7. Corri il rischio

2388 Words
Prospettiva di Rory Trascorsi altri tre giorni in ospedale. Per fortuna furono tutti insieme a Blake. E per tutto il tempo parlammo di tutto e di nulla. Dalle cose semplici come il colore preferito, a cose più serie sulla sua vita, famiglia e amici. Era un uomo d'affari che gestiva l'azienda di famiglia avviata dalla madre quando era bambino. Era diventato amministratore delegato due anni fa insieme al suo migliore amico. E adesso stava preparandosi a prendere il controllo dell'eredità di suo padre come sindaco di una città. Scoprii che la posizione veniva trasmessa alla generazione successiva e non scelta con elezioni. Per quanto strano potesse sembrare, parlava della comunità con tanta passione e dedizione che credevo fosse la persona giusta per assumere la carica. Aveva un piano rigoroso per il futuro ed era pronto ad attuare i suoi progetti per rendere i cittadini più felici. Per quanto riguarda le cose più semplici di lui, scoprii che amava suonare la chitarra per rilassarsi e odiava il cioccolato. Chi odia il cioccolato? Non avevo ricordi e non sapevo del mio passato ma il cioccolato era qualcosa che avevo desiderato negli ultimi giorni in quell'ospedale. Ma per quanto fossi felice di sentirlo parlare, non riuscivo a trovare nulla di importante su di me. Era frustrante e deludente. Tutte le mie risposte erano basate sul tempo che avevo trascorso là quindi non ero sicura: venivano tutte dalla vera me o erano basate sulla situazione del momento? Blake cercò di scoprire alcune informazioni sul mio passato e usò persino il suo complicato programma per rintracciare il proprietario dell'auto che guidavo, ma sembrava che non esistesse. Forse l'avevo rubata. Tutto ciò che sapevo riguardava il fatto che fossi arrivata in quella città per fare il pieno di benzina e mangiare e mi sentissi triste per qualcosa. Mentre guidavo, avevo colpito qualcosa ed ero finita qui con qualche graffio e una lesione cerebrale che aveva causato il coma e la perdita di memoria. Era strano però, non ero un medico ma un incidente del genere avrebbe dovuto lasciarmi con lesioni più gravi, non solo con qualche graffio. Avrei dovuto avere degli arti rotti ingessati e sarei dovuta rimanere in un letto di ospedale per mesi, non solo per pochi giorni. Supposi di essere stata fortunata. Erano passate più di due settimane dall'incidente e mi sentivo meglio. Gli unici effetti collaterali erano lievi mal di testa di tanto in tanto quando cercavo di ricordare qualcosa. Quindi smisi, dicendomi che i miei ricordi sarebbero tornati prima o poi. Blake mi aveva aiutato con tutto, ad andare in bagno quando ne avevo bisogno, a pettinarmi i capelli quando le mie mani facevano male dopo aver usato troppa forza per districare i nodi, mi aveva persino portato degli abiti di ricambio per sostituire quel brutto e umiliante camice, quando dopo una doccia mi ero lamentata al riguardo. Non avevo niente con me. Il dottor Logan disse che i miei vecchi vestiti erano stati bruciati a causa dei tagli e delle macchie di sangue. Non avevano trovato documenti in essi o nell'auto distrutta. Questo non mi andava giù. Mi chiedevo se la mia famiglia mi stesse cercando o se avessi una famiglia. Dopo tutto questo tempo qualcuno avrebbe dovuto cercarmi. Ma non avevamo scoperto nessuna segnalazione di persona scomparsa, nessuna offerta di ricompensa per trovarmi. Questo mi fece capire che ero sola. E non sapevo dove andare. Un'emarginata in fuga, che cercava di trovare un posto migliore per ricominciare da capo. Quando Blake mi raccontava tutte le storie incredibili sul posto in cui viveva e sulle persone che si prendevano cura l'una dell'altra, ero così affascinata che iniziai a immaginarmi come un membro di questa comunità. Ma nel profondo sapevo che era inutile, nel momento in cui sarei uscita dall'ospedale, lui sarebbe tornato alla sua vita e io sarei stata lasciata sola a capire cosa fare dopo. Quindi devastata e senza speranza, non accettai il suo invito a partire con lui. Aveva delle responsabilità e se mi fossi aggiunta alla sua agenda, avrei solo causato più problemi alla sua vita rigida piuttosto che portare qualche beneficio. Questo pensavo fino al momento in cui ricevette una videochiamata da sua madre. "Ciao, tesoro, come state?" La voce dolce e gentile mi indusse a sistemare i capelli. Era come un istinto per impressionare la madre del mio ragazzo. Era stupido in quel momento, ma volevo fare del mio meglio per apparire in forma. Blake sorrise allo schermo, poi mi guardò con una domanda nei suoi occhi: "Sei pronta?" Annuii e trattenni il respiro quando si alzò dal divano e si sedette accanto a me, mostrandomi lo schermo. Vidi una bellissima donna di quarant'anni con lunghi capelli castani, occhi grigi e un sorriso