DUE – DRAGHI BASTARDI
I fratelli combatteranno e si uccideranno l’un l’altro, le sorelle saranno dissacrate in quest’era di acciaio e peccato. Il primo inverno non sarà che un refolo d’aria fredda comparato al secondo e al terzo. Nessuno avrà pietà del prossimo e la salvatrice sarà più fredda di tutti i venti del mondo. Possano gli Dei avere pietà della sua anima infranta. Possa lei avere pietà degli Dei.
Le Vere Pergamene del Ragnarok
KARA
Dragon’s Peak – Islanda
249 anni dopo
«Io ho finito, bestia!» grido, anche se non serve a molto. Il maledetto Drago è inarrestabile. Sento il calcio sullo stomaco prima ancora di vederlo e volo all’indietro contro la parete di pietra, che si sgretola all’impatto con le mie ali e la mia schiena corazzate. La mia armatura è indistruttibile, il resto di me no.
Il sapore del ferro mi riempie la bocca mentre sento un rivolo di sangue scendermi dalle labbra. Guardo il mio mentore e l’espressione compiaciuta sul suo volto, espressione che un giorno riuscirò a fargli passare. È così dannatamente antico. E anche se a duecentocinquanta anni non sono di certo una bambina, è come se lo fossi in confronto a lui. E anche in confronto al resto delle Valchirie, che qui non esistono più.
Essere l’ultima di qualunque cosa fa schifo, per la cronaca.
«Non avrai finito fin quando non lo dico io o fino a quando non mi batti con la spada o con le mani. E ora stringi l’armatura, Kara. In una battaglia vera il nemico non si fermerà come ho fatto io.»
Emetto un grugnito. «L’unica bestia che non riesco a battere finora sei tu… e quell’unico maledetto troll peloso. La mia armatura è stretta al massimo, lo sai. Non ho alcun controllo su di essa. È attiva o non attiva e al momento si prende cura di me.» Abbasso lo sguardo e osservo la mezza corazza, gli stivali di metallo e le mie braccia ricoperte dal polso alla spalla da una perfezione cremisi e oro. Le ali di metallo che formano il mio elmo sono state forgiate per permettermi di muovermi e allo stesso tempo proteggermi la parte superiore e quelle laterali del capo. L’armatura dovrebbe essere così pesante da trascinarmi a terra, ma mi sento leggera come se fossi vestita di lino e non ricoperta da metallo imbevuto di magia. I pezzi cremisi e oro sul mio corpo si abbinano alla corazza sulle mie ali e, prima che mi fosse richiesto di utilizzarla contro Zane, ho sempre goduto della sua bellezza.
Ma non è stata fatta per essere bella, mia piccola e vanitosa Valchiria.
«Fuori dalla mia testa, Drago. Non sono più piccola e di certo non sono vanitosa. Ho solo delle immagini per confrontare la mia armatura e direi che è bella. Come se Odino in persona l’avesse forgiata.» Abbassando lo sguardo, la ammiro di nuovo. Il modo in cui i colori si avvolgono e si intrecciano, come se l’alba stesse sanguinando… oh, sì, è davvero splendida. Zane mi ha raccontato storie sulla mia famiglia e sulle altre Valchirie che esistevano una volta. Sono la figlia di una scriba, ma questo non spiega perché la mia corazza abbia questi colori. Ignoro il colpo al cuore che avverto quando penso al disegno al carboncino realizzato da mia madre, poi colorato per me da Zane. Un anello fissato a una catenina indistruttibile mi pende dal collo, al cui interno scorrono antiche rune. Alcune parole sono scomparse a causa del tempo… ma non importa. Le so a memoria. È tutto ciò che ho di mio padre, Krakis, e questo anello non lascerà mai il mio collo. Non si adatterà alle mie dita, ma non me lo toglierò mai comunque. Per duecentoquarantacinque anni è stato lì e lì rimarrà anche dopo che avrò incontrato gli Dei.
