Nathan

2014 Words
Capitolo 7 Nathan Le lupi femmine sono le creature più amare e gelose. Rebecca si era fatta il mazzo tutta la settimana per occuparsi della mensa del branco, alias la tavola calda. Solo perché Rebecca era stata scelta per occuparsi della tavola calda come tirocinio, le cameriere assegnate si erano date malate. I lupi mannari non si ammalano. Era la cosa più stupida che avessi mai sentito. Una volta messe di fronte al fatto, l'alfa quasi le fece fuori. Non pensavano che Rebecca avrebbe detto qualcosa, ma dopo quattro giorni senza aiuto extra, lei era esausta. Un'umana aveva aiutato la nostra specie. Per sua fortuna, quell'umana si era presentata ed era stata abbastanza gentile da dare una mano. Ero contento di non vivere in questo branco; mi faceva schifo. Sadie aveva aiutato Rebecca religiosamente per tutta la settimana, senza lamentarsi, senza accettare alcun tipo di pagamento. L'aveva fatto per gentilezza d'animo. Tutto ciò che aveva chiesto era di pranzare e cenare alla tavola calda. Dove cucinava lei stessa e non lasciava che i cuochi la aiutassero. Una vera santa. "Rebecca, allora raccontami di questa Sadie. Ho sentito alcune cose interessanti", dissi maliziosamente. "NON LA TOCCARE!" Mi urlò contro. Rebecca mi conosceva troppo bene. Il mio lupo ed io non eravamo altro che puttani, qualsiasi donna con le gambe non gli dispiaceva. "È innocente! Non puoi farle niente. Non è un giocattolo ed è mia amica! Non ti permetterò mai di avvicinarti a lei!". "Sfida accettata", le sussurrai all'orecchio. "Nathan, sono seria". Implorò. "Sadie è una ragazza così carina e onestamente non credo che sappia niente di ragazzi. La poverina arrossisce per qualsiasi guerriero quando le fanno i complimenti per il suo aspetto. Se ne sta lì, dice educatamente grazie e scappa via! Tutti la trovano assolutamente adorabile; io la trovo esilarante, ma è troppo innocente per te! L'alfa ha persino contattato telepaticamente il branco dando istruzioni esplicite di lasciarla stare mentre lavora!". Iniziai a ridacchiare: "Beh, noi non facciamo parte del loro branco, quindi non può contattarmi telepaticamente e darmi quegli ordini". Sospirai: "Farò come vuoi e non disturberò la poverina al lavoro". "No, Nathan! Non devi disturbarla mai e poi mai!". Sibilò. "Va bene", dissi impassibile. Il contatto telepatico era ottimo per i branchi. Potevi parlare con qualcuno proprio come con un telefono, ma quando non facevi ufficialmente parte del branco, ti perdevi molte informazioni. Per fortuna mia, lavoravo con i guerrieri per l'addestramento ogni giorno e ricevevo la maggior parte degli annunci lì. Non avrei lasciato andare questo piccolo coniglio. I guerrieri dicevano che era una cosetta minuscola, ma incredibilmente veloce. Una volta un guerriero aveva cercato di farla sedere sulle sue ginocchia e lei era volata via come un pipistrello inferocito. "Quali sono i tuoi programmi per domani, Rebecca, ora che hai aiuto?" Chiesi. "Domani dormirò fino a tardi e più tardi, nel pomeriggio, io, Lela e Sadie andremo a fare shopping. Porteremo il nostro piccolo progetto a fare shopping. Ha un disperato bisogno di vestiti nuovi". Prese una mela dalla ciotola sul tavolo e iniziò a sgranocchiarla. "Hmm, sembra un buon piano. Posso finalmente uscire di qui e venire con voi". La guardai di sottecchi mentre prendevo la sua mela. Oh, se gli sguardi potessero uccidere. "Perché dovresti venire anche tu? Odi fare shopping. Dovresti essere nei paraggi solo se ho bisogno di te e non ne ho bisogno!". Riprese la sua mela e si sedette dall'altra parte della stanza. "Sono curioso di conoscere la tua piccola amica. Dovrei sapere se interagisci con gli umani; faceva parte dell'accordo con i tuoi genitori, ricordi?". "Ugh, va bene. Puoi rimanere nell'ombra; non puoi venire a parlarle finché non abbiamo finito di fare shopping. Non voglio che la spaventi". "Affare fatto". Accidenti, queste ragazze sapevano fare shopping. Ero seduto nell'area ristoro del centro commerciale outlet da tre ore! Ne avevo abbastanza; dovevano aver quasi finito. Annusai il profumo di Rebecca e seppi che lei e Lela non