Primi segnali

4955 Words
-Astrid, ti sembra forse questa l’ora in cui tornare? Non sai quanto tu mi abbia fatto preoccupare! Quante volte ti ho detto che non mi piace che tu vada in giro da sola di sera? Potrebbe accaderti qualsiasi cosa ed io non potrei fare nulla!- inizia a rimproverarmi mia madre appena metto piede in casa, correndomi incontro dalla cucina adirata. -Mamma, stai tranquilla. Sto bene, mi sono solo bagnata da capo a piedi.- cerco di calmarla io, ma lei mi zittisce all'istante:-Stai tranquilla un accidenti! Sarebbe potuta accadere qualsiasi cosa! Eri fuori da sola, al buio e per strade deserte, nessuno avrebbe potuto aiutarti anche se ti fossi messa a gridare! E se con la pioggia fossi caduta in qualche fossato? Avresti anche potuto incontrare qualche malintenzionato! Mia madre tende spesso ad esagerare con le ramanzine, ingigantisce sempre tutto, a volte è risulta davvero estremamente protettiva. Un po' come tante madri, immagino, e nonostante in questo momento mi stia solo facendo venire mal di testa, so che mi sta rimproverando così tanto solo perché mi vuole bene. La osservo ed annuisco ogni tanto mentre continua la ramanzina, ma i miei pensieri sono ormai da tutt'altra parte ed io mi perdo sempre più nei meandri della mia testa. Inevitabilmente ripenso ai nuovi arrivati e a quanto mi turbi stare in loro presenza. Mi sento molto diffidente nei loro confronti, tranne forse per Samantha, verso la quale non ho avuto alcun tipo di "sensazione" negativa, anche se è un po'... strana. Si, è bizzarra e timida, ma nulla a che vedere con gli altri tre, in particolare Sebastian, che è quello che è riuscito a spaventarmi di più. -Allora? Che cos’hai da dire a tua discolpa?- esclama mia madre, le mani sui fianchi ed un’espressione severa sul volto. Ed eccoci finalmente alla fine di questa tirata d’orecchie, se tutto va bene tra qualche minuto potrò finalmente togliermi questi vestiti fradici e scaldarmi. La osservo nei suoi occhi castani, totalmente differenti dai miei. In realtà non ci somigliamo molto io e lei, non sembriamo nemmeno parenti, mi ha sempre detto che, fisicamente, ho preso tutto da mio padre. -Mi sono fermata un po' da Roxy ed abbiamo perso la cognizione del tempo, non succederà mai più. Mi dispiace di averti fatta preoccupare così tanto e di non averti avvisata del ritardo. Non si ripeterà.- dico cercando di usare il tono più pentito ed addolorato del mio repertorio per poi dirigermi verso la mia camera con il capo chino, sotto il suo sguardo vigile. Mia madre ha i capelli castani lunghi fino alle spalle ed ondulati, i suoi occhi sono color nocciola ed ha la pelle olivastra. È alta, più di me e per questo la invidio parecchio, ha un bellissimo e luminoso sorriso ed anche un bel carattere, tranne quando si arrabbia. In questi casi, conviene sparire e non farsi vedere finché non si è placata. Nonostante l’età, dimostra meno anni e sembra un’eterna fanciulla, anche se le rughe intorno agli occhi e le spalle incurvate a causa del lavoro la tradiscono. Io però, purtroppo, non ho preso da lei, sono tutta mio padre, o almeno così dice sempre la donna che mi ha messa al mondo. Ha detto che solo i miei capelli biondi sono di una tonalità più scura di quelli di mio padre, mentre gli occhi limpidi ed azzurro cielo gli stessi, così come la pelle rosata e morbida e le labbra ed i tratti del viso... Insomma, da quello che ho capito sono la sua copia sputata. Mi ricordo di aver visto qualche sua foto quando ero una bambina, ma ormai sono solo memorie confuse ed offuscate dagli anni. Mia madre le tiene nascoste ed evita di esporle, non riesce a guardarlo senza che le si