L’elsa della spada di Zane mi colpisce al ventre e il mio acciaio si solleva più per riflesso che per altro, respingendolo all’indietro. Il mio sogno a occhi aperti è svanito e io sibilo all’indirizzo del Drago che mi ha strappato dalle volte tranquille dei ricordi evocati.
Para.
Colpisci.
Il fragore dell’acciaio mentre volano le scintille.
Ricomincia.
Quando sono ancora senza fiato per l’ultimo attacco, Zane si lancia contro di me. Non sono preparata e cadiamo entrambi. La sua forma massiccia, anche da uomo, mi copre come una spessa e calda coperta. La sua lama è alla mia gola, ma i suoi occhi catturano i miei. Quei bellissimi occhi sempreverdi. Una nuova sensazione mi avvolge e sento le cosce tremarmi mentre un calore che non ha niente a che fare con la battaglia si diffonde sul mio viso. Con quelle labbra piene su un viso da un lato indurito dal tempo e dall’altro addolcito per avermi cresciuta, Zane è uno dei pochi misteri che non riesco a risolvere. Una mascella squadrata ricoperta da un sottile strato di barba, che improvvisamente vorrei accarezzare, è a pochi centimetri da me. Un lampo di luce nei suoi occhi mi fa prendere un rapido respiro, mentre mi passo la lingua sul labbro inferiore. Il suo volto supera il mio e sono quasi contenta di non essere sotto lo scrutinio dei suoi occhi, fino a quando non sento quelle labbra vicino all’orecchio. Per gli Dei, che stia per…
«Sei morta, Valchiria. E così anche il resto della vita su ogni regno, perché tu hai fallito.»
Frustrata, provo a spingerlo via, ma Zane è duro come la montagna che abbiamo condiviso da quando ho lasciato la Scandinavia. «Togliti di dosso, bruto!»
Zane non si sposta e anzi sembra divertito dalla mia ridicola lotta. Rimango immobile. Lui è troppo vicino e il mio cuore batte per la vergogna e l’umiliazione. Di recente, la tensione quando stiamo insieme è densa come melassa e io non so come fermarla.
«Drago, mi stai schiacciando!» In realtà non lo sta facendo e io darei qualunque cosa perché lo facesse di più. Il suo sguardo languido si sposta sulle mie labbra e ci si sofferma mentre il suo pollice raggiunge la punta del mio orecchio. Vengo scossa da un tremito, non posso farci niente. L’energia di Zane mi debilita. Quello che succede poi mi sorprende più che se avessi visto un leprecauno.
Zane abbassa il capo e sfiora le mie labbra delicatamente. Il suo petto emette una vibrazione mentre lascio che le mie mani facciano ciò che vogliono, andando ad accarezzare quella barba irta. Gli afferro il collo e lo avvicino, costringendolo a baciarmi più a fondo.
Il Valhalla non è dolce come il sapore della tua bocca, mormora Zane nella mia mente.
La sua lingua non si limita ad assaporarmi, ma mi invade la bocca e conquista la mia. La mia armatura scivola via con un ordine conscio e la morbidezza della sua pelle sulla mia mi fa quasi gemere come una lupa in calore. Le lingue si intrecciano e i cuori battono all’unisono uno contro l’altro. Sento la sua mano avvicinarsi al punto che sta gridando per essere toccato. Vorrei fare un dietrofront interiore, ma sono troppo persa nelle sensazioni che mi stanno attraversando. «Sì, sì, sì… ti prego. Ho bisogno che tu mi ami, Zane.»
Lui si irrigidisce e si ferma troppo bruscamente, abbassando quella bocca fantastica nello spazio in cui la spalla incontra il collo. Penso che quei denti da Drago stiano per mordermi. Per gli Dei, ti prego, mordimi! Ma lui invece emette un grugnito. Il suo corpo si sfrega su capezzoli che al momento potrebbero tagliare il vetro e questa è una tortura sublime.
Si sposta prima che io possa implorarlo, e gli offrirei davvero qualunque cosa pur di far passare questa sofferenza. Implorerei la stessa Freyja se potessi, solo per un assaggio, una notte con lui. Il vento mi colpisce, abbattendo il desiderio che avvolge il mio corpo anche se lui non mi sta toccando.
