Strane sensazioni

4145 Words
È da almeno mezz’ora che continuo a guardare l’ora sul cellulare, siamo solo al primo giorno e già non ne posso più delle lezioni... L’unico lato positivo, al momento, è che mancano meno di due minuti e finalmente suonerà la campanella che segnalerà il termine della giornata. Per tutta la mattinata ho cercato di fare conversazione con Samantha, la ragazza nuova seduta accanto a me, ma invano. Le uniche risposte che ho ricevuto sono state monosillabi e ben presto ho afferrato il messaggio, è più interessata ad ascoltare il professore parlare e a prendere appunti piuttosto che intavolare una conversazione per conoscerci meglio. La osservo con la coda dell’occhio mentre è china sul suo blocco degli appunti a scrivere con attenzione e non posso fare a meno che paragonarla agli due ragazzi seduti dietro di noi, Damien e Sebastian... I quali si sono messi comodi, le sciene appoggiate agli schienali, le braccia incrociate al petto e le gambe allungate sotto il banco, con i piedi sotto la mia sedia e quella di Samantha. Durante tutte e cinque le ore non hanno preso nemmeno un foglio ed una penna, sono semplicemente rimasti seduti in silenzio, scambiandosi ogni tanto qualche parola a così bassa voce da impedirmi di capire di cosa stessero parlando. Sembrano così diversi questi tre... Eppure non posso fare a meno che chiedermi da quanto tempo si conoscano, perché da come si comporta la castana è evidente che li conosce bene tutti e due, ma proprio non riesco a figurarmeli girare insieme come una combriccola di amici. Sospiro annoiata e guardo di nuovo l’ora, manca ormai qualche secondo. Onestamente sto già facendo il conto alla rovescia per per l’inizio delle vacanze natalizie... Appena la campanella suona, mi alzo rapidamente dalla sedia afferrando lo zaino ai piedi del banco e raggiungo la mia migliore amica, stritolandola in un abbraccio che lei ricambia con altrettanta forza. -Mio raggio di sole, da quanto tempo!- esclama lei con un enorme e radioso sorriso sulle labbra:-Non ti dico Sabrina che fastidio che mi dà, avrei assolutamente preferito te come mia compagna di banco! Roxy è la mia migliore amica da ormai otto anni, forse sarebbe meglio definirla come una sorella a questo punto, manca solo che iniziamo a vivere insieme e siamo a posto. È una ragazza molto bella, ingegnosa e dallo spiccato senso dell’umorismo e nonostante talvolta sia un po’ sfrontata, ha un carattere estroverso che le consente di legare con tutti. Ha gli occhi verde chiaro ed i suoi lunghi capelli sono tinti di azzurro, che ovviamente dà piuttosto nell’occhio ma che mi permette di ritrovarla tutte le volte che la smarrisco al centro commerciale. È snella, non troppo bassa ma nemmeno troppo alta, ha un invidiabile fisico a clessidra ed un senso della moda decisamente superiore al mio. La cosa che più amo di lei è la sua infinita allegria e la sua capacità di tirarmi su il morale in qualunque momento, ma soprattutto apprezzo la sua sincerità ed il suo spirito intraprendente. -Roxy, sono passati due giorni!- esclamo ridacchiando. -E con ciò? Per me è fin troppo!- ribatte lei staccandosi dall'abbraccio, roteando gli occhi al cielo ed imbronciandosi:-E stare seduta vicino a quella macchinetta di Sabrina è una vera agonia, il tempo non finiva più! -Allora potevi prendere il posto anche per me, così non avresti avuto questo terribile problema.- ribatto io roteando gli occhi al cielo. La mia amica, con un sorrisetto sulle labbra e l’espressione innocente di una bambina che è appena stata colta a rubare i biscotti dal barattolo, replica:-Era l’unico posto in fondo all’aula libero... E sai che non rinuncerei mai ad un posto strategico che mi permette di... -Dormire durante la lezione?- sbuffo io, finendo la sua frase. Lei annuisce ridacchiando e poi mi stritola nel secondo abbraccio della giornata:-Sai che ti voglio bene e che sei la migliore? -Lo so.- dico abbracciandola a mia volta:-Comunque dovresti smetterla di dormire in classe, dobbiamo iniziare entrambe a rigare dritto. -Sì mamma...- inizia a dire lei staccandosi dall’abbraccio, ma non riesco a prestare attenzione alle altre sue parole perché sento un improvviso brivido corrermi lungo la schiena, come se avessi un paio d’occhi, o più, puntati sulla nuca. Inquieta, mi volto, ritrovandomi davanti Samantha con le mani giunte davanti al petto come se stesse pregando ed un debole sorriso nervoso. Roxy, notando che non la sto più ascoltando, mi affianca ed osserva in silenzio la nostra nuova compagna, un’espressione interrogativa sul volto, ma da brava logorroica quale è, non resiste più di dieci secondi prima di rompere il silenzio:-Piacere, sono Roxy! -Piacere... S-Samantha.- replica la castana balbettando leggermente e spostando subito lo sguardo sulla punta delle sue scarpe. -Hey... Avevi bisogno di qualcosa?- le chiedo io, ancora confusa dal perché si trovasse dietro di me a fissarmi. La castana scuote la testa vigorosamente, le guance arrossate e gli occhi sbarrati:-Perdonatemi, n-non volevo d-disturbarvi... ecco... -Stai tranquilla! Non ti mangiamo mica!- la interrompe Roxy, un sorriso smagliante ed amichevole sulle labbra:-Posso capire che ti senta spaesata ed intimorita, sei in un posto nuovo e non conosci nessuno, però puoi iniziare con il fare amicizia con noi. Ti sei avvicinata a noi per parlarci, no? -S-sì... Mi piacerebbe molto farmi delle amiche.- risponde la ragazza di fronte a noi con voce flebile e quasi mi fa tenerezza, sembra incredibilmente timida e soprattutto spaventata, come una bambina che si è smarrita in un centro commerciale. Socchiudo la bocca per chiederle che strada deve fare per tornare a casa e se vuole unirsi a noi, ma vengo bloccata quando sento una voce maschile alla mia sinistra dire:-Ciao piccola S-Sammy... Vedo Samantha sussultare nell'udire le parole di quello che riconosco essere Sebastian e per un attimo penso di essermelo immaginato, finché il moro non si avvicina di qualche passo e, guardando la ragazza dall’alto in basso con disprezzo, aggiunge:-Ancora a balbettare? Non ti sei stancata di essere sempre così ridicola? E subito capisco di avere accanto un bulletto arrogante. -Hey, stronzetto, modera i termini!- sbotta la mia amica mentre io lo lincio con lo sguardo, ma in risposta otteniamo solo un sorrisetto di sfida ed una scrollata di spalle. -Scusate, sono solo preoccupato per la mia amica, non vorrei mai che la sua balbuzie possa metterla in difficoltà nello stringere amicizia con persone nuove. O, peggio ancora, che finisca nel mirino di qualche ragazzaccio con cattive intenzioni. -E io che pensavo fossi tu il ragazzaccio.- borbotto io senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri e vuoti, privi di qualunque emozione. Lancio una rapida occhiata a Samantha, la quale ha ancora gli occhi fissi sul pavimento ed è palesemente in soggezione. Perché questo ragazzo le fa così paura? È vero, incute un po' di timore con l'aria di mistero che lo avvolge e quello sguardo affilato e penetrante, ma per il resto non mi pare essere minaccioso al punto da far tremare di paura. -Hey, piccola Sammy.