riempiano gli occhi di lacrime ed io... beh, non sono particolarmente legata a lui. In realtà odio quando mi parla di lui o mi paragona a mio padre. O meglio, mi irrita. Non ho mai conosciuto quell'uomo, ci ha abbandonate quando ero appena nata. Mia madre si ostina a difenderlo, dice che se ne è andato per cause di forza maggiore, o qualcosa del genere, e che quando giungerà il momento, lo conoscerò. Dice che è una persona fantastica, gentile, educata, disponibile, cordiale e bla bla bla, l’uomo perfetto insomma. Ma io non ci credo molto, ho sentito fin troppe storie di uomini che abbandonano le proprie amate in balia di loro stesse pur di non assumersi le proprie responsabilità di genitori. Per troppi anni, nella mia infanzia, mi sono illusa che lui potesse realmente tornare, ma ora sono maturata con gli anni e non voglio continuare a credere a delle fandonie. Apro la porta di camera mia e, appena entro, questa sbatte alle mie spalle, facendomi sobbalzare per la sorpresa mentre l’aria gelida mi colpisce in faccia come uno schiaffo. Accendo la luce e vedo di nuovo la finestra aperta, anche se questa volta sono certa di averla chiusa prima di uscire. Ma cosa diamine sta succedendo? Se anche mia madre fosse entrata in camera mia ed avesse deciso per qualunque assurda ragione di aprire la finestra, l’avrebbe richiusa prima di uscire dalla stanza. Ed all’improvviso, un pensiero ancora più inquietante affiora nella mia mente facendo accelerare i battiti del mio cuore... che sia entrato qualcuno? E per quale ragione poi? Come se ci fosse qualcosa di valore nella mia stanza o in generale in questa casa! Mi guardo intorno mentre mi tolgo la giacca alla ricerca di qualche oggetto fuori posto o di qualcuno nascosto sotto il letto o nell’armadio, ma sembrerebbe essere tutto a posto... I miei occhi cadono involontariamente sul mio cuscino e, sopra di esso, noto un foglio bianco piegato in due. Mi avvicino lentamente e lo prendo, trattenendo il fiato come se potesse prendere vita da un momento all’altro ed attaccarmi. Quando non accade nulla decido di aprirlo e ciò che attira di più la mia attenzione è il colore rosso dell’inchiostro... Pare quasi essere sangue ormai secco. Al solo pensiero deglutisco rumorosamente mentre le mie mani non la vogliono smettere di tremare. Socchiudo gli occhi e cerco di decifrare il corsivo ordinato con cui sono state scritte le parole: Non credere di potermi fuggire. Ovunque tu andrai, ovunque tu ti nasconderai, io ti troverò. Goditi i tuoi ultimi momenti di tranquillità, saluta i tuoi affetti e preparati per quando verrò a prenderti. Sogni d’oro mio piccolo angioletto.  Rileggo ancora, ancora e ancora quelle parole e non riesco a credere ai miei occhi. L’unica cosa chiara in questo maledetto messaggio è che qualcuno mi sta minacciando, qualcuno vuole farmi del male. Lascio cadere il foglio dalle mie mani e, chiamando a gran voce mia madre, corro fuori dalla mia camera, raggiungendola in cucina dove sta lavando le stoviglie. -Mamma! Vieni di sopra, dobbiamo chiamare la polizia!- esclamo io con voce tremante e gli occhi sgranati per la paura:-Qualcuno è entrato in camera mia e mi ha lasciato un biglietto scritto con... con quello che penso sia sangue! Qualcuno mi ha minacciata! Mia madre mi osserva con gli occhi spalancati e le mani che stringono ancora il piatto che stava lavando, allora io la afferro per un braccio e la trascino in camera mia in tutta fretta per farle vedere di ciò che sto parlando. Non appena entriamo nella mia stanza, però, mi blocco immediatamente e non posso fare a meno di osservare allibita la finestra che ora è chiusa, anche se l’avevo lasciata esattamente come l’avevo trovata. Mi avvicino allora al letto ed inizio a cercare il biglietto che ho fatto cadere solo pochi istanti prima, ma non c'è più alcun foglio. Allora mi inginocchio ed inizio a cercarlo mentre sento l’ansia aumentare esponenzialmente dentro di me, ma nemmeno sotto al letto trovo qualcosa. Com’è possibile? -Astrid...