Capitolo 1-2

1332 Words
Leah mi viene a prendere alle 21:00. È vestita per andare in un locale, con jeans scuri attillati, uno scintillante top nero e stivali fino al ginocchio con tacchi alti. I suoi capelli biondi sono perfettamente lisci e dritti e le cadono sulla schiena come una cascata. Io, invece, indosso ancora le scarpe da ginnastica. Nascondo le mie scarpe da discoteca nello zaino, che ho intenzione di lasciare nella macchina di Leah. Un maglione pesante nasconde il top sexy che indosso. Non sono truccata e i miei lunghi capelli castani sono raccolti in una coda. Esco di casa così per evitare ogni sospetto. Dico ai miei genitori che starò con Leah a casa di un’amica. Mia mamma sorride e mi dice di divertirmi. Ora che ho quasi diciotto anni, non ho più il coprifuoco. Beh, forse ce l’ho, ma non è di tipo formale. Basta che io torni a casa prima che i miei genitori comincino ad andare fuori di testa—o che gli dica dove sono—e andrà tutto bene. Appena salgo nella macchina di Leah, comincio la mia trasformazione. Mi tolgo il maglione pesante, rivelando il top aderente che ho sotto. Indosso un reggiseno push-up per massimizzare in qualche modo i miei seni di dimensioni inferiori alla media. Le spalline del reggiseno sono sapientemente progettate per essere seducenti, quindi non mi sento imbarazzata a mostrarle. Non ho degli stivali fighi come quelli di Leah, ma sono riuscita a cavarmela col mio più bel paio nero coi tacchi. Aggiungono circa dieci centimetri alla mia altezza. Ho bisogno di ogni centimetro, così mi metto le scarpe. Poi, tiro fuori la mia borsetta del trucco e abbasso la visiera del parabrezza, per poter accedere allo specchio. Degli occhi familiari mi osservano. Due grandi occhi castani e delle sopracciglia nere chiaramente definite dominano sul mio piccolo viso. Rob una volta mi ha detto che sembro esotica e me ne rendo conto. Pur essendo solo per un quarto latino-americana, la mia pelle è sempre leggermente abbronzata e le mie ciglia sono insolitamente lunghe. Ciglia finte, le chiama Leah, ma sono del tutto reali. Non ho nessun problema con il mio aspetto, anche se spesso vorrei essere più alta. È dovuto ai miei geni messicani. Mia nonna era minuta e lo sono anch’io, anche se entrambi i miei genitori hanno un’altezza nella media. Non me ne importerebbe, ma a Jake piacciono le ragazze alte. Credo che non mi veda nemmeno nel corridoio; sono letteralmente al di sotto del livello dei suoi occhi. Sospirando, mi metto un po’ di lucidalabbra e l’ombretto. Non vado pazza per il trucco, perché sto meglio con un look sobrio. Leah accende la radio e le ultime canzoni pop riempiono la macchina. Sorrido e comincio a cantare insieme a Rihanna. Leah si unisce a me e ora cantiamo a squarciagola il testo di S&M. Prima che me ne renda conto, arriviamo al locale. Entriamo come se il posto fosse nostro. Leah rivolge al buttafuori un grande sorriso e gli mostriamo le carte d’identità. Ci lasciano entrare senza problemi. Non siamo mai state in questo locale. Si trova in una zona più vecchia, un po’ fatiscente del centro di Chicago. "Come hai trovato questo posto?" urlo a Leah, sperando così di farmi sentire sopra la musica. "Me ne ha parlato Ralph" urla a sua volta, mentre io alzo gli occhi. Ralph è l’ex ragazzo di Leah. Si sono lasciati quando lui ha iniziato a comportarsi in modo strano, ma chissà perché ancora si parlano. Credo che ora si droghi o qualcosa del genere. Non ne sono sicura e Leah non me lo dice per una lealtà mal riposta nei suoi confronti. È il re del losco e il fatto che siamo qui su suo consiglio non è molto confortante. Ma non importa. Certo, la zona fuori non è delle migliori, ma la musica è bella e la folla è un bel mix di persone. Siamo qui per festeggiare ed è esattamente questo ciò che facciamo nell’ora successiva. Leah riesce a convincere un paio di ragazzi a offrirci dei drink. Non beviamo più di un drink ciascuna: Leah perché deve riportarci a casa. E io perché non