- la chiama il ragazzo, mantenendo lo sguardo fisso nel mio e facendomi paralizzare sul posto per alcuni istanti:-Perché non dici a queste due bellissime ragazze che siamo amici e che mi sto solo preoccupando per te? La ragazza alza subito la testa, atterrita, ed annuisce vigorosamente:-T-tranquille... H-ho sempre avuto q-qualche problema a p-parlare davanti a degli estranei, p-per questo balbetto... Sono so-solo un po’ timida. Roxy, al mio fianco, ridacchia leggermente e risponde:-Va bene, ma conto che già da domani non ci vedrai più come estranee ma come nuove amiche! Io, d’altro canto, continuo a guardare Sebastian con la coda dell’occhio, poco convinta dalle parole di entrambi. Questa ragazza non sta bene, ha iniziato a tremare e sudare freddo non appena il moro si è avvicinato... forse ha qualche problema a parlare con i ragazzi. O forse ha qualche problema con questo ragazzo. Nel frattempo Sebastian, senza aggiungere altro, si volta e si allontana, mentre io continuo a fissarlo pensierosa. -Puoi guardarlo in cagnesco quanto vuoi, ma resta ugualmente sexy.- sussurra la mia amica al mio fianco, facendomi voltare verso di lei di scatto con un’espressione indignata. -Che c’è?- domanda lei, gli occhi ancora fissi sulla porta da cui il ragazzo in questione è appena uscito:-Affascinante, meglio? Diamine, hai visto che posteriore? -Smettila di sbavare e chiudi la bocca che entrano le mosche.- la provoco allora io sbuffando e scuotendo la testa. Lei si riprende improvvisamente dal suo momentaneo stato di trance, ricomponendosi, e poi risponde:-Ah ah, molto divertente. -Ehm... Samantha? Sicura che vada tutto bene?- domando io, tornando a concentrarmi nuovamente sulla ragazza minuta davanti a me e lei abbozza un debole sorriso, ancora un po' provata:-Chiamatemi pure Sam o Sammy, come preferite. E comunque sì, tutto bene. Davvero.- replica lei dopo alcuni attimi di silenzio. -Okay... Ma sei sempre così timida con i ragazzi mozzafiato che ti rivolgono la parola? Perché puoi scordarti di trovarti un fidanzato nel prossimo futuro se vai avanti così.- dice Roxy non riuscendo, come suo solito, a fermare il fiume di parole che affiora nel suo cervello. Samantha ridacchia e sorridendo ribatte:-Sono così con tutti, diciamo che ho qualche problemino nelle... interazioni sociali. -Questo era evidente. Ahio! Perché mi hai colpita?!- sbotta Roxy, guardandomi con la fronte aggrottata e la bocca spalancata dopo che le ho assestato una gomitata nel fianco. -Roxy.- sibilo io e lei subito realizza che la scelta delle sue parole forse non è stata delle migliori. -Scusa, non intendevo offenderti in alcun modo!- esclama subito la mia amica schiaffeggiandosi la fronte con la mano destra:-Cioè, ecco, in realtà intendevo... -Non mi sono offesa, non c’è bisogno che ti agiti.- la interrompe la castana, ora di nuovo pacata e controllata. -Maledizione!- esclamo all’improvviso, facendo sobbalzare per lo spavento Samantha:-Sono le tredici e dodici, tra tre minuti arriva l’autobus! Devo correre, ci vediamo domani, ciao! E mentre sto uscendo in tutta fretta dall’aula con lo zaino sulla spalla sento Roxy urlarmi dietro:-Sei sempre la solita ritardataria e poi rimproveri me! Corro fuori dall'edificio, cercando di evitare al meglio delle mie possibilità gli studenti che incontro lungo il percorso e quando finalmente arrivo al piazzale dove si trova la fermata noto che l’autobus è già lì. Mi sembra quasi di avere un dejà vu di questa mattina mentre rapidamente corro vero il mezzo, salgo e mi siedo nel primo posto libero che trovo, ancora una volta con il respiro affannoso. Direi che ho corso a sufficienza per l’intero mese, non ne posso più. Sto per infilarmi gli auricolari nelle orecchie quando vengo interrotta dalla voce di qualcuno chiedere:-Posso oppure è occupato? Alzo la testa e vedo Damien, uno dei nuovi studenti, che mi osserva con un sopracciglio inarcato in attesa di una risposta. Mi perdo subito ad osservare i suoi profondi occhi scuri, catturata dalla profondità del suo guardo, finché non mi sventola una mano davanti agli occhi:-Hey! Quindi, posso sedermi o no? Hai perso l’uso della parola per caso? -S-sì...