TAGLIO

1122 Words
Mi sveglio di scatto quando sento una mano stringermi la vita. Osservo il braccio che mi stringe e quando vedo il tatuaggio di colpo ricordo . Ho fatto sesso con il mio vicino di casa. Ricordo tutto. O meglio... Quasi tutto. Ad un certo punto credo di aver perso i sensi. Dai troppi orgasmi. Sollevo piano il suo braccio e scendo dal letto. Le gambe mi tremano probabilmente per la maratona di sesso di ieri sera. Mi fermo a guardarlo non sapendo che fare. È bellissimo. Da togliere il fiato. E' sdraiato a pancia in giù e il lenzuolo scopre il suo sedere muscoloso. Mentre lo guardo come una pervertita si muove girandosi sulla schiena e mettendo in bella mostra la sua erezione. Porca vacca. Allora ricordavo bene. Ha proprio un pearcing. Vorrei saltargli addosso e dargli il buongiorno. Ma non posso. Non posso permettermi di perdere la testa per lui. E sono sicura che la perderò se non ci do un taglio. Si un taglio. Subito. Netto. Vado in bagno e mi vesto velocemente cercando di non fare rumore. Appena pronta esco e letteralmente scappo. Si scappo da casa mia. Lasciandolo li, da solo a dormire beatamente nel mio letto. Mentre cammino cercando di non pensare alla scorsa notte come un flash mi ricordo che non ha usato il preservativo. Ringhio dalla rabbia e dalla delusione. Il fatto che mi sia venuto in mente solo ora dimostra che quell'uomo è pericoloso. Avrà dato per scontato che prendo la pillola. Oppure come tutti gli altri non gliene importa. In effetti è vero che prendo la pillola ma non mi fido. Per cui mi fermo in farmacia a prendere quella del giorno dopo. Poi mi dirigo al centro medico per fare accertamenti. Non voglio prendere qualche malattia. Non dopo quello che mi è successo. Quando esco sono più tranquilla. I primi test sono a posto. Per gli altri dovrò aspettare qualche giorno. Decido finalmente di andare al lavoro. Sono in anticipo di un'ora ma è l'unico modo che trovo per non pensare. Lavoro tutto il giorno come un'automa. Quando si fa sera l'ansia inizia a travolgermi. E adesso che faccio? Devo tornare a casa, non posso stare qui per tutta la notte. Lentamente mi dirigo verso casa. Mentre passo davanti a un locale mi balena in testa un'idea malsana. Si forse è l'unica soluzione. Senza pensarci troppo entro e ordino da bere guardandomi intorno. Non ci metto molto ad attirare l'attenzione di un gruppo di ragazzi. Mi osservano e mi sorridono. Per un attimo mi fermo a pensare se stò facendo la cosa giusta. Certo che si. Non farti problemi Zara. A lui certamente non importerà nulla. Lo hai visto? Potrebbe avere qualunque donna. Sicuramente migliore di te. E con questa determinazione ricambio il sorriso ai ragazzi di fronte a me. Non ci mettono molto ad avvicinarsi e iniziare ad attaccare bottone. Uno in particolare attira la mia attenzione. E' castano con due splendidi occhi azzurri. E sembra aver bevuto un po' troppo. Anzi dopo cinque minuti direi che è proprio ubriaco. Ma si regge in piedi ed è questo quello che mi serve. Dopo mezz'ora riesco a convincere il ragazzo a seguirmi a casa mia. Devo reggerlo perché barcolla leggermente. Ci avviamo sul pianerottolo, il mio braccio lo tiene per la vita per non farlo cadere. In effetti dall'esterno sembriamo avvinghiati. Passo davanti alla porta del mio vicino facendo finta di niente. Quando finalmente riesco ad aprire la porta del mio appartamento mi accorgo che la luce è accesa. Mi volto e lo vedo. È seduto sul mio divano e ci sta fissando. Non capisco se il suo sguardo è più confuso o deluso. Ma oramai non importa, vado avanti con la mia recita. "Sei ancora qua?" Gli sorrido "Mi spiace ma sono impegnata questa sera." ridacchio stringendo il ragazzo al mio fianco. Continuo a ripetermi che è meglio così mentre lui si alza, mi lancia uno sguardo di disgusto e senza dire una parola esce sbattendo la porta. E dalla mia vita. E' andato via. Senza insistere, senza domande, proprio come tutti gli altri. Così mentre faccio sdraiare il ragazzo sul divano mi convinco sempre più di aver fatto la cosa giusta. Cosa ti aspettavi Zara? Questo dimostra che lui non è diverso da tutti gli altri! Non hai bisogno di lui! È stato solo sesso... magnifico... ma solo sesso... Mi addormento a fatica cercando di scacciare il ricordo della notte scorsa. Mi sveglio di colpo sudata e singhiozzante. Accidenti il solito incubo. Questa volta però tra tutti i volti irriconoscibili c'era anche lui, il mio vicino. Rideva di me e mi denigrava più di tutti. Lui è come tutti gli altri. Mi ripeto come un mantra. Lentamente mi alzo e vado a farmi una doccia per riprendermi e rilassarmi. Quando sono finalmente calma mi vesto e vado in cucina. Sobbalzo quando mi accorgo che sul divano c'è qualcuno. Il ragazzo di ieri, Alex, è seduto e si guarda in giro confuso. "Buongiorno bell'addormentato! Vuoi fare colazione?" Gli sorrido mentre metto su il caffè e preparo dei puncake. Sento che si alza e si avvicina. Con la coda dell'occhio lo vedo sedersi al bancone e iniziare a fissarmi. "Ehm... si grazie... scusa ma non ricordo il tuo nome" arrossisce imbarazzato. Quando mai un ragazzo arrossisce per questo? È troppo carino! Mi volto e gli sorrido. "Zara. Mi chiamo Zara. Tranquillo ieri sera non è successo nulla. Ti sei addormentato sul divano appena siamo entrati." Non so perché gli dico la verità. Forse il suo sguardo mi ha intenerito. O forse ho già raccontato troppe bugie ieri sera. Facciamo colazione in silenzio per poi usciamo insieme dal mio appartamento. Mentre percorro il corridoio abbasso lo sguardo senza rendermene conto. Non vergognarti Zara! Non più! Alzo le spalle e lo sguardo continuando a camminare il più tranquillamente possibile. Superiamo la porta del mio vicino e usciamo dal palazzo. Saluto Alex con un bacio sulla guancia e mi incammino verso il Kitten. Anche oggi ho fatto il doppio turno visto che Adrian sembra sia ancora malato. Sono già le 11 di sera e la gente non sembra voler lasciare il locale. Anche se sono stanchissima e Aaron mi ha dato il permesso di staccare, decido di fermarmi a bere un drink. Non ho voglia di tornare a casa. Forse per il timore di incontrare ancora il suo sguardo deluso e disgustato. Continuo a bere finché non mi reggo più in piedi. A quel punto il mio capo mi ferma obbligandomi ad andare a sdraiarmi sul divano del suo ufficio. Non faccio in tempo a sdraiarmi che mi addormento sognando degli occhi scuri come il carbone che mi guardano con rimprovero.
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