Ansia2009, dintorni di Milano
Al quarto giro dell’isolato l’autista di Clara trova l’insperato posteggio. Per un po’ è rimasto in macchina, con i finestrini aperti, leggendo un giallo iniziato da qualche giorno. La lettura è sempre stata la sua passione, ma questo romanzo non lo coinvolge, la storia non è avvincente. Guardando l’orologio, si rende conto che sono passate due ore da quando la signora Scardi è entrata nel centro commerciale. Iniziando a sentirsi un po’ annoiato, per ingannare l’attesa esce dall’auto a fumarsi una sigaretta. C’è un gran movimento di persone intorno a lui. All’improvviso qualcosa attira la sua attenzione. Una donna appena uscita dal negozio sta raccontando alla sua amica l’evento appena accaduto: «Stava a terra, inanimata. Poveretta, dovevi vedere come era pallida. Speriamo non sia niente di grave, ma non rispondeva più».
«Ah! Io mi sono allontanata subito, certe scene mi impressionano. Ho solo visto che aveva i capelli biondi. Che età poteva avere?»
«Non so dirti, intorno ai trentacinque. Per fortuna l’ambulanza è arrivata immediatamente».
Davide, la cui attenzione è stata totalmente carpita da quel discorso, non si accorge che la sigaretta è quasi finita finché non sente bruciare le dita. Gettato il mozzicone, in preda a una sgradevole sensazione di pericolo, entra deciso nel negozio. A passo svelto inizia a girare su e giù tra i piani, fino a quando coglie le frasi di una commessa. La ragazza, ancora turbata, sta raccontando al suo superiore di come una cliente si sia sentita male. Spinto da un presentimento, Davide si avvicina ai due: «Scusate, la donna di cui state parlando si chiama per caso Scardi, Clara Scardi? È una signora bionda, alta un metro e settanta circa».
La commessa, voltandosi verso di lui, conferma: «Sì, giusto, Scardi. L’infermiere ha letto il nome sulla carta d’identità che abbiamo trovato nella sua borsa. Esatto, è quello il nome. Non lo avrei ricordato. Lei è il marito?»
«Sì, sì… Dove l’hanno portata?»
«Hanno detto in ospedale, ma non hanno specificato quale. Mi spiace».
Sentite quelle parole, l’uomo si allontana quasi di corsa per raggiungere le scale mobili, che scende a balzi, in preda a una paura crescente. Quando esce dal centro ha in mano il cellulare.
«Mi hanno detto che si è sentita male. Mi hanno riferito che è stata portata via in ambulanza, ma nessuno ha saputo dirmi in quale ospedale. Lo so, lo so che non doveva succedere… Certo che ho capito. La cerco».
Gesticolando, raggiunge la macchina. Mette in moto e si allontana. Continuando a parlare al cellulare, l’uomo sempre più teso conclude: «Adesso non drammatizziamo. Faccio il giro degli ospedali. La troverò, vedrai. Sì, sì. Appena ho notizie ti chiamo. Tu preparati. Sì, va bene». Chiusa la comunicazione, Davide getta il telefono sul sedile e picchia rabbiosamente la mano sul volante.
«Maledizione!»