Prologo
WARNING: presenza di una scena forte
Jungkook's POV
8 anni fa
"Jiminie, sta cominciando a piovere!" Dissi sentendo cadere sulla mia testa piccole gocce.
"Dai, se facciamo una corsa ce la possiamo fare!"
E ci provammo anche ma più correvamo e più il tempo peggiorava e il fatto di essere senza ombrello ci rese zuppi più velocemente del previsto. Decidemmo di ripararci momentaneamente sotto la pensilina della fermata del bus per aspettare che smettesse di piovere. Era fine gennaio, fino a poche settimane fa aveva nevicato mentre quella mattina sembrava che il cielo si aprisse ed ero uscito senza ombrello. Cominciai a tremare dal freddo e il mio migliore amico se ne rese conto quasi subito.
"Gukkie, vieni qua, ti tengo caldo io." E mi abbracciò. Mi rilassai tra le sue braccia, gli tirai su il cappuccio e appoggiai la testa nell'incavo del collo, all'interno della stoffa asciutta del suo giubbotto per riscaldarmi. Sentii il mio cuore perdere un battito e non capii perché mi sentivo così bene, così rilassato, così a mia agio.
Rimanemmo in quella posizione per non so neanche quanto tempo finchè non passò l'autobus.
"Bambini ma cosa fate qua da soli sotto la pioggia?" Ci chiese una dolce signora appena scesa dal mezzo.
Le spiegammo che eravamo al parco a giocare ma che improvvisamente eravamo stati colpiti dalla pioggia e che ci eravamo riparati la sotto per aspettare che finisse per poter tornare a casa. La signora ci imprestò il suo cellulare e Jimin chiamò sua mamma, era l'unico dei due a conoscere il numero a memoria e mi dissi che avrei dovuto chiedere anche io ai miei genitori di farmi imparare il loro numero di telefono, non si sa mai. La donna rimase con noi fino all'arrivo della madre di Jimin, mi riportarono a casa e di nuovo potei abbracciare il mio amico per salutarlo. Lo strinsi forte e inspirai profondamente il profumo del suo shampoo al cocco. Jimin profumava di cocco e vaniglia e fino a quel momento non mi ero mai reso conto di quanto mi piacesse quella fragranza.
4 anni fa
La scuola era ricominciata da poco e già eravamo pieni di ricerche e se c'era una cosa che proprio odiavo fare, quella cosa erano le ricerche e se di chimica ancora peggio. Per fortuna ero finito in coppia con Jimin anche se continuavamo a perdere la concentrazione, la consegna sarebbe stata tra 5 giorni e noi avevamo appena iniziato ad impostare il PowerPoint.
Chi me l'aveva fatto fare di scegliere un liceo scientifico?
"Gukkie?"
"Dimmi."
"Hai presente Jisoo?"
"La ragazza di 3^H vero? Quella che si tinge sempre i capelli di colori strani."
"Si lei, gira una voce a scuola che alla festa di inizio anno si sia rifiutata di scopare con Minhyuk, quello di 3^L"
Sbuffai scuotendo la testa.
"Ma tu solo a questo pensi?"
"No Gukkie, ascolta, hai presente anche Jennie?" Mi girai a guardarlo a annuii. "Ecco, lei stava con un certo Yoo Kihyun e l'ha lasciato proprio quella sera e si pensa che l'abbia fatto perché ha una relazione omosessuale con Jisoo."
Spalancai gli occhi e il mio viso di riempì di punti di domanda immaginari.
"E mi stai dicendo tutto questo perché....??"
"Perché ho cercato Kihyun su i********: ed è proprio un bel ragazzo. Cioè pensavo di seguirlo e boh, magari scrivergli pure."
Rimasi fermo a guardarlo per qualche minuto, aspettando pazientemente che il mio cervello elaborasse e interpretasse il messaggio.
"Jimin...ma a t-te piacciono i r-ragazzi?" Chiesi titubante.
"A te no?"
Non risposi, quella domanda mi prese alla sprovvista.
