Capitolo 2

2359 Words
Capitolo Due Le mie sorelle mi fissano come se mi fossi abbassata i pantaloni e avessi iniziato a farmi un ditalino. Nel frattempo, l'aroma di cibo delizioso diventa più intenso, nonostante i miei filtri nasali (oppure lo stress mi sta facendo venire più fame). “Ho sentito ‘masturbazione'?” chiede Blue, parlando ancora a voce troppo alta. “Proprio così” risponde Gia ancora più forte. “Ma forse è un acronimo di qualcosa, tipo un Master in Urbanistica?” L'occhio inizia a tremarmi di nuovo, ma mi calmo aggiungendo mentalmente alla mia lista un altro eufemismo per indicare l'autoerotismo femminile: Master in Urbanistica, o MU. Un momento! Non dovrebbe essere Mistress in Urbanistica, visto che stiamo enfatizzando la femminilità dell'atto? “Sono abbastanza sicura che stia parlando di trastullarsi” dice Honey con un ampio ghigno. Ok. Ora il mio occhio sinistro sta tremando così tanto che non mi sorprenderebbe se stesse inviando messaggi alle mie sorelle in codice Morse: due punti, una linea e un punto, poi altri due punti e una linea, che sta per FU (f**k you). “Se solo mi lasciaste partecipare alla conversazione” dico a denti stretti, inducendole a girarsi verso di me con gli occhi sgranati. Traggo un altro respiro. “Intendevo proprio ciò che ho detto. Sono una professionista della masturbazione.” Qualcuno si schiarisce la gola alle mie spalle e l'aroma di cibo delizioso è più forte che mai da quando ci siamo sedute, il che mi fa capire come mai le mie sorelle abbiano gli occhi sgranati. Non sono state le mie parole, ma qualcos'altro. Qualcosa di peggiore. Arrossendo, mi guardo alle spalle per confermare il mio sospetto. Eh già! L'imponente cameriera è proprio dietro di me e, se non fosse per il vassoio di cibo che tiene tra le mani, si starebbe stringendo le perle. “Proprio così. Scrivo un blog sulla masturbazione” dichiaro, sollevando il mento, mentre torno a voltarmi verso il tavolo. Quando la vita mi ha dato limoni (alias, uomini di cui non tolleravo l'odore), io ho fatto una limonata: sono diventata così brava a darmi piacere da sola che, ormai, non ho nemmeno bisogno di un uomo. In generale, quello dei limoni è il mio motto personale, per ovvie ragioni. A proposito del mio nome: “Lemon Hyman” suona come la membrana verginale di un'acidella. La cameriera schiaffa giù i nostri piatti così in fretta che sono sicura si aspetti che io tiri fuori un dildo dalla v****a e glielo faccia succhiare. Oh, pazienza. Non ha senso tirarmi indietro adesso. Sollevando il mento ancora di più, continuo. “L'autoerotismo dà potere alle donne. Permette loro di scaricare la tensione sessuale in modo sicuro, riduce lo stress e migliora la qualità del sonno. Aumenta l'autostima e valorizza l'immagine del proprio corpo, allevia i crampi, rafforza il tono muscolare della zona pelvica e anale…” La cameriera molla sonoramente davanti a me l'ultimo piatto (il mio French toast) e si allontana in fretta e furia. Gia sogghigna. “Ottimo lavoro. Adesso sputerà in qualsiasi altra cosa ordiniamo.” Honey stringe gli occhi, riducendoli a due fessure. “La sfido a farlo.” Blue mi fa un sorrisino. “Ti rendi conto che hai appena parlato come la mamma?” Uff, ha ragione. I benefici degli orgasmi sono l'argomento preferito della nostra matriarca. Ai nostri genitori non ho mai parlato della mia professione, perché si sentirebbero in dovere di dispensare una quantità di consigli non richiesti. Mi stringo il ponte del naso. Quel che è fatto è fatto. Loro tre ormai lo sanno. Lancio uno sguardo severo a ciascuna sorella. “Posso fidarmi del fatto che questo resterà un segreto tra di noi?” Considerato come stanno andando le cose, non credo di essere ancora pronta a dichiararmi al resto della famiglia. Blue sbuffa. “Oh, per favore! Io mantengo segreti di professione.” “E io sono una maga” interviene Gia. “Mantengo ancora più segreti di Blue.” Honey le schernisce. “Io sono l'unica a cui avresti dovuto dirlo e l'unica di cui hai bisogno per l'Operazione BS, se è per questo.” Ok, bene. La competitività delle sorelle Hyman giocherà a mio favore, una volta tanto. Sollevata, prendo una bottiglietta di sciroppo e annego il mio French toast, prima di dargli un morso. No. Non è abbastanza dolce. Lo cospargo di zucchero a velo e lo assaggio di nuovo. Manca ancora qualcosa. Con un sospiro, guardo Honey e annuisco. Con gli occhi che brillano di soddisfazione, lei tira fuori un sacchetto di plastica pieno di M&Ms, uvetta, piccoli marshmallow