- mi chiama mia madre alle mie spalle con voce preoccupata, ma io la ignoro e continuo la ricerca, terrorizzata. -Astrid.- mi richiama allora lei, questa volta con maggior fermezza e mi afferra per le spalle, costringendomi ad alzarmi dal pavimento e sedermi sul bordo del letto. -Quante volte ti ho detto di non guardare i film horror, che poi hai paura? Ogni volta che vai a casa di Roxy va a finire in questo modo.- sospira mia madre, ancora in apprensione. -Ma... io non ho guardato nessun film horror, lo giuro.- rispondo a bassa voce tenendo lo sguardo fisso sulle mie mani che, fino a poco fa, tenevano stretto il foglio ormai sparito:-Sono sicura di non essermi immaginata nulla! -Non mentirmi Astrid, abbiamo già fatto questa conversazione più volte in passato. Sei stata fuori fino a quest'ora solo per guardare un horror con la tua amica, anche se sai benissimo che hanno un brutto effetto su di te. Devi imparare ad ascoltarmi, le cose le dico per una ragione, non tanto per dare aria alla bocca, ma questa volta non faccio finta di niente. Niente più cellulare e computer per un mese e non ti permetto più di uscire di casa quando ti pare.- sospira mia madre prendendomi il cellulare e il computer, entrambi sulla scrivania, ed uscendo dalla mia stanza scuotendo la testa contrariata. Mia madre non è una donna cattiva, è solo piuttosto severa e pretende che le regole che stabilisce vengano rispettate e se ciò non avviene, perde la pazienza e si arrabbia. Comunque, so che la punizione non durerà più di una settimana, cede sempre prima. Ora però non è questo il punto, ho paura e non so che cosa fare. Io sono certa di non essermi immaginata la finestra aperta né tanto meno il bigliettino sul letto e soprattutto quella orribile sensazione di essere osservata mentre rientravo a casa. Mi alzo dal letto e frugo per tutta camera, alla ricerca o del foglio o di qualunque altro indizio che possa aiutarmi a capire chi sia il responsabile di questo scherzo di cattivo gusto. Dopo diversi minuti mi arrendo, non c’è niente fuori posto, nessuna traccia da seguire. All’improvviso sento un brivido percorrermi la schiena e mi sembra nuovamente di essere osservata da qualcuno. Istintivamente mi volto di scatto verso la finestra e, per un breve istante, scorgo tra le fronde di un albero due iridi rosse fissarmi. Non faccio nemmeno in tempo a sbattere le palpebre che quegli occhi sono già spariti e ciò che riesco a vedere è solo il solito albero, scuro e dai contorni confusi a causa del buio della notte. Che cosa diamine era? Chi era? Ma era davvero umano? Non esistono esseri umani con occhi simili, o sbaglio? Che fosse un qualche animale? Ma, di nuovo, non riesco a trovare una spiegazione razionale alle mie domande. Forse... forse è solo qualche ragazzino idiota che non sa cosa fare ed ha deciso di farmi uno scherzo per mettermi paura. E se è questo il caso, ci sta riuscendo fin troppo bene. Mi affretto ad avvicinarmi alla finestra e chiudo le persiane, se c’è davvero qualcuno lì fuori, non voglio di certo che continui ad osservarmi. Sono terrorizzata da questa situazione e spero con tutto il cuore che non sia nulla di preoccupante e che finisca presto. Non posso però smettere di chiedermi che fine abbia fatto il biglietto. Ammesso e concesso che qualcuno sia