3. Compagna

2940 Words
Prospettiva di Blake Prendendo un altro flûte di champagne dal tavolo allestito nell'angolo della sala ricevimenti, pensai agli occhi di Bella. Volevo quello. Volevo guardare negli occhi della mia compagna e vedere la stessa quantità di amore rivolta a me come quello che lei donava a lui. Era la mia migliore amica e le auguravo tutta la felicità che meritava, ma soprattutto, volevo provarla anche io. L'emozione di trovare la propria compagna, il calore che consuma il tuo corpo solo a guardarla. L'attrazione di averla tra le mie braccia in qualsiasi momento. Quando finii l'ultima sorsata di vino frizzante, le porte alle mie spalle si aprirono e la gente cominciò ad entrare. Alcuni mi guardarono con disgusto, altri non mi degnarono di uno sguardo, altri ancora mi lanciarono occhiatacce per aver rovinato il giorno perfetto della loro Luna. Ma quando finalmente lei varcò le porte, mi tenne bloccato con il suo solo sguardo. E quello sguardo mi disse tutto quello che provava: rabbia, delusione e una piccola dose di comprensione delle mie azioni. Per farmi coraggio, presi un altro flûte e mi preparai all'impatto. Lei era bellissima nel suo abito da sposa bianco mentre camminava verso di me. Non ne capivo nulla di moda, ma l'abito che indossava si adattava come un guanto al suo corpo slanciato, mettendo in mostra le sue curve alla perfezione. Il corpetto era ricoperto di pizzo e attirava l'attenzione sul suo décolleté appena scoperto, la gonna, che scivolava liberamente, faceva pensare che volasse ad ogni suo movimento. Sembrava una vera dea. I suoi capelli rossi, intrecciati in uno chignon rifinito con parecchie perle, brillavano come un alone ai raggi del sole che filtravano dalle porte finestre. Ma ciò che mi teneva fermo sul posto erano i suoi occhi. Gli occhi azzurro-verdi con un tocco di rabbia puntati su di me. A quel punto ero un uomo morto e anche se ero un alfa, dovevo ammettere che mi aveva sopraffatto. "Ma che cazzo, Blake?!" La sua voce e uno schiaffo secco risuonarono in tutta la stanza e le persone si fermarono per guardare il nostro incontro. Mi toccai la guancia e girai la testa per guardarla. Stava per piangere, trattenendo le lacrime per non mostrare quanto la stavo ferendo. Sentendomi un totale idiota, stavo per rispondere, quando il suo compagno apparve dietro di lei e la strinse tra le sue braccia, ma i suoi occhi erano puntati su di me. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, io sarei morto sul posto. "Andiamo da qualche parte in privato, tesoro, la gente ci sta guardando." Greg le sussurrò qualcosa all'orecchio prima di baciarle il collo. Un'altra fitta di gelosia mi colpì. Volevo anche io quello. Con riluttanza lei obbedì e si avviarono verso una stanza privata nelle vicinanze e io li seguii, sapendo che dovevo rimediare. Con la coda dell'occhio, vidi la mia famiglia e la sua seguirci, mentre i genitori di Greg distraevano gli ospiti offrendo bevande. Ero davvero nei guai. Se non fosse stato per mia madre o per il padre di Bella, suo fratello maggiore mi avrebbe sicuramente rotto le gambe. "Ma a cosa pensavi, ragazzo?" Zio Deacon fu il primo a farmi una domanda. Greg stava ancora tenendo tra le sue braccia Bella, che piangeva, cercando di calmarla. Guardai tutti i presenti nella stanza. Zio Deacon e zia Linda, i genitori di Bella, erano furiosi. Aiden, suo fratello maggiore, si stava già togliendo la giacca mentre la sua compagna, Sandra, cercava di impedirgli di uccidermi. Mio fratello cercò di ridere della mia situazione di merda, ma lo nascose. La delusione negli occhi dei miei genitori fu ciò che mi fece pentire delle mie azioni. Sospirando, abbassai gli occhi e, prendendo un grande respiro, affrontai Bella. Era stata la mia migliore amica fin da quando avevamo cinque anni. Senza contare che eravamo parenti da parte di mia madre. Era l'unica persona che era sempre stata al mio fianco quando avevo bisogno di un amico. Quella che avevo promesso di sostenere quando aveva deciso di diventare una terapista contro il volere del padre. Quella con cui avevo condiviso alti e bassi. L'unica persona, insieme a Cam, che io ritenessi amico di fiducia. Avevo un solo compito da fare oggi. Essere il suo testimone. Mi aveva scelto al posto delle sue amiche e io avevo rovinato tutto. "Mi dispiace, Bella," cominciai e feci due passi avanti per prendere le sue mani. Greg