TRE – GIORNI PIÙ SEMPLICI-1

2035 Words
TRE – GIORNI PIÙ SEMPLICI Chiamarono l’uomo Ask e la donna Embla. Da loro disce­se l’intera razza umana, a cui fu assegnata Midgard. Quindi i figli di Bor costruirono nel centro dell’universo la città chia­mata Asgard, dove vivono gli Dei e la loro stirpe e da quella dimora fecero altre cose meravigliose, sia sulla Terra sia nei Paradisi sopra di essa. Edda Poetica di Snorre Sturleson KARA Dragon’s Peak – Islanda 150 anni fa – anno 1865 su Midgard «Ah, vorresti che ti inseguissi, Drago? Con piacere! Quan­do sarai stato battuto da una donna, dovrai toglierti quel sorriso furbo dalle labbra.» La luce del giorno sta già svanendo e il sole di mezzogior­no non è passato da molto. Nei colori dorati e rosati del crepu­scolo, il mio Drago urla e carica. Fiamme rosse e nere come le sue scaglie gli escono dalla bocca mentre mi aspetta nel cielo, provocandomi. Mi stiro le ali con gioia mentre godo di questo nuovo gioco. Zane è stato più giocoso di recente e ciò è un sollievo da tutti gli studi rigorosi degli ultimi cento anni. Sasha, la mia ancella, è assente dalla nostra casa da cin­quant’anni ormai, e io sono cresciuta fino a diventare una don­na immortale. Tutto il peso in eccesso e la mia goffaggine dell’infanzia sono solo un ricordo. Siamo stati solo Zane e io per un sacco di tempo e ci sono giorni che vorrei che le cose re­stassero per sempre così tra di noi. Conosco il mio destino – le pergamene impresse così tanto tempo fa nella mia mente – ma a volte, come oggi, mi piacerebbe averne uno diverso. La sensazione del caldo vento estivo che mi accarezza la pelle mentre mi innalzo sul campo di fiori mi fa sorridere. In­spiro profondamente e avverto il loro profumo. Gli aromi del fuoco e delle erbe essiccate in cui mi piace immergermi sono presenti sulla mia pelle. Mi piacciono gli odori terrestri. Gelso­mino, lavanda, caprifoglio e vaniglia sono molto importanti per me. Proprio come il profumo speziato degli alberi e il dolce sa­pore dell’erba dopo la pioggia si mischiano con il fuoco del mio Drago. Ci bilanciamo per bene, Zane e io. Anche se in ve­rità non ho molto con cui confrontarmi. Ho insegnanti che vanno e vengono, e qualche volta viag­giamo da amici di altri regni che sono rimasti a Midgard dopo il genocidio delle Valchirie. È raro che ci allontaniamo dalla nostra montagna, ma mi diverto un mondo quando lo facciamo. Siamo appena tornati da un viaggio e l’adrenalina dell’avventu­ra ancora mi scorre nel sangue. Spero che torneremo presto dalla famiglia di Fae, i Valentine. Hanno dato alla luce la loro secondogenita mentre eravamo lì e non credo di aver mai visto un’immortale tanto dolce prima di allora. Penso al mio Drago e sorrido. Lui non è dolce. È una bestia possente che ruggisce e scuote le montagne. Dolce? No. Il pensiero mi fa quasi scop­piare a ridere. Feroce e brutalmente attraente… già. Non dovresti provocarmi così. Lascia che ti educhi, mio Drago, sul perché. La sua coda spinosa dardeggia mentre lui vola, permetten­domi di raggiungerlo. Non è necessario, ovviamente. Sono pas­sati parecchi anni da quando non riuscivo a raggiungerlo nei cieli. Le mie ali sono cresciute come il resto di me e non ho bi­sogno della sua carità. La sua bocca – così diversa da quella di un uomo, ma non per questo meno invitante per me – si piega nel ghigno di un Drago. Il suo Drago adora volare con me. Oggi, comunque, il suo Drago sarà battuto da me. Un nitrito mi fa voltare di scatto alla mia sinistra e vedo che anche Cleopatra si è unita alla partita. «Cleo», esclamo mentre lei si fa più vicina. «Che c’è, ragazza? Ho bisogno delle tue ali oggi e non delle mie?» Lei nitrisce e muove il capo verso di me. «Nossignore! Oggi è il giorno, Cleo, lo sento. Andiamo, ra­gazza, guarda il tuo cavaliere dai campi mentre ti rilassi.» Fac­cio passare una mano sullo spazio tra i suoi occhi e osservo con la consueta meraviglia mentre si illumina al mio tocco. La sua apertura alare è più ampia della mia e, anche se le ali sono bianche, brillano di ogni colore mai creato dagli Dei e dagli uo­mini. Lei è la