erano lontane. Mi avvicinai persino a distanza di ascolto prima che potessero vedermi. "Sadie, se indossi quello, i ragazzi ti staranno addosso!" Strillava Lela. "Lela ha ragione; tutti ululeranno per te!" Rebecca iniziò a ridacchiare insieme a Lela. "Non voglio attirare l'attenzione! Starò solo con voi due e proverò a ballare, niente di più!" Disse Sadie con panico. " Rilassati", disse Rebecca. "Saremo con te per tutto il tempo e nessun ragazzo ti disturberà a meno che tu non lo voglia!" Ammiccò. "Devi solo uscire e non nasconderti sempre nella baita e nella tavola calda". Esitante, Sadie rispose: "Grazie". Mentre giravo l'angolo, potei finalmente vedere le tre moschettiere venire dritte verso di me. Fu come se il tempo si fosse fermato. Non vidi nemmeno Rebecca e Lela. Sadie camminava con la testa rivolta verso Rebecca, ridendo per qualcosa che aveva detto. Le sue ciocche castane con i colpi di sole le sfioravano il viso e lei le scostò rapidamente dalla guancia. Il suo viso diventò subito rosso quando finalmente alzò lo sguardo verso di me, insieme alle altre ragazze. Era minuscola, minuscola per gli standard dei lupi mannari, cioè. Anche se sapevo che avrebbe compiuto 20 anni quel fine settimana, sembrava ancora più giovane. I suoi occhi verdi mi guardarono prima di distogliere lo sguardo. Così innocente e non riusciva nemmeno a guardarmi. Avrei assecondato il mio ego su questa cosa e avrei pensato che fosse per via del mio aspetto diabolicamente bello. Aveva davvero attirato la mia attenzione; il mio lupo Xander mi stava spingendo a toccarla. "Questa ragazza non è la nostra compagna, ma forse potrebbe esserlo...", disse il mio lupo. "Cosa intendi?" "Può cambiare; è destinata a essere la compagna di qualcuno. Potrebbe diventare una lupa come noi! È bellissima; la voglio nostra", sussurrò. Non era comune che i lupi mannari prendessero come compagne delle umane, ma quando lo facevano, dovevano avere una certa chimica fisica tra loro per poter essere marchiate e accoppiate. Solo le compagne potevano cambiare; non potevamo farlo a caso come facevano quelle stronze di vampiri. "Nathan! Di' qualcosa! Stai rendendo la situazione imbarazzante! Sei il suo compagno?". Rebecca mi contattò telepaticamente. "No, non lo è, ma la farò mia. Il mio lupo ulula in segno di approvazione". "Non fare niente di stupido, non qui. Cerca solo di essere normale!". Uscii dal mio stato di trance e mi diressi verso di lei: "Mi scusi, è solo che non sono mai stato così vicino a un angelo prima d'ora". Sorrisi. "Sei un idiota", rispose Xander. "Sta' zitto. È la prima volta che cerco davvero di fare colpo su qualcuno", sbottai. Se Sadie fosse potuta diventare ancora più rossa, sono sicuro che le auto si sarebbero fermate. Non sapeva cosa fare del mio complimento, quindi lo ignorò e basta. "Sadie, questo è il mio amico Nathan". Disse Rebecca sarcasticamente. "Piacere di conoscerti, Nathan. Sono Sadie". Fece un piccolo sorriso. "Il piacere è tutto mio". Le presi la mano e le diedi un bacio sul dorso. Potevo sentire il suo cuore accelerare. Si stava sentendo a disagio e persino spaventata, quindi mi tirai indietro. "Mi dispiace, Sadie. Non volevo turbarti. Sono solo troppo amichevole". Tubai. "Va tutto bene", riprese la mano e guardò Lela e Rebecca. "Mi dispiace che tu debba avere a che fare con lui; mi segue dappertutto. È un buon amico, però. Non preoccuparti, non morde". Agitò la mano mentre parlava. "Forte..." Risi insieme a Rebecca e Lela. Sadie mi guardò con gli occhi spalancati e poi iniziò a ridacchiare. Dannazione, quella risata creava dipendenza. Sadie Dopo qualche ora di shopping rigoroso, ci incontrammo con Nathan, l'amico di Rebecca e Lela. Dire che mi sentivo a disagio sarebbe un eufemismo. Non ero bellissima o cose del genere. Penso che sapessero che mi dava fastidio ricevere così tante attenzioni, quindi continuavano a farlo. Semplicemente non gestivo bene le situazioni sociali in presenza di ragazzi. Avevo un cartello sopra la testa che diceva: "Non gestisco molto bene i complimenti o le attenzioni, quindi prendetemi in giro finché non muoio di imbarazzo". Non