Introduzione

1050 Words
Introduzione Quante città invisibili esistono e convivono intorno alla città che noi vediamo? Molteplici o limitate nel loro numero, eppure esistenti e sentite. Nella quotidianità si tende a eludere l’idea di mondi paralleli che potrebbero convivere, forse per via della sovrapposizione delle informazioni e dei messaggi che sovrastano i flebili segni che arrivano dal mondo di mezzo. È una città parallela, trasgressiva, immaginaria, fantastica e irreale, quella che si risveglia all’imbrunire e si popola nei sogni o nelle notti insonni di molti dei suoi abitanti. Si materializza in maniera del tutto inconscia e si muove fuori dalla quotidianità, lontano dai suoi numerosi problemi. È quella città meno razionale del previsto eppure carica di storie e racconti: leggende o avvenimenti che non si trasmettono lungo i soliti canali della comunicazione, ma entrano a far parte della tradizione orale, di quella storia raccontata sottovoce e tramandata, quasi bisbigliata per paura di far cadere nel ridicolo i suoi narratori. Una città, insomma, che mostra il suo volto reale solo in certe ore della giornata: le ore deputate al riposo ma anche le ore nelle quali le ombre si confondono e la percezione viene esaltata. Se fantasmi, spiriti e apparizioni hanno oggi una loro dimensione quasi reale, amplificata dal mezzo televisivo, altrettanto irreale può apparire la narrazione di fatti che ci coinvolgono in prima o seconda persona. Per questo ha un gusto tutto storico l’andare ad indagare su eventi non documentabili: il fantasma per sua stessa conformazione ectoplasmatica non ha la dimensione del reale e la sua eventuale apparizione, il racconto delle sue gesta, viene ricondotto nell’ambito del nostro mondo personale. Ognuno di noi, nel sentire, o nel vivere determinate vicende materialmente inspiegabili, attiva una reazione chimica che esalta la percezione di quello che accade. Endorfine che schizzano da una parte all’altra del corpo e lo rendono ipersensibile e recettivo. Il piacere della paura. Così nasce ogni intervista raccolta in questo spaccato del mondo irreale. Le testimonianze raccolte sono state messe insieme con la cautela di chi si avventura in un mondo popolato da esseri e accadimenti strani: questi avvenimenti sono entrati e continuano a dimorare nella tradizione degli abitanti del centro storico cagliaritano. Lo scetticismo, il disincanto, il tenace razionalismo sembrano scomparire con i rintocchi della mezzanotte ma, fra le storie raccontate dagli anziani e dai più giovani abitanti della vecchia Cagliari, esiste un preciso legame, un filo conduttore tra il reale e l’irreale. Il sottile filo rosso che collega il fantastico con la realtà. L’idea di raccogliere queste testimonianze in una sorta di lunga intervista ai diversi interlocutori incontrati nella città vecchia, che hanno voluto mantenere un anonimato rotto dalle sole iniziali dei nomi, e dare corpo ai fatti e agli avvenimenti strani e incomprensibili che vengono rappre­sentati nel gran palcoscenico del centro storico, nasce dall’esigenza di mantenere vive le tradizioni orali, i "sentito dire", le chiacchiere in bottega o tra i tavoli del vecchio bar e le dicerie mormorate fra le vecchie strade della città. È una tradizione che sembra destinata a scomparire al cospetto di problemi ben più gravi e di accadimenti che trovano spiegazioni più terrene: eppure, fra nuove tecnologie e l’ironia - a volte malcelata - che accompagna le storie curiose dei fantasmi urbani, sembra aumentare il numero di coloro i quali vivono e convivono - loro malgrado - fra presenze ultraterrene e manifestazioni notturne. Le storie qui riportate sono state trascritte con pochissime aggiunte, necessarie solo ad inquadrare i fatti all’interno di una particolare vicenda storica. Credere o non credere ai diversi avvenimenti non pregiudica il vero senso della narrazione, basata sulla tradizione spicciola e sulla voce popolare. Molti racconti hanno come protagonisti fantasmi e spiritelli nostrani: gnomi dispettosi, gobbi e presenze che si beffano dell’incauto abitante sono accostati a fatti di cronaca, antica e recente, che si sono consumati tra le mura antiche di Cagliari. Questi personaggi, le apparizioni della notte, conservano delle caratteristiche proprie che li distinguono dai ben più agguerriti e temibili visitatori delle notti scozzesi o della Transilvania, scenari classici del brivido. Gli spiriti del centro storico mostrano una propria autonomia mentale e una linea di comportamento, quasi caratteriale, in perfetta sintonia con la vita trascorsa. Come gli abitanti del centro storico, i fantasmi di Castello, Marina, Stampace e Villanova conservano un proprio stile di vita. Scherzosi, irascibili e diffidenti. Così il personaggio che si aggira fra le strade di Castello, tenendo sotto braccio la propria testa, è ben diverso dal fantasma scherzoso e inverecondo che infastidisce le signore nel quartiere di Stampace, quasi a sottolineare la diversità di ceto ed estrazione sociale della vita passata. Le diversità permangono anche nell’altro regno. E classificare le apparizioni notturne come proiezioni della mente di chi risiede nel centro storico non reca danno alla trama della narrazione. Si tratta unicamente di diversi modelli d’approccio alla realtà (o la fantasia sfrenata) di chi ha vissuto l’esperienza di un incontro con l’aldilà. Anche il più accanito scettico potrà trovare qualche curioso parallelismo tra l’antico volto del centro storico e i moderni stili di vita degli abitanti: forse lo spostamento di piatti, libri e suppellettili varie ha una radice meno ultraterrena e più razionale e coincide con la voglia, molto vincolata alla quotidianità, di dimenticare finalmente i problemi che da decenni attanagliano il volto più antico di Cagliari. E i fantasmi del centro storico sono, per loro natura, differenti dagli spiritelli burloni che abitano nella periferia o nei quartieri nuovi: la nobiltà e il rango, la vena ironica e la pungente saggezza lasciano il posto a forme forse più standardizzate e omologate al mondo ultraterreno. Esistono tutt’oggi molte persone che nei vecchi rioni di Cagliari hanno ancora il gusto e la voglia di raccontare il proprio passato, di aprire le pagine di una storia spicciola fatta d’aneddoti e curiosità tramandate dinnanzi al caminetto. Sono gli anziani del Castello e di Stampace, di Villanova e della Marina, le cui storie, passate nell’ombra della cronaca, costituiscono il tessuto, quello più vero, della nostra città. È doveroso ringraziare chi, nell’apprendere di questa ricerca sull’ignoto, ha contribuito a diradare dubbi e a raccontare dei fatti che si sono svolti anche al di fuori della vecchia cinta muraria di Cagliari. In questa ultima edizione, ampliata e debitamente riveduta, sono state inserite nuove testimonianze, raccolte recentemente: eventi che, basandosi su fatti realmente accaduti e documentati da giornali d’epoca, da documenti attuali e da interviste, racchiudono aspetti inspiegabili nei quali il mondo del paranormale entra, prepotentemente, a contatto con la quotidianità. Pierluigi Serra
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