e caramelle gommose. Mi assicuro che la cameriera non stia guardando e rovescio il contenuto del sacchetto sul mio piatto. Finalmente, il French toast è abbastanza dolce per me. Purtroppo, ho appena incoraggiato la frugalità ossessiva di Honey. Come previsto, per evitare di pagare un extra per le farciture, le ha portate con sé al ristorante. Prima ha insistito perché ordinassimo dei succhi d'arancia, che ha trasformato in cocktail Mimosa con lo champagne della sua fiaschetta, e ora mi aspetto che, quando arriverà il conto, tirerà fuori un coupon per il pasto. Sì, la mia inflessibile sorella fa sembrare Paperon de' Paperoni uno spendaccione, al confronto. Ovviamente, se qualcuno glielo fa notare, lei lo fa a fettine. Mentre io mi concentro sul mio toast, Blue scruta le uova nel piatto di Honey con aria sospettosa. La mia coraggiosa sorella spia teme e odia tutto ciò che ha a che fare con gli uccelli. Alla fine, però, il suo bisogno di prendermi in giro prevale. Alzando gli occhi, mi fissa con uno sguardo intenso. “Ora che il tuo diabete è assicurato, posso farti qualche domanda sul tuo lavoro?” Gia, che stava osservando le uova di Honey con altrettanta disapprovazione (indubbiamente preoccupata per la salmonella o qualche altro germe), guarda Blue con interesse. “Ti riferisci all'Operazione Bella Sniffata o al blog di masturbazione?” “Al blog.” Blue si rivolge a me. “Perché un blog? Siamo forse nel 2003?” Sospiro. “Ho provato a fare dei video sui social media, ma molte piattaforme sono pudiche e limitano ciò che mi è consentito dire sull'argomento. Inoltre, per ragioni note solo agli algoritmi dei motori di ricerca, il mio blog è abbastanza popolare.” Gia inarca un sopracciglio tinto di nero. “Algoritmi dei motori di ricerca?” “Se cerchi 'autoerotismo', io sono tra i primi risultati. Idem con 'masturbazione femminile'.” Honey sembra impressionata. “Questo si traduce in soldi a palate?” Le lancio uno sguardo vitreo. “Certo, abito in una topaia in affitto a Staten Island solo per puro divertimento.” “Potrebbe essere perché ti piace risparmiare.” Blue lancia un'occhiata furtiva a Honey. Faccio una smorfia. “Magari. Sto affogando nei debiti della carta di credito. I banner pubblicitari mi permettono a malapena di mettere il cibo in tavola. L'unico modo per guadagnare davvero è trovare uno sponsor, ma non mi capita da un po'.” “Allora perché lo fai?” mi chiede Gia. “Perché è la mia passione” rispondo. “Tu più di chiunque altro dovresti capirlo.” Invece di fare altre battutine sulla masturbazione, Gia annuisce solennemente. Per moltissimo tempo, anche il suo amore per la magia non le ha fruttato granché, ma di recente la fortuna le ha sorriso. “So solo che non mi arrenderò” dichiaro (ma non sono sicura di chi sto cercando di convincere, se le mie sorelle o me stessa). “Devo solo trovare un grosso sponsor e…” Mi viene un conato di vomito quando il fetore di un dopobarba supera i miei filtri nasali e inizia a molestare le mie narici. Mi volto e vedo il colpevole: un cameriere che porta una brocca d'acqua. “Non ci serve, grazie.” Lo mando via con un gesto della mano, come se fosse una cimice puzzolente. “Ti rendi conto che era carino?” mi chiede Honey. Emetto un altro verso di disgusto. “Deve essersi immerso in una vasca piena di Old Spice per un paio di giorni, prima di presentarsi al lavoro.” “Che orrore!” commenta ironicamente Gia, roteando gli occhi. “I profumi e le acque di colonia sono come scoregge che costano soldi” affermo. Blue apre la bocca, senza dubbio per dire qualcosa di sarcastico, ma il karma atterra proprio al centro del nostro tavolo, sotto forma di un grazioso pappagallino verde. Con una velocità che farebbe invidia persino a James Bond, Blue si tuffa sotto il tavolo. L'uccello saltella verso un piatto con del semplice pane tostato e lo becca come se noi non esistessimo. Gia fissa il volatile con occhi spalancati. “Dev'essere l'animale domestico di qualcuno, vero?” “Impossibile!” esclama Blue, con la voce attutita dalla tovaglia. “Quello è un parrocchetto monaco. Sono selvatici.” Pronuncia “parrocchetto monaco” come la maggior parte della gente direbbe “tarantola” e infonde nella parola “selvatici” una connotazione sinistra, solitamente riservata a personaggi come Voldemort. “Selvatici?” Gia salta in piedi, senza dubbio ricordandosi di tutti i germi che un uccello selvatico potrebbe portare con sé. Poi, come per magia (almeno quella di tipo performativo), tra i suoi palmi compare un