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6Per una settimana la coppia Irina– Iano non si sottrasse agli sguardi e ai commenti degli ospiti dell’hotel. Circolavano con riservatezza, specie da parte di Iano, anche se in rare occasioni l’altezzosa Irina accennava anche lei a qualche saluto misurato. I commenti degli uomini, soprattutto da parte di coloro che mostravano una sana anzianità, contenevano una buona dose di ammirazione verso il loro fortunato coetaneo, unita a un discreto stupore e a un pizzico d’invidia, con un filo ultimo di speranza che prevedesse anche per loro, in un futuro molto prossimo, una sorte identica. Fu così che alcuni di loro, solitari e allupati, cominciarono a raddoppiare le vasche in piscina, a frequentare a giorni alterni la palestra e la beauty– farm sempre con il quadro davanti del fisico asciutto e ancora atletico di Iano, rughe a parte, persuasi che solo attraverso rinunce e molto esercizio avrebbero conseguito lo stesso colpaccio. Più piccante e alquanto maligno era invece il commento delle donne, specialmente quelle dallo stato civile depauperato da una scomparsa prematura, o le nubili di una certa età che si vedevano sottrarre da donne come quella la fascia di età maschile ancora in buona forma sulla quale riponevano legittime aspettative. A fine settimana Iano fece il suo ingresso solitario in sala per cenare e si accomodò al tavolo di sempre, ancora una volta tallonato dallo sguardi dei presenti, attenti all’apertura del sipario. Il viso appariva tranquillo e rilassato; gli occhi leggermente segnati si fissarono per un istante sul posto vuoto di fronte, quindi si avviarono per il solito giro di perlustrazione. Come sempre, Iano incrociò per primo gli sguardi delle vicine, le salutò con un cenno della testa, questa volta accompagnato da un sorriso. Durante il pasto scambiò qualche battuta con il cameriere, divorò con gusto le pietanze che gli pose davanti, al termine sorseggiò il caffè con aria assorta. Infine si staccò dal tavolo ergendosi in tutta la sua stazza, indirizzò un ultimo cenno della testa alle signore, fece dietrofront e si diresse verso il tavolo di Dorota, giunta a metà cena. La donna drizzò lo sguardo: – Come è andata, Iano? – Bene, l’aereo per Mosca era un po' in ritardo. – Più tardi beviamo un bicchiere insieme? – Come sempre, Dorota. Si fissarono per tre battiti di ciglia, Iano si diresse verso l’uscita della sala senza la solita fretta che lo ingobbiva. Assunse invece un’andatura sciolta e dinoccolata, così simile a quella di un cowboy appena smontato dal suo cavallo preferito, una pezzata baia dai fianchi pieni e scattanti. il nuovo lavoro
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