creatura più bella che abbia mai visto. Cleo si tuffa verso il basso e finisce sotto di me – monella dispettosa – costringendomi a stare sul suo dorso. Ma io la ba­cio e volo via. «No, Cleopatra, non combatterai questa battaglia oggi. Oggi il Drago è mio.» Lei è stata la mia amica più fidata oltre a Zane in tutti que­sti anni e vedo qualcosa nei suoi occhi che mi spinge a rassicu­rarla, anche se non so da cosa. Non possiamo comunicare a pa­role, ma non ne abbiamo bisogno. Lei è l’animale legato a me e mi servirà sempre. Proprio come io servirò sempre lei. Non è proprio la stessa cosa di Zane e il suo Drago, visto che loro sono davvero una sola cosa, ma ci andiamo vicine. Se io mi facessi male, anche Cleo soffrirebbe, e viceversa. Ogni Valchiria mai nata ha avuto un destriero unico. Cleo­patra, con la sua anima selvaggia, è mia. La sua criniera è dello stesso non-bianco delle ali, ma ha una ciocca rossa che si abbi­na ai miei riccioli di fuoco. E la mia ciocca candida è come il suo marchio su di me. È molto più che apparenza, ovvia­mente, noi combaciamo nel corpo, nella mente e nello spirito. Oggi però Cleopatra dovrà mettere il broncio e farsi da parte. Non posso condividere questa vittoria. Sarà ancora più dolce dopo un secolo di tentativi. Un altro stridio da Zane che aspetta impaziente e io urlo a Cleo di rimanere a guardare mentre volo verso il mio torturato­re. Lei continua a seguirmi, ma non le presto attenzione. Sei così lenta, Valchiria. Sei così morto, Drago. Saettando nell’aria, mi avvicino a lui in un batter d’occhio. Il momento che preferisco per volare è il crepuscolo, come adesso. Nelle terre lontane, quando siamo abbastanza in alto, riesco a vedere i villaggi tanto più in basso rispetto alla monta­gna dove viviamo. Vedo le luci brillanti dei fuochi a terra che rispecchiano le luci delle stelle che cominciano a spuntare nel cielo. Il crepuscolo è magico: è allora che le preoccupazioni del giorno svaniscono e io posso volare libera. Gli abitanti dei vil­laggi hanno chiamato questa montagna Dragon’s Peak molto tempo fa a causa della forma che ha in lontananza. Zane e io ri­deremo per sempre di questa faccenda, perché loro non sanno che questa è davvero la casa di un Drago molto antico. La sua magia li tiene lontani e la circonda sempre. Siamo liberi di vo­lare, qui, e loro penserebbero solo a un gioco di luci, a un’illu­sione degli occhi. Dragon’s Peak davvero! Sollevo il mento e sorrido mentre il vento mi colpisce, pri­ma di concentrarmi sul nemico in aria con me. Focalizzandomi sul suo muso gigantesco, gli strizzo l’occhio. Il Drago sbuffa e sbatte le ali, emettendo uno stridio. Anche lui è eccitato: adora questo gioco. Proprio mentre mi avvicino e la miscela esotica di bosco e spezie assalta i miei sensi, lui si tuffa in aria. Ridacchio e lo se­guo, chiudendo le ali in modo da scendere dietro di lui. Siamo in caduta libera e il terreno si avvicina rapidamente. Il Drago è grande – non un vantaggio quando si è inseguiti da una piccola Valchiria – e lo raggiungo velocemente. Tirandosi su giusto prima di toccare il suolo, lui continua lungo la base della valle, appena sopra di essa. Faccio lo stesso mentre le mie ali si apro­no e catturano gli ultimi raggi del giorno. Sulla mia armatura, accendono l’oro e il rosso, e sono sicura che da lontano sem­brerebbe che una stella stia cercando di inseguire il sole. Zane si muove agilmente dentro e fuori dagli stretti crepacci, andan­do sotto e quindi sopra i bordi rocciosi. Proprio quando sono quasi su di lui, si solleva di scatto in una rapida manovra che mi fa fermare per un momento ad ammirarlo. Sei testardo, Drago. Ma ti prenderò comunque. È ciò che dici, Valchiria. Eppure eccoti là e io sono quas­sù. Ti piace la vista? Sibilo, ma non dico altro, salendo verso i cieli dietro di lui. Volo più veloce di quanto abbia mai fatto. Lo colpisco quasi al petto – il suo unico punto vulnerabile, vicino al cuore – quando lui saetta con le ali e si solleva. Squittisco per averlo mancato di poco e il suo fuoco brucia sotto di me in segno di avverti­mento. Non mi ha neanche