Zane guarda a terra, a qualche metro da me. «Abbiamo finito per oggi. E non far sparire mai più la tua armatura a quel modo. Persino con me. Specialmente con me.»
«Zane, per favore.» Sollevo le sopracciglia, gli occhi fissi sul suo petto. «Non lasciarmi di nuovo così. Ho bisogno di te.»
Lui solleva la testa di scatto, osservandomi con una furia che non comprendo. «No, tu non hai bisogno di nessuno. Hai dimenticato, Valchiria, che tu non hai cuore? Non è tuo quanto quello che ho nel petto non è mio. Non siamo fatti per l’amore. Siamo fatti per la morte. Questo non succederà più.»
Prima che io possa rispondere, Zane lancia a terra il pugnale che era alla mia gola e si allontana.
«Non intendevo il tuo cuore quando ti ho chiesto di amarmi, idiota! Voglio il tuo corpo. E se tu non vuoi darmi quel sollievo, lo troverò!» Qualcosa si schianta nella sala e il suono di migliaia di pezzi di vetro in frantumi echeggia in lontananza. «Stasera uscirò, Zane. Me ne vado da questa montagna soffocante!»
Mi risponde solo il silenzio.
Bene. Non dire che non ti avevo avvertito, borbotto tra me e me, umiliata oltre ogni misura. Ho bisogno di qualcosa di più forte di un Drago, in termini di perdita di memoria. Ma prima ho bisogno di una doccia e di lavarmi i denti. L’odore del bosco dopo la pioggia è tutto su di me e il sapore che ho in bocca? Per gli Dei, è il sapore di ogni paradiso che sia mai stato creato.
Al Diavolo queste stronzate. Sono grande abbastanza per salvare gli Dei e i regni, anche se nessuno mi ha ancora detto come. Be’, allora sono di sicuro grande abbastanza per fare sesso con un uomo. O con dieci.
Ce ne vorrebbero almeno dieci per farne uno come Zane. Mi dirigo verso la mia stanza. Stasera uscirò e dimenticherò il mio presunto amante. Potrebbe continuare a piangere la sua compagna per altri mille anni e non riuscirei a smuoverlo.
Questo pensiero mi fa sentire in colpa, però. Un Drago ha una sola vera compagna e la sua è morta nel tentativo di proteggere le Valchirie dal genocidio, da ciò che so. Non parla mai di lei davvero, ma capisco comunque il suo dolore. Non dovrei spingerlo e decisamente non dovrei maledire la sua donna defunta. Per gli Dei, ho bisogno di andarmene da qui e ballare. Forse far finta di essere un’umana per una notte mi aiuterà a togliermi Zane dalla mente.
Vale la pena fare un tentativo.
* * *
Mi lavo via il glorioso… no il putrido odore di quel dannato Drago e quando ho finito so di vaniglia. Il mio tipo speciale di profumo arriva da uno dei più rinomati Chimici di Fragranze – sì, si chiama così e sarebbe estremamente scontento di essere chiamato in qualche altro modo – di Londra, che dopo dieci tentativi ha trovato la giusta combinazione. Non sono sicura di voler sapere cosa ci sia dentro, ma deve esserci qualche feromone extra preso da qualche Succube affamata di sesso, a giudicare da come Zane mi spoglia con gli occhi quando metto questa essenza, specialmente la prima volta che l’ho fatto. Conoscendone il potere, cerco di non provocare il Drago… non troppo, almeno.
Ho letto da qualche parte che il profumo e i feromoni rendono impossibile per gli uomini ignorare i loro sentimenti, se la miscela è quella giusta. Grazie, Mr. Chimico delle Fragranze, questa miscela è perfetta! Gli uomini possono essere così ottusi a volte ma, per la madre di tutti gli Dei, bruciavo come se il fuoco mi stesse consumando dall’interno quando il Drago ha ruggito per me quel giorno.
Come dannatissima lava.
E da allora, ogni giorno, sono stata coraggiosa abbastanza da mettere il profumo. E Zane ha mai fatto qualcosa al riguardo? No. E allora stasera l’essenza non è per il mio Drago. La mia speciale miscela erotica… sta camminando fuori dalla maledettissima porta.
Mi infilo la cosa più provocante e a malapena legale che possiedo: un abito nero che ha tagli sui lati e che fa quasi vedere il mio sedere sodo e fin troppo allenato. La schiena è praticamente scoperta e basterebbe un colpetto al petto per lasciar vedere al mondo la mia terza di seno. Sarò anche una Valchiria bassa, ma ho di sicuro ereditato qualche buona curva.
Curve che qualche uomo apprezzerà, dannazione.
Tacchi da quasi quindici centimetri, con cinghie d’argento che si legano alle caviglie, completano l’abbigliamento e per una donna con i capelli rossi direi che è il caso di tirare fuori del rossetto dello stesso colore. Forse è la ciocca bianca di capelli sul davanti che non può essere trovata in una bottiglia? Ero solita odiare quella ciocca con tutta me stessa fino a pochi anni fa, quando è diventata simbolo della mia rabbia. La mia chioma è un caos di ricci che mi arrivano fino al sedere quando sono asciutti, figuriamoci quando sono bagnati. Ho imparato che a Zane piacciono quando li ho sciolti perciò, a meno che non stiamo combattendo, li tengo così.
Provo a pensare a quando tutto è cominciato con lui. Un secolo e mezzo fa?
Non da molto.
Penso si senta in colpa per il fatto che sia andata fuori qualche tempo fa e abbia avuto qualche scappatella senza che lui potesse fermarmi. E non è stato affatto sesso epico. Ho dato la mia verginità a un qualche idiota negli anni Novanta e neanche mi sono divertita. Vorrei provare invece il vero sesso. Vorrei che fosse con Zane la mia seconda prima volta e vorrei che mi mostrasse come fa a far gridare le donne nella sua stanza in quel modo che mi fa andare fuori di testa. Ma no, lui ha qualche distorto senso del dovere quando si tratta di me. So che mi vuole, è chiaro nei suoi occhi e nell’odore che emana dopo essermi stato vicino. Di sicuro non è acqua di colonia. Perché non faccia niente al riguardo va al di là della mia comprensione.
Notizie dell’ultim’ora: non sei il mio paparino.
Non ho mai pensato a Zane in quei termini. Anche se mi ha praticamente cresciuto, non ha mai assunto quel ruolo. È l’unico uomo che abbia avuto intorno a lungo termine, ma non era molto presente quando ero piccola – il concilio lo ha tenuto occupato per i primi cinquant’anni o giù di lì – e, quando non ci stavamo allenando, non stavamo mangiando o non mi stava insegnando la storia dei regni, lo vedevo di rado. Zane è grosso modo il mio intero mondo, ma mio padre? Diavolo, no. Mio padre è Krakis, un re immortale di cui so poco oltre al fatto che è morto quando è morta anche mia madre e che suo padre – mio nonno – era Kryo, una sorta di piantagrane da ciò che mi ha raccontato Zane. Ma persino il Drago sapeva poco della loro storia e, quando gli archivi sono bruciati nel loro castello, ogni conoscenza è morta con essi. Inclusa la storia della mia famiglia. Ad Asgard ci saranno delle copie di quei registri ma, per quando arriverò lì, avrò modo di ascoltarla dalle bocche dei miei familiari invece di leggerla. Questo significa anche che sarò morta o abbastanza vicina a esserlo, e questo è tutto.
Sospiro e scuoto il capo.
Mi sono preparata abbastanza e ho riflettuto a sufficienza. Ultimamente questa montagna mi ha divorato viva. Qualcosa rende l’aria elettrica. Non è la mia magia e non è il Drago. Se lui non fosse immune alla mia speciale miscela, lo legherei al letto e ci penserei io. Ma non è interessato a esplorarmi.
