Non riesco a trattenere un sorriso insolente quando usciamo dal ristorante. Forse dovrei sentirmi in imbarazzo per avergli fatto pagare i miei 18 dollari, ma non lo sono. Mi sono sentito, beh, furbetto. E c’è qualcosa di liberatorio in questo. È come se il papà che è in me si fosse preso una vacanza e il nuovo Sam fosse autorizzato a scatenarsi. Rido leggermente e Luke mi guarda divertito. Tira fuori le chiavi e va verso il suo furgone parcheggiato vicino al marciapiede. «È il mio.» «La mia Honda è parcheggiata due isolati più in là. Ci vediamo… dov’è che andiamo adesso?» «Adesso?» Luke mi guarda perplesso, lo sguardo fisso sulle mie mani, che tengo in tasca. «Sì. Pensavo che avremmo passato la giornata insieme, o qualcosa del genere. O sei impegnato?» Scuote la testa. «No, va bene.