2 anni fa
Era domenica mattina e venni svegliato da un forte rumore, come se qualcuno stesse sbattendo i pugni contro la porta della mia camera. Mi alzai svogliatamente e andai ad aprire ritrovandomi un Jimin in preda al panico che corse dentro e si richiuse la porta alle spalle.
"Gukkie, devi aiutarmi."
"Buongiorno anche a te, non ne hai abbastanza di vedermi 6 giorni su 7 a scuola? Anche la domenica adesso? E chi ti ha fatto entrare?"
"Tua madre. È urgente Guk, ti prego."
Tornai verso il mio letto e gli feci segno di sedersi accanto a me. Il mio amico si tolse la giacca, la appoggiò sullo schienale della sedia e si accomodò.
"Ho un appuntamento oggi pomeriggio."
"COSA? CON CHI?"
"Con Kihyun."
"Ommioddio Jimin, come hai fatto? Anzi lo so, dopo che lo hai stalkerato per più di un anno probabilmente l'hai convinto per sfinimento."
"Vaffanculo Jungkook."
"Scherzo dai, dimmi di cosa hai bisogno." Gli dissi dopo essermi ripreso da un attacco di ridarola.
"T-tu...hai mai dato un bacio? Un bacio vero..sulla bocca, con la lingua.."
Scoppiai a ridere di nuovo. Jimin aveva fatto coming out con me proprio quel giorno di due anni fa, in camera sua mentre finivamo quella stupida ricerca di chimica. E da quel giorno aveva cominciato a fare apprezzamenti su tutti i ragazzi che gli capitavano a tiro, per i corridoi della scuola, sull'autobus, in biblioteca, al cinema. Un sabato sera mi aveva anche convinto ad andare in un locale gay ma nessuno dei due aveva ancora compiuto 16 anni e i buttafuori non ci avevano permesso di entrare.
"No Jiminie, lo sai che non ho ma-"
"Baceresti me?" Chiese, bloccandomi.
"Come scusa?"
"Neanche io ho mai baciato nessuno, non so come si fa e se dovesse succedere qualcosa con Kihyun oggi pomeriggio? Si renderebbe subito conto che sono inesperto."
"Mi stai chiedendo di fare pratica????" Chiesi un po' interdetto.
Io mi ritenevo ancora confuso. Guardavo le ragazze e mi piacevano, avevo anche avuto un mezzo flirt con una compagna di classe però mi rendevo perfettamente conto che la sensazione che mi davano i ragazzi era diversa, più forte. Ne avevo parlato con Jimin, gli avevo chiesto come aveva realizzato di essere gay ma lui mi aveva semplicemente spiegato che -testuali parole- "il mio cazzo si alza solo quando guardo i porno gay". E ci avevo provato anche io per fare chiarezza nella mia testa, all'inizio era stato strano ma più ne guardavo e più mi rendevo conto che mi piaceva quello che vedevo, mi piaceva fin troppo.
"Si?"
"Non se ne parla."
Mi alzai dal letto.
"Gukkie ti prego, ti imploro proviamo per favore, puoi chiedermi qualsiasi cosa in cambio."
Lo osservai cercando un modo per incastrarlo e ottenere il maggiore tornaconto possibile.
"Qualsiasi cosa?"
Si mise una mano sul cuore. "Qualsiasi, promesso."
Acconsentii e tornai a sedermi sul letto in parte a lui, ci guardammo fissi negli occhi un bel po' prima di scoppiare a ridere. Eravamo migliori amici dall'asilo, avevamo frequentato le elementari insieme ed eravamo stati separati alle medie in quanto suo padre aveva preferito iscriverlo in un istituto più vicino al luogo dove lavorava per poi ritrovarci di nuovo insieme nella stessa classe al liceo. In ogni caso abitavamo vicini, nello stesso quartiere e non avevamo mai perso i contatti e ogni giorno che passava la nostra amicizia si rafforzava. Probabilmente mi fidavo più di lui che dei miei genitori.
"Basta ridere ti prego, mi fa male la pancia. Facciamo i seri." Disse dopo essere scoppiati a ridere un ulteriore volta.
