Capitolo 9: La Scelta tra Morte e Vita

446 Words
Il silenzio appena nato aleggiava ancora tra le pareti della stanza, come un respiro sospeso, fragile ma carico di attesa. Daniele stringeva la mano di Sergio, il contatto caldo e reale a contrasto con la freddezza delle reliquie che, ora più che mai, sembravano solo relitti di una vita lasciata a metà. Si alzò pian piano dal divano di velluto rosso, sentendosi diverso. I muscoli erano stanchi, ma una leggerezza nuova si insinuava nel petto, pronta a germogliare. Attorno a lui, i suoi tesori apparivano cambiati: non più scintille di attrazione oscura, ma oggetti gravidi di lutto e rimpianto, muti sulla loro scacchiera di scaffali. Daniele sfiorò una maschera tribale dal sorriso feroce, un antico bracciale spagnolo, una statuetta annerita—sentì distintamente la distanza che si era creata tra lui e ciò che aveva collezionato per riempire un vuoto che ora conosceva per nome. Sergio lo osservava in silenzio, lasciando che il tempo si sedimentasse tra loro. Poi si alzò anche lui e, con dolcezza, sfiorò la spalla di Daniele. «Puoi continuare a collezionare morte, a nutrirti di storie finite, oppure—» esitò, il tono sottile come una promessa appena accennata «—puoi scegliere di vivere. Di imparare cosa vuol dire essere davvero presente, salire dal fondo e stare nel calore di un altro essere umano.» Daniele avvertì il peso della scelta che si stava facendo strada dentro di lui. Ripensò alle notti trascorse ad ascoltare le voci, a cercare conforto in oggetti che però chiedevano sempre qualcosa in cambio. Ora vedeva chiaramente il prezzo: la distanza dagli altri, la consumazione lenta ma implacabile del suo stesso spirito. Osservò Sergio: gli occhi verdi non mostravano né giudizio né impazienza, ma speranza. E attesa. Si appoggiò al vecchio bancone in mogano, lo sguardo che passava dall’antico orologio agli specchi, dai quadri alle fotografie dai volti ormai senza nome. «Resta,» sussurrò, con la voce rotta ma ferma. Un impercettibile tremolio sulle labbra. «Resta con me. Aiutami a imparare la differenza.» Sergio sorrise, un sorriso pieno, sincero, che inondò d'oro ogni ombra della stanza. Avvicinò il volto a quello di Daniele e lo baciò, una carezza lieve, un inizio più che una conclusione. «Pensavo non me lo avresti mai chiesto.» In quell’abbraccio stavano il timore, la gratitudine, l’ansia e la voglia bruciante di futuro. Avvolti dal suono familiare e ormai rassicurante della pioggia che continuava a sfiorare le vetrate, i due uomini compresero di aver varcato insieme una soglia invisibile. La collezione di vittorie e sconfitti, di fantasmi antichi e nuovi desideri, poteva attendere. Ora, sulla soglia della vita vera, Daniele era pronto a scegliere—e per la prima volta, non aveva paura di farlo.
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