L’ospedale

339 Words
L’ospedale2009, dintorni di Milano La macchina per il controllo cardiaco emette un suono continuo e regolare, quasi ipnotico. Dalle tapparelle abbassate filtra un raggio di sole che colpisce Clara, svegliandola. La camera dell’ospedale odora ancora di nuovo, fa parte dell’ala che è appena stata ultimata. Distesa sul letto, ruota la testa lentamente e vede, seduta su una poltrona, Anna che la sta osservando. «Finalmente si è svegliata, signora. Come si sente?» Clara le sorride: «Non sono mai stata tanto felice di vederti. Cosa mi è successo?» Anna, avvicinandosi al letto dice: «Parrebbe un collasso. Ha avuto forti dolori? Non ho ancora parlato con il medico. Come va ora?» «Bene. Non ho più dolori». Clara si tocca la pancia e lo stomaco e poi guarda la flebo appesa accanto al letto. «Cos’è? Saranno calmanti, presumo». In quel momento, di gran carriera, irrompe un’infermiera. Una robusta signora di circa sessant’anni, con i capelli grigi raccolti in una vezzosa cuffietta bianca, si accosta al letto: «Esatto, è una soluzione fisiologica con del calmante. Come si sente? Ora ha una bella faccia. Bene, mi lasci vedere». L’infermiera inizia ad armeggiare con la boccia della flebo. «È finita. Ora gliela tolgo e proviamo ad alzarci piano piano». Clara, sedendosi sul bordo del letto, appoggia lentamente i piedi a terra e si alza con circospezione. «Come va? Le gira la testa?», le chiede l’infermiera. «No. Tutto bene, sono stabile». «Molto bene, vada al bagno e si riassetti con calma. Tra poco la verrò a prendere. Il medico la vuole vedere nel suo studio». Anna, che fino a ora si era tenuta in disparte, si avvicina all’infermiera. «Posso entrare anch’io? Così aiuto la signora». «No. Lei aspetti qui, il medico vedrà la signora da sola, ci sarò io per qualunque necessità». Anna, con aria infastidita e seccata, replica: «Ma non può entrare da sola». «Infatti, l’accompagno io. Aspetti qui. Se è necessario la chiameremo noi. A tra poco». L’infermiera esce mentre Clara entra nel bagno, tenendosi alle pareti con le mani, ancora un po’ frastornata.
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