- balbetto io riscuotendomi dalla mia trance e togliendo lo zaino dal sedile accanto al mio per poi appoggiarlo a terra tra le mie gambe. In questo momento vorrei prendermi a schiaffi da sola, per un attimo mi è sembrato quasi di essere Samantha. Mi guardo intorno cercando di essere il più discreta possibile e noto che quasi tutti i posti sono occupati e che Sebastian è seduto tre sedili davanti a me, accanto ad un ragazzo dai capelli rossi lunghi fino poco sotto il mento e mai visto prima. Comunque sia, di posti liberi ce ne sono, quindi non posso fare a meno che chiedermi perché questo ragazzo abbia deciso proprio di sedersi accanto a me. Provo a far finta di niente e mi infilo gli auricolari facendo partire il primo brano della mia playlist, dopo cinque ore di lezione ne ho davvero bisogno. Eppure, nonostante la musica di solito riesca sempre a farmi rilassare, ho una sensazione strana alla bocca dello stomaco e mi sento tesa come mai prima, un unico pensiero attraversa la mia mente e mi grida di scendere dal pullman prima che parta, ma perché? Non riesco a fare a meno che lanciare rapide occhiate al ragazzo dai capelli quasi bianchi seduto vicino a me e a Sebastian, come se non volessi mai perderli di vista. Quando l’autista dell’autobus parte ed esce dal piazzale, faccio un respiro profondo e mi concentro sul panorama fuori dal finestrino. Devo smetterla di essere così tesa per nulla, forse a turbarmi così tanto è che è la prima volta che arrivano degli studenti nuovi e questo porterà inevitabilmente dai cambiamenti alla mia routine scolastica. Sposto lo sguardo verso l’alto, le nubi grigie coprono ancora il cielo, non facendo passare nemmeno un raggio di sole. Il vento soffia gelido, più forte di questa mattina e probabilmente a breve inizierà di nuovo a piovere. Spero solo di riuscire ad arrivare a casa prima che succeda, con me non ho nemmeno un ombrello. Rabbrividisco per il freddo e mi stringo nella giacca, voltandomi poi verso Damien, realizzando soltanto adesso che ha indosso soltanto una t-shirt rossa ed una felpa nera slacciata. Mi tolgo gli auricolari e, raccogliendo tutto il mio coraggio, gli domando:-Come fai a non avere freddo vestito così? Spero per te che casa tua sia vicina alla fermata, sembra che tra poco inizierà anche a piovere. Il ragazzo mi osserva per alcuni istanti con la coda dell’occhio, ma quasi subito ritorna a fissare lo schienale del sedile di fronte a lui, rimanendo chiuso nel suo mutismo ed ignorandomi. Ma che maniere! Gli ho solo posto una domanda, nemmeno personale, per intavolare una conversazione ed essere gentile, invece il cafone nemmeno mi risponde! Offesa dal suo atteggiamento rimetto gli auricolari nelle orecchie e torno a fissare il paesaggio fuori dal finestrino. I nuovi arrivati mi confondono sempre di più. Per tutto il viaggio, però, non ho fatto altro che osservarlo con la coda dell'occhio, non sono riuscita a resistere alla tentazione. Sembra un ragazzo come tutti gli altri, solo un po' troppo maleducato e rude, ma ho comunque un brutto presentimento, mi sento diffidente nei suoi confronti. Quando il pullman arriva finalmente alla mia fermata scendo e, insieme a me, scendono anche Sebastian, Damien ed il ragazzo rosso che avevo notato all’inizio del tragitto. -Hey bellezza, come ti chiami?