"Okay okay, seri." Risposi io, ricomponendomi.
Jimin si inumidì le labbra con la lingua e io persi il lume della ragione, trovandolo quasi attraente. Appoggiò una mano sul mio collo e un brivido mi percorse la schiena. Poi si chinò, le sue labbra appena sfiorarono le mie, lasciandomi un bacio a stampo. Si ritrasse subito, rosso in viso.
"Tutto qui?" Dissi.
"Non so come fare..." Rispose lui ritraendo la mano e abbassando lo sguardo. Mi fece tenerezza.
Appoggiai due dita sotto il suo mento, riportando il suo sguardo su di me. "Proviamo ad aprire un po' la bocca? Tu ti muovi e io seguo i movimenti. Lo fanno tutti, non dovrebbe essere così difficile." Cercai di rassicurarlo.
Mi sorrise, annuendo vigorosamente e tornando ad avvicinarsi. Questa volta la sua mano si appoggiò sulla mia guancia. Di nuovo si chinò, premendo più forte e io schiusi le labbra. Sentii la sua bocca calda muoversi sulla mia, lo lasciai fare per qualche secondo prima di cercare di ricambiare il bacio. All'inizio fu solo scambio di saliva ma poi l'eccitazione salì, Jimin mi prese il viso con entrambe le mani mentre io portai le mie mani sui suoi fianchi e finalmente trovammo il nostro ritmo finchè a me non scappò un leggero gemito e ci fermammo per riprendere fiato. Ci guardammo negli occhi e io per un attimo pensai che il sorriso che era comparso sul volto del mio migliore amico era il più bello che avessi mai visto.
"Così va bene." Disse sorridente.
"Ecco vedi, niente di troppo difficile." Gli risposi, sorridendo a mia volta.
"Ora proviamo con la lingua."
"Cos-"
Ma non feci in tempo a fermarlo che lui si era di nuovo avventato sulle mie labbra, mi morse il labbro inferiore e io mi lamentai, aprendo completamente e lasciandogli libero accesso alla mia cavità orale. La sua lingua cercò la mia e di nuovo all'inizio fu strano, tutta quella saliva non mia mi faceva quasi schifo ma quando trovammo il nostro ritmo fu il paradiso. Sentii Jimin spostarsi e salire sulle mie gambe, allargando le sue e poi richiudendole attorno al mio bacino e io in tutta risposta portai le mie mani sulla sua schiena e me lo strinsi addosso.
Fui il primo a staccarmi.
"Direi che così basta, ormai hai capito come si fa."
"Ti è piaciuto." Chiese con un sorriso compiaciuto sul volto. Non era una domanda.
"Che ne sai? L'ho fatto solo per aiutarti." Cercai di difendermi, tingendomi di rosso in faccia e spostando lo sguardo altrove.
"No no Gukkie, ti è proprio piaciuto baciare un ragazzo e sai da che cosa si capisce? Non dal fatto che hai ceduto così velocemente o dal fatto che non ti sei scomposto quando ti ho infilato la lingua in bocca o quando ti sono salito sopra. Si capisce da questo-" e appoggiò una mano sul cavallo dei miei pantaloni, rivelando l'erezione che si era leggermente gonfiata pochi minuti prima.
Mi alzai di scatto e gli urlai di andarsene. Non sapevo che cosa fosse nè che cosa l'avesse provocata o forse non ero ancora pronto ad ammetterlo a me stesso. Jimin ci rimase male per quella mia reazione e glielo potei leggere in viso.
"Jungkook, mi dispiace, i-io...non volevo pressarti così tanto. Sappi solo che quando sarai pronto, io ci sarò per te. Siamo io e te contro il sole che brucia, ricordi?"
Era il nostro motto, lo avevamo inventato alle elementari, un giorno mentre tornavamo dal mare e ci eravamo completamente scottati siccome non avevamo voluto mettere la protezione solare. Avevamo sofferto moltissimo finchè non era passata la bruciatura e da quel giorno eravamo i Jikook che lottano contro il sole che brucia. Mi rilassai quando pronunciò quella frase.