la teneva saldamente tra le sue braccia, non volendo lasciarla andare o che io le facessi ancora del male nel loro giorno più importante. Guardai i suoi occhi lucidi e sospirai per la vergogna. "Tu, più di tutte le persone nel mondo, sai che non ti farei mai del male." Scossi la testa. "Ma l'ho fatto. E nel modo più crudele. Sono uscito dalla chiesa nel giorno più importante della tua vita e sono davvero dispiaciuto," cercai di asciugare la lacrima che le era scesa, ma il ringhio di Greg mi fermò, così ritirai la mano e lo guardai. "Ti invidio, Greg. Ti invidio perché hai qualcosa che io non ho." La sua stretta intorno alla vita di Bella si fece più forte, per mostrarmi che era sua. Ridacchiai al suo gesto e scossi la testa. "No, non intendo Isabella, ma intendo una compagna. Quando l'ho vista guardarti felice, io ero felice per entrambi. Credimi, lo ero, ma questo mi ha fatto capire quanto desidero ardentemente avere anch'io tutto questo. Mi dispiace per aver rovinato il tuo matrimonio o per averti fatto pensare che non ti sostengo. Non era mia intenzione. Semplicemente mi sentivo..." Non riuscii a finire la frase, così chiusi gli occhi e feci qualche respiro profondo. "Lo so." La sua delicata mano toccò la guancia che prima aveva schiaffeggiato mentre parlava. Il suo tocco lenì il bruciore, ma non aveva quelle scintille che lo facessero sparire all'istante. Aprii gli occhi e vidi la comprensione e la tristezza nei suoi. "Lo so, Blake, so perché l'hai fatto. E anche se sono triste per il fatto che tu non abbia aspettato due minuti in più prima di andartene, ti capisco meglio di chiunque altro in questa stanza." Sorrise un po' tra le lacrime, consapevole del mio desiderio più profondo di provare anch'io l'amore di una compagna. "Quindi, se non sarai morto dopo il mio ricevimento, potrai farti perdonare." La sua affermazione mi fece sorridere. "Farò qualsiasi cosa per farti stare meglio," risposi istantaneamente. Lei sbatté le palpebre un paio di volte e, sorridendo, pattuì le condizioni. "Uno," disse alzando l'indice e così la ragazza testarda e sicura di sé che conoscevo era tornata. "Il tuo discorso dovrà essere epico e far piangere tutti gli invitati." Alzò un altro dito e ridacchiò: "E due, voglio una seconda luna di miele completamente pagata il prossimo mese a Belize, con tutte le attrazioni che scegliamo, senza lamentele." E così, mi rilassai, sapendo che mi aveva perdonato. "Affare fatto." Guardai tutti i presenti, sorridevano, ma non erano convinti. Bella e Greg si allontanarono per sistemarsi il viso prima di unirsi agli ospiti. Come figlio di un membro del Consiglio, Greg aveva una reputazione da mantenere e il pensiero che avrei potuto far arrabbiare l'uomo il cui padre aveva mandato il mio in prigione tanti anni fa mi fece ripensare ai miei prossimi passi. Mi voltai verso mia madre e, con un semplice sguardo, la pregai di non farmi la predica. "Hai fatto piangere mia sorella al suo matrimonio! Dovrai fare molto di più che un discorso e un viaggio per risarcirla, altrimenti..." Aiden mi lanciò un'occhiata di morte prima di afferrare la sua compagna e trascinarla nuovamente nella sala del ricevimento. Suo padre fece lo stesso pochi secondi dopo. Linda mi fece un sorriso rassicurante prima che scomparissero. Rimasi solo con i miei genitori e Brody. "Blake..." mio padre espirò, tenendo mia madre sul suo petto. Era così piccola rispetto a lui, come una bambina tenuta da una bestia. Ma l'amore che condividevano era indescrivibile, tutto quello che desideravo era assaggiare la stessa cosa ed ero stufo di aspettare. "Sei nei guai seri, fratello, sono sorpreso che tu sia ancora vivo," Brody si lasciò finalmente andare a una risata, piegandosi divertito mentre si teneva lo stomaco. Tutti lo guardavamo. Io con fastidio per la sua mancanza di serietà, i miei genitori increduli per la sua infantilità. "Grazie per il tuo supporto, idiota," alzai gli occhi al cielo per le sue parole. Ma questo mi costò uno sguardo da parte dei miei genitori, con qualche parola di delusione. Così tacqui. "Blake, so che aspetti la tua compagna da più di quattro anni e che sei irritato. Ma io ho conosciuto tuo padre quando avevo ventisette anni. Fidati di Dea Luna, te la manderà al momento giusto. Calmati e concentrati sul tuo compito di oggi. Devi fare un discorso. Fallo in modo fenomenale," disse mia madre, mi mise una mano sulla