flacone di disinfettante per le mani grande quanto la mia testa e lei lo spruzza sull'uccello. Bleah! L'odore di alcol e di pseudo-menta a buon mercato è come un colpo al naso. Il pappagallo concorda con me. Emette uno stridio tale, che risuona come se una motosega e la più fastidiosa delle sveglie avessero generato un figlio, poi torturato all'inferno da demoni sordi. “Fatelo sparire!” urla Blue da sotto il tavolo. Dal nulla, un mazzo di carte da gioco appare tra le mani di Gia, che le lancia una dopo l'altra contro l'uccello, come se fossero dardi ninja. Il pennuto strilla di nuovo, ma non se ne va. I tagli da carta evidentemente non sono un problema per chi ha le piume. “Per favore, ragazze” dice Blue. “Non è divertente. Mandatelo via.” “Ok, ok.” Honey tira fuori un coltello a farfalla e lo apre nel modo appariscente che associo ai killer professionisti. “No!” grido. “Non uccidete il povero…” L'uccello scorge la lama e strilla di nuovo, poi spicca il volo con aria indignata e scompare in lontananza. Honey nasconde il coltello nella borsetta con disagio. “Volevo solo spaventarlo.” Già. Certo. Come aveva spaventato quella ragazza meschina al liceo che dovette farsi mettere dei punti sull'avambraccio. Blue esce da sotto il tavolo con aria imbarazzata. “Se l'avessi ucciso, chiunque abbia un cervello più grande di quello di un pennuto concorderebbe che si trattava di legittima difesa.” Gia spruzza il fetido disinfettante per le mani ovunque l'uccello abbia posato le zampette, uccidendo quel che resta del mio appetito. Spingo via il piatto. “Possiamo tornare all'argomento in questione?” “Giusto.” Blue si rimette a sedere. “Qual è la location?” “Il New York City Ballet” rispondo. Il biglietto mi è costato una grossa fetta dei guadagni del blog del mese scorso, ma ne varrà la pena per vedere il russo dal vivo anziché guardare le sue esibizioni su YouTube. E, naturalmente, per togliermelo dalla testa. Blue tira fuori il cellulare e fa qualcosa per un minuto o due. Quando alza lo sguardo, il suo sorriso diabolico mi ricorda quello di Gia. “Posso fare in modo che nessuna telecamera ti riprenda.” Lancia a Honey uno sguardo di sfida. “Pensi ancora di essere l'unica di cui abbia bisogno?” “Io direi che ha più bisogno di me che di voi due” interviene Gia. Il suo tono diventa professorale, mentre mi guarda. “La chiave per entrare in posti a cui non hai accesso è non avere un'aria colpevole.” “Non ha tutti i torti” commenta Honey. “Io posso entrare in qualsiasi nightclub facendo sfacciatamente finta che il mio timbro d'ingresso sia colato via.” Tiro fuori il cellulare e prendo il primo appunto: Sembrare audace. Naturalmente, è più facile a dirsi che a farsi. Controllo che nessun cameriere sia sfuggito al mio naso e dico: “Potrebbero esserci delle porte che dovrò aprire. Porte chiuse a chiave.” Come se avessero provato questa mossa per un anno, le mie tre sorelle tirano fuori dei grimaldelli e poi ridacchiano tra loro. “Vuoi avere l'onore?” Honey chiede a Gia. “Sei stata tu la prima a impararlo.” Gia sogghigna. “Tu hai più esperienza pratica.” Prima che anche Blue lecchi il culo a Gia, affermo: “Non mi interessa chi lo fa. Basta che mi insegniate.” “D'accordo.” Honey prende un aggeggio a zig zag. “Questa è una chiave di tensione.” * * * La lezione dura il triplo del tempo perché le mie insegnanti continuano a discutere su minuzie casuali. Alla fine, mi sento abbastanza sicura per l'Operazione Bella Sniffata, quindi faccio cenno alla cameriera di portarci il conto. Come previsto, Honey tira fuori un coupon e la cameriera deve tornare indietro per ricalcolare l'importo. “Offro io” dico quando ci riportano il conto. “No” replicano Gia e Blue all'unisono. “Ci hai appena detto che hai problemi di liquidità” aggiunge Honey. “D'accordo” concedo con un sospiro. La mia carta di credito sta effettivamente raggiungendo il limite. “Per stavolta dividiamo il conto, ma se otterrò un valido sponsor, vi porterò tutte fuori a cena in un posto elegante.” “Affare fatto” accetta Gia. “Purché sia un posto pulito, come questo.” “Certamente.” Combatto l'impulso di roteare gli occhi. “E non serviranno pollame.” Sorrido a Blue. Mi chiedo se sia il caso di rassicurare Honey sul fatto che sarà un ristorante per il quale potrà trovare un coupon, ma decido di non rischiare la pelle, considerando quel coltello nella sua borsetta. L'Operazione Bella Sniffata sarà già abbastanza pericolosa.
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