digerisco bene l’alcol. Siamo giovani, ma non siamo stupide. Dopo gli shottini, balliamo. I due ragazzi che ci hanno offerto i drink ballano con noi, ma gradualmente ci allontaniamo da loro. Non sono molto carini. Leah trova un gruppo di sexy ragazzi universitari e ci avviciniamo a loro. Inizia una conversazione con uno di loro e io sorrido, vedendola in azione. È brava a flirtare. Nel frattempo, la vescica mi dice che devo far visita al bagno delle signore. Così li lascio e vado. Sulla via del ritorno, chiedo al barista un bicchiere d’acqua. Ho sete dopo aver ballato così tanto. Me lo porge e lo trangugio avidamente. Quando ho finito, appoggio il bicchiere e guardo su. Dritto nei suoi penetranti occhi azzurri. È seduto al lato opposto del bancone, a circa cinque metri di distanza. E mi fissa. Lo fisso anch’io. Non posso farne a meno. È forse l’uomo più bello che abbia mai visto. Ha i capelli scuri e leggermente mossi. Ha il viso duro e mascolino; ogni tratto è perfettamente simmetrico. Folte sopracciglia scure su quegli occhi sorprendentemente chiari. Una bocca che potrebbe appartenere a un angelo caduto. Improvvisamente mi sento eccitata mentre immagino quella bocca che mi sfiora la pelle, le labbra. Se fossi incline ad arrossire, sarei rossa come un pomodoro. Si alza e cammina verso di me, continuando a fissarmi. Cammina lentamente. Con calma. È completamente sicuro di sé. E perché non dovrebbe esserlo? È stupendo, e lui lo sa. Mentre si avvicina, mi rendo conto che è un uomo grosso. Alto e robusto. Non so quanti anni abbia, ma credo che sia più vicino ai trenta che ai venti. Un uomo, non un ragazzo. Si ferma accanto a me e devo ricordarmi di respirare. "Come ti chiami?" mi chiede sottovoce. La sua voce in un certo senso sovrasta la musica e i suoi toni più profondi si sentono anche in questo ambiente rumoroso. "Nora" dico lentamente, guardandolo. Ne sono assolutamente affascinata e sono abbastanza certa che lo sappia. Sorride. Le sue labbra sensuali si separano, mostrando dei denti bianchissimi. "Nora. Mi piace." Non si presenta, così raccolgo il coraggio e gli chiedo: "Come ti chiami?" "Puoi chiamarmi Julian" dice e osservo le sue labbra muoversi. Non sono mai stata così affascinata dalla bocca di un uomo prima d’ora. "Quanti anni hai, Nora?" chiede poi. Sbatto le palpebre. "Ventuno." La sua espressione si rabbuia. "Non mentirmi." "Quasi diciotto" ammetto a malincuore. Spero che non lo dica al barista e che non mi sbattano fuori da qui. Annuisce, come se avessi confermato i suoi sospetti. E poi alza la mano e mi tocca il viso. Leggermente, delicatamente. Mi sfiora il labbro inferiore con il pollice, come se fosse curioso di conoscerne la consistenza. Sono talmente scioccata che rimango impalata. Nessuno l’ha mai fatto prima, nessuno mi ha mai toccata con tale disinvoltura, in modo così possessivo. Sento caldo e freddo allo stesso tempo e un brivido di paura mi attraversa la schiena. Non vi è alcuna esitazione nelle sue azioni. Non mi chiede il permesso, non si ferma per vedere se sono disposta a farmi toccare. Semplicemente mi tocca. Come se avesse il diritto di farlo. Come se gli appartenessi. Faccio un respiro incerto e indietreggio. "Devo andare" sussurro e annuisce di nuovo, guardandomi con un'espressione imperscrutabile sul suo bel viso. Capisco che mi sta lasciando andare e gliene sono pateticamente grata, perché qualcosa nel mio profondo sente che avrebbe potuto facilmente andare oltre, che non si comporta secondo le normali regole. Che probabilmente è la creatura più pericolosa che io abbia mai incontrato. Mi giro e mi faccio strada tra la folla. Mi tremano le mani e il cuore mi batte forte in gola. Ho bisogno di andarmene, così afferro Leah e mi faccio accompagnare a casa con l’auto. Mentre usciamo dal club, mi guardo dietro e lo rivedo. Mi sta ancora fissando. C’è una promessa oscura nel suo sguardo, qualcosa che mi fa rabbrividire.
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