"Sempre e per sempre." Risposi, sorridendogli complice.
6 mesi fa
Era arrivato il momento giusto, dovevo dirglielo.
Erano giorni che ne parlavo col mio migliore amico per chiedergli consiglio su come fare a dire ai miei genitori che ero attratto dai ragazzi e finalmente era arrivato il momento che tanto avevo atteso per tutta la giornata.
Eravamo seduti a tavola, mia padre al centro e io e mia madre ai lati. Loro due stavano commentando una notizia che avevano appena dato al telegiornale mentre io continuavo a tenere lo sguardo basso e a rigirare il cibo nel piatto con la forchetta, ero tremendamente agitato.
"Jungkook tesoro, non hai fame?" Chiese mia mamma all'improvviso, scotendomi dai miei pensieri.
"Mh? No non è quello..."
"È successo qualcosa a scuola? Stai bene?" Chiese mio papà, premuroso.
"N-no non è s-successo nulla a scuola, i-io...ho una c-cosa da d-dirvi" Dissi titubante.
"Parla pure, lo sai che puoi dirci tutto."
Presi a giocare con le dita delle mani e rimasi in silenzio per un po', sentendo i loro sguardi bruciarmi addosso.
"I-io...mi piacciono i ragazzi." Dissi talmente sottovoce che anche io feci fatica a sentirmi.
"Come scusa? Tesoro non ho sentito, non preoccuparti di niente dai, dicci pure." Mi incoraggi di nuovo mia mamma.
Presi un respiro profondo e riprovai.
"Io s-sono...a m-me piacciono..cioè ehm i-io.."
"Jungkook, mi sto spazientendo, parla e-"
"Papà sono gay." Mi uscì tutto d'un fiato.
Nella stanza calò il silenzio e il gelo.
"Che cosa hai appena detto?"
"Ho detto che mi piacciono i ragazzi papà, preferisco i maschi alle femmine."
Lo vidi mentre prendeva la rincorsa con la sua forchetta e impiantarla sul tavolo e mi avrebbe centrato la mano in pieno se non fossi stato abbastanza svelto da ritrarmi. Scattai in piedi, scostando la sedia che cadde a terrà e lo guardai spaventato.
Si alzò e camminò verso di me mentre io arretravo.
"Papà...ti prego-"
Ma non appena aprii bocca lui si avventò su di me, spingendomi a terra con un forte scossone per poi darmi una sberla in pieno viso.
"Ripetilo se hai il coraggio." Disse severo.
Io lo guardai e non ebbi la forza di aprire bocca, mi litai ad iniziare a piangere.
Lui si chinò su di me, mi prese per il colletto della maglietta, costringendomi ad alzarmi in piedi.
"Ho detto: ripetilo se hai il coraggio." Sibilò a un centimetro dal mio naso.
"È quello che sento di essere papà."
Venni sbattuto violentemente di nuovo a terra e un calcio mi colpì sul fianco, spezzandomi il respiro. E poi un secondo calcio ancora più forte arrivò sulla schiena, sulle gambe mentre io urlavo e mi contorcevo su me stesso finchè non sentii mia madre urlare e allontanare mio padre da me.
Cercai di mettermi seduto, sputando lacrime e sangue e vidi i miei litigare di brutto. Per la prima volta da quando ero nato, vidi mia madre difendermi a spada tratta, cercando di convincere l'uomo che in ogni caso rimanevo il loro bambino e che niente sarebbe cambiato ma la cosa che mi sconvolse di più fu vedere per la prima volta mio padre alzare le mani sulla donna che mi aveva messo al mondo. La schiaffeggiò più volte e quello mi diede la forza di alzarmi, correre da lei e mettermi in mezzo, cercando di separarli.
Mio padre disse una sola unica frase guardando mia madre.
"O se ne va lui, o me ne vado io."
Mia madre mi abbracciò, piangendo.
Lui salì in camera e ne scese mezz'ora dopo con una valigia pronta, varcò la porta di casa e non lo rividi più.