4Dall’inizio della sua gestione, Dorota aveva deciso d’introdurre una consuetudine che, con il tempo, si rivelò azzeccata.
In un tavolo isolato, sistemato a un angolo dell’immensa sala da pranzo, appena discosto dall’accesso alle cucine, consumava i suoi pasti in contemporanea con quelli dei clienti. Era quasi sempre sola, ma a singhiozzo ospitava anche qualche conoscente di riguardo, un albergatore, un amministratore o un’amica.
Durante la cena, quando era sola, di tanto in tanto si faceva portare dal suo esperto di vini qualche bottiglia di rosso d’annata prestigiosa e con calma ne aspirava il bouquet, ne assaporava l’impasto prodigioso.
Quando il vino risultava di sicuro vincente, chiedeva al cameriere di recapitarle due panciuti calici nei quali versava un generoso assaggio della bevanda e gli indicava le persone alle quali condurli su un vassoio di faggio stagionato attraversato da una fascia di lino candido.
Una piacevole sorpresa accendeva il volto dei prescelti, il cameriere spiegava loro da chi provenisse il vino e senza scampo si celebrava il rito del brindisi a distanza, lei che alzava il calice nella loro direzione, quelli che di solito scattavano in piedi e contraccambiavano felici per il privilegio.
Irina aveva appena terminato la cena nel suo tavolo singolo, appariva del tutto assorta, rispondeva in modo asciutto alle suggestioni del cameriere, ripercorreva ogni tanto sprazzi della sua gita a Venezia.
Quando si vide presentare quell’enorme calice contenente il liquido denso e vermiglio non comprese, domandò spiegazione al cameriere, lui supplì alla sua carenza d’inglese indicando più volte con il braccio teso la direzione di Dorota, che attendeva con il calice alzato in un evidente invito al brindisi.
Irina brindò e gustò lentamente la miscela di profumi e di sapori che le scorreva agevolmente in gola, che le procurava calore e subito dopo un gradevole torpore.
Dopo qualche tempo abbandonò il tavolo portando con sé il calice e si diresse decisa verso l’accampamento di Dorota. Lei la prevenne invitandola con un cenno della mano ad accomodarsi.
Irina si accomodò e ringraziò in tedesco. Con grande sorpresa di Dorota iniziò la conversazione in questa lingua.
– Il vino è squisito, se ne può avere ancora un dito?
Alla spontaneità della richiesta seguì la risata di entrambe.
Sollevando la bottiglia e osservandola controluce Dorota osservò:
– Ne è rimasto poco nella bottiglia, se lo desiderate ne ordino altro.
– Mi basta quel poco, è un vino delizioso, non lo scambierei con nessun altro.
Irina ringraziò per il vino e per l’accoglienza.
– Sono passati molti anni dalla mia ultima occasione di vacanza.
Indugiò un attimo e subito aggiunse:
– Comunque le mete erano sempre orientate verso il nord Europa.
– È la prima volta che visita l’Italia?
– Non ho avuto altre occasioni prima. Penso di modificare il trend per il futuro.
– Noi saremmo felici di contribuire al cambiamento.
Le due donne non avevano avuto occasione di conversare prima.
All’arrivo di Irina in hotel Dorota era uscita dall’ufficio e aveva accolto di persona l’ospite, raccomandata dall’agenzia russa. Aveva in seguito controllato che tutto si svolgesse secondo le sue richieste, permettendo anche che saltasse il rigido protocollo degli orari di servizio.
Lei aveva intuito che la russa avrebbe potuto permettersi un soggiorno italiano ben al di sopra dello standard che offriva il suo hotel e per il momento badava che tutto le fosse consentito.
Il successo del soggiorno di Irina poteva avere sviluppi interessanti per il futuro dell’hotel.