LA LEGGENDA DELLA SPADA DI RIAL-3

2033 Words
Quando lui entrò nella stanza e la vide, le corse subito vicino, ma ormai non c’era nulla che potesse fare per aiutarla. Tutti i suoi poteri non potevano fare nulla per coloro che si toglievano la vita. Pianse. Non lo aveva mai fatto prima di allora. La storia ora si può congiungere benissimo. Rial gridò al Profeta il perché. Ma l’uomo rispondeva che non aveva ucciso lui Eillean. A malapena aveva la forza di parlare. Si sentiva vuoto di ogni pensiero, di ogni ambizione, sentiva solo una terribile tristezza. Rial sentiva crescere sempre di più una rabbia incontrollabile così si scagliò con forza sul Profeta, ma non con la spada. Lo colpì sul viso con un pugno. Poi vedendo che l’uomo non reagiva lo colpì di nuovo. Rial non sapeva più come fare per attirare l’attenzione di quell’uomo. Allora gli mise davanti al volto la spada. Le gemme incastonate negli occhi della Fenice brillarono, fu allora che l’uomo vestito di nero spalancò gli occhi sorpreso. Rial vide paura nei suoi occhi. Il Profeta lentamente si alzò in tutta la sua notevole statura e guardò fisso gli occhi del re dicendo: - Combatterò! Conosco i tuoi pensieri, so che non credi alle mie parole. Non posso biasimarti. Ma quello che ho detto è la verità. Non avrei mai potuto fare alcun male a tua figlia, era troppo bella. Combatterò perché so che vivrai solamente per vendicare tua figlia. Siamo ad armi pari, ho visto i poteri della tua spada, mi è bastata solo un’occhiata per capire che non è un’arma come le altre. Il Profeta terminò così il suo discorso. Rial rimase un po’ perplesso dalle sue parole, ma l’opinione che aveva di lui non cambiò, la sua mano non aspettava altro che affondare la spada nel suo petto. I due uomini non parlarono più, si guardarono aspettando la mossa dell’altro. Il Profeta avrebbe usato qualche suo potente maleficio, Rial ne era convinto, ma era tranquillo, aveva la spada con sé, essa avrebbe annientato ogni suo potere magico. Il Profeta aveva detto che combattevano ad armi pari, ma mentiva, i suoi poteri costituivano un’arma ancor più pericolosa della sua spada. All’improvviso, l’uomo vestito di nero mise una mano sotto il mantello e ne fece uscire una spada, era una comune arma bianca, forse il Profeta aveva veramente intenzione di combattere ad armi pari. Finalmente il Signore del castello decise a sferrare il primo colpo, alzò entrambe le mani che tenevano la spada e piombò addosso a Rial. Il re si spostò appena in tempo perché la lama dell’avversario non gli sprofondasse nella spalla destra. Il Profeta fu stupito dalla rapidità del nemico, era convinto che quel colpo avrebbe chiuso rapidamente lo scontro. Rial stava colpendo il Profeta alla schiena, quando all’improvviso sentì delle urla da dietro la porta. Degli uomini entrarono, colpendo alle spalle Thomas e Jarad. Prima che il re potesse capire cosa stesse accadendo i corpi del figlio e del sacerdote caddero a terra sanguinanti. Il Profeta Nero fu stupito dall’azione dei tre guerrieri, non aveva dato nessun ordine! Rial a quella vista gridò con orrore. All’improvviso, senza rendersene conto, cominciò a sferrare colpi contro i tre guerrieri senza sapere dove andassero a finire. Rial, sempre più accecato dalla rabbia, cercava di colpire a morte i tre soldati, e con un violento colpo riuscì ad affondare la lama nel petto di uno dei tre, facendo trapassare l’arma da parte a parte del corpo. L’uomo non cadde subito a terra, rimase in piedi con gli occhi e la bocca spalancati dal terribile dolore. Poco dopo fu scosso da terribili convulsioni. Le mani, le braccia, la testa, tutto il corpo sembrava essere in balia di un malefico incantesimo. L’uomo non emetteva nessun lamento, e nemmeno una goccia di sangue stava uscendo dalla profonda ferita. Rial era ancora in preda alla grande rabbia. La sua mente era talmente offuscata da quel sentimento, che quello che stava succedendo non gli sembrava reale. Gli appariva come un’immagine sfocata, priva di contorno e di significato. Ad un tratto l’uomo cadde, il tremito si fece più forte, improvvisamente i capelli cominciarono a diventare grigi, la pelle del viso invecchiò. Il volto con rapidità si stava facendo