Mario

275 Words
Mario2009, Milano A qualche centinaio di metri di distanza, nello stesso momento, un uomo sta uscendo di corsa dalla porta a vetri di un palazzo adibito a uffici. Indossa un abito blu, la giacca aperta svolazza, un po’ per la velocità con cui procede, un po’ a causa del vento che si è alzato all’improvviso. Si guarda intorno sorridendo. È un bell’uomo sulla quarantina, alto, elegante. I capelli, portati un po’ più lunghi del normale e leggermente imbiancati, più per effetto degli impegni quotidiani che degli anni, gli conferiscono un’aria affascinante alla quale le donne sono sensibili, tanto che spesso si girano per guardarlo una seconda volta. L’uomo prende dalla tasca il telefono e compone un numero. Ascolta. L’apparecchio dall’altra parte non è acceso, oppure non prende. «Ma dove sei finita?» esclama. Ricompone il numero, mentre continua a guardarsi intorno, cercando nella folla il volto di sua moglie. Prova più volte a richiamare, ma sempre senza esito. In quell’istante sopraggiunge un suo collega: «Ehi, ciao Mario, ma che succede? Sembri agitato» «Ciao, Paolo. Avevo un appuntamento qui con Emma mezz’ora fa. Ho tardato qualche minuto. Non ho guardato l’ora e il tempo mi è sfuggito. Accidenti. Ora la stavo chiamando al telefono, ma non prende. Non so, sarà qui intorno». «Stai tranquillo, non è così facile liberarsi di una moglie!» Mario lo saluta distrattamente, mentre tra sé riflette: “Però è strano, non è mai successo prima. Di solito arriva in anticipo, perché anche lei detesta farmi aspettare. E il telefono è spento, sarà forse senza batteria, ma è proprio strano. Amore, dove sei finita?” Si guarda intorno, non sapendo che fare. Aspetta.
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