PROLOGO
MICK
«Devi abbassare la voce,» le sussurro all’orecchio, smettendo di pompare con i fianchi.
«Beh, se qualcuno la smettesse di fare quella cosa con le dita, forse potrei.»
Jolie ridacchia, ma la risata è flebile, simile a un mezzo gemito. Il mio cazzo le pulsa dentro, vuole che riprenda a muovermi, lamentandosi come un bambino che fa i capricci.
«Non posso farne a meno quando gemi così,» seppellisco il naso nelle onde color caffè e inalo il profumo di lozione solare e crema corpo agli agrumi e vaniglia.
«Se non la smetti sveglieremo tutti. E allora saremo davvero nei guai.»
Miranda, uno dei capi animatore del campeggio, con cui abbiamo lavorato entrambi negli ultimi tre mesi, ci ha già beccati a pomiciare nel fienile. Due volte. Ero fuori di me dall’imbarazzo. Ovviamente, Jolie ha solo scrollato le spalle e ha detto che la prossima volta avremmo potuto chiederle di unirsi a noi. Mi è quasi caduta la mascella quando lo ha proposto.
Se qualcuno mi avesse detto che avrei trascorso l’estate prima del terzo anno di college in questo modo non ci avrei creduto neanche in un milione di anni. Voglio dire, avrei creduto alla parte del lavoro al campeggio estivo, perché il Campeggio Woodwin è uno dei lavori meglio pagati a cui un universitario possa aspirare. Certo è impegnativo, con una ventina di ragazzini che si alternano ogni settimana nel tuo bungalow: ti devi occupare dei loro battibecchi, gestire la nostalgia di casa e via dicendo, ma non è così male. Ci sono hamburger e hot dog illimitati, il che è fantastico, e durante la giornata si fanno giochi e staffette. Ci sono anche un lago e una piscina olimpionica, quindi non solo posso nuotare ma posso anche insegnare. Per di più, come dicevo, a fine estate avrò duemila dollari in più in tasca. I soldi faranno una grossa differenza per me questo semestre, grazie a questo lavoro non dovrò cercarmi un’occupazione part-time e potrò concentrarmi sugli studi.
Ma credere alla parte della storia in cui vado a letto con la ragazza più sexy che abbia incontrato in vita mia? Avrei riso in faccia a quel qualcuno e gli avrei chiesto che fan fiction avesse letto di recente.
Vedete, sono un nerd. No, non è un modo di dire, lo sono davvero. Al liceo ho frequentato ogni corso extra disponibile. Suonavo la tuba nella banda della scuola. Io e i miei amici ci incontravamo una volta la settimana per guardare The Big Bang Theory e abbiamo continuato a giocare ai Pokemon per parecchio, anche quando era considerato fuori moda. I libri di medicina e i video degli interventi chirurgici su YouTube mi interessavano più del porno, per non parlare del fatto che al ballo di fine anno mi sono messo una cravatta con la tavola periodica disegnata sopra.
L’unica cosa che mi salvava e mi faceva guadagnare punti in figaggine è che so nuotare e sono dannatamente bravo a farlo. Ho vinto svariati campionati regionali e al mio liceo detengo il record per i cento metri stile farfalla. È il motivo per cui ho un po’ di muscoli e suppongo che anche l’abbronzatura che ho preso senza volere questa estate aiuti. A parte questo, ho ancora gli occhiali con la montatura nera e le magliette di Star Wars.
Non ho problemi con chi sono, o con dove questo mi pone in termini di tavoli della mensa e gruppi di amici. Non ne ho mai avuti. Onestamente mi piaccio e mi piace la mia vita.
Tutto questo per dire che una ragazza come Jolie Kenner non mi sceglierebbe mai. Neanche in un milione di anni. A meno che non si allineassero le stelle, finissimo dispersi insieme su un’isola deserta o, per qualche incredibile scherzo del destino, decidesse che non ha proprio niente di meglio da fare.
Fortunatamente per me, era la terza.
Abbiamo cominciato entrambi a lavorare al Campeggio Woodwin quando ha aperto la prima settimana di giugno, come coppia di animatori: uno per ragazzi, l’altra per ragazze. Il campeggio era misto, aveva venti bungalow in tutto, e ospitava lo sbalorditivo numero di quarantacinque animatori per sorvegliare i furfanti che arrivavano ogni settimana.
Ho incontrato Jolie il terzo giorno, durante il corso di tiro con l’arco, avevamo la pausa alla stessa ora. Mio Dio, se non era la creatura più bella che avessi mai visto. Onde di capelli color cioccolata che le scendevano fino a metà della schiena, occhi dello stesso colore che splendevano come diamanti scuri alla luce della luna. Il giorno in cui ci siamo incontrati indossava degli short di jeans microscopici, le gambe lunghe e affusolate terminavano con un sedere così sodo che dovevo alzare gli occhi al cielo in continuazione per non fissarlo.
Stessa cosa per il seno, che risultava il più sexy di tutti anche indossando regolamentare maglietta verde del Campeggio Woodwin. Ma c’era più del suo aspetto: Jolie Kenner è il tipo di ragazza che irradia carisma, sensualità e qualcosa che non so descrivere. Lei è la ragazza che in ogni commedia romantica, quando attraversa il corridoio della scuola, fa voltare tutti. Non puoi non guardarla, non c’è modo di impedirti di avvicinarla e rivolgerle la parola.
Qualcosa che le ho detto quel primo giorno deve aver attirato la sua attenzione, perché da quel momento abbiamo cominciato a flirtare a ogni conversazione, battute su cui poi rimuginavo tutte le volte che mettevo la testa sul cuscino. Lei mi prendeva in giro riguardo al mio grosso cervello e io sbagliavo nome di proposito, chiamandola Julia. Ogni sera per cena ci sedevamo allo stesso tavolo, controllando i nostri campeggiatori e divertendoci a parlare con doppi sensi.