scarno, diventando una maschera di morte. Rial ed il Profeta per un attimo si guardarono increduli, poi si rivolsero nuovamente al corpo muscoloso del guerriero che stava svanendo sotto i loro occhi. La pelle non c’era più, i muscoli stavano scomparendo, lasciando vedere a poco a poco la superficie bianca delle ossa. I vestiti parvero svuotarsi del corpo degradandosi lentamente sul pavimento. I soldati che erano rimasti non vollero vedere altro, scapparono via urlando per il terrore. Il re udì a malapena le loro grida. La sua mente in quel momento si stava rendendo conto di cosa aveva fatto, e fissò i vestiti vuoti con occhi sbarrati e lucidi. Alcune lacrime scesero sulle sue guance, non furono solo per la perdita del figlio e dell’amico, ma anche per quello che stava accadendo al guerriero. Il corpo integro del soldato era completamente scomparso, al suo posto c’erano solamente i suoi abiti da battaglia che coprivano un mucchietto di ossa che velocemente stavano diventando polvere. Cosa era accaduto? Si chiedeva Rial ripetutamente. Poi un lampo passò nella sua mente e quella domanda trovò risposta. Il re aveva ricordato l’accecante luce del tempio e i poteri della spada, tra cui quello di uccidere l’anima. Questo pensiero lo spaventò, lo atterrì a tal punto che perse completamente la ragione. Aveva tolto la possibilità a quell’uomo di avere una vita migliore dopo la morte! Fu questo il pensiero che lo sconvolse maggiormente. Aveva dimenticato tutto sulla spada e sul modo di usarla. Doveva usarla con saggezza, non con leggerezza! Doveva tagliare la testa a chi non meritava una morte come quella del guerriero, pensava. Doveva tagliare la testa… Rial allora si voltò verso il Profeta, nella sua mente in quel momento echeggiava ripetutamente la stessa frase… doveva tagliare la testa… tagliare la testa… Il Profeta indietreggiò scotendo il capo. Aveva assistito attonito alla morte del soldato e non voleva una morte simile! Per la prima volta pregò il Dio Nasarid in preda alla paura. Rial avanzava sempre di più verso di lui, mentre quel pensiero stava diventando un’ossessione. Ed esso, unito ai ricordi delle morti dei figli, dell’amico e del guerriero, lo stava portando ad uno stato di grande confusione. Tutto gli girava intorno, solo l’uomo vestito di nero era nitido e fermo nella sua mente. Non s’era reso conto che fuori il cielo stava diventando scuro. La Grande stella di Nasarid, in quell’istante, stava oscurando Elios-aere. Il Profeta indietreggiò nuovamente e finì con le spalle contro il muro. La paura che provava era tale che gli impediva di muoversi, sentiva solo il battito del suo cuore martellargli nella testa. - Non puoi uccidermi… non sono stato io ad uccidere tua figlia… non puoi… Nasarid non te lo permetterà! Se mi colpirai il tuo regno andrà in pezzi… non puoi uccidermi… non sono stato io ad uccidere tua figlia… - continuava a ripetere il Profeta, nella sua voce si udiva il terrore. Mentre parlava cercava una soluzione, ma la paura gli impediva di ragionare. Tutte le formule per i suoi potenti incantesimi erano svanite in chissà quale angolo buio della sua memoria. Solo la fede nel suo Dio avrebbe potuto salvarlo. Una fede grande che lo aveva accompagnato e sorretto in ogni momento della sua vita. Lui era il più grande sacerdote vivente. Aveva passato la sua vita al servizio di Nasarid cercando di divulgare al suo nome, la sua grandezza. Se lui fosse morto, il dio avrebbe versato la propria ira sul re Rial e sulla Dea. Pensava il Profeta con sicurezza. Rial intanto era sempre più vicino. E sempre di più era convinto di dover tagliare la testa al suo nemico. Il Profeta parlò nuovamente, ma il tono della sua voce cambiò, il tremolio della paura svanì. Nelle sue parole ci fu orgoglio e intimidazione perché in quel momento sapeva cosa doveva fare. - Se tu mi ucciderai il tuo regno cadrà. Tutti i tuoi eserciti di Fenici moriranno. Nasarid si vendicherà. Guarda il cielo, re della terra delle Messaggere, si sta oscurando sempre di più. Nasarid con la sua grande stella sta oscurando la grande luce della tua Dea. - Il Profeta sorrise e guardò il re con odio, consapevole della propria sorte, ma anche di quella terribile che sarebbe