entrato nella mia camera per metterlo, come a fatto a rientrare e a chiudere la finestra dopo essere uscito in quei pochi secondi che ci ho messo per chiamare mia madre? Più ci penso e più tutta questa storia mi sembra inspiegabile. Mi sono davvero immaginata ogni cosa? Sono le tre del mattino ed io non sono ancora riuscita ad addormentarmi. Le coperte mi arrivano fin sopra la testa ed ho acceso la lucina notturna di quando ero bambina. Mi sento davvero una fifona. In questo momento, ho una paura tremenda del buio e qualsiasi ombra mi sembra una minaccia. Non riesco a chiudere gli occhi per più di qualche secondo che subito li spalanco, temendo che qualcuno entri di nuovo nella mia camera mentre ho la guardia abbassata. Continuo a stare in allerta e, al minimo rumore, il mio cuore perde un battito. Sto esagerando con questa storia, ma il terrore comanda ogni singola parte del mio corpo. Accidenti! Quanto vorrei riacquistare il controllo di me stessa e dormire almeno un po’. Vorrei fare un bel sogno e non dimenticarmi di queste ultime ventiquattro ore! Diamine, è chiedere troppo di riavere indietro la mia monotonia? Io non mi sono mai lamentata della mia routine, mi è sempre andata benissimo! Nessuna strana presenza che mi osservava costantemente e che faceva apparire e sparire bigliettini minacciosi. Quando alla fine suona la sveglia, mi alzo dal letto distrutta ed assonnata e, facendo un enorme sbadiglio, inizio a prepararmi lentamente per andare a scuola. Prima di uscire apro la finestra ed osservo dapprima il giardino deserto e poi il cielo blu scuro, non c'è nemmeno una nuvola ed il sole sorgerà tra una ventina di minuti. Mi infilo la giacca e le scarpe e, prendendo lo zaino, esco di casa a passo lento. Ho sonno e sento che potrei addormentarmi da un momento all'altro, anche se sto camminando. Quando arrivo alla fermata del pullman non ce la faccio più a reggermi in piedi, mi siedo a terra e chiudo gli occhi mentre sento la testa sempre più pesante. -Ti vedo spossata, sembri un morto che cammina. Tutto bene?- mi domanda qualcuno al mio fianco facendomi sobbalzare. Apro di scatto gli occhi per lo spavento e la sonnolenza sparisce in un istante. Mi volto verso la persona che ha parlato e, seduto al mio fianco, trovo Damien, uno dei nuovi arrivati. Come ho fatto a non sentirlo arrivare? Sono davvero così stanca che nemmeno le orecchie funzionano come dovrebbero. -Sono un po' esausta. Anzi, molto esausta.- sospiro alla fine io spostando l'attenzione sulle mie scarpe. -Come mai? Hai fatto le ore piccole?- domanda ancora e quest’oggi mi sembra che abbia molta più voglia di chiacchierare rispetto a ieri. -Magari... In realtà non ho proprio dormito. Lui mi guarda perplesso e forse anche un po' incuriosito:-Come mai? Notte brava? Sei andata ad una di quelle folli feste che durano fino all'alba? -No, non sono il tipo. Colpa della mia immaginazione, ho visto delle... delle cose strane di cui non riesco a capacitarmi e che mi hanno intimorita. Colpa della mia fervida immaginazione.- replico sbadigliando e tra noi cala il silenzio. Onestamente non so perché gli abbia detto la verità così facilmente, ma da una parte sono piuttosto sicura che non andrà in giro a raccontare che sono una pazza allucinata. Quando finalmente arriva il pullman mi alzo da terra ed entro nel veicolo, sedendomi nel primo posto libero che vedo. In questo momento, per non addormentarmi, avrei proprio bisogno di un po' di musica, ma purtroppo il mio cellulare si trova nelle mani di mia madre... Devo assolutamente convincerla a restituirmelo il prima possibile. Sospiro forse per l’ennesima volta da quando mi sono alzata dal letto, si preannuncia proprio una bellissima giornata. Non appena entro in classe mi siedo al mio posto ed appoggio la testa sopra il banco. Di prima ora abbiamo storia e la nostra professoressa è leggermente distratta, magari riesco a schiacciare un pisolino e a non farmi scoprire... -Buongiorno Astrid! Tutto bene?