi chiudere gli occhi che intanto si stavano abituando all’oscurità. Poi mi sveglio. A volte basta compiere l’errore di aprire gli occhi per interrompere la magia.
Fisso il soffitto lasciandomi abbracciare dal lenzuolo quando suona la sveglia. Due minuti dopo, mia madre strilla: «Hero!»
Ecco che si ricomincia! L’odioso suono della sveglia che diventa meno odioso del suono del mio nome strillato da mia madre a prima mattina.
«Hero, alzati dal letto! Farai tardi!»
«Mi sono già alzato» mento sbadigliando.