bruciata, era solo per farmi sapere che sto inseguendo un grosso Drago e dovrei stare attenta. An­che io posso essere testarda e un giorno questa sarà una faccen­da pericolosa. Sto pensando a come ribaltare la situazione e riesco appena a evitare che i suoi artigli mi afferrino. Rido in aria e mi tuffo verso il basso, girandomi e volteggiando nel cielo. Il mio cuore batte come se avessi una tempesta di tuoni nel petto. Siamo molto vicini, adesso. «Sei mio, Drago. Oggi è il mio giorno!» E lo è davvero. Oggi è il mio compleanno. Ancora non gli ho detto cosa voglio quest’anno ma, se lo catturo, allora me lo sarò guadagnato. Il pensiero del mio dono mi fa arrossire, ma lavoro duramente per battere uno degli esseri più intelligenti e antichi di Midgard, o di qualunque altro regno, per quanto ne so. Anche uno dei più attraenti. Lo stesso Odino ammirerebbe il fisico e la mente del Drago. Zane sarà sorpreso di sapere cosa ho finalmente il coraggio di chiedergli, ma non sono più una ragazzina. Questa cosa tra di noi è passata da un fuoco lento a un incendio e sono stanca di aspettare che la sua pazienza si tolga di mezzo. Dovrò forzarlo un po’, ma è il mio compleanno e mi ha sempre permesso di avere un dono di mia scelta. Oggi scelgo lui. Evito di nuovo per un soffio i suoi artigli, ma questa volta di proposito. Invece di tuffarmi, come faccio sempre, decido di rischiare e volo direttamente oltre le sue enormi zanne. Riesco a sentire il suo shock nel mio cuore. L’eccitazione ribolle men­tre saetto oltre quella bocca e mi tuffo di nuovo su di lui. Atter­ro sulle sue ali e le afferro, mentre lui si gira e cerca di disar­cionarmi. Lo stringo forte con le cosce, non volendo lasciarlo andare proprio ora che sono così vicina alla vittoria. Un ringhio nell’aria mi fa ridere più forte: sta cercando davvero di scuoter­misi di dosso adesso. Valchiria, mi stai facendo male con la tua armatura. Ba­sta! Quasi lo lascio andare prima di sentire le campanelle che mi avvertono dell’inganno dietro l’angolo. «Bugiardo! Cadresti fino all’ultimo livello di Hel per to­glierti una piccola donna di dosso, Drago? Che vergogna, dav­vero. Sopporta la tua sconfitta da uomo e non come un bambi­no lagnoso.» Lui grugnisce e si tuffa mentre continua a vorticare. Lo stringo ancora più forte. Liberare la catena dal mio corpo è dif­ficile e provare a salire sul suo collo è praticamente impossibile con questa velocità e con questi livelli di acrobazia. Ma io non sono umana e ho volato così con la mia spada e le mie armi per molti anni. Il fatto che stiamo roteando non mi scoraggia né lo fa il terreno verso cui siamo diretti. Quasi vengo disarcionata quando Zane apre le ali per volteggiare e l’arresto improvviso mi fa finire con il viso contro le sue scaglie mortalmente dure – ahi – e quindi volare via. Ma no, questa vittoria significa trop­po, oggi. Non cederò. «Penso proprio di no, Zane! È il momento di arrendersi. Smettila di resistere all’inevitabile.» Mai. Non ammetterò mai di essere stato sconfitto. Neanche da te, Valchiria. Tu mi darai ciò che desidero dopo che ti avrò incatenato, Drago. È il mio dono. Me lo hai promesso. Ti ho promesso di darti qualunque cosa avessi desiderato se mi avessi incatenato. Cosa che non hai fatto. Non ho ancora finito, Zane. Hai mai provato il potere di una donna che voleva qualcosa tanto disperatamente? Oh, sì, persino gli Dei tremano quando pensano alla nostra furia. Non hai mai avuto una possibilità da quando mi sono messa in te­sta questa cosa. Oggi è il mio compleanno e dopo averti scon­fitto avrò il mio dono. Giusto prima di festeggiare il giorno in cui sono nata. Oh, mia cara Valchiria, quell’ego ti farà ammazzare anche solo per essere troppo grande per la tua piccola figura. O mi farà ottenere ciò che voglio. Vediamo chi aveva ra­gione su questo fronte. E continuo a dirti che non sono più pic­cola. Queste cosce ti hanno intrappolato, Zane. Dimmi, ti sem­brano piccole mentre ti stringono? Soffoco una risata mentre le serro ancora di più e del fumo gli esce dal naso.
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