E poi, una sera, mentre stavamo portando l’equipaggiamento per il molo e le canoe dentro il capanno vicino al lago, lei mi ha baciato. Mi ha sbattuto contro il muro e mi ha baciato.
Prima di Jolie, avevo fatto sesso con una sola ragazza. Brenda McClure mi ha tolto la verginità durante l’ultimo anno di liceo in un ripostiglio del seminterrato a casa di un amico. Aveva la macchinetta per i denti e i capelli crespi che continuavano a finirmi in bocca, sono abbastanza sicuro che mi ci siano voluti quindici minuti solo per infilarmi il preservativo.
Questo dimostra quanta dimestichezza ed esperienza abbia riguardo al sesso opposto. Accidenti, ho dovuto scrivere una lettera a uno dei miei amici per farmi mandare al campo una scatola di preservativi dato che non potevo lasciarlo. Non ne ho mai nemmeno tenuto uno di scorta nel portafogli, ecco quanto mi aspettavo di farmi una scopata, da maschio ventenne quale sono.
Da quel primo bacio, le cose sono solo andate intensificandosi. Per i primi due mesi ci siamo visti di nascosto ogni notte, dandoci appuntamento durante le pause e incontrandoci ogni volta che potevamo essere, anche soltanto vagamente, da soli. Eravamo come dei drogati, due conigli che si accoppiano in continuazione e non possono stare separati. Ho corso più rischi per fare sesso con Jolie di quanti ne abbia corsi in tutta la vita. Il pericolo è l’ultima cosa che si possa associare al mio nome ma questa estate ho scelto di guardarlo dritto in faccia.
Non solo lei mi ha insegnato tantissimo su quello che le donne vogliono, mi ha insegnato anche a non essere sempre così serio. A prendere i momenti della vita come vengono e a fregarmene delle conseguenze.
«Oh, Mick…» Geme, mentre la piego sopra il tavolo del refettorio.
È uno dei nostri posti preferiti, perché è sempre buio dopo le undici di sera e possiamo rubare una barretta di cioccolato quando abbiamo finito.
Il suo sedere mi sbatte contro l’inguine mentre la scopo, stringendole le mani intorno ai fianchi. I suoi capelli color cioccolato sono sparsi sul ripiano e lei mi sta guardando, quasi sfidandomi a farla ansimare più forte.
Dio, questa ragazza.
La mia mano scivola oltre il suo fianco, fino al punto in cui siamo uniti. Appiattisco il dito spingendolo contro il clitoride pulsante, disegnando dei cerchi proprio nel modo che la fa impazzire. Mentre muovo i fianchi e cerco di trattenere l’orgasmo, spingo più forte, mi muovo più veloce, cercando di non pensare che questa sarà l’ultima volta.
Sento Jolie tendersi, il suo corpo ha tutti i segni di un orgasmo imminente. E quando emette un lamento incontrollato, le copro la bocca, soffocando il suono contro il mio palmo.
Non sono molto lontano dall’orgasmo, vedo le stelle mentre le ginocchia cedono e vengo dentro il preservativo.
Quando mi piego in avanti, coprendo il suo corpo mentre siamo in piedi, ancora connessi, le premo dei baci sulla guancia. Un secondo dopo lei mi dà dei colpetti sul braccio, segnalandomi silenziosamente che è in una posizione scomoda e vuole che mi levi di dosso. Lo tiro fuori e già mi manca il suo calore.
«Che facciamo adesso?» chiedo io, senza fiato, mentre mi richiudo la zip degli shorts color kaki.
Jolie si infila di nuovo la sua maglietta verde del campeggio, mentre mi mordo la lingua per la delusione. Non rivedrò più il suo bellissimo corpo, non ascolterò più la sua risatina nell’orecchio mentre le mie mani vagano in posti che non toccheranno di nuovo e non parlerò un’altra volta con lei fino alle prime ore del mattino. Questo è diventato più di una semplice scopata per me, cosa che mi sorprende e mi intristisce allo stesso tempo. Non avrei mai pensato che Jolie fosse il tipo di ragazza con cui sarei stato capace di avere un legame che non fosse solo fisico, eppure lei è diventata un’amica. Parliamo delle nostre paure, dei nostri sentimenti e insieme ci divertiamo.
«Torniamo alla vita reale. La ricorderemo come l’estate perfetta e ci mettiamo sopra un bel fiocco.» Scrolla le spalle, come se niente di tutto questo la toccasse.
Devo far tacere la parte di me a cui importa, quella che vuole chiederle di tenerci in contatto o trovare un modo di continuare questa cosa. Perché ha ragione, anche se non conosce le mie motivazioni. Questo è il mio ultimo trionfo, la fine perfetta di un’estate fatta di spensieratezza e rischi da correre. Non sono quel tipo di ragazzo, ma mi sono permesso una pausa per divertirmi prima che la mia vita ritorni seria e focalizzata sullo studio.
Questo autunno comincerò una nuova università, una che mi proietterà, almeno spero, verso la scuola di medicina e verso la carriera che desidero. Non ho tempo per le distrazioni, per il sesso o l’amore o nessuna delle cose che Jolie potrebbe darmi.
Quindi, metto via i miei sentimenti. Per sei anni mi sono preparato a questo, ho dedicato la mia vita a una causa più grande di me. Jolie, o una qualunque relazione con una donna, sarebbe solo un’altra cosa a cui rinunciare per ottenerla.
«È stato bello venire con te.» Allungo la mano per salutarla.
Stringo il suo palmo, e il tintinnio della sua risata è la colonna sonora che sentirò nelle orecchie per i mesi a venire.