- mi domanda Samantha sedendosi vicino a me, un sorriso radioso sulle labbra nonostante sia ancora troppo presto. -Sono stanca morta...- borbotto io, cercando di non essere troppo scortese. -Oh... come mai?- mi domanda lei, non cogliendo il mio messaggio implicito di non disturbare. Come mai oggi sono tutti in vena di chiacchiere? Ieri non riusciva a dire una parola senza balbettare e Damien nemmeno mi rivolgeva la parola, mentre oggi all’improvviso sono diventati entrambi dei grandi conversatori. -Non ho dormito e vorrei recuperare almeno un po’ del sonno perduto durante questa lezione.- rispondo inviperita, pentendomene quasi subito. L’essere stata sveglia tutta la notte, terrorizzata, mi ha reso parecchio volubile ed irritabile. -Ah, capisco... Ma allora non era meglio rimanere a casa?- insiste lei con tono condiscendente e ricolmo di comprensione. -Mia madre non me lo avrebbe permesso...- dico sbadigliando. Sicuramente, se le avessi spiegato il motivo per cui volevo restare a casa, mi avrebbe di nuovo rinfacciato che se non ero riuscita a dormire era soltanto per colpa mia. -Però non ti senti un po' in colpa a dormire durante la lezione? In fondo i professori sono qui per noi, per per aiutarci a crescere e a maturare. Sarebbe scortese ed irrispettoso da parte tua.- mi rimprovera la mia ormai noiosa vicina di banco. La lincio con lo sguardo, pronta a mandarla a quel paese e ad invitarla a farsi gli affari suoi, ma non appena incrocio i suoi occhi limpidi e gentili tutta la mia irritazione sparisce lasciando posto ai sensi di colpa. -Hai ragione.- dico a denti stretti e mi siedo composta, maledetta moralista. Lei mi sorride ed annuisce quasi orgogliosa. Perché dirle di no e risponderle in malo modo mi sembra quasi di picchiare un tenero cucciolo di cane? Appena suona la campanella dell'intervallo mi lascio cadere sul banco, magari ora posso finalmente dormire, anche solo per pochi minuti... -Astrid!!!!- urla una voce fin troppo famigliare e fin troppo vicina al mio povero orecchio. -Roxy... ti prego...- sussurro io massaggiandomi le tempie. -Astrid... Deriva dall'antico nome norreno Ástríðr, composto dai termini áss, "dio", e fríðr , "bello", "amato", o anche "abile", "forte". Chissà perché, oggi ancora di più, non mi ricordi né un Dio e né qualcuno di bello, di amato o di abile e forte. Mi ricordi più un povero e raccapricciante spaventapasseri rinsecchito.- commenta una voce maschile davanti a me. Subito alzo la testa irritata ed al tempo stesso confusa, nemmeno io ho mai cercato il significato del mio nome, perché qualcun altro avrebbe dovuto farlo? Ma questo passa subito in secondo piano... come si permette di insultarmi così? Dovrebbe chiudere la sua boccaccia e farsi i fattacci propri, in particolar modo oggi. In piedi davanti al mio banco trovo niente meno che Sebastian, il quale ormai si sta divertendo a cercare di tirare fuori il mio lato peggiore. -E tu come lo sai?- domanda allibita la mia amica e subito la guardo male. Mi fa piacere che sia così interessata alle conoscenze di Sebastian che l’insulto poco velato nei miei confronti sia passato in secondo piano. Lui alza le spalle con noncuranza e con estrema freddezza dice:-L'ho letto da qualche parte. -E te lo sei ricordato?