aiutava il fatto che l'ultima volta che avevo avuto un amico maschio era stato un completo disastro. Non avevo mai provato sentimenti romantici per nessun ragazzo e non sapevo mai come rifiutarli, quindi me ne stavo alla larga. Gli ultimi giorni alla tavola calda erano stati fantastici con gli uomini che c'erano. Si erano calmati un po' dopo che Rebecca li aveva rimproverati. Dicevano che stavano solo scherzando, cercando di farmi arrossire, ma in realtà li trovavo davvero intimidatori. Tutti in questa città erano alti, ma questi ragazzi sembravano vichinghi che andavano in guerra! Muscoli enormi, alti, alcuni coperti di tatuaggi, non riuscivo proprio a sopportarlo. Pensavo che mi avrebbero spezzato il collo con un colpo di polso. Naturalmente, avrei fatto la più innocente possibile perché non mi buttassero giù e non mi rompessero. Mi stavo divertendo finché non si presentò Nathan. Ora ero tornata nella mia scatola di ansia sociale del "non farti uccidere e cerca di non arrossire così tanto da attirare l'attenzione". Tornammo tutti a casa mia e ordinammo una pizza e, dopo che Nathan implorò di venire, alla fine dissi di sì. Se era un amico di Rebecca, immagino che avrei potuto farlo solo una volta. Sentivo che sarebbe stata una decisione davvero sbagliata. Nathan, Rebecca, Lela e la mia auto entrarono nel mio vialetto di ghiaia. Il sole stava tramontando ed era già sotto la linea degli alberi. A Lela piacque molto il posto. "Sadie, è bellissimo! Hai detto di aver ereditato questa baita?", disse dolcemente. "Sì, mia zia me l'ha lasciata. Non ho potuto sistemare molto il posto, ma era solo sporco, con solo poche cose da riparare qua e là. Quando lei o un membro della sua famiglia se ne andarono, la chiusero ermeticamente". Sorrisi. Non riuscivo ancora a credere che fosse mia. Era così perfetta solo per me, forse un po' più grande di quanto volessi, ma comunque mia". Entrammo tutti, posai le borse sul tavolo e iniziai a tirare fuori i piatti. Guardammo Netflix e chiacchierammo della città. Nathan non era stato altro che amichevole e persino un po' divertente. Aveva detto che la mia baita aveva un buon profumo e che aveva bisogno di lasciare il suo "profumo" in giro per allontanare gli animali indesiderati. "Quindi, farai pipì fuori casa mia o spruzzerai semplicemente il profumo dappertutto?". Iniziai a ridere del suo commento ridicolo. "Chiedo solo, Nathan, perché mi sembra che ti stia comportando come un animale e tutti questi odori sembrano problemi territoriali...". Iniziai a ridere. Rebecca e Lela iniziarono a ridere in modo incontrollato e quasi si strozzarono con la cena. Nathan mi guardò dritto e sorrise maliziosamente. "Sai, è esattamente quello che farò!". Uscì e io iniziai a urlare maniacalmente. "NON FARE PIPÌ SULLA MIA CASA, MALATO!!!" Non appena uscii, stava facendo pipì fuori dal mio portico. Anche Rebecca iniziò a urlargli contro, mentre Lela rotolava sul divano. "NON SI FA, Nathan, e lo sai!" Rebecca iniziò a sgridarlo come un bambino piccolo. Poi si avvicinò a lei, la fece spostare e si strofinò il sedere sulla mia porta. "NATHAN! Cosa stai facendo!?!?" Iniziai a spingerlo via dalla porta. Naturalmente, fallii miseramente. "Sto mettendo anche il mio profumo sulla porta!!", iniziò a ridere come un matto. Io e le ragazze ci arrendemmo ed entrammo. Dopo un film o due, tutti decisero che era tardi e vollero tornare a casa. "Sadie", Lela mi afferrò per un braccio. "Verremo domani verso le 7 per prepararti per la nostra serata in discoteca! Sarai bellissima". Impallidii; a quel punto non volevo davvero andarci. Sembrerei una bambina che entra in quel posto e la gente mi fisserebbe come una pazza. "Va bene... allora ci vediamo domani, ragazze". "Non preoccuparti, vengo anch'io. Ti proteggerò!". Nathan si gonfiò il petto e flétte i muscoli. "Basta che non mi fai pipì addosso o non ti strofini il sedere vicino a me". Ridacchiai. Rebecca lo schiaffeggiò sul petto e lo indicò con il dito. "L'hai sentita!" Disse con tutta serietà. Nathan si tirò indietro e alzò le mani in segno di sconfitta.
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