- mi domanda il rosso avvicinandosi a me spavaldo e con un sorriso amichevole. Ha gli occhi verdi, di un verde intenso e brillante, e sembrano due meravigliosi smeraldi... Indossa un borsalino nero adornato con un nastro rosso scuro ed una camicia del medesimo colore che si intravede dal giaccone che indossa. È abbastanza alto, quasi come gli altri due ragazzi alle sue spalle, ed ha un incarnato piuttosto pallido, come se non si esponesse alla luce del sole da anni. -Fatti miei.- borbotto inacidita dal suo modo di rivolgersi a me, ma soprattutto ho una gran voglia di allontanarmi da Sebastian e Damien, i quali rimangono a qualche passo di distanza, in ascolto. -Ma che bel nome originale!- commenta, i suoi smeraldi fissi su di me, ed un sorriso smagliante sulle labbra. Sembra... più accomodante degli altri due ragazzi, che a questo punto mi pare evidente siano suoi amici. -Si chiama Astrid.- si intromette Sebastian, annoiato, ed io subito lo lincio con lo sguardo. Sbuffo ed inizio a camminare a passo spedito, non ho intenzione di rimanere in loro compagnia più del necessario, ma il rosso rimane sempre al mio fianco e gli altri due alle mie spalle. Mi stanno forse seguendo? -Io invece mi chiamo Shawn, sono arrivato anche io da poco.- si presenta lui ed io lo ignoro, sperando che le nostre strade si separino presto. -Ma mi state per caso seguendo?!- sbotto alla fine io, notando che continuano a starmi appresso come delle ombre. -In realtà, stiamo tornando a casa nostra.- risponde Damien indicando se stesso e poi Shawn con indifferenza, stupendomi che mi abbia risposto e facendomi al tempo stesso arrossire per l’imbarazzo. Mi fermo studiando il volto di Sebastian, mentre Damien e Shawn proseguono per la loro strada, superandomi. Il moro resta in silenzio e mi fissa con i suoi occhi glaciali ed impenetrabili. -Allora? Te ne vuoi andare anche tu?- gli domando seccata. -No.- risponde con freddezza lasciandomi basita. Quindi i miei sospetti non erano poi così infondati? Oppure si sta comportando da ragazzino immaturo e vuole solo intimidirmi? -Mi stai quindi seguendo?- domando socchiudendo gli occhi e scrutandolo attentamente. -Si.- risponde senza esitazione ed il mio primo istinto è quello di indietreggiare. Non può dire seriamente:-Stai scherzando, vero? Non sei divertente. -Come ti pare, tu hai chiesto ed io ho risposto.- replica e noto gli angoli della sua bocca sollevarsi appena in un accenno di sorriso. -Va' al Diavolo, non sei spiritoso come credi!- sbotto iniziando a correre verso casa mia e, anche senza voltarmi, mi sembra di percepire la presenza del moro dietro di me. Quando sono in prossimità di casa mia non percepisco più nessuno alle mie spalle e, prima di aprire la porta d’ingresso, cerco di regolarizzare il mio respiro. Quell’idiota voleva solo spaventarmi e la cosa che mi dà maggiormente fastidio è che ci è riuscito. Una volta entrata saluto mia madre, vado in camera mia e, dopo aver buttato lo zaino per terra, mi lascio cadere sul letto, esausta ed ancora scossa da quanto appena successo. Mi rannicchio su me stessa mentre un brutto presentimento mi chiude lo stomaco, i nuovi arrivati sono uno più sospetto dell’altro. -Astrid! È pronto il pranzo, vieni!