{Primavere: Elara 15, Mike 28, Logan 26, James 21, Damiano 24}.
13 dicembre 2023, mercoledì.
Luna nuova 🌑
{MIKE}
Ero stato fuori per il mio solito giro di ricognizione, dove avevo parlato con i lupi sentinella dei branchi confinanti al territorio dove c'era la baita che avevamo scelto come casa per quel periodo.
Volare basso, quello era il motto, così non avremmo dato nell'occhio.
Salutai Logan, che si era ben calato in questi turni dove proteggevamo la casa ed Elara, lui diceva che ci serviva come addestramento tra Alpha e Beta, ancora perso nelle sue idee folleggianti circa il mio avvenire.
I turni si alternavano tra me, Logan, James e ci davano il cambio Bella Dunja e Dima, che ormai erano parte fissa del gruppo di persone in casa.
Non era paura la mia, ma puro terrore: che la trovassero, che la rapissero, che la portassero via da noi, da me.
La piccola baita era addobbata per il Natale e le luci intermittenti spiccavano tra la foresta: alla faccia del volare basso.
Ero consapevole che Logan sentisse benissimo la musica che proveniva dalla casetta, un classico di Elle per le feste natalizie, che adorava un mix musicale che spaziava dagli anni cinquanta agli anni ottanta con rock'n'roll, boogie woogie e jazz.
Ero ormai a pochi passi dal patio quando riconobbi In the still of the night dei The five Satins, una delle canzoni della colonna sonora del film Dirty Dancing che si diffondeva lentamente al ritmo delle gocce di pioggia che cadevano accompagnando la melodia.
Lui sorrise divertito alla mia espressione arresa.
"Buona cena, Johnny!"
Mi salutò tentando di restare serio.
L'occhiataccia che gli lanciai, seguita da un ringhio basso e di petto, lo fecero tornare immediatamente serio.
Si rimise al suo posto di guardia, abbassò gli occhi ed io annuì trattenendo un sorriso, chiudendo la questione.
Normalmente cenavamo tutti assieme, tranne chi era di guardia. Ma quando veniva mia madre a trovarci i ragazzi cenavano dopo, la loro Regina metteva troppa soggezione.
Raggiunsi la baita addobbata a festa e tolsi le scarpe, lasciandole all'ingresso accanto alla stufa a pellet.
"Elle?"
"Sono quiiiii!"
Mi rispose dal salone dove la raggiunsi.
Era intenta a posizionare i regali sotto l'albero che avevamo addobbato la settimana prima. "Mike, Mike!
Abbiamo scordato la stella.
Tirami su così l'albero sarà terminato!"
Chiese con voce squillante ed eccitata, non riuscivo davvero a capire come le potesse piacere riempire casa i piccoli oggetti luminosi che avrebbero solo preso polvere.
Tra i tanti addobbi, sul comò c'era ancora la renna di sughero che le aveva regalato Ruben, la esponeva ogni anno.
Me la facevo andar bene, era l'unico collegamento con la sua famiglia.
"Ma quante cose hai incartato?" Chiesi divertito piegandomi in avanti per poi sollevarla per i fianchi fino a farla sedere sulle mie spalle, con le gambe a penzoloni ai lati del mio petto, armata della stella cometa che finalmente fu messa al posto da lei tanto desiderato.
"Undici! Uno per ogni anno vissuto assieme e poi oggi è il 13 dicembre, è il giorno che Madre mi ha portata qui!"
Esclamò felice.
Le sorrisi, il mio personale devasto aveva ormai 15 primavere e durante quest'anno aveva preso piena coscienza di questo suo tempo.
Era diventata più insistente, ribelle, tendeva sempre a dire la sua e probabilmente cercava semplicemente di affermarsi come donna nell'eterna lotta nel non farsi vedere come una bambina.
E purtroppo per lei, dal compiere delle sue primavere noi tutti non la vedevamo più come una bambina, anzi era proprio cresciuta e spesso ci scoprivamo l'uno l'altro a guardarla mentre girava per casa, senza avere un reale motivo per fissarla, semplicemente ci incantava.
Probabilmente era il suo lato Angelico che attraeva in questo modo, ma i miei due coinquilini questo non lo sapevano.
"Già, sono volati, non trovi Scimmietta?"
La misi giù facendola scivolare sul mio corpo: chiusi gli occhi alla scia di cannella e lavanda che il suo corpo emanava.
Era cresciuta, aveva un fisico snello e longilineo, tonico quanto bastava grazie alle corse che facevamo nei boschi e alle nostre scampagnate tra la natura.
Aveva lunghi capelli biondi, con sfumature che variavano dal loro più luccicante al rame, al platino, quasi sempre ondulati o boccolati.
Gli occhi erano cangianti, a volte azzurri, a volte verdi con piccoli screziature dorate.
Per non parlare delle sue lunghe ciglia chiare, che incorniciavano il colore degli occhi.
Gli zigomi erano alti e tondi, dandole sempre l'immagine di una ragazzina, le labbra erano piene e ben disegnate, rosee, il naso, che adoravo baciare era all'insù .
Completavano il capolavoro del suo viso delle fossette sul mento e sulle guance, che comparivano in base alle sue espressioni e si notavano maggiormente quando rideva.
D’estate la sua carnagione chiarissima era colorata da piccole efelidi sul naso, sulle gote e sulle spalle.
Nella sua totalità era veramente qualcosa di celestiale, come se ogni pezzo del suo corpo fosse stato assemblato per rasentare la perfezione.
Un regalo dall'Alto, era proprio il caso di dirlo data la sua natura Angelica.
Aveva un'ossatura fragile e piccola e forse quella tradiva il fatto che non fisse una Lupa.
Mi ero chiesto nel tempo come sarebbe realmente apparsa se avesse assunto la sua vera forma, ma non mi ero mai azzardato a chiederle di mostrarmela, sempre per non tirare in ballo il suo passato che avevo piacere restasse molto, molto lontano da noi.
La presi in braccio sollevandole le gambe con facilità, godendo di quel contatto... ne ero dipendente, era una droga e da come si accoccolava sul mio petto, non dovevo essere l'unico a trarne piacere.
"Vieni fermati un po' adesso, sembri una fatina delle feste, ti manca solo la bacchetta magica!"
Dissi divertito andando verso il divanetto, anche lì era arrivata la magia del Natale che addobbava cuscini e coperte.
Guardai il tavolino dove in bella vista troneggiava un vassoio con caffè e latte, pane abbrustolito e formaggio sciolto e sorrisi, tornare a casa e trovare qualcosa di caldo preparato appositamente per me era un qualcosa alla quale non mi sarei mai abituato.
Mi sedetti con lei ancora in braccio, sistemandola sulla mia coscia e la guardai.
"Ho visto Dimitrie.
Ti saluta così come Bella e Dunja.
Ci hanno chiesto di andare alla Rupe domani sera, per la solita festa."