"Elara, come una Luna di Giove?
E quale sarebbe il collegamento? Estelle... Elara... Elle?"
Esclamai con tono ironico, riferendomi al fatto che in famiglia avessimo tutti i nomi di stelle, parlando ad alta voce.
Ma mia madre non capì ovviamente che io stessi parlando con Giove, dato che avevo volutamente deciso di metterle la sua presenza.
Senza lupo, non ero un Alfa ancora adatto al mio ruolo e mi piaceva che in famiglia riponessero le loro aspettative su mio fratello minore Damiano, una volta cresciuto.
In realtà, Giove era con me da che avevo compiuto dieci anni.
Si era palesato prima delle mie quindici primavere, come era di consueto.
Così, senza preavviso, da un momento all'altro non ero più solo nella mia testa.
"Elara! Bel nome in effetti!
Vedi?
Non è difficile, te la caverai alla grande!
Cerca di comportarti bene soprattutto non spaventarla, quel passerotto già trema di suo.
Non deludermi, stavolta, figlio mio."
Mi guardò seria in viso senza proferire un ulteriore parola mi salutò.
Si avvicinò a mio fratello e alla bambina, le baciò la guancia e le fece un sorriso come se avessero parlato già in precedenza del fatto che l'avrebbe lasciata qui.
Prese per mano mio fratello e insieme a lui si dissolse nel nulla, come era solita fare usando la magia, lasciando la bambina me e la piccola da soli.
Non mi aveva neanche dato il tempo di ribattere sulla questione.
Il mio sguardo si voltò verso la bambina e guardandola meglio mi accorsi che i capelli lunghi della foto erano stati tagliati alle spalle, in modo anche molto approssimativo.
mi guardava spaventata e gli occhi le si erano riempiti di lacrime.
Aveva anche aperto le ali che erano immense ed il loro bagliore candido era interrotto da una sola fila di piume nere in basso.
Le stava usando come scudo come se queste potessero nasconderla da una situazione dove neanche lei sembrava essere particolarmente a suo agio.
Aveva perso anche l'ultima sua figura amica, ovvero mio fratello e si era ritrovata da sola sperduta in mezzo al bosco con un ragazzo molto più grande di lei che fra l'altro la stava anche squadrando pensieroso.
"Ok, ok... hey! Passerotto!"
Le dissi avvicinandomi a lei e mi piegai sulle gambe per essere alla sua altezza.
"Queste le chiudiamo? Si può fare, che ne pensi?"
Mi guardai attorno speranzoso di ritrovare una minima traccia di mia madre, ma le mie speranze furono ben presto spazzati via dal silenzio del luogo.
"Ok... allora io non sono capace di riportarti a casa tua o da quella signora che ti ha portato qui, io cammino non mi smaterializzo come lei."
Chiarii.
Ma cosa stavo facendo?
Stavo tentando di tranquillizzare quella povera bambina malamente, effettivamente non ero proprio fatto per vivere nel sociale.
Sospirai, allungai le braccia e la sollevai prendendola in braccio.
"Io mi chiamo Rigel ed ho il nome di una stella."
A quelle parole la bambina sembrò illuminarsi per qualche istante, strofinò uno dei suoi occhioni con la manina e mi guardò seria.
"Pule io ho innome di una shtella!"
Mormorò fiera.
🐺 RETTIFICO, LEI CI PIACE.
"Lo ha shelto mio sio Luben quando shono nata."
Continuò lei, come se mi stesse raccontando la nascita di qualche principessa.
🐺 LUI NON CI PIACE. CHI È?
Guardai la bambina sollevato, aveva iniziato a parlare e a raccontarmi qualcosa di suo, questo voleva dire che iniziava a fidarsi di me o comunque avevo letto qualcosa del genere su qualche manuale di psicologia.
Seguivo il discorso tra lei e Giove che le rispondeva nella mia testa, sembrava molto interessato e mi incuriosito dal passerotto chiacchierone.
"Wow! Interessante, abbiamo qualcosa in comune!
Il mio l'ha scelto mia madre che hai appena conosciuto e salutato assieme al mio fratellino.
Anche lui ha il nome di una stella, sai?
E dimmi un po', quale quale nome ti avrebbe scelto questo Luben?"
Chiese curioso e un po' sollevato mentre guardai gli occhi della bambina asciugarsi.
"Etelle! Vuol dile shtellina in flansese, io shono nata in Flansia, sai?
Luben con la "l" di "losa", il fiolellino!
Lo sio Luben ha detto che quando salò clesssiuta mi vellá a plendele e mi pottelá di nuovo al pashtello dove abitavo plima di ozzi!"
Rispose tirando su col naso.
🐺 RUBEN. SI CHIAMA RUBEN! CI STA GIÀ ANTIPATICO QUESTO.
Roteai gli occhi divertito per l'affermazione di Giove.
💭 Smettila! E poi da quando in qua tu usi il plurale maiestatis per parlare di noi due?
Guardai la bambina e mi accorsi che stava tremando.
"Ruben. Tuo zio si chiama Ruben."
Mio malgrado sorrisi a quella pronuncia infantile.
"Uhm...Estelle.
Originale come nome, evidentemente sei così bella che ti ha chiamato come tutte le stelle, nessuna esclusa.
Allora, innanzitutto stringiti a me perché immagino che tu lo saprai, i lupi sono sempre molto caldi.
Seconda cosa, sarebbe il caso di mettere a posto queste."
Dissi sfiorando le sue ali, molto morbide al tatto, con curiosità.
Ali.
Mai e poi mai avrei pensato in vita mia di sfiorare le ali di un angelo.
"Elle. Io direi che ti possiamo chiamare Elle.
Elara per tutti, così avrai anche il nome di una luna, cosa ne pensi?"
Le dissi mentre con un certo stupore vide le piccole ali sparire tra le scapole della bambina, con una naturalezza che mi lasciò basito, anche se di cose strane ne avevo viste, visto che io mi potevo trasformare in un lupo senza il minimo sforzo.
"Una luna!"
Disse come se stesse capendo qualcosa di tutta quella situazione.
"Lo sio Luben mi ha detto che i Pupi hanno una luna! Una Pidansata!
Mi ha anche detto che io shono la sua Luna!"
🐺 QUESTO RUBEN CI STA DECISAMENTE ANTIPATICO.
Si fermò pensierosa.
"Quindi ola shono la tua Luna?"
Chiese confusa.
"Pupi...? Aaah, Lupi!"
La guardai più confuso di lei, ed iniziai a ridere, perdendomi tra le sue domande e le constatazioni di Giove, quei due come stavano rimbambendo!
"Una Luna? Perché mai lo zio Ruben ti parla di Lune, che sei così piccola?"
Le chiesi divertito.