da orecchio a orecchio. Non sapevo cosa mi fosse preso, ma le regalai il mio miglior sorriso e la salutai con un cenno. "Oh, Signore, sei ancora più bella rispetto all'ultima volta che ti ho vista, Rory. Come ti senti, cara?" chiese sua madre con una mano che si stringeva la camicia sul cuore mentre versava qualche lacrima. Rimasi sbalordita dalla sua reazione e i miei occhi si sono inumidirono momentaneamente, sentendo l'amore che proveniva da lei. "Sto bene, signora Jones. Mi sento come nuova," risposi sinceramente. Con Blake al mio fianco mi sentivo una ragazza completamente nuova. Lei si limitò a scrollare le spalle e ad asciugarsi le lacrime. "Sono Mandy, tesoro, non devi essere così formale. Presto saremo una famiglia." Mi sono sentita commossa dalla sua richiesta e feci come mi aveva chiesto. La chiamai per nome e fu una bella sensazione. Mi chiese molte cose riguardo ai miei progressi di guarigione ed era soddisfatta della velocità del processo. Era sinceramente interessata alla mia condizione e a un certo punto la nostra conversazione escluse Blake. Mandy mi diede dei consigli su come trattare Blake quando si mostrava testardo o esigente. Questo le fece guadagnare un sacco di grugniti da parte di Blake e di occhiate quando lei gli ricordava le sue avventure da bambino. L'intera conversazione era stata così piacevole e divertente che non notai che avevamo passato quasi due ore a ridere e a chiacchierare. Mi sentivo a mio agio a parlare con Mandy e mi sentivo accolta nelle loro vite, chiese di andare a trovarla, non pensai ad altro che ad accettare il suo invito. "Allora, domani ti farò fare un giro e potrai scegliere dove vuoi stare. Sono così felice di averti qui, cara. Significa molto per me, per la mia famiglia e i nostri amici, ma soprattutto per il mio Blake," concluse Mandy e, prima che potessi salutarla, Blake chiuse il laptop e mi guardò con un sorriso smagliante. "Grazie per aver accettato l'invito. Non hai idea di quanto sia felice in questo momento. Ti innamorerai di quel posto." Ero ancora sotto shock per la mia accettazione, ma nel profondo del mio cuore sapevo che era la scelta migliore da fare. Ero desiderata lì, quindi come avrei potuto rifiutare tale idea? Tutta la notte prima delle dimissioni, non riuscii a dormire. Ero così eccitata e spaventata allo stesso tempo e pensavo a tutte le cose che sarebbero potute succedere. Guardai Blake che dormiva sul divano che era troppo piccolo per il suo enorme corpo. Ciò mi fece ridere un paio di volte, sembrava così adorabile mentre cercava di trovare la posizione migliore per adattarsi. Ogni volta che si girava, emetteva dolci gemiti quando il suo braccio o la sua gamba cadevano a terra. Quest'uomo era divertente e bello anche mentre dormiva. Il cielo si stava rischiarando, ma il sonno non arrivava, anche se gli occhi mi facevano male e la sensazione di sabbia dietro le palpebre mi infastidiva. A quel punto, aspettai solo che arrivasse la mattina. Guardai l'alba attraverso la finestra, cercando di calmare i nervi per il fatto di andare in un posto sconosciuto con Blake. Stavo immaginando tutti gli scenari possibili nella mia testa riguardo all'incontro con la sua famiglia e i suoi amici quando sentii un gemito carino provenire dal divano, segno che Blake stava pian piano svegliandosi. Cercò di stiracchiarsi, ma sibilò mentre si grattava il collo. Era troppo grande per quel divano. Immagino che l'ospedale non fosse preparato per ospitare persone così ingombranti. Blake si sdraiò su un fianco di fronte al mio letto e continuò a dormire. Guardandolo da vicino, mentre non mi intimidiva, ammiravo il suo aspetto. Era alto e muscoloso, con grandi braccia, gambe lunghe e tatuaggi che gli coprivano le braccia e il collo. Almeno era quello che avevo visto attraverso la sua maglietta. Quel po' di barba che aveva per il fatto di non essersi rasato da qualche giorno gli dava un'aria da "cattivo ragazzo". Ero tentata di grattare il suo corpo con le unghie Le sue labbra carnose si muovevano mentre russava in modo adorabile. Gli zigomi alti, il naso dritto e i capelli castani scuri che gli scendevano sulla fronte facevano qualcosa al mio corpo. Ero spaventata che solo il suo aspetto mi facesse desiderare di averlo tra le gambe. E la sua caratteristica più affascinante, quella che mi mandava in tilt il cervello ogni volta che mi guardava, erano i suoi occhi verdi, che al momento erano chiusi mentre sognava. Erano così seducenti e affascinanti che avrei potuto guardarli tutto il giorno senza annoiarmi. Era l'uomo più bello che avessi mai visto e il pensiero che fosse qui per me era incredibile. Sapevo che una volta che avrei riacquistato i miei ricordi, mi avrebbe lasciato andare a vivere la mia vita precedente e questo mi fece del male