spalla e, facendola scivolare giù, estrasse dalla tasca la cartolina con il discorso che aveva scritto per me, portandosela via mentre lasciava la stanza insieme a mio padre. Ero sconcertato e pietrificato dalla sua azione. La donna che era sempre stata al mio fianco mi aveva appena tolto l'unica cosa che mi faceva sentire sicuro oggi. Avevo affidato a lei il discorso e ora ero rimasto senza niente. Non avevo nemmeno controllato cosa avesse scritto per me. "Cavolo, a volte fa paura. Sono contento che la sua rabbia sia rivolta a te, non a me questa volta." Il pugno di Brody colpì l'aria in segno di vittoria, venne a darmi una pacca sulla spalla, ricordandomi che ero destinato a fallire, poi si allontanò anche lui con parole di incoraggiamento: "Ce la farai, fratello," e chiuse la porta. "E adesso cosa faccio?" dissi ad alta voce, tirandomi i capelli mentre percorrevo la stanza. Il ricevimento era già iniziato e l'unico pezzo mancante era il testimone. IO. "Parla col cuore," mi consigliò il mio lupo, parlandomi per la prima volta in quel giorno. Mi aveva lasciato solo a occuparmi di questa merda. "Pensi di essere divertente?" gli chiesi, ma lui si limitò a sbuffare e a bloccarmi. Ero davvero solo. Contando fino a dieci e preparandomi a tutto quello che sarebbe successo, lasciai la stanza e mi unii alla festa. Non avevo la fottuta idea di come ero riuscito a farcela, ma il mio discorso fece piangere tutti gli ospiti, persino zio Deacon e mio padre si asciugarono le lacrime in modo così discreto che nessuno lo notò, tranne me. Bella sorrideva attraverso le lacrime, pronunciando "grazie" più e più volte. Nel tempo, la gente si dimenticò del mio gesto in chiesa e mi lodò per aver completato il mio compito. Soprattutto quando mi videro ballare con Bella mentre rideva a crepapelle alle mie battute. La mia mancanza di mosse fu sostituita dal farla volteggiare sulla pista da ballo. Cam sarebbe stato fiero del mio diversivo. Mi sentii sollevato perché alla fine non avevo rovinato troppo il suo matrimonio. Andai a dormire all'alba, con i piedi doloranti e un sorriso soddisfatto. Ero riuscito a rendere felici tutti gli ospiti, ma soprattutto Bella e Greg mi avevano ringraziato per la splendida serata. Per quanto fossi stanco, il mio sonno non fu piacevole e mi rivoltai quasi tutta la notte, facendo un incubo della mia compagna che scappava da me. Ma quando sentii un tocco morbido sulla guancia, mi rilassai e tutta l'oscurità svanì e mi lasciai trasportare via. "Puoi accostare?" La voce di mia madre mi trascinò fuori dai miei pensieri sul sogno e sullo strano tocco. Cosa era successo? Dea Luna dalla mia infanzia mi stava dando segni di un altro cambiamento significativo nella mia vita? Eravamo a quaranta minuti dall'aeroporto per tornare a casa, quando mia madre chiese improvvisamente a mio padre di fermarsi. E quando lui non lo fece immediatamente, lei uscì di corsa dalla macchina appena fermata per vomitare sul ciglio della strada in mezzo al nulla. Spaventati per la sua salute, ci slacciammo tutti le cinture di sicurezza e ci precipitammo al suo fianco. Mio padre le prese i capelli con una mano mentre con l'altra le sfregava la schiena mentre lei svuotava lo stomaco di tutto il suo contenuto della notte scorsa, facendoci girare la testa per il fetore del cibo digerito. Guardai Brody in cerca di risposte, ma era sorpreso quanto me e non aveva idea di cosa stesse succedendo. "Non guardatemi," disse mia madre tra i conati, facendo un respiro profondo prima che altro vomito uscisse dalla sua bocca. D'istinto, tirai fuori il telefono e chiamai Bella. Dopo averle balbettato una descrizione della situazione, lei mi diede l'indirizzo dell'ospedale più vicino nella zona, dissi a mio padre di caricare mamma in auto mentre io prendevo il posto del conducente. Guardai la strada vagamente, concentrandomi soprattutto sul sedile posteriore, vedevo mia madre impallidire sulle ginocchia di mio padre e respirare superficialmente mentre Brody piangeva, stringendo la sua mano. Mio padre le accarezzava dolcemente i capelli, pronunciando parole dolci e incoraggianti e trattenendo le lacrime di terrore per lo stato di mia madre. Quando imboccammo la strada sterrata dell'ospedale pubblico dove Bella ci aveva detto di andare, tirai un sospiro di sollievo. La conferma che il dottore era a conoscenza della nostra specie era un grande vantaggio e