toccata al re, l’uomo continuò. - Elios-aere svanirà sotto la potenza di Nasarid, e tu non potrai chiedere il suo aiuto. Quando il mio cuore smetterà di battere, Nasarid oscurerà completamente Elos-aere, e tutto ciò che ti appartiene sarà ridotto in cenere… Rial non stava ascoltando le parole dell’uomo vestito di nero. Tutto del suo corpo bramava vendetta. Qualcosa, però, gli disse di spostare lo sguardo verso la finestra che illuminava fiocamente la stanza: vide una palla scura attorniata da un alone rosso. Quella visione provocò in lui ancora più rabbia. Il Profeta intanto continuava a parlare. - …tutto sarà distrutto, ma tu vivrai! Tu sarai risparmiato e questa sarà la peggiore delle tue sofferenze. Ricordati Rial, quando il mio cuore smetterà di battere e Nasarid… La sua voce fu interrotta, quella frase non fu più terminata. Il Profeta non ci riuscì: Rial aveva compiuto la sua vendetta. Con entrambe le braccia, il re aveva scagliato la lama contro il collo del nemico, staccandogli la testa di netto. Essa andò a scagliarsi contro una parete e poi scese rotolando sul pavimento. Il corpo invece rimase in piedi per qualche istante, per poi cadere pesantemente vicino alla testa che giaceva in una pozza di sangue. Il volto del Profeta era esterrefatto, aveva gli occhi spalancati, e per un attimo sembrò che la bocca volesse dire qualcosa, ma si chiuse, per sempre. Il re rimase immobile, respirava affannosamente e sulle labbra aveva uno strano sorriso. Quando però si rese conto di quello che aveva fatto, il sorriso svanì, lasciando il posto ad un’espressione di smarrimento e frustrazione. Lasciò cadere la spada e crollò sulle ginocchia: aveva tagliato la testa al Profeta Nero. Lui, che meritava la peggiore delle morti, avrebbe avuto la possibilità di una vita migliore nell’aldilà. Come aveva potuto commettere un errore simile? Scosse la testa e chiuse gli occhi. Tutto quello che era successo negli ultimi momenti continuava a turbinargli nella testa, gli sembrava di rivivere all’infinito quegli attimi e mille volte si chiese il perché! Il perché di tutte quelle morti, dell’esistenza di un uomo come il Profeta Nero, dell’esistenza di un Dio crudele come Nasarid. Si voltò lentamente verso la spada, si chinò e la prese. Sembrò pesante come un blocco di roccia. La guardò e per un attimo pensò di usarla contro se stesso, sarebbe stata la soluzione a tutto. La elevò in aria. L’iscrizione incisa brillò alla fioca luce che quello strano cielo offriva. Fu allora che pensò che non poteva fare quel gesto. Il Profeta era stato micidiale persino in punto di morte, lui sapeva che il suicidio era un grande affronto alla Dea, poiché lei era la luce della vita, della nascita, della speranza. Eillean si era uccisa, aveva fatto un grande sbaglio, non era stata forte. Rial doveva ammetterlo. Il re spostò lo sguardo dalla spada al corpo senza vita della figlia, poi guardò i corpi del figlio e del sacerdote. Scosse inconsciamente la testa e molte lacrime scesero dai suoi occhi. Le immagini dei corpi distesi a terra gli sarebbero stati impressi per il resto della sua vita. Di nuovo pensò di togliersi la vita, dimenticandosi del giuramento di proteggere la Terra delle Fenici, della fede in Elios-aere, del maledetto Profeta Nero, non gli importava più di nulla, voleva solo morire. Improvvisamente delle grida acutissime minarono i suoi brutti pensieri. All’inizio non volle badare a loro, la ragione era svanita e i sentimenti avevano preso il sopravvento su tutto il suo essere. Ma il suo cuore cercò di non ignorare quelle grida. Fu questo che gli fece spalancare gli occhi e correre fuori dalla stanza. Corse veloce lungo i corridoi e in pochi momenti fu all’aperto. Appena uscì dal portone la terra cominciò a tremare. Guardò in alto e vide ancora la grande palla nera attorniata di luce. Tutto era permeato da uno strano riverbero opaco, anche la temperatura si era abbassata, non aveva mai visto nulla di simile. Dentro di se avvertì nuovamente la sensazione che aveva avuto quando, prima di entrare nel castello, aveva visto la Grande Stella di Nasarid vicina alla Dea. Il male stava avendo il sopravvento, pensò il re.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD