Prospettiva di Rory
Sentivo dolore in ogni fibra del mio corpo. I tentativi di muovere le dita dei piedi mi provocavano dolori atroci, quindi smisi. L'oscurità che mi circondava mi soffocava e mi sentivo intorpidita, quasi strappata via dal mio corpo come un fantasma che galleggiava per trovare la strada di casa.
Non si sentivano suoni o movimenti in quel terribile silenzio. Avevo paura. Era questo il purgatorio prima di partire per il paradiso? Non lo sapevo, quindi mi sforzai di rilassarmi. Non sapevo quanto tempo fosse passato, ma alla fine i suoni deboli raggiunsero le mie orecchie e feci del mio meglio per seguirli. Più li seguivo, più dolore provavo.
Ma una voce stava raggiungendo le profondità della mia anima, costringendomi ad affrontare la tortura per trovarne la fonte. Più nuotavo verso la voce, più il dolore diventava insopportabile, ma in qualche modo lenitivo allo stesso tempo. Urlando internamente, superai l'ultima barriera e riemersi dalle acque oscure.
Tutto il dolore era scomparso, sostituito da una sensazione strana ma coinvolgente di elettricità e calore che invadeva il mio corpo. Stavo godendo di quella sensazione quando improvvisamente sentii una voce profonda, seducente, che risvegliava il corpo e aprii gli occhi di scatto.
Ciò che vidi era magico. Occhi verdi profondi trafiggevano la mia anima, arrivando direttamente al mio cuore. Ero costretta a fissare il suo sguardo per non sprofondare di nuovo nell'oscurità. La sensazione era indescrivibile. Non sentivo nulla intorno a me, quegli occhi mi trascinavano nel mondo da cui non volevo fuggire.
Quando trovai la voce dopo aver bagnato la mia gola secca, feci la prima domanda che mi venne in mente. Ma la risposta non mi diede alcuna idea di cosa stesse succedendo. Più informazioni ottenevo dagli sconosciuti, più ero confusa. Non mi aspettavo di essere in ospedale. Cercavo di ricordare il motivo per cui ero qui, ma la mia mente era vuota. Quando il proprietario degli splendidi occhi verdi mi chiese il mio nome, piansi, non riuscendo a ricordare quella cosa semplice.
Il suo tocco mandava scosse elettriche al mio corpo, le sue calde labbra che baciavano la mia testa mi facevano sentire al sicuro. Ma chi era lui per farmi sentire così? Chi ero io per lui?
Chi ero io?
Ancora leggermente dolorante, il mio cervello si rifiutava di darmi tutte le risposte alle mie domande. Tutto ciò che sapevo era la sensazione di sicurezza che quell'uomo affascinante mi dava con ogni tocco, parola e azione. Dopo aver pianto a dirotto per non ricordare il mio nome, mi addormentai di nuovo, godendomi la gioia della sua presenza e quel tocco che leniva il dolore.
"Che danno c'è stato?" Ero mezzo sveglia, ma potevo sentire appena la sua voce nervosa, piena di preoccupazione e tristezza.
"L'amnesia è la mia ipotesi migliore, in base alle sue risposte. Probabilmente si sente persa e spaventata in questo momento. Suppongo che sia un effetto del trauma cranico. Mi dispiace, ma al momento non so altro. Dobbiamo ancora fare altri esami e preferibilmente ottenere più informazioni da lei," rispose qualcuno, temendo che le parole venissero dette ad alta voce.
Sentii un suono irritato tipo un un gemito che fu accompagnato da un leggero tocco sulla mia mano destra e seguito da un bacio sulle mie nocche, il quale raggiunse direttamente il mio cuore, facendolo battere più forte. Il suono del monitor del mio cuore lo rifletteva, annunciando a tutti i presenti nella stanza che io ero sveglia.
"Ehi, piccola, puoi aprire i tuoi bellissimi occhi per me?" Di nuovo quella voce affascinante parlò, e i miei occhi si aprirono come se fossero costretti a farlo.
Di nuovo il mio cuore si fermò alla vista dell'uomo davanti a me. Era così bello che dovrebbe essere illegale avere un aspetto del genere. Con i suoi occhi verdi e i capelli scuri, mi sorrideva come se fossi il suo sole nella notte più oscura; non potevo reprimere la sensazione di felicità nel sapere che era qui con me.
"Ciao, splendore, come ti senti oggi?" mi chiese, spostando via i capelli dalla mia fronte. Il suo tocco inviava scintille piacevoli attraverso tutto il mio corpo, raggiungendo anche le dita dei piedi con un solo tocco.
"Bene," fu tutto quello che potei mormorargli. Il suo sguardo mi penetrava e mi intimidiva allo stesso tempo.
"So che non sai molto, ma io sono Blake. Ricordi il tuo nome?" chiese e con la sua semplice domanda il mio cervello si concentrò su di essa. Qual era il mio nome? Non lo sapevo. Per quanto tentassi, non riuscivo a ricordare nulla. Sconfitta, sospirai, preparandomi a dargli la stessa risposta, quando una voce flebile nel profondo della mia testa mi diede la risposta.
"Rory." Lo guardai, chiedendomi se fosse la verità. Lui sorrise solamente. E sentii il nome risuonare nella mia testa sempre più forte, quindi ripetei il nome con più sicurezza.
"Mi chiamo Rory. O almeno penso che sia il mio nome," gli risposi, sorridendo leggermente.
Blake fece lo stesso, ma con maggior intensità. Se pensavo che fosse bello prima, con quel sorriso era mozzafiato. Avrei voluto avere qualcuno come lui al mio fianco. Ma uomini del genere erano probabilmente impegnati con una splendida modella bionda. Il pensiero di lui con qualcun'altra mi faceva male al cuore e smorzava il mio umore.
"Cosa c'è che non va, Rory? Ti ho fatto del male?" chiese Blake, preoccupato nel vedere il mio viso triste, che cercavo disperatamente di nascondere. Il suo affetto mi faceva provare emozioni e non ero pronta ad ammetterlo, era solo un estraneo per me. Eppure tutto in me lo richiamava. Ma dovevo essere forte, soprattutto se lui fosse sparito una volta che mi sarei ripresa.
"No, non mi fa male niente. Sono solo stanca." Non sapevo dove nascondere il mio sguardo, per non far capire i miei veri sentimenti. Lui si avvicinò al mio letto e mi sollevò il mento, quindi non avevo altra scelta se non incontrare il suo sguardo.
"Dimmi cosa c'è che non va, così posso aiutarti." La sua voce dolce non aiutava a nascondere nulla. Era come un invito ad aprirsi, quindi io lo feci.
"È solo che mi sono svegliata in ospedale senza sapere cosa sia successo o chi io sia. E tu sei qui, a prenderti cura di me come se io fossi importante per te. Eppure non ti conosco, non ricordo nulla di te e nemmeno il mio nome, non sono sicura che questo sia reale. E quella strana sensazione di scosse elettriche quando mi tocchi è meravigliosa, ma sconosciuta. È... è come un richiamo a stare più vicini. Come se ci appartenessimo. Come una sorta di incantesimo e ho paura perché non so cosa stia succedendo." Tutti i miei pensieri traboccarono mentre lui ascoltava.
Non aveva mai distolto lo sguardo da me. Aveva semplicemente sospirato alla fine. E mi sentivo imbarazzata per aver detto cose così stupide. Mi nascosi il viso tra le mani, sperando che non pensasse che fossi delirante. Beh, considerando la mia condizione, era possibile. Risuonarono in me le parole del dottore "trauma cranico".
"Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri con me," disse Blake, togliendomi delicatamente le mani via dal viso, così lo guardai attraverso le ciglia. Sapevo che il mio volto era rosso come un pomodoro dall'imbarazzo.
Stava ridendo, almeno l'avevo fatto sorridere. "Se ti fa sentire meglio, sento le scintille, le scosse elettriche, o come vuoi chiamarle, anche io ed è meraviglioso." Quella dichiarazione mi fece sorridere. Era bello sapere che anche lui era coinvolto allo stesso modo.
"Non ti avevo mai incontrata prima di venire in ospedale nove giorni fa. Stavamo tornando a casa quando mia madre si è sentita male e siamo venuti di corsa qui, per un equivoco sono entrato nel tuo reparto e sono rimasto colpito da te all'istante. Quindi suppongo che sia quell'attrazione di cui stai parlando." Accarezzò la mia guancia con il pollice. "E dal primo momento in cui ti ho vista, sei diventata importante per me."
Quelle semplici parole mi fecero stupire. Era qui per me. Prima che potessi rispondergli, le porte della mia stanza si aprirono e un uomo sulla trentina entrò. Aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri e un sorriso cordiale sul bel viso. Era vestito con un camice bianco e uno stetoscopio appeso al collo, sapevo che era un dottore.
"Buongiorno, come si sente la mia paziente questa sera?" chiese, fermandosi alla fine del mio letto.
"Il suo nome è Rory," lo informò Blake e il sorriso del dottore si allargò.
"Piacere di conoscerti, Rory. Sono il dottor Felix Logan. Puoi dirmi come ti senti?"
E poi mi ricordai di lui, era nella stanza quando mi ero svegliata la prima volta. Era lo stesso dottore che mi aveva fatto delle domande, ma per qualche motivo ignoto, i miei occhi si erano concentrati solo su Blake, ignorando tutto e tutti intorno a me.
"Sento un piccolo dolore nella parte posteriore della nuca, il mio corpo è esausto e debole e ho fame," risposi sinceramente. Sentii lo stomaco brontolare solamente nominando il cibo.
"Il dolore diminuirà col tempo, e per quanto riguarda la stanchezza, con il riposo e pasti adeguati riacquisterai le tue forze. E per quanto riguarda la memoria, ricordi qualcos'altro?" chiese il dottor Logan, ma scossi la testa e lui annuì comprensivo. Mi informò di alcuni altri esami che voleva fare, e disse a Blake cosa potevo mangiare dal menù dell'ospedale prima di lasciarci soli.
"Quindi adesso dobbiamo mettere un po' di cibo nel tuo stomaco arrabbiato prima di tornare a dormire," scherzò Blake, facendomi ridacchiare. Uscì dalla stanza per chiedere a un'infermiera di portarmi del porridge e della frutta. In cinque minuti, una poltiglia dall'aspetto orrendo fu messa sul vassoio insieme a un piatto colorato di frutta fresca.
"Mangia, Rory, è tutto quello che il dottore ti ha permesso di avere." Blake mi rimproverò quindi mi tuffai sul cibo. Se il l'aspetto del porridge sembrava brutto, il sapore era peggiore, ma grazie all'anguria succosa e alle banane dolci, mangiai tutto. Con la pancia piena, sentii i miei occhi diventare pesanti e senza preavviso caddi addormentata.
Trascorsi una notte molto piacevole. Anche se non avevo fatto sogni, mi sentivo in pace. La mattina seguente, Blake mi aiutò a camminare fino al bagno dopo aver insistito per far sì che l'infermiera si sbarazzasse di quel catetere umiliante dalle mie parti intime. Mi sentivo imbarazzata al pensiero che Blake avesse visto la mia pipì nella borsa appesa al lato del mio letto per così tanto tempo.
"Vuoi che ti aiuti ad entrare?" La domanda di Blake mi fece alzare lo sguardo sconvolto su di lui e per la prima volta vidi un sorriso beffardo sul suo volto.
Era più alto di me, appena gli arrivavo al petto. La mia piccola figura sarebbe sparita tra le sue braccia. Quando non gli risposi subito, lui rise e mi accompagnò dentro al bagno, quindi uscì, chiudendo la porta dietro di sé.
"Stava scherzando," mi ripresi per aver pensato altrimenti e con cautela su gambe ancora deboli feci i miei bisogni. Ma nel momento in cui guardai il mio riflesso nello specchio sopra il lavandino, feci un altro gesto di sorpresa.
Disordinata.
Era la migliore descrizione di me stessa. Avevo i capelli annodati e unti, le occhiaie e la carnagione pallida. Non volevo controllare il mio alito, sapevo già che non era buono neanche quello.
"Vorrei fare una doccia e lavarmi i denti, per favore chiedi a un'infermiera!" In qualche modo sapevo che Blake era dietro la porta ad aspettare di accompagnarmi di nuovo a letto. Mi disse di aspettare un minuto. Ed esattamente un minuto dopo, con un colpo dolce alla porta, un'infermiera di mezza età entrò con un nuovo camice da ospedale e articoli da bagno.
Mi imbarazzava mostrarle il mio corpo nudo, ma mi disse di voltare le spalle e togliermi il camice all'interno della doccia aperta. Mi aiutò a lavarmi e a spazzolare i capelli. Vestita con il camice nuovo e fresco, mi lavai i denti e mi sentii più soddisfatta del mio aspetto.
Blake mi aiutò a tornare a letto e coprì il mio grembo con una coperta. L'infermiera, di nome Jane, tornò nella mia stanza con un'altra sacca di flebo e la attaccò al mio braccio. Blake mise un altro vassoio di cibo sul letto e iniziai a mangiare.
"Come ti senti, Rory?" chiese mentre stavo gustando un altro pezzo di mela. Stavo per rispondergli quando un colpo alla porta mi fermò. Guardai nella direzione del suono e scorsi una bellissima donna entrare sorridendo a Blake così vivacemente che provai gelosia. Era alta, in forma e un po' più grande di me. Aveva un'aura di fiducia attorno a lei, come se fosse stata padrona di quel posto.
Blake si alzò dalla sua sedia con un sorriso, la abbracciò e le baciò la guancia. Sembravano così perfetti insieme. I suoi vibranti capelli rossi erano perfettamente acconciati in uno chignon e il suo semplice vestito nero metteva in mostra tutte le sue curve perfette. Probabilmente era la sua fidanzata. Il mio cuore si spezzò a quella idea. E mi sentii così stupida a pensare di piacergli anche solo un po'. Guardai le mie dita per non mostrare la mia espressione devastata. Mi resi conto di quanto ero piccola e magra rispetto alla bellezza della stanza.
"Devi essere Rory. Blake mi ha parlato di te." La donna si sedette sulla sedia in cui Blake era seduto in precedenza. Non volendo essere scortese, girai la testa e la guardai con un piccolo sorriso.
"Oh, mia Dea, i tuoi occhi sono bellissimi. Voglio dire che tutto di te è bellissimo; Blake ha avuto fortuna a trovarti." Le sue parole erano piacevoli ma il sentimento di gelosia non svaniva.
"Sono così stupida, mi chiamo Isabella, ma gli amici mi chiamano Bella. Sono la migliore amica di Blake." Mi offrì la mano in saluto e io la presi. Ha detto "migliore amica". Non sapevo come sentirmi al riguardo. Guardai tra Isabella e Blake.
"Non state insieme?" chiesi, ancora confusa sulla situazione. Entrambi ridacchiarono alla mia domanda e Isabella scosse la testa.
"Oh no. Siamo solo amici. Hai fortuna che mio marito non abbia sentito, potrebbe arrabbiarsi per la tua accusa," rispose Isabella con una risata.
Guardai Blake e i suoi occhi erano fissi su di me, il mio cuore saltò un battito al suo sguardo intenso e penetrante. Sentii il calore affluire sulle mie guance e abbassai la testa e nascosi il viso con i miei capelli ancora bagnati.
"Beh, sono venuta solo a salutarti e informarti che i medici sono molto soddisfatti dei tuoi progressi. Potrai essere dimessa tra qualche giorno." Si alzò e si avvicinò a Blake, lo abbracciò di nuovo, poi se ne andò.
Il silenzio era assordante. Oltre ai suoni dei passi nel corridoio, non c'era alcun rumore. Mi sentivo così stupida a mostrare le mie emozioni a loro. Doveva aver pensato che fossi una ragazza disperata e appiccicosa che cercava di tenersi il suo ragazzo. Sentii quella scossa sulla mia guancia quando Blake spostò i miei capelli per vedere il mio viso. Il suo tocco era così gentile che mi avvicinai involontariamente a lui.
"Non devi sentirti imbarazzata, piccola, ho occhi solo per te." Mi fece girare per guardarlo. Mi stava sorridendo e i suoi occhi erano pieni di gratitudine, felicità e affetto. Gli sorrisi a mia volta, senza sapere cosa dire. Si chinò e le sue labbra arrivarono sulla mia fronte. Era un semplice bacio, eppure mi sembrava avere così tanto significato.
"Ora, hai sentito la notizia. Potrai essere dimessa tra qualche giorno. Quindi ho un'idea, forse possiamo provare qualcosa di divertente. Cosa ne pensi di passare il tempo a conoscerci meglio? Che ne dici?" chiese Blake riprendendo la sedia e io semplicemente annuii come risposta.
Era davvero una buona notizia. Questa stanza dell'ospedale era bella e completamente attrezzata, ma volevo uscire. Volevo tornare a casa. Ma appena il pensiero mi attraversò la mente, mi resi conto che non sapevo dove fosse casa mia. Non avevo memoria, nessun ricordo che potesse aiutarmi a scoprire il mio passato. L'unica cosa reale nella mia situazione era la voglia di stare con Blake. Forse avrebbe potuto aiutarmi a scoprire chi ero?