- mi chiama mia madre dopo alcuni minuti ed io, a malincuore, mi alzo dal mio confortevole letto e mi costringo a raggiungerla in cucina, anche se l’appetito è ormai passato. Prima di andare da mia madre passo davanti allo specchio e do una sistemata ai miei lunghi capelli biondi, così arruffati che sembrano un nido di uccelli. Sotto ai miei occhi regnano sovrane due occhiaie terrificanti e forse andare a dormire intorno alle quattro di notte per finire la serie che stavo guardando non è stata proprio una brillante idea. Chiudo gli occhi ed inspiro profondamente per poi sforzarmi di sorridere, non è il caso di far preoccupare mia madre solo perché ho avuto una brutta giornata. -Allora? Tutto bene a scuola?- mi domanda mia madre appena mi siedo a tavola ed io mi limito ad annuire. -Novità? -Sì, sono arrivati dei nuovi studenti...- inizio a dire io, raccontandole a grandi linee la mia giornata mentre mangiamo. Mi sveglio tremante come una foglia e confusa, finché non mi ricordo che dopo pranzo ho deciso di dormire un po’ per riprendere le energie, anche se al momento mi sento più stanca e disorientata di prima. È ancora pomeriggio e sento il rumore scrosciante della pioggia, le folate di vento entrano in camera mia scompigliandomi i capelli e facendo cadere i fogli dalla scrivania. Mi alzo dal letto e mi avvicino rapidamente alla finestra per chiuderla, anche se mi sembrava fosse chiusa quando mi sono addormentata... Sbuffando prendo il cellulare che avevo abbandonato sul mio comodino e vedo delle chiamate perse ed un messaggio da parte di Roxy. Sorrido e lo apro, curiosa:-AIUTOOOOO! Un ragazzo mi ha chiesto di uscire domaniiii! L'ho conosciuto poco fa al supermercato, è nuovo di queste parti ed è dannatamente bello! Ridacchio e scuoto la testa, ricordando che solo poche ore fa stava mangiando con gli occhi Sebastian. Decido di chiamarla e lei risponde al primo squillo:-Alla buon’ora! -Chi è lo sprovveduto che ti ha invitata ad uscire?- le chiedo io, iniziando a camminare per la stanza. -Ah ah, divertente. Vieni a casa mia, subito!- mi ordina lei e riattacca senza nemmeno darmi l'occasione di ribattere o di lamentarmi del fatto che stia diluviando. Mi vesto velocemente, infilandomi i vestiti più pesanti che ho e, non trovando mia madre in cucina, le lascio un biglietto con cui la avverto che esco. Per raggiungere la casa di Roxy, a piedi, ci vogliono circa venti minuti e purtroppo un lungo tratto di strada passa per il bosco, anche se quello che al momento mi preoccupa maggiormente è la pioggia incessante. Durante tutto il tragitto faccio fatica a tenere l’ombrello a causa del vento ed alla fine mi bagno comunque con la pioggia, quando arrivo davanti alla casa di Roxy busso come una pazza, infreddolita ed inquieta a causa della brutta sensazione che ho avuto per tutto il tempo, come se qualcuno mi stesse seguendo, ma probabilmente a causa dello spavento che mi ha fatto prendere Sebastian poche ore fa. Roxy spalanca la porta e si avvicina per abbracciarmi, ma quando vede le mie condizioni si sposta per farmi entrare. -Tutto bene?- mi domanda lei scrutandomi da testa a piedi. -Tu cosa dici? Sono bagnata fradicia e to congelando!- mi lamento io e lei scoppia a ridere. Grande esempio di solidarietà. Mi afferra una mano e mi trascina in camera sua per farmi togliere giacca, scarpe e calzini grondanti d’acqua che subito appoggio sul calorifero, poi mi accomodo sul letto della mia amica. -Domani ho un appuntamento con un ragazzo, è uno dei nuovi arrivati, ma non è in classe con noi.- mi racconta lei, euforica:-Mi ha chiesto aiuto per trovare alcuni prodotti al supermercato ed alla fine ci siamo persi a chiacchierare, è davvero adorabile! -Voglio una descrizione dettagliata! Lei inizia a saltellare per la gioia con un sorriso da orecchio a orecchio:-È alto ed ha un fisico atletico, secondo me va in palestra! E poi i suoi occhi, dovresti vederli! Sono verdi, luminosi ed ha uno sguardo ammaliante. Ha un sorriso da mozzare il fiato ed i capelli rossi e... -Indossa un borsalino, vero?