accelerai una volta che l'edificio grigio piccolo entrò nel campo visivo. Arrivammo all'ospedale in tempo record. Bella era stata efficiente e il personale ci stava già aspettando con la barella e l'attrezzatura necessaria, come se fossimo state persone importanti. Presero mia madre dalle braccia di mio padre con forza per metterla nella barella. Lui li seguì nella stanza, ma nel momento in cui gli dissero di fermarsi e lasciare che i medici facessero il loro lavoro, impazzì. Strappò tutti i sedili nella sala d'attesa come se fossero di plastica, gridando il suo nome ancora e ancora. Rimasi al mio posto, scioccato. Non avevo mai visto mio padre infuriarsi come un toro pronto a distruggere tutto quanto. Brody cercò di avvicinarsi a lui, ma papà lo spinse via come una bambola di pezza. Balzò indietro e atterrò ai miei piedi con un botto forte. Immediatamente lo aiutai a rialzarsi e lo portai fuori dalla portata dell'ira di nostro padre. Non sapendo cosa fare dopo, accompagnai Brody fuori dalla stanza e lo lasciai andare una volta raggiunto l'altro lato del corridoio, ma lui si aggrappò a me per avere supporto. Il rumore della demolizione risuonava nell'aria. Il personale era spaventato ad entrare nell'area d'attesa. Se è così che ci si sente quando il proprio compagno è in pericolo, non voglio sperimentarlo io stesso. "Starà bene, dimmi che mamma starà bene?!" Il corpo tremante di Brody sfuggì alla mia presa e lui si inginocchiò sul pavimento singhiozzando. Non sapevo cosa dire. Stavo pregando affinché stesse bene, ma non sembrava. Scossi la testa ai miei stessi pensieri e mi avvicinai a Brody per calmarlo. "Starà bene. Probabilmente ha mangiato qualcosa che l'ha fatta vomitare." Non ero sicuro se stavo tranquillizzando lui o me stesso. Ma il pensiero di mio fratello piccolo che piangeva mi fece indossare i miei panni del fratello maggiore. Lo strinsi tra le braccia mentre cercavo di capire la situazione. In quel preciso momento, le porte si aprirono e l'infermiera uscì, portando con sé un leggero profumo che fece agitare il mio lupo. Proveniva dal corridoio opposto da quello in cui mia madre era stata portata. Osservai l'interazione tra il personale medico. L'infermiera scosse la testa con un deluso "NO," informandoli che il paziente non aveva fatto alcun progresso e quella conversazione silenziosa mi spinse a saperne di più. Guardando il bancone dell'accettazione, mi incuriosii. Di cosa stavano parlando? Combattuto tra la condizione di mia madre e il profumo allettante, mi opposi duramente, nonostante il mio lupo mi dicesse di andare. Tesi le orecchie per sentire la conversazione nella stanza in cui mia madre veniva visitata. Ma quel profumo mi fece allentare la presa su mio fratello e guardare verso la porta. Lo lasciai andare e, chiudendo gli occhi, inspirai di nuovo il profumo. Fresie fresche e vento primaverile si impadronirono di tutti i miei sensi. Era fragrante, così delicato e debole ma il mio corpo rispose immediatamente ad esso. Lasciai Brody bruscamente e mi diressi verso la porta come se fossi incantato. Il profumo mi stava portando al limite della nostra esistenza. Il mio lupo, orgoglioso e indistruttibile, chiedeva di fare i prossimi passi. E in quella trance, guidato da un potere a cui non potevo resistere, raggiunsi la porta bianca. Non avevo sentito le voci dietro di me che mi dicevano di stare lontano o avevo deciso di ignorarle? Le infermiere dicevano che era vietato entrare e Brody mi gridava di non lasciarlo da solo. Ma il profumo mi costringeva a seguirlo e lo feci. Aprii le porte e annusai l'aria. Attraverso la piccola fessura, il profumo mi colpì dieci volte di più. Con la maniglia ancora in mano, vidi che il reparto non aveva alcun nome scritto sul pannello, nessuno aspettava fuori singhiozzando per lo stato della persona dietro le porte. Non c'era nessuno che si prendesse cura di lei. Ma il mio lupo mi aveva detto di aprire la porta e di entrare. Così, per la prima volta in vita mia, feci quello che mi aveva chiesto. E il profumo mi colpì due volte con lo sbattere della porta. Era mescolato con i medicinali, ma era il miglior profumo della mia vita. E quando guardai la persona quasi morta sul letto, la mia mente, il mio lupo e la mia bocca finalmente pronunciarono quello che avevo sperato e atteso da tutta la mia vita: "COMPAGNA."
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