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La sposa indisciplinata

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cowboy
coming of age
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Blurb

Bentornati nel Wild Wild West del 1885 e alla città di Bridgewater, dove un cowboy – un marito – non è mai abbastanza.

Giovane, bellissima e di alti ideali, Tennessee Bennett desidera ardentemente sposarsi, ma solo per amore. Sfortunatamente, suo padre vuole darla in sposa al primo uomo ricco che se la voglia prendere così da poter ripagare i propri debiti di gioco. Quando i suoi piani finiscono in omicidio, Tennessee si ritrova sola, per strada e senza un soldo.

I migliori amici James Carr e Jonah Wells hanno osservato e desiderato Tennessee per due anni. Gentiluomini fino al midollo, hanno fatto la cosa giusta, aspettando che crescesse per diventare una donna abbastanza adulta da risvegliarsi sotto il loro tocco. Tuttavia, quando scopre che Tennessee è in pericolo, James sa che hanno atteso abbastanza. Quella donna indisciplinata verrà rivendicata e risvegliata con passione non solo da un marito, ma da due.

Tennessee non conosce la tradizione di Bridgewater secondo cui una donna sposa due mariti, ma la passione tra di loro è innegabile. Imparerà che i suoi uomini farebbero di tutto per proteggerla. La protezione, però – perfino la passione – non sono amore, e Tennessee non è disposta a rinunciare all’unica cosa di cui ha veramente bisogno per sposarsi.

Riusciranno in tre a scoprire cosa si cela davvero nel profondo del loro matrimonio, prima che sia troppo tardi? 

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Capitolo 1
1 JAMES Di tutte le donne nel Territorio del Montana, perché mi si dovevano gonfiare i testicoli per lei? Tennessee Bennett era una donna difficile. Una donna difficile e pericolosa non solo per se stessa, dal momento che scoprii presto – una volta che fui riuscito a farla tranquillizzare abbastanza da farle formare delle frasi di senso compiuto – che non solo si era fatta rapire da un pazzo furioso, ma aveva anche trascinato mia sorella in quella pessima situazione. Per fortuna, dopo sei giorni... sei cazzo di giorni in mano a quell’uomo, Tennessee adesso era libera, grazie all’aiuto tempestivo di Abigail. Fortunatamente, entrambe le donne erano rimaste intatte e incolumi dopo quell’incidente. Per quanto riguardava Abigail, i suoi due mariti si erano presi cura di lei e se l’erano portata a casa a Bridgewater. Era stato difficile permettere loro di occuparsi di lei – era stato il mio ruolo fino a quel momento – e avrei dovuto abituarmi a quel matrimonio, ma loro l’avrebbero mantenuta al sicuro. Felice. E mentre Abigail aveva Gabe e Tucker, Tennessee non aveva nessuno. Niente soldi. Nessun posto dove stare. Nessuna prospettiva d’impiego ora che aveva terminato la scuola. Ciò che aveva ero io, e mi sarei assicurato di prendermene cura. Non avevo protetto Abigail nell’incendio tutti quegli anni prima. Era stata lei a salvare me. Il senso di colpa per quello, per la cicatrice che portava, mi ricordavano del mio fallimento ogni volta che la guardavo. Non l’avrei fatto di nuovo. Avrei salvato Tennessee, a prescindere da cosa ciò avrebbe richiesto. Parole gentili, una sculacciata o perfino una forte scopata. Tanto per cominciare, sembrava ci volesse una sculacciata. Perché mentre Abigail aveva singhiozzato e aveva avuto bisogno di conforto e di affetto, Tennessee sembrava non aver bisogno di nulla a parte di una possibilità di sfogare la propria frustrazione. Su di me. «James Carr, solo perchè vostra sorella è la mia migliore amica non significa che abbiate il diritto di dirmi che cosa fare.» Mi stava guardando attraverso le sue ciglia chiare. Quegli occhi azzurri, con le occhiaie dovute a sei giorni di preoccupazione e probabilmente di insonnia, mi facevano venire voglia di attirarla tra le mie braccia e dirle che tutto sarebbe andato bene, ma non potevo farlo. Non in quel momento. Non avevo intenzione di coccolarla. Era palesemente chiaro – se non altro per me – che avesse bisogno di un polso fermo visto che si era cacciata in una situazione del genere, e l’avrebbe trovato con me. Potevo solamente immaginare che fosse stato il suo essere viziata a farla finire in quel casino, essendo stato suo padre troppo indulgente nel crescerla. «Dopo quanto è appena successo?» ribattei. «Sei stata rapita e tenuta in ostