Chapter 2

1546 Words
II La battuta di caccia stava terminando. Il cervo, ormai stremato, giunto al carrefour des Trois-Hêtres era morto. Il primo stalliere presentava la vittima all'ospite più importante dei Cérigny. «Questa caccia non regge il confronto con le vostre in Ucraina, non è vero principe?» chiese Robert de Cérigny, il figlio maggiore, rivolgendosi al cacciatore che, per puro caso, era accanto a lui. «Ti assicuro che mi ha divertito molto. La caccia è la mia passione, sempre.» A parlare così era un uomo sui trent'anni. L'eleganza del suo portamento e l'armonia delle sue forme dissimulavano una statura davvero imponente. Una barba bionda circondava un viso dai lineamenti energici e virili. La fronte alta, i movimenti disinvolti e agili, erano tipici degli slavi. Ma erano gli occhi a colpire chi li osservava. Erano di un colore indefinito. Azzurri? Forse, ma solo per un attimo, per un battere di ciglia. Poi, all'improvviso, diventavano verdi, di un verde strano, misterioso e al tempo stesso affascinante. Altre volte, invece, sembravano neri. Accadeva solo poche volte, in particolare quando il principe Ormanoff lasciava intravedere una certa irritazione, spesso in pubblico. In ogni caso era uno sguardo enigmatico, gelido, sprezzante, privo di qualunque dolcezza. Era affascinante proprio per la sua unicità e per l'intelligenza che esprimeva. «Molto chic questo principe Ormanoff, ma dubito che sua moglie sia mai stata felice!» sussurrò all'orecchio della vicina una giovane signora, una nobile russa, conosciuta dai padroni di casa durante l’inverno, mentre i cavalieri e le carrozze si dirigevano verso il grande padiglione di caccia. «Si sbaglia! Con lei è sempre stato perfetto: la regalava gioielli e vestiti, la portava sempre con sé durante gli incontri mondani, non la lasciava mai da sola. Pretendeva solo che lei non avesse alcun punto di vista personale. Le sue idee, i suoi gusti, dovevano coincidere con i suoi» «E le sembra che tutto questo sia piacevole...» «Dipende dal carattere. Olga Serkine, l'aveva sposata a sedici anni, era una ragazza docile, molto innamorata di lui, completamente sottomessa. Non penso che questa sottomissione le abbia fatto male o che l'abbia considerata sgradita» «Era bella?» «Bellissima. Aveva ereditato da un'antenata russa circassa i suoi lineamenti, stupendi...» «E com'è morta?» «A dire il vero di preciso non lo so... forse una disgrazia... nella tenuta del principe in Ucraina. Olga morì, e con lei suo figlio, l'unico» «E il marito? Disperato, immagino...» «Disperato lui?! Forse un po' addolorato, lo voglio almeno sperare. Ma mi hanno detto che, nella disgrazia, anche nei momenti peggiori, il suo volto non ha mai cambiato espressione, sempre la stessa, la stessa che ha oggi. È un uomo a cui manca qualcosa... il cuore. Tutti quelli che l'hanno conosciuto sono d'accordo con me» «È un peccato, perché, a parte questo, è un uomo speciale. L’ho sentito parlare, è molto intelligente, molto colto. Pensa che si risposerà?» «Non lo so. Potrebbe accadere, ma dovrebbe incontrare un'altra Olga. Con un carattere come il suo è molto difficile andare d'accordo. Ma è chiaro che molte donne lo vorrebbero sposare. Pensano al titolo, alle sue immense ricchezze, alla vita che conduce, sempre nel lusso e nello sfarzo...» «Capisco, ma tutto questo non mi avrebbe ricompensata della sottomissione alla quale era obbligata la principessa Olga. La caparbietà da vecchio moscovita si unisce in lui al modo di fare dispotico tipico degli orientali» «Per il principe, l'ho sentito io con le mie orecchie, la donna è un essere inferiore. Un oggetto da abbellire per il solo piacere degli occhi, una bella statua o un'opera d’arte da mettersi in casa, dotata dell'arrendevolezza e dell'umiltà necessarie per essere sottomessa. Una creatura che dice sempre di sì, senza mai protestare, ai desideri e ai capricci del suo padrone. E guai a parlargli di donne intelligenti, colte, intellettuali. Donne che abbiano idee personali e pretendano di essere, non simili all’uomo, ma solo diverse e per questo uguali!» «Questo suo compatriota è una persona detestabile, mia cara contessa! Non vorrei mai darmi da fare per trovargli un'altra moglie!... I Cérigny l'hanno conosciuto a Cannes?» «Sì. Il principe possiede una villa meravigliosa proprio a Cannes, e quando la principessa Olga era ancora viva dava ricevimenti indimenticabili. Adesso si è stabilito lì con la sorella, la baronessa di Rühlberg, vedova di un diplomatico tedesco, i due figli di lei, e una cugina, una persona insignificante, che per lui ha la stessa importanza dell'arredamento di casa...» Con queste parole le due donne arrivarono al padiglione di caccia, una bella costruzione settecentesca attorno alla quale si ritrovavano gli invitati. Il principe Ormanoff aveva appena messo piede a terra e, gettando la briglia del cavallo a un palafreniere, che si era precipitato pensando alla sua