7All’apice di un brivido che la percorse tutta, Dorota si abbandonò sul corpo di Iano e provò a normalizzare il ritmo del respiro trafelato.
L’uomo accarezzò con delicatezza la testa poggiata sul petto, i fini capelli biondi gli solleticavano il viso, parevano animati dai soffi dell’aria spinta fuori dal naso e dalla bocca, il cuore della donna pulsava come una perforatrice sul suo torace largo.
Solo dopo qualche minuto lei scivolò di lato e si abbandonò supina al suo fianco. Doveva trascorrere ancora altro tempo prima che le emozioni evaporassero e che la muscolatura si rilassasse, in particolare quella profonda, ancora stretta come un pugno.
Iano attendeva, si limitava a tenerle stretta la mano, non aveva provato piacere fino in fondo, ma non rappresentava un problema per lui, più abituato a darne che a prenderne.
In particolare nei riguardi di Dorota, verso la quale era debitore di un’autentica rinascita all’età che confina con la vecchiaia.
Il debito lo pagava a scopate, una tantum al mese, quasi fosse una cambiale. Tali erano le esigenze della donna che parevano orientate su cadenza mensile, al culmine di un accumulo di tensioni originate dalla gravosa conduzione dell’hotel.