Una volta mi ha detto di crescere.
Una volta sola.
Il desiderio nei miei occhi lo ha fatto scappare nelle sue stanze.
Sospiro. Le donne che porta lì non sono assolutamente all’altezza. Non importa che non rimangano abbastanza perché lui possa accorgersene o che io possa vederle davvero – però riesco a sentirle attraverso le pareti – per lui sono sbagliate. E di recente ho il pensiero fisso di essere le corde che lui tira con quelle mani forti e perfette. Voglio essere io a urlare per lui. Ma voglio anche svegliarmi e rifarlo di nuovo. È l’unico essere che mi rimane al mondo… non è difficile fare due conti. Il fatto che sia attraente oltre ogni immaginazione non aiuta, immagino. I suoi capelli neri e lunghi e i suoi occhi verdi che passano dal sempreverde allo smeraldo… i muscoli sulla sua carne abbronzata e marchiata da tutti i tipi di antiche rune… persino i suoi piedi sono splendidi, dannazione. Ha una lunga cicatrice che gli percorre il lato della gola e curva fino a sotto il suo pettorale destro. Zane la odia e si è sempre rifiutato di parlarmene, ma io trovo deliziosa persino quella. Vorrei passare la mia lingua su quella vecchia ferita. Quando si trasforma da Drago alla sua forma umana, è completamente nudo e, anche se è meno preoccupato di sottrarsi ai miei occhi, mi nascondo sulla cima della montagna e aspetto il suo arrivo in modo da vederlo in tutta la sua gloria. Il luccichio sulla sua pelle quando si è appena trasformato lo fa sembrare ancora più un Dio.
Sì, sono una stalker totale e non me ne vergogno affatto. Freyja stessa guarderebbe Zane con desiderio.
È un metro e ottantacinque di splendore. Non mi stancherei mai di vederlo nudo. Guardo la televisione, vado a fare shopping e ho persino visto del materiale pornografico – che è perlopiù roba noiosa – e di sicuro noto come lo guardano le altre donne quando andiamo in città insieme. Ho visto cosa c’è là fuori e ancora devo incontrare qualcuno sulla Terra che sia divino quanto lui. Forse se fossi una immortale normale e potessi stare per conto mio non avrei tanta voglia di lui, ma non posso. Zane è l’unica persona che sa come proteggermi e, visto che è stato lui a scrivere le pergamene, la regola non scritta era che rimanessi da lui. Negli ultimi tempi però il mio eccitometro è su di giri e devo fare qualcosa. Mi piacerebbe che fosse Zane. Sapete, che mi dia quello di cui ho bisogno prima che il mondo impazzisca del tutto e non ci sia più modo di stare bene per alcunché. Voglio stare bene. Lo vorrei da lui, dannazione, ma non lo implorerò più. Ho chiuso con questa storia, anche se è l’essere più sensuale che abbia mai camminato o volato nei regni. Zane è capace di essere sexy anche mentre sorseggia il tè. Una volta ho provato a fare la stessa cosa, in modo che mi notasse come donna, e mi sono versata della bevanda verde proprio nella scollatura, bruciando me e le mie ragazze, squittendo mentre lui rideva. Stronzo. Già, ho fatto proprio così. Ma lui? Il modo in cui soffia prima di prendere un sorso? Posso solo immaginare quel respiro nei posti giusti…
No, me ne devo andare da qui.
«Oh, Maestro? Sto uscendo. Hai bisogno che ti porti una donna per farti calmare?» urlo.
Niente.
Meglio, avrei dovuto ucciderlo se avesse risposto di sì.
Tienilo a mente nei tuoi viaggi, mia piccola e vanitosa Valchiria. A proposito, stai benissimo con quei tacchi.
Davvero? Ha scelto questo momento per parlarmi e per dirmi questo?
Perché non mi ferma e la pianta con questa ridicola sciarada? Aspetto per qualche altro secondo, ma non succede nulla. E va bene, allora, continuiamo pure così.
