LA SIGNORINA RINALDI

1087 Words
Se Lorenzo Conti aveva incendiato i suoi anni giovanili con una bellezza sfrontata e ribelle, allora Gabriele Bianchi era stato colui che aveva addolcito i suoi giorni con una calma luminosa. Diversi in tutto: Lorenzo la tormentava tirandole le trecce, chiamandola puffetta e punzecchiandola con sarcasmo; Gabriele, invece, era quello che, trovandola in lacrime, le sfiorava piano i capelli e le parlava con una voce così gentile da farle passare tutto il dolore. Era stato una luce. Ogni volta che Anna Rinaldi si sentiva persa, bastava pensare a quella voce per ritrovare il calore e la pace. Negli ultimi tre anni, da quando Sara Ranieri era partita per Hollywood, Gabriele era stato costretto a viaggiare spesso tra l’Italia e l’estero. Così, le occasioni di incontrarlo erano diventate pochissime. Sara si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorrise: — “Mi raccomando, il giorno del fidanzamento devi venire.” — “Puoi stare tranquilla, Sara. Non solo verrò, ma vi porterò anche il regalo.” — “Ottimo! Allora ti aspetto.” Appena disse quelle parole, una giovane assistente dall’aspetto raffinato si avvicinò di corsa, chinandosi a sussurrarle qualcosa all’orecchio. Sara annuì, poi si rivolse di nuovo ad Anna: — “Anna, io entro. Ci vediamo presto, d'accordo?” — “Certo.” Quando Sara si allontanò, Marco non riuscì più a contenersi: — “Anna! Ma allora conosci davvero Sara Ranieri!” I suoi occhi brillavano di sorpresa. La star più acclamata del Paese, l’attrice dei tre grandi premi, stava per sposarsi con Gabriele Bianchi! E tutti sapevano che i Bianchi erano la sola famiglia, oltre ai Conti, a dominare la scena imprenditoriale di Roma. La notizia era esplosiva. Anna percepì l’agitazione di Marco non solo dal tono, ma anche dalla forza con cui le stringeva il braccio, tanto da lasciarle il segno. — “Marco… piano, mi fai male.” Il ragazzo si affrettò a lasciarla andare. Anna si massaggiò il braccio arrossato: aveva davvero una presa incredibile. Quando rialzò lo sguardo, incrociò quello di Laura. L’espressione della sua agente era eloquente, e il cuore di Anna ebbe un sussulto: lei aveva intuito. La sua vera identità non l’aveva mai rivelata a nessuno, nemmeno a Laura. La famiglia Rinaldi aveva fatto di tutto per cancellare le tracce, e quasi nessuno sapeva che Anna fosse in realtà la figlia maggiore dei Rinaldi. Ma con le parole di Sara, e sapendo che a Roma c’era una sola famiglia con quel cognome, non serviva molto per collegare i fili. Anna tossicchiò per rompere il silenzio: — “Laura, non volevo tenertelo nascosto.” Ed era la verità. Non voleva sfruttare il nome dei Rinaldi per farsi strada nello spettacolo. Laura sospirò, scossa la testa: — “Anna, quanti altri segreti mi stai ancora nascondendo?” Dal primo giorno del loro contratto aveva capito che Anna non era una ragazza comune. Il portamento, il modo di parlare, persino il modo di vestirsi: nulla gridava “famiglia normale”. Non avrebbe mai dimenticato la prima volta che la vide, davanti all’Accademia di Cinema: Anna indossava un abito color crema, leggero, che lasciava intravedere la pelle chiara sulle spalle e alle caviglie. Tutti si voltavano a guardarla. Lei, con un solo sguardo, aveva capito che quella ragazza aveva davanti un futuro luminoso, e le aveva consegnato il suo biglietto da visita. Eppure, Anna era entrata nel settore solo grazie a una webserie. All’inizio aveva avuto un piccolo boom di popolarità, ma presto la fiammata si era spenta. I ruoli non erano arrivati, e dopo cinque anni era rimasta in una zona grigia, né del tutto sconosciuta, né davvero famosa. Il problema era che Anna non era il tipo da sgomitare per emergere. Una caratteristica che faceva impazzire Laura, impotente. Anna abbozzò un sorriso senza aggiungere nulla. Non osava immaginare la reazione di Laura se avesse saputo anche del matrimonio con Lorenzo. Forse non l’avrebbe sorpresa tanto la notizia in sé, quanto il nome dello sposo. Dirglielo? Dopo tutto, Laura era la sua agente. L’immagine fredda e distante di Lorenzo le attraversò la mente. No. Lui aveva detto chiaramente di non voler rendere pubblica la cosa. Meglio che restasse un segreto. Quando Sara uscì dalla sala delle audizioni, Marco si fece serio: — “Anna, la tua competizione è pesante… contro di lei sarà dura.” Era la verità. Sara era una triplice vincitrice dei premi più prestigiosi. Se era scesa a un’audizione, voleva dire che il film era davvero importante. Anna scambiò con lei un breve cenno del capo, poi tornò a sedersi. Eppure, le parole di Marco le avevano insinuato un dubbio: poteva davvero ottenere quella parte? Dieci minuti dopo fu il suo turno. — “Forza, Anna! Spacca tutto!” — le disse Marco con un gesto d’incoraggiamento. Anna gli rivolse un sorriso. L’audizione, in realtà, non fu tesa come si aspettava. Anzi, le sembrò persino più fluida del previsto. Ma negli sguardi dei selezionatori non colse nessun indizio. Non sapeva se fosse andata bene o male. Fin dal momento in cui aveva visto Sara presentarsi, aveva abbassato le sue aspettative. Al posto del regista, anche lei avrebbe scelto un’attrice di quel livello. Del resto, non bastavano bellezza e talento per emergere in quel mondo: senza una potente casa di produzione alle spalle o una popolarità altissima, arrivare in alto era quasi impossibile. Non era la prima volta che Anna affrontava una situazione simile: in passato le era già capitato di essere scartata, e ormai aveva imparato a non farsi illusioni. Così, nei giorni successivi, rimase serena. Tre giorni dopo, Sara Ranieri fece visita direttamente agli uffici di Gabriele Bianchi. Il suo arrivo scatenò un piccolo terremoto: tutti la conoscevano, la star dei tre premi più prestigiosi. La sua sola presenza accese sussurri e sorrisi. Lei ricambiava con grazia, conquistando simpatia ad ogni passo. Quando raggiunse l’ufficio di Gabriele, la segretaria le aprì la porta prima ancora che bussasse. — “Grazie” — disse Sara, entrando con i tacchi che risuonavano sul pavimento. — “Gabriele?” Lui alzò lo sguardo dai documenti. Un sorriso caloroso gli illuminò il volto. Le prese la mano e la fece sedere sulla sua stessa poltrona, incurante degli sguardi esterni. La segretaria richiuse la porta, lasciandoli soli. — “Sara, che sorpresa. Come mai sei qui?” — la voce di Gabriele era colma di dolcezza. Lei si chinò verso di lui, senza traccia di rimprovero: — “Ho sentito dire che la protagonista di Nebbia è stata cambiata.”
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