«Dimmi di più.»

3615 Words
warning: menzione  di un tema delicato (prostituzione). Jungkook's POV Venni svegliato di soprassalto dalla sveglia sul mio comodino, allungai una mano e la spensi. 6:50, lunedì mattina, alla prima ora avrei avuto compito di fisica e non ero riuscito a prepararmi adeguatamente. Mi alzai controvoglia a raggiunsi il telefono che era attaccato alla carica sulla scrivania ma appena lo sbloccai mi resi conto che la batteria era appena al 9% e mi maledii per aver rotto un altro cavo e soprattutto per non aver controllato che caricasse prima di andare a dormire la sera precedente. Facendomi luce con la torcia, mi avvicinai all'interruttore ma quando lo premetti la luce non si accese così optai per aprire la finestra per far entrare un minimo di luce. Mi vestii di corsa e scesi le scale. Trovai mia madre intenta a prepararmi la colazione ma invece delle solite fette di pane tostate, quella mattina stava spalmando la marmellata sulle fette biscottate. "Buongiorno, è saltata la corrente, non ti sei accorta? Vuoi che la ripristini io?" Chiesi sedendomi. "Non è saltata la corrente Jungkook, ce l'hanno staccata." Mi bloccai e la guardai scosso. "E perché ce l'hanno staccata?" Lei alzò lo sguardo verso di me e subito mi accorsi di quanto erano profonde le rughe nere sotto ai suoi occhi e di quanto spento fosse il suo sguardo. "Perché sono due mesi che non pago la bolletta." Disse abbassando lo sguardo e riprendendo a mangiare. "E perché non la paghi? Mamma non capisco..." "Non voglio farti pesare questa cosa Jungkook, non è colpa tua e mai lo sarà." Mi alzai, spostai la sedia in parte alla sua e mi sedetti prendendole le mani tra le mie. "Mamma, che succede?" Sospirò prima di spiegarmi per filo e per segno come stavano le cose. Mio padre era l'unico a lavorare perché aveva fatto carriera all'interno dell'azienda e mia madre non si era mai cercata un impiego per stare dietro a me e alla casa. Ora lui se ne era andato e in 6 mesi mia mamma non era riuscita ancora a trovare un impiego perché troppo vecchia e senza esperienza. Si era accontentata di lavoretti saltuari ma ogni mese era sempre più difficile provvedere a tutte le spese. "Non ho i mezzi materiali per stare dietro a tutto Jungkook e tu hai bisogno dei libri per studiare, dei quaderni, dell'astuccio nuovo. Devi mangiare per rimanere sano e in forza, sono cose importanti e io non posso chiederti di rinunciare all'indispensabile. Che razza di madre sarei..." Parlò tra le lacrime e io mi sentii immensamente in colpa e distrutto. Era colpa mia. Mio padre ci aveva abbandonati per colpa del mio orientamento sessuale ed ero stato così egoista e cieco da non accorgermi di quanti sacrifici stava facendo mia madre solo per lasciarmi vivere il più sereno possibile. "Ho molti compagni di classe con i genitori separati. Potresti chiedergli il mantenimento almeno per me?" "Per legge dovrebbe si, ma non so come contattarlo." "Beh ma basta andare in azienda, li non si può rifiutare di parlarti." "C'ho già provato. Si è licenziato e un suo collega mi ha detto che sapeva volesse trasferirsi all'estero. Il suo numero di telefono risulta inesistente ormai. Non esiste modo di raggiungerlo..." Mi sprofondò il cuore nel petto. Se ne era semplicemente andato così, facendo perdere le sue tracce senza porsi il minimo problema. Mi fece ribrezzo e promisi a me stesso che non sarei mai diventato un uomo del genere. "E se mi cercassi un lavoro? Ormai ho 18 anni, potrei..non lo so, fare ripetizioni? Babysitter?" "No Jungkook, io vorrei solo che tu ti concentrassi sulla scuola. È l'ultimo anno, hai gli esami da fare." "Ma-" "Ti prego...smettiamo di parlarne. Non te l'ho detto ma oggi pomeriggio ho un colloquio di lavoro. Potrebbe anche andare bene." Disse, cercando di sorridermi. "Ora mangia qualcosa e preparati per andare a scuola." Non aggiunsi altro. Finii di mangiare velocemente, mi lavai i denti e la faccia e quando tornai in camera per recuperare lo zaino mi venne in mente che finchè mio padre era rimasto con noi, mi dava la paghetta settimanale. Salii sul letto e recuperai un barattolo dalla mensola, estrassi 65mila₩, la metà di quello che avevo risparmiato, poi presi un post-it e scrissi > Appoggiai il tutto sul