e mi fece scappare una lacrima. La asciugai in fretta e scossi la testa per non lasciare che i pensieri negativi mi consumassero. Almeno avevo qualcuno che si prendeva cura di me. Non importava che una volta in cui sarei stata bene sarebbe finito tutto. Decisi di correre il rischio, di seguire l'intuizione e di andare con lui. La vita è troppo breve per non provare qualcosa di diverso. Quindi potevo almeno provare e visitare un altro posto. Un'ora dopo, Jane, la mia infermiera personale, entrò nella stanza il più silenziosamente possibile per non svegliare Blake. Mi tolse la flebo dal braccio e mi sorrise con un sorriso radioso. Era sulla cinquantina con rughe e qualche capello grigio nella crocchia, ma il suo spirito era sicuramente più giovane. Era stata così gentile con me durante la mia degenza. "Sei molto fortunata ad avere un alfa come lui che si prende cura di te. Alcuni non sono così attenti e gentili. Hai fatto tredici, tesoro. È un angelo custode. Non fartelo scappare," disse Jane una volta finito di mettermi un cerotto sull'avambraccio. Le sue parole si ripetevano nella mia testa. Ma una una in particolare mi risultava così inquietante: alfa. Avevo letto qualcosa in passato ma non riuscivo a ricordare quando o dove. Probabilmente parlava del suo atteggiamento da grande e spaventoso capo. Mentre era qui con me, aveva intimidito la maggior parte del personale con il suo atteggiamento e tutti gli portavano rispetto, temendo di dirmi qualcosa, specialmente gli uomini. "Grazie di tutto. Apprezzo davvero il tuo aiuto, Jane. Sei la persona più gentile in questa ala," sussurrai, ma lei si limitò a muovere la mano come a dire che non era nulla. "È il mio lavoro, tesoro." Le sue parole erano vere, quello era il suo lavoro, ma altre infermiere più giovani cercavano sicuramente di attirare l'attenzione di Blake, ignorandomi del tutto. Avrei voluto darle qualcosa in segno di gratitudine, ma non avevo nulla, solo le mie parole gentili. Lei mi sorrise e uscì dalla stanza proprio quando Blake cominciava ad aprire gli occhi. Non riuscii a trattenere le palpitazioni quando mi guardò e sorrise. Il suo semplice sguardo faceva cose al mio corpo che non sapevo fossero possibili. "Buongiorno, Rory, come ti senti oggi? Felice per la nuova avventura?" mi chiese mentre si passava una mano tra i capelli nel tentativo di pettinarli. I miei occhi si posarono sui suoi bicipiti, che si gonfiavano a ogni suo movimento e involontariamente mi leccai le labbra secche mentre il mio cervello mi mostrava le possibili immagini delle sue grandi braccia avvolte mentre divorava le mie labbra. Una piccola risatina mi fece alzare lo sguardo verso il suo viso. Un accenno di malizia era ancora nei suoi occhi e mi sentivo troppo imbarazzata per essere stata sorpresa a fissarlo. Sentivo le orecchie bruciare per l'imbarazzo, il viso probabilmente rosso come un peperone. "Non essere timida, mio splendore, non mi dispiace che mi guardi. Anzi, lo faccio anch'io quando ti guardo, tesoro." La sua voce era bassa e profonda quando pronunciò quelle parole, come se mi stesse seducendo. E ci riuscì alla perfezione. Ogni volta che usava nomignoli carini ero così lusingata che quasi mi scioglievo in una pozzanghera. Ma non era nulla in confronto al suono del mio nome che usciva dalle sue labbra. Ogni volta mi faceva venire i brividi di piacere lungo la schiena. Avevo la sensazione che solo le sue parole o un semplice sguardo mi provocassero strane sensazioni. Sorbendo la saliva, osai guardarlo ancora una volta e sorrisi, vedendo che aveva già un sorriso sul viso. "Sei pronta ad uscire da questa dannata stanza?" chiese, alzandosi e offrendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi dal letto. La presi, l'elettricità mi attraversò il braccio e repressi il gemito che minacciava di sfuggirmi dalle labbra. Scivolando giù dal letto, lo guardai ed espirai. "Sì, più di quanto lo sarò mai." Ci sorridemmo, poi Blake mi condusse in bagno per fare la doccia e cambiarmi mentre lui preparava tutte le nostre cose. Mi presi il tempo che volevo sotto la doccia, cercando di cancellare i miei pensieri vergognosi su di lui. Rinfrescata e vestita, andammo alla reception per firmare i documenti di dimissione. Dopo venti minuti di conversazione con Jane, fui così felice di sapere che Blake le aveva già regalato un cesto di frutta in segno di gratitudine per essersi presa cura di me. Fu così carino quel gesto che non potei fare a meno di apprezzare le sue azioni. Jane mi diede il suo numero, mi abbracciò forte e, prima di tornare al lavoro, mi chiese di chiamarla di tanto in tanto. Blake pagò il conto e lasciammo l'ospedale con la mia mano saldamente posata nella sua. "Avventura, sto arrivando."
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