Grazie, questi tacchi vengono chiamati “scopami” in questa generazione. Mi stanno ancora meglio quando rimangono l’unica cosa che ho addosso. E avrò solo i tacchi in qualche punto della serata. Starò fuori fino a tardi e farò tanto di quel sesso da far arrossire una Succube. Perciò non aspettarmi alzato. Per gli Dei, magari troverò un Incubo e una Succube a cullarmi? Diavolo, sì. Quello sì che sarebbe grandioso. E questa sarà una serata grandiosa, Drago. Quel tipo di grandiosità da seconda prima volta che rigirerà il mio mondo da sotto a sopra e da un lato all’altro, finalmente. Ci vediamo dopo. Molto, molto dopo.
Mi incammino verso il tetto al suono di qualche altro oggetto che si infrange. Un ghigno si apre sulle mie labbra coperte di rosso prima che io distenda le ali. Dovrò atterrare a qualche isolato dal club e nasconderle, visto che una Valchiria sarebbe sul menu di ogni abitante di Midgard al momento. Il fatto che si pensi che siano state sterminate tutte nel corso del genocidio mi fa dormire meglio la notte, ma non posso aspettare il giorno della resa dei conti. Secondo Zane, il Ragnarok è ancora lontano di qualche secolo probabilmente… stando a quello che vede nei regni. E io so che non dovrei affrettare la fine dei giorni, visto che ancora non so come essere una Valchiria. Che sia dannata se non voglio che quegli assassini la paghino per ciò che hanno fatto. La vendetta per l’omicidio di tutti coloro che amavo e la perdita di tante vite innocenti quando ero solo una bambina sarebbe più dolce del mio Drago. Ma visto che i veri colpevoli probabilmente usciranno dai loro nascondigli solo al primo inverno del Ragnarok, rimango in attesa. Un’attesa impaziente.
Un salto verso le stelle e sono fuori di qui. Non so cosa mi spinga a guardarmi indietro ma, quando lo faccio, lo vedo. Meraviglioso alla luce della luna, mi osserva mentre mi allontano, con qualcosa negli occhi che è riservato quanto lui. Fa un sorrisetto, mi strizza l’occhio e sparisce di nuovo nella montagna.
Fai la brava, Kara. Potrei sempre farti piegare sulle mie ginocchia e sculacciarti.
Le ali si bloccano a mezz’aria a quel pensiero.
Uh, e dopo tutto questo tempo non avevo idea che ti piacesse questo genere di cose, Drago. Sono sicura che chiunque troverò per saziare questa fame che mi sta facendo impazzire farà qualsiasi cosa gli chiederò. Grazie per il suggerimento, però. Sono improvvisamente curiosa di sapere quale sia la mia soglia del dolore/piacere. E poi, dopo stasera non dovrai più preoccuparti di me che ti do la caccia come un ridicolo cucciolo in calore. Sono davvero eccitata al pensiero e anche alla faccenda della sculacciata che non sapevo di volere fino a quando non me ne hai parlato. Passa una bella serata con il sapore della notte, sono certa che ti divertirai quanto me. Sono contenta che almeno non dovrò sentire quelle urla attraverso le pareti. Oh, aspetta, lo so! Porterò il mio uomo a casa anch’io, così vedremo chi riesce a urlare di più. E ti prometto che proverò a impedire a quel poveraccio di sculacciare il mio culo troppo duramente, so che ti piace essere il padrone in questo campo. Almeno a livello psicologico.
Sento la connessione interrompersi mentre volo via. Non poteva avvenire in un momento migliore. Scommetto che sta imprecando con tutto se stesso immaginando quella scena. Ghigno e mi avvicino alle luci della città, lasciando che il vento mi investa in una sorta di perfetta libertà. Però c’è un fastidio che sembra non volersene andare. Qualcosa di precario sull’orlo della coscienza mi sta tormentando, mordendo le fondamenta stesse della mia anima. Me lo scrollo di dosso. Non c’è spazio per simili pensieri adesso.
Le paure malcelate possono tornare domani. Stasera sono solo Kara.