tavolo in cucina e uscii di corsa, raggiungendo la fermata del bus appena in tempo. Trenta minuti dopo ero seduto al mio banco con la faccia sprofondata tra le pagine del libro di fisica mentre cercavo di ripetere. Jimin arrivò e si sedette al suo posto, nel banco dietro al mio. "Gukkie, ho fatto le foto con le parole in codice, vuoi che te le passi? Però devi stare attento a non farti beccare." "Anche volendo non potrei, il mio telefono è scarico." E lo indicai in parte alla cattedra in carica nell'unica presa di corrente posizionata in quella classe. "Non dirmi che hai rotto un altro cavo, sei un disastro!" Mi riprese ridendo ma io non accennai a ricambiare, rimasi serio. Proprio in quel momento entrò la docente che cominciò a fare l'appello prima di distribuire i fogli. Jimin appena lesse i primi problemi si chinò in avanti per cercare di raggiungere la mia attenzione e informarmi che li avrebbe fatti in brutta copia e poi mi avrebbe passato il foglio. Gliene fui immensamente grato. Le prime tre ore passarono abbastanza velocemente anche se io ero riuscito a prestare davvero poca attenzione a qualsiasi cosa. I professori parlavano ma io ero con la mente altrove tant'è che neanche mi accorsi che era suonata la campanella della ricreazione. Fu proprio Jimin a scuotermi per restituirmi il telefono che era andato a recuperare dalla cattedra. "Grazie Chim." Dissi mogio. "Guk, che succede? Non sei tu oggi." Si sedette sul mia banco e mi allungò il pacchetto di patatine che qualche minuto prima era andato a recuperare alle macchinette automatiche. "Ho scoperto una cosa stamattina e non riesco a smettere di pensarci." "Tipo cosa?" Sapevo che potevo fidarmi di lui, gli dicevo sempre tutto. Sapeva ogni singolo dettaglio di tutta la mia vita da quando avevamo 3 anni. "Non ho rotto il cavo del telefono, semplicemente ci hanno staccato la corrente elettrica perché mamma non ha i soldi per pagare le bollette e quindi stanotte non si è caricato." Rimase senza parole. Si bloccò dal mangiare e scese dal mio banco per sedersi sulla sedia in parte alla mia. "Da quando mio padre se ne è andato, lei non è riuscita a trovare un lavoro e o-ora non riesce p-più a...." Una lacrima scese, inumidendomi la guancia. Jimin prontamente portò una mano sulla mi guancia e me la asciugò con il pollice. Poi si avvicinò e mi baciò dolcemente l'angolo della bocca, per poi abbracciarmi e passarmi una mano tra i capelli. "Mi dispiace tanto Jungkook e scommetto che ti senti in colpa per questo fatto ma sono anche sicuro che tua madre farà di tutto per risolvere la situazione. È una donna forte." Cercò di rassicurarmi. "Jimin-" mi staccai dall'abbraccio e lo guardai. "Ho bisogno di trovarmi un lavoro. Tu come hai fatto a trovarne uno? Mi aiuti a fare il curriculum?" Lo vidi irrigidirsi. "Non credo sia il caso-" Gli presi il viso tra le mani. "Chim ti prego, ho bisogno di soldi per aiutare mia mamma e ne ho bisogno il prima possibile." Gli dissi con tono disperato. Lui sospirò e con dolcezza staccò le mie mani dal suo viso, abbassò lo sguardo. "Potrei farti entrare dove...lavoro...io..." "Davvero?? Lo faresti?? Pensi abbiano bisogno di un altro studente per riordinare in biblioteca?" A quella mia frase alzò la testa e la inclinò leggermente, notai come fosse arrossito. "Quella è una copertura, Jungkook. Non lavoro nella biblioteca dell'università.." Rimasi stordito. "E dove allora?" "Quello che sto per dirti è un'informazione estremamente riservata. Mi fido di te, sei il mio migliore amico e sei troppo disperato perciò cercherò di aiutarti ma ti devo pregare, e seriamente Jungkook, di non parlarne con nessuno, mai." Non avevo mai sentito il mio migliore amico parlare con un tono così serio e questo mi fece sorridere, cosa che a lui non piacque per niente dal momento che incrociò le braccia al petto e mi squadrò serio. Bloccai immediatamente la mia risata. "Okay, non guardarmi così che fai quasi paura. Non parlerò con nessuno." "Giura." "Giuro Jimin, a chi dovrei dirlo? Non ho nessuno a parte te." Mi guardò ancora per un paio di secondi prima di spostare la sua sedia più vicina alla mia. Si chinò facendomi segno di avvicinarmi e capii che doveva essere davvero qualcosa di personale perché non si era mai comportato così. "Ho detto ai miei genitori che lavoro nella biblioteca dell'università per coprire il fatto che in realtà esco per stare con....altri uomini." In un primo momento non capii. "Okay esci con più persone, non è una novità ma come fai ad avere i soldi per comprarti qualsiasi cosa se non lavori?" "No Jungkook, non hai capito. Io vengo pagato per passare il tempo con altri uomini." Ero sempre più confuso ad ogni parola che aggiungeva. Lo guardai stranito, alzando un solo sopracciglio con fare interrogativo. Lui sbuffò a abbassò la testa. "Vado a letto con più uomini e mi pagano, Jungkook." "Cosa???? MA SEI UNA PUTTANA??" Esclamai forse con un tono di voce un po' troppo alto perché il mio amico scattò in avanti, coprendomi la bocca con la mano. "Shh cretino!" Avevo lo sguardo attonito e sconvolto. "Lavori davvero come puttana?" Sussurrai. "Ehi, noto una punta di schifo nel tuo tono e non mi piace. Non con tutti ci scopo okay? Alcuni sono solo uomini soli che hanno bisogno di...compagnia e altri sono ragazzini figli di papà che non sanno ancora quale sia il loro orientamento sessuale e vogliono sperimentare." Mi si era gelato il sangue nelle vene per la semplicità con la quale gli erano uscite quelle parole. "Ti posso dare il contatto e la mail del Master ma devi chiamare col numero privato o scrivere da una mail criptata o inventata, non quella che usi normalmente." "Ma tu sei matto, non se ne parla." "Okay, sono sicuro che troverai sicuramente qualcos'altro per fare soldi facilmente e velocemente a 18 anni appena compiuti e senza neanche il diploma." Aggiunse in tono di sfida prima di cercare di alzarsi dalla sedia ma subito lo fermai, tirandolo di nuovo a sedere per il braccio. "Chim aspetta..." Abbassai la testa imbarazzato. "Dimmi di più." E usò tutto il tempo rimanente della ricreazione per parlare del suo lavoro. Mi spiegò che era entrato nel giro grazie a Kihyun, che si era avvicinato al ragazzo più grande solo perché ostentava la sua ricchezza senza provenire effettivamente da una famiglia agiata e quando avevano raggiunto una certa confidenza, il maggiore l'aveva iniziato al Master. C'erano regole molto ferree e rigide da rispettare per non essere beccati ma la cosa che mi stimolò di più fu il fatto che si era obbligati a lavorare per questo famigerato Master solo per i tre mesi successivi alla firma del contratto, dopo di che si poteva decidere, senza ulteriori conseguenze, se continuare o fermarsi. Jimin mi disse quale fosse il suo prezzario e rimasi sconvolto quando mi disse che prendeva la bellezza di 200mila₩ solo per una sega, 110mila₩ solo per farsi spogliare e guardare nudo. Gli chiesi quanto chiedesse per una prestazione completa ma scoppiò a ridere, dicendomi che con una sola botta aveva preso abbastanza soldi per comprarsi l'ultimo modello di iPhone e le AirPods. "Cazzo, Jimin, sei caro!" Rise. "Adesso si perché sono esperto, all'inizio si prende di meno, soprattutto nei tre mesi di prova." "Ma...non ti fa schifo andare con...tipo con...40enni? 50enni? Cioè veramente scopi con uomini che hanno l'età di tuo padre?" "Ah no, certo che no! Puoi scegliere tu l'età massima delle persone a cui concederti. Il Master mi aveva consigliato di mettere 25 come età massima quando ho cominciato. Solo dopo alcuni mesi l'ho alzata a 35." "Davvero questo M-master si prende cura di chi lavora per lui?" "Si. È un imprenditore, sa come gestire e far funzionare le cose. Lavoro per lui ormai da un anno e non ho mai, mai Jungkook neanche una volta, dovuto fare qualcosa che non mi andava. Qualsiasi cosa io abbia fatto o mi sia stata fatta era sempre consensuale, nessuno si è mai permesso di torcermi mezzo capello." Presi un respiro profondo cercando di processare tutte quelle informazioni. L'idea non mi convinceva a pieno ma il solo pensiero di quanti soldi avrei potuto fare per aiutare mia mamma mi stimolava a chiedere di più. "Ma...bisogna aver già avuto esperienze?" "No, io ero vergine. Ho semplicemente avvertito il Master che a sua volta mi ha messo in contatto con una persona che voleva specificatamente una nuova recluta vergine per trattarla bene." "Quindi tu la prima volta l'hai fatto con uno sconosciuto?" "Quello sconosciuto...è Yoongi..." Disse imbarazzato. Lo guardai sempre più sconvolto, sgranando gli occhi. "Yoongi?? Min Yoongi?? Il figlio di Min Yongho ossia l'uomo che possiede la gestione di tutte le autostrade di Busan e della Corea in generale??" "Proprio lui." Annui. "Ma io avevo capito che tu uscissi con lui, che foste tipo, non lo so, amanti? Ti viene a prendere fuori scuola!" "Si per portarmi a casa e scopare, Jungkook. Diciamo che tra me e Yoongi-hyung c'è un rapporto...inusuale? Oserei dire. Perché se c'è una cosa che è assolutamente vietata è il provare sentimenti. Non ci possono essere relazioni amorose tra recluta e cliente e fino a qualche mese fa era così però poi lui m-mi ha confessato d-di essere geloso del fatto che io andassi con altri. Ha detto che aveva smesso di cercare nuove reclute vergini per dedicarsi solo a me e insieme abbiamo deciso di evitare qualsiasi contatto perché ci siamo resi conto che stavano infrangendo la regola aura per eccellenza." "Quindi ora non lo vedi più?" Chiesi curioso. "È proprio questo il problema, sono stato io il primo a riscrivergli per vederci. Mi mancava. Detto sinceramente, Jungkook, nessuno mi fa godere tanto quanto lui. E quindi abbiamo deciso che continueremo così finchè sarà solo sesso e se mai ci capitasse di provare qualcosa di diverso, di fare tipo...l'amore...chiuderemo immediatamente il nostro rapporto." "E questa cosa ti fa preoccupare? Tu cosa provi per lui?" "Non me lo chiedere perché io per primo non me lo chiedo. Me la godo così com'è e finchè durerà. Sappi solo che Yoongi mi rende felice e che è la decisione migliore che potevamo prendere. Ora vuoi sapere altro? Prima di suoni la campanella." Ci pensai un attimo ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era come si fa a non innamorarsi di qualcuno con il quale passi così tanto tempo? Non ero mai stato fidanzato né innamorato. Avevo avuto qualche esperienza e ficcato la lingua in gola a qualche ragazzo in discoteca ma a parte questo non sapevo minimamente cosa volesse dire amare qualcuno e dopo quello che era successo tra i miei genitori, pensavo che non avrei mai voluto stare con qualcuno. Così passai a chiedergli la cosa che più mi interessava in quel momento. "E per i pagamenti? Come avvengono? Bisogna avere un conto in banca?" "Cash. Il Master ti mette in contatto col cliente, vi vedete, fate quello che dovete fare, segnate entrambi tutte le prestazioni avvenute su un app, fate la firma digitale per la presenza e compare il conto. Il cliente ti paga in contanti e tu te ne vai. Una volta a settimana devi andare dal Master e portargli la sua parte." "E la sua parte a quanto ammonta?" "Il 45% dell'incasso te lo tieni tu e il restante 55% lo dai al Master." Rimasi sconvolto dalle proporzioni. "La recluta si prende così tanta percentuale??" "Certo, te l'ho detto che il Master ci tratta fin troppo bene." Mi disse sorridendo e facendomi l'occhiolino. Proprio in quel momento suonò la campanella e dopo pochi secondi il professore di filosofia entrò in aula. Tutti i nostri compagni si affrettarono a tornare ai propri posti. Sentii qualcuno tirarmi per il cappuccio della felpa e mi girai. "Ah e Gukkie, mi sono dimenticato una cosa importante." Mi sussurrò mentre io mi stavo sporgendo verso di lui. "Cosa?" "Devi pensare ad un nome d'arte, non puoi usare il tuo." "Il tuo qual è?" "Non posso dirtelo finchè non sei dentro." Il professore tuonò un sonoro "Buongiorno." e io fui costretto a girarmi verso di lui, lasciando in sospeso la conversazione con Jimin. Per fortuna interrogò chi doveva recuperare il voto insufficiente del compito della settimana precedente ma io in filosofia me la cavavo abbastanza e avevo preso un soddisfacente 7 e mezzo. Appoggiai la testa al banco e cominciai ad analizzare tutti i pro e i contro della faccenda. Si parlava in ogni caso di soldi rapidi perché sarebbero arrivati volta per volta e non come i normali lavoratori che ricevono lo stipendio a inizio mese e io ne avevo disperato bisogno per aiutare in casa. Potevo decidere con chi andare e avrei dovuto fare una prova di soli tre mesi, poi avrei semplicemente potuto lasciare perdere tutto. Mi rincuorava il fatto che Jimin fosse contento del suo impiego e che si considerasse perfettamente protetto