- gli domanda ancora lei. Il ragazzo si limita ad annuire con il capo mentre continua a guardarmi dall’alto in basso con aria di superiorità. -Ma davvero? Non è che forse sei andato a cercarlo su Internet poco fa per venire qui a fare il saputello?- borbotto io inacidita per poi aggiungere:-E sappi che se mi consideri un raccapricciante spaventapasseri allora dovresti starmi alla larga, cosicché la mia vista non ti spaventi. Inoltre la tua presenza è davvero irritante, quindi è tanto di guadagnato per entrambi se ti levi di torno. Lui non risponde e mi guarda per alcuni istanti con freddezza prima di abbozzare un sorrisetto di scherno, poi esce dalla classe con passo lento e sicuro. Mentre lo osservo non posso fare a meno che sentirmi un pachiderma in una cristalleria quando cammino e questo mi irrita ancora di più di quanto non lo sia già. -Qualcuno qui si diverte a stuzzicarti...- sussurra la mia amica, anche lei con gli occhi fissi sulla porta da cui è uscito il corvino poco fa. La mia amica torna in sé e, osservandomi euforica, esclama:-Non vedo l'ora di uscire con Shawn! La sola idea di dover ancora aspettare tutte queste ore mi sta uccidendo! Io sospiro scuotendo la testa:-Ti ho già detto come la penso. Non mi fido di lui, né tanto meno di Sebastian e di Damien. -Basta pregiudizi, nemmeno li conosciamo!- ribatte Roxy, alzando gli occhi al soffitto:-Posso ancora ancora capirti per Sebastian, ma ti garantisco che Shawn non è minimamente come lui! È gentile, premuroso... -Lo so, lo so... hai ragione.- la interrompo io prima che possa iniziare con il suo elenco infinito sulle qualità del rosso e lei sorride soddisfatta. Non credere di potermi fuggire. Ovunque tu andrai, ovunque tu ti nasconderai, io ti troverò. Goditi i tuoi ultimi momenti di tranquillità, saluta i tuoi affetti e preparati per quando verrò a prenderti. Sogni d’oro mio piccolo angioletto. Le parole del biglietto mi rimbombano improvvisamente nel cervello e mi fanno venire i brividi, ma più penso al loro significato, più mi sembra impossibile. Non mi accadrà nulla, non c’è niente di cui aver paura. Devo solo continuare a ripetermelo finché non mi sarò autoconvinta di ciò. La campanella di fine intervallo suona, riportandomi al presente. -È già finito l'intervallo?- domandiamo all'unisono io e Roxy, e lei, sbuffando ed imprecando, se ne torna al proprio posto mentre io mi preparo psicologicamente alla prossima ora di latino. Quando entra la prof ci alziamo ed appena ci risediamo lei inizia a spiegare. Giuro, io ce la metto tutta per rimanere concentrata e prendere appunti sull’ablativo assoluto, ma ben presto la mia attenzione viene catturata da qualcosa di più interessante. -Hey santarellina, non l'hai ancora trovato?- bisbiglia Damien a Samantha, la quale si irrigidisce sulla sedia. Damien cerca di trattenersi dallo scoppiare a ridere, che avrà detto poi di così divertente?! -Oh povera... impossibilitata a tornare a casa. Ti mancherà parecchio il tuo caro Paradiso.- aggiunge Damien ed io non posso fare a meno di lanciare una rapida occhiata alle mie spalle, incrociando involontariamente lo sguardo di Sebastian. Impossibilitata a tornare a casa. Ti mancherà parecchio il tuo caro Paradiso. Che cosa diamine significa? Perché Samantha non può tornare a casa? Qualcuno la minaccia? Forse la stessa persona che mi ha seguita ieri e mi ha lasciato quel biglietto... Oppure... che Samantha abbia tentato il suicidio sperando di finire in un posto migliore? No, non credo. Non mi sembra il tipo. E poi perché dovrebbe associare l’aldilà con la propria casa? Odio sentire gli altri parlare e non capire cosa dicano, è tutto così confuso! -Fatti gli affari tuoi,...- sussurra Sebastian sporgendosi in avanti e sento i suoi occhi scuri fissi su di me, la sua bocca fin troppo vicina al mio orecchio, poi con voce appena udibile aggiunge:-...angioletto. A quella parola un brivido percorre tutto il mio corpo dalla punta dei capelli a quella dei piedi. Angioletto? Questo stesso nomignolo era scritto anche sul biglietto... Che sia solo una stupida coincidenza? L’unico modo che Sebastian ha di conoscere il contenuto di quel foglietto di carta che ho trovato ieri sera in camera mia è che sia stato lui a scriverlo o comunque che sia coinvolto in qualche modo... È davvero lui il responsabile? Che abbia usato quel nomignolo per farmelo capire? Ma per quale dannato motivo avrebbe dovuto introdursi in casa mia e minacciarmi con delle parole scritte su un fogliettino di carta? -Mamma, ti prego, posso chiamare Roxy? Sono curiosa di sapere com'è andato il suo appuntamento! Dai! Lo sai che è la mia migliore amica!- insisto mentre mia madre cucina. Ormai sono le otto e mezza e non sono proprio curiosa, come sto dicendo a mia madre, ma più che altro preoccupata. E se le fosse successo qualcosa? Forse sto solo esagerando, ma qualcosa mi inquieta... E quello Shawn, così come i suoi due amichetti, non mi convince molto. -Va bene, non più di un quarto d'ora di chiamata. Poi mi ridai il cellulare.- borbotta lei, cedendo, ed io la ringrazio con un enorme sorriso prima di andare a prendere il mio cellulare nel cassetto del comodino della sua camera da letto. -Pronto?- risponde con incontrollata allegria Roxy dopo appena il primo squillo ed io sospiro sollevata nel constatare che la mia migliore amica sta bene. Forse mi sono davvero allarmata per niente. -Ciao Roxy! Allora? Com'è andata?- cerco di indagare io, alla ricerca di quanti più dettagli possibili, soprattutto per cercare di inquadrare che tipo è il rosso. -Bene, benissimo! È un ragazzo simpatico, di compagnia, anche se a volte un po' glaciale. Mi mette leggermente i brividi quando mi fissa con i suoi occhi così verdi, così intensi...- risponde lei, e poi aggiunge:-Ma mi ci devo solo abituare! È la prima volta che incontro un ragazzo con uno sguardo profondo come il suo, è come se cercasse di guardare dentro la tua anima per carpire ogni tuo segreto... Sembra uscito da un film romantico! Comunque non è una persona da cui tenere le distanze come dicevi tu, anzi! Le parole di Roxy mi tranquillizzano un po' e mi fanno quasi cambiare idea su Shawn. Quasi. Parliamo ancora qualche minuto del suo appuntamento finché non arriva mia madre a prendere il cellulare e a costringermi a riagganciare. Saluto frettolosamente Roxy e mi siedo a tavola con mia madre per cenare. Mi sembra quasi di essere finalmente tornata alla normalità, senza più occhi rossi puntati addosso e strani presentimenti, almeno finché non termino di sparecchiare la tavola e vado in camera mia, dove trovo purtroppo un altro biglietto. Mi guardo intorno cercando di controllare il tremito delle mie mani, nella stanza non sembrerebbe esserci nessuno ma la finestra è di nuovo spalancata e l’aria gelida della notte mi fa rabbrividire. Mi affretto a chiudere le imposte e poi mi avvicino alla scrivania, su cui vi è il foglio piegato in due. Con il respiro affannoso prendo tra le mani il biglietto e lo apro, osservando con attenzione la calligrafia identica a quella di ieri sera e lo stesso inchiostro rosso sangue. Leggo attentamente le parole che vi sono scritte mentre il cuore inizia a martellarmi nel petto con sempre più forza, quasi a voler uscire dalla gabbia toracica. Non temere mia cara, sarà presto il momento in cui verrò da te e mi prenderò il tuo sangue. Non credere nemmeno per un momento che nulla di tutto ciò sia reale, accetta il fatto che ormai il tuo destino è segnato, la fine arriverà presto. Passa i tuoi ultimi momenti con la tua mammina e con la tua amichetta e goditi le tue ultime notti tranquille. Sogni d’oro, angioletto.  