ben nota generosità, si era fermato un momento, e si guardava attorno pensoso e indifferente. Il suo sguardo si fermò all'improvviso. Tra le persone notò l'esile figura di madame de Subrans, e accanto a lei, il viso grazioso della figliastra. Lise e la viscontessa erano arrivate in ritardo e avevano raggiunto gli altri nella foresta. Tutti le guardavano perché da molti anni madame de Subrans non partecipava a nessun ricevimento, e teneva pochi contatti con i vicini. Ma era la bellezza di Lise ad attirare l’attenzione. «Ma sto sognando?» sussurrò la contessa Soblowska all’orecchio della compagna. «C'è una ragazza là in fondo che assomiglia in maniera impressionante alla defunta principessa Ormanoff.» «È mademoiselle de Subrans. Sua madre era russa, come la matrigna, del resto. Credo che si chiamasse Zubine...» «Zubine! Infatti, due contesse Zubine, due cugine, sposarono un francese!... Quindi quelle signore sarebbero le cugine del principe Ormanoff... Adesso mi spiego la straordinaria somiglianza: Olga Serkine era la figlia di una Zubine» «Guardi... l'ha notato, sta andando verso di loro. Dev'essere impressionato!» Ma chiunque avrebbe notato che non c'era la minima commozione sul viso impassibile del principe mentre si avvicinava a madame de Subrans. La viscontessa, girandosi, lo vide improvvisamente a pochi metri da lei. Sul suo viso passò un fremito. Diventò pallida, e per qualche secondo sembrò addirittura spaventata. «Non ti aspettavi di incontrarmi qui, Catherine Paulowna, non è vero?» disse il principe, salutandola. La donna balbettò: «Infatti non sapevo che ti trovassi da queste parti» «Sono ospite del marchese de Cérigny da cinque giorni. Vuoi presentarmi...?... Suppongo di avere davanti a me la figlia di Xenia Zubine...» I suoi occhi si abbassarono su Lise, delicata e deliziosa nel suo vestito celeste di seta morbida. La ragazza era imbarazzata, la intimidiva quello sguardo strano, enigmatico, che non esprimeva ammirazione e dolcezza, ma solo la soddisfazione dell’uomo che ha finalmente trovato un oggetto raro, che ha cercato a lungo. II pallore si accentuò sul volto di Catherine, mentre rispondeva con voce quasi rotta: «Sì, è la figlia di Xenia... Lise, tuo cugino, il principe Serge Ormanoff» Lui prese la piccola mano che Lise, irrigidita, non pensava di offrirgli, e la portò alle labbra. Ma accennò solo un inchino. Quel gesto, compiuto in maniera così altezzosa, con palese accondiscendenza, perdeva il suo consueto significato di gentilezza affettuosa. «Ho conosciuto bene tua madre. Quando ero ragazzo veniva spesso in vacanza a Kultow, la mia tenuta in Ucraina. È là che si è fidanzata con il visconte de Subrans» E senza aspettare la risposta di Lise, completamente stravolta da una strana, inconscia timidezza, si allontanò per raggiungere il marchese de Cérigny, che discuteva con alcuni ospiti sull'andamento della caccia. «Mamma, non mi hai mai detto nulla di questo cugino!» sussurrò Lise. E alzò gli occhi verso la matrigna, ma si spaventò vedendo il suo volto profondamente sconvolto. «Che cos'hai? Stai male, mamma?» «Sì, un po'... Le palpitazioni ricominciano. Meglio tornare a casa» Salutarono in fretta madame de Cérigny, che si dimostrò dispiaciuta. Il principe Ormanoff le guardò partire, e le seguì con gli occhi per un momento, mentre si allontanavano. «Quella ragazzina, o forse è meglio dire quella bambina, è splendida!» osservò qualcuno accanto a lui. «È vero!» disse con un tono freddo e distaccato. E si diresse verso l’entrata del padiglione, seguito da numerosi sguardi curiosi. Mentre le padrone della Bardonnaye ritornavano a casa, Lise guardava con una certa ansia il viso della matrigna. Madame de Subrans, soggetta a qualche crisi cardiaca passeggera, doveva, per ordine del medico, evitare tutte le emozioni. Ma quale emozione aveva provato quel giorno?... II principe Ormanoff, del quale non aveva mai parlato, doveva essere più o meno un estraneo per lei... O forse le rievocava qualche ricordo doloroso? Lise sapeva che la matrigna aveva perso i genitori e l’unico fratello quando era ancora una ragazza. Forse Serge Ormanoff aveva a che fare con quelle disgrazie, delle quali Catherine parlava poco e senza mai raccontare molti particolari. Madame de Subrans alzò a un tratto gli occhi, e incontrò lo sguardo preoccupato di Lise. «Lascia stare» le disse, con lo stesso tono di voce anonimo con il quale poco prima aveva risposto al principe. «Non è niente. Già questa mattina non mi sentivo bene, avrei dovuto dirtelo...» «Ma sì! Perché non mi hai detto niente? Sarebbe stato molto meglio rimanere a casa» «Certo, se l'avessi saputo...» Le mani magre si agitarono, un tremito le scosse le labbra. Lise non se ne accorse, e si tranquillizzò quando vide che, una volta a casa, madame de Subrans era tornata come sempre, per quanto un alone nero le segnasse il contorno degli occhi.
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