e sotto copertura. Altri punti a favore andavano al fatto di dover usare un nome in codice quindi nessuno avrebbe potuto scoprirmi e mia madre non lo sarebbe venuto a sapere. Inoltre avrei potuto usare la stessa scusa del mio amico e informare mia mamma che avevo trovato un piccolo impiego nella biblioteca universitaria e che era stato il mio migliore amico a mettere una buona parola su di me per farmi ottenere il posto, mezza bugia e mezza verità. I contro? Era un lavoro in nero, la prostituzione era punita con multe salatissime e addirittura col carcere, avrei dovuto fare sesso con uomini molto più grandi di me. Avrei dovuto fare sesso per la prima volta con uno sconosciuto. Sarei stato pagato per usare e sfruttare il mio corpo. Ero pronto a rischiare e a portare avanti una attività illegale per soldi? Lo volevo fare davvero? Il mio telefonò si illuminò e lo recuperai. Era un messaggio di Jimin con la mail a cui scrivere e alcune altre istruzioni da usare nel primo approccio. Poi la giornata scolastica finalmente finì e io mi precipitai sull'autobus per trovare un posto a sedere. Mi misi le cuffie e ascoltai la musica per tutto il viaggio. Scesi un paio di fermate prima per fermarmi a prendermi un trancio di pizza siccome mia madre mi aveva avvisato che per colpa della corrente staccata non avrebbe potuto farmi il pranzo e che mi avrebbe restituito i soldi che le avevo lasciato sul tavolo della cucina quella mattina. Quando entrai in casa ero solo, salii in camera mia e provai ad accendere la luce ma era ancora staccata. Finchè era giorno sarebbe andato tutto bene ma come avremmo fatto di sera? E l'acqua calda? Mi sarei dovuto lavare con l'acqua ghiacciata ad ottobre? Mi buttai sul letto in preda allo sconforto e recuperai il mio telefono. Fissai il messaggio di Jimin per un'ora intera finchè non mi dissi che provare non aveva mai ucciso nessuno e così aprii l'applicazione della mail e ne creai una nuova, senza usare nomi, lettere o numeri che si riferissero a me personalmente come mi aveva suggerito il mio amico. Poi provai a buttare giù il testo della mail seguendo tutte le indicazioni accuratamente. Oggetto: Domanda di lavoro Gentilissimo M*st*r, Mi chiamo Jeon Jungkook, nato a Busan il 01/09. Le scrivo perché sarei interessato ad entrare a far parte del team della Sua attività imprenditoriale. Questo Suo contatto mi è stato passato da recluta n^53Q92L. Con questa mail mi impegno personalmente e solennemente a mantenere segreta la natura delle informazioni che Lei mi fornirà. Confido e mi affido alla Sua altissima personalità per quanto riguarda il trattamento dei miei dati personali presenti in questa mail e fornitogli in futuro. Resto in attesa di una Sua cortese risposta, Le porgo i miei più sinceri e cordiali saluti. Jeon Jungkook. Allegai due mie foto e controllai di aver inserito tutto. Nome e cognome, luogo e data di nascita senza l'anno preciso. Il codice della recluta che mi aveva fornito il contatto, la frase di circostanza per scampare ad eventuali controlli incrociati della polizia, i saluti e i ringraziamenti, le due foto, una del viso e una a figura intera. Inserii l'indirizzo e-mail e poi premetti su invio, bloccai il telefono, lo appoggiai sul comodino e mi distesi con la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi. Ci misi un paio di minuti appena per cominciare a sentire le palpebre pesanti e il sonno impossessarmi del mio corpo ma quando credevo di starmi per addormentare, ecco che il telefono vibrò, svegliandomi improvvisamente. Lo recuperai e aprii la notifica. Era una mail di risposta.  Gentilissimo J*ngk**k, Felicemente La informo che la Sua domanda di assunzione è stata accettata. La prego di recarsi a [indirizzo], alle ore 14:30 del giorno 23/10 per sostenere il Suo colloquio conoscitivo. Le chiedo gentilmente di bussare tre volte velocemente e successivamente due volte piano per il riconoscimento. Per qualsiasi problema, cambio di orario o di giorno non si faccia scrupolo a scrivere a questo indirizzo e-mail. Con l'augurio di vederLa presto, La saluto e Le auguro una buona giornata. M*st*r  Posai il telefono e cercai di convincermi che sarebbe stato divertente. 
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