Inizio a camminare avanti e indietro per la stanza come una pazza. È più che evidente che questa persona mira a spaventarmi ed è chiaro che ci sta riuscendo alla grande. Ma che cosa dovrei fare? Non so chi mi abbia preso di mira, non ho alcuna prova che si tratti effettivamente di Sebastian, e coinvolgere mia madre non mi sembra più una mossa furba. E se coinvolgendola la mettessi in pericolo? Non voglio assolutamente che le accada qualcosa, men che meno per colpa mia. Ed ecco che si preannuncia un’altra meravigliosa notte insonne... Altro che sogni d’oro. -Dove pensi di scappare?- domanda una voce ridendo alle mie spalle. Mi volto all'istante e, in mezzo al buio più totale, due occhi rossi come rubini mi fissano divertiti. Subito inizio a correre, voglio scappare. Seguo il mio istinto e cerco di allontanarmi il più possibile da quel mostro minaccioso. Sono in mezzo al nulla, in mezzo al nero, all'oscurità, alla tenebra, e faccio persino fatica a vedere i miei piedi. Non so da che parte andare e, in ogni direzione io vada, quegli occhi rossi mi seguono. Ma dove diavolo sono finita? Voglio tornare a casa! Non ce la faccio più a correre! Più mi muovo e più mi stanco, ma soprattutto sembra che ogni mio sforzo di allontanarmi da quegli occhi sia vano. Forse... sì, questo è solo un incubo, deve esserlo! Ma come faccio a svegliarmi? Continuo però a correre a perdifiato, non sapendo che altro fare e non avendo la benché minima intenzione di restare ferma in attesa. Continuo a muovermi finché due braccia robuste mi cingono il bacino in una morsa d'acciaio. Inizio a dimenarmi come una pazza, menando calci e pugni, ma non riesco a colpire nulla e la stretta sul mio corpo aumenta. -Stai ferma, angioletto mio.- sussurra una voce al mio orecchio e a me vengono i brividi all'udirla. Scalcio sempre più e poi sento qualcosa di caldo e morbido sul mio collo, sembrerebbero... delle labbra? Una lingua umida e viscida lecca in diversi punti il mio collo ed io mi metto ad urlare con tutto il fiato che mi è rimasto in gola. Cerco con tutte le mie forze di liberarmi e finalmente, quella cosa, mi lascia ed io cado a terra spaventata. Sento una risata sadica, malefica ed agghiacciante sempre più lontana, finché non cala il silenzio. Mi sveglio di soprassalto, con il fiatone, ed accendo la luce. Sono ancora a casa mia, nella mia camera, nel mio letto. Sono al sicuro. Quindi... è stato solo un incubo? Anche se mi ero ripromessa di non addormentarmi, alla fine devo essere crollata a causa della stanchezza accumulata dalla notte scorsa. Mi alzo dal letto e mi trascino in bagno, sono tutta sudata ed ho alcune ciocche di capelli biondi appiccicate al viso. Apro l'acqua del rubinetto e mi bagno il volto con l'acqua fredda. È la prima volta che mi capita di fare un incubo così strano ed è la prima volta che un brutto sogno mi spaventi a tal modo. Mi specchio ancora e vedo uno strano rossore sul mio collo, proprio dove nell'incubo la cosa mi ha leccata. Al solo pensiero mi viene da vomitare. Guardo con attenzione quel lembo di pelle e poi scuoto vigorosamente la testa, questo rossore non vuol dire niente, è stato solo un incubo, quindi non c'era nulla di reale. Torno in camera mia e guardo l'ora, sono solo le 3.15. Sbuffo e mi rimetto sotto le coperte, cercando di calmarmi, anche se non credo che riuscirò più a dormire.
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