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Moglie Dimenticata

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Blurb

Abril era la prima figlia del re Venobich, un uomo crudele e spietato che vedeva tutti i suoi figli come meri strumenti. Il giorno del suo quindicesimo compleanno, fu costretta a sposare il re Alessandro, nemico giurato di suo padre. Lì, Abril venne ignorata dal marito e dimenticata nell'angolo più lontano del regno, finché un giorno accadde qualcosa di inaspettato.

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Non voglio morire
Abril era seduta sul letto, abbracciando le ginocchia. Il freddo inverno le trafiggeva le ossa come spine affilate. Cercava di coprire il suo corpo piccolo e delicato nel miglior modo possibile, ma il palazzo abbandonato dove era stata mandata a vivere non le offriva il conforto di cui aveva bisogno. Abril era la prima figlia del re Venobich, un uomo crudele e spietato che vedeva tutti i suoi figli come meri strumenti. Nel regno di Laios, l'erede al trono era sempre il primogenito, indipendentemente dal sesso del bambino. Tuttavia, il re non voleva una bambina piccola e malaticcia come sua erede, così la mandò nella parte più remota del palazzo a morire in silenzio. Abril si aggrappava alla vita con tutte le sue forze, anche se riceveva un solo pasto al giorno e non aveva le condizioni adeguate per sopravvivere. Non si arrese mai e si aggrappò alla vita in modo ammirevole. Nel silenzio e tra le lacrime, ripeteva continuamente. "Non voglio morire, non voglio morire." "Dio, se mi stai ascoltando, per favore aiutami." "Non voglio morire." Abril ripeteva quelle parole ogni giorno. Nessuno riusciva a capire perché una creatura così debole e sfortunata come lei continuasse a lottare per la vita. Un giorno, la serva che le portava il cibo una volta al giorno le chiese. "Perché continui a volere vivere? Non sarebbe più facile lasciarti morire? In quel modo, tutto il dolore e la sofferenza che provi svanirebbero." Abril aveva dodici anni. Nella sua breve vita, sei anni erano stati un inferno vivente. Ma si rifiutava di arrendersi alle grinfie della morte che le sussurravano all'orecchio ogni giorno, dicendole di smettere di lottare. Mentre mangiava avidamente la densa zuppa, Abril rispose. "Perché non ti lanci dalla torre più alta di questo castello?" "Sei pazza!" "Se lo facessi, morirei." "Vedi, proprio come la tua vita è preziosa per te, la mia vita è preziosa per me, quindi smettila di chiedermi di morire, perché non lo farò." Continuò a mangiare in silenzio, e quando finì, la serva prese il vassoio con i piatti vuoti. Non aveva lasciato nemmeno una briciola, aveva mangiato tutto. Dopo che la serva se ne andò, Abril guardò fuori dalla finestra. Fuori, la neve aveva cominciato ad accumularsi. Alzò lo sguardo al cielo e ripeté la sua piccola preghiera, con le mani giunte. "Non voglio morire, per favore Dio, non lasciarmi morire." Abril continuò a ripetere la stessa preghiera per altri tre inverni. Nella primavera del suo quindicesimo compleanno, la serva che le portava sempre il cibo le portò un bellissimo vestito, gioielli splendidi e decorazioni per i capelli. "Perché mi hai portato tutto questo?" Chiese curiosa. "Sua Maestà mi ha chiesto di portarti tutto questo, per farti sembrare bella." "Vuole vederti." Rispose la serva. Erano passati nove anni da quando Abril aveva visto suo padre l'ultima volta. Ricordava ancora le parole feroci che lui le aveva sputato, che lei aveva rifiutato silenziosamente dentro di sé l'ultima volta che lo aveva visto. "Non ho bisogno di una figlia zoppa come mia erede, quindi muori una volta per tutte." Queste erano le sue parole. "Sai perché vuole vedermi?" Chiese Abril. "No, mi ha solo detto di sbrigarmi." Rispose la serva. La serva le fece un bagno freddo. Il corpo di Abril tremava tutto mentre l'acqua fredda le veniva versata sul corpo esile. Desiderava che tutto finisse in fretta, ma non fu così. Fu un bagno lungo e doloroso, dato che doveva essere molto pulita. Dopo il bagno, la serva l'aiutò a vestirsi. Indossò un bellissimo vestito bianco immacolato, poi mise due decorazioni floreali su entrambi i lati dei suoi lunghi capelli rossi. Poi applicò un trucco leggero e, infine, adornò il suo collo con una piccola collana di zaffiro a forma di goccia. La serva le disse di guardarsi in uno specchio rotto che si trovava in un angolo della stanza. Era bellissima, nonostante non avesse vissuto in condizioni adeguate. Abril era diventata una bellissima giovane donna con capelli rossicci, pelle bianca e pallida come la farina perché quasi mai riceveva i raggi del sole, essendo sempre rinchiusa in quel freddo palazzo. I suoi occhi dorati brillavano come il sole, e le sue labbra rosse, come il vischio, apparivano belle e delicate. Mentre Abril si guardava nello specchio, la serva mise l'ultimo ornamento nei suoi capelli che si trovava in fondo alla scatola che aveva portato. Era un sottile velo. Quando Abril lo vide, capì cosa stava accadendo. Stava per sposarsi, dato che la morte non era mai arrivata nella sua vita, suo padre voleva liberarsi di lei in un altro modo, ecco perché il matrimonio. Abril non disse nulla, desiderava solo che, ovunque la mandassero, fosse un posto migliore in cui vivere. "Tutto è pronto ora, per favore seguimi, Sua Maestà ti sta aspettando." Abril camminava tranquillamente attraverso i corridoi del palazzo. Tutti coloro che la vedevano sussurravano mentre passava, chiedendosi chi fosse e da dove venisse. Aveva i capelli rossi, una caratteristica unica della famiglia reale, motivo per cui tutti erano così sorpresi di vederla, dato che nessuno ricordava che fosse la prima principessa del regno di Laios. Abril continuò a camminare, ignorando completamente i mormorii della gente. Fu portata nella sala del trono, dove non si inchinò né salutò l'uomo che la guardava con freddezza e disprezzo negli occhi mentre era seduto sul suo trono. Tuttavia, lui le disse, "Mia cara figlia, vedo che sei cresciuta splendidamente." Sebben le parole di quel re sembrassero dolci, per Abril suonavano come un insulto. Suo padre sorrise malignamente e le disse, "Oggi verrai mandata nel regno di Cosset. A causa delle guerre costanti, ho deciso di mandare la mia figlia più amata per formare un'alleanza di pace." Abril non si lamentò né disse nulla. Stava semplicemente in silenzio, ascoltando le parole di suo padre, sperando che tutto finisse presto, perché il vestito che indossava era pesante e scomodo, e le scarpe, che non era abituata a portare, erano strette e le facevano male ai piedi. "Cara figlia, spero che tu abbia una vita felice con tuo marito." Disse con tono beffardo. Il Re fece cenno a delle guardie in uniforme bianca. Erano sicuramente soldati del regno di Cosset. "Accompagnate con cura la mia preziosa figlia." Disse il Re. Le guardie si avvicinarono ad Abril e le dissero, "Per favore, seguici, una carrozza ti sta aspettando." Abril non disse addio a suo padre né si inchinò prima di partire, si limitò a girarsi, ignorando gli sguardi feroci dei suoi fratelli, e seguì le guardie. Mentre la guardava andare via, suo padre parlò per l'ultima volta. "Che la luce di Airon sia con te." Quelle ultime parole sembravano affettuose per le guardie che la scortavano, ma solo coloro che appartenevano al regno di Laios conoscevano il significato di quelle parole. Che la morte venga a trovarti presto, era il significato di quelle parole. Sebbene Abril avesse vissuto tutta la sua vita confinata senza ricevere alcuna educazione, aveva imparato a leggere prima di essere rinchiusa. Nello spazio confinato in cui viveva, si occupava leggendo, quindi sapeva che le ultime parole di suo padre erano un augurio di morte per lei. Abril non si voltò, camminò a testa alta, ignorando tutto ciò che la circondava. Mentre lasciava il palazzo, vide una gigantesca carrozza bianca con decorazioni d'oro che la aspettava all'ingresso. Una delle guardie l'aiutò a salire sulla carrozza. Abril guardò fuori dalla finestra della carrozza, da lì osservava mentre lasciavano il palazzo alle spalle. Pensava che avrebbe provato qualcosa lasciando il suo luogo di origine, ma no, non sentiva nulla, né tristezza, né gioia, né malinconia, nessuna emozione la sopraffaceva. Chiuse la tendina della finestra della carrozza e si disse a se stessa. "Speravo che la mia vita nel regno di Cosset sarebbe stata migliore di quella che ho avuto in questo posto."

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