- interrompo la mia amica, dubbiosa che si siano trasferiti qui due ragazzi che corrispondono alla stessa descrizione. -Lo hai già incontrato?- mi domanda con la fronte corrugata. -Shawn, giusto? Lei annuisce e rimane in silenzio, in attesa che parli. -L'ho incontrato oggi quando sono scesa dal pullman per andare a casa. Non mi ispira molta fiducia... Nessuno dei nuovi arrivati mi ispira molta fiducia in realtà, quindi per favore, almeno per il momento cerca di mantenere le distanze.- la supplico io, esternando finalmente le mie preoccupazioni. Lei mi guarda per alcuni istanti e poi ridacchia:-Cosa potrebbero mai fare? Ti sei fissata con loro, è solo uno stupido pregiudizio il tuo. E poi, per conoscerli, dobbiamo parlare con loro e frequentarli, no? -Roxy, oggi ho avuto solo dei brutti presentimenti quando ero vicina a loro...- cerco di spiegarle io, ma lei mi interrompe. -Non puoi farti condizionare così solo da delle sensazioni. Magari, il tuo brutto presentimento, è dovuto all'inizio della scuola, no? E poi, non eri tu tra le due la ragazza coerente? Non puoi giudicare qualcuno solo sulla base di un presentimento.- afferma lei sedendosi vicina a me e appoggiando un braccio intorno alle mie spalle. Sospiro ed annuisco, consapevole che non riuscirò a farle cambiare idea considerando quanto è cocciuta. E forse, ha ragione, forse sto soltanto esagerando, a parte Sebastian, gli altri non hanno fatto niente. -Mi aiuti a scegliere cosa indossare?- mi domanda la mia amica riportandomi al presente e guardandomi con occhi imploranti. Io annuisco e sollevando gli occhi al cielo dico:-Vorrei ricordarti che hai tempo fino a domani! -Preferisco sapere già cosa mettere, voglio assolutamente fare una bella impressione! -Con il tuo splendido carattere sarà impossibile!- la schernisco io ridendo e lei in risposta si imbroncia mi colpisce un braccio con un debole pugno. -Roxy, si è fatto tardi. È meglio che vada o chi la sente più mia madre...- dico osservando l'ora sul telefono, sono già le quasi le nove di sera e fuori è buio pesto. Lei annuisce e, dopo avermi stritolata in un abbraccio, mi accompagna alla porta. Saluto velocemente sua madre che intanto ci ha raggiunte sull’uscio e poi esco con l'ombrello in mano incamminandomi verso casa. Continua a piovere, anche se meno di prima, ed il vento è cessato, ma continua ugualmente a fare freddo e l’acqua accumulatasi sulla strada mi entra di nuovo nelle scarpe. Mi stringo il più possibile nella giacca e cerco di non dare troppo peso al fatto che mi trovo da sola, su una stradina in mezzo al bosco e al buio. Dopo qualche minuto mi blocco all'improvviso ed il mio corpo, senza un mio comando, si gira. Vedo una sagoma scusa sparire nel bosco e subito tendo le orecchie, ma sento solo lo scrosciare della pioggia ed il battito accelerato del mio cuore. Cos'era quell'ombra? Una semplice allucinazione oppure c’era qualcuno? Se non ho immaginato ciò che ho visto, perché quella persona ha avuto così tanta premura di nascondersi? Riprendo a camminare con passo spedito ed il cuore in gola, mentre mi sembra quasi di essere osservata, anche se a causa del buio non riesco a vedere nessuno né dietro né intorno a me. Faccio un respiro profondo e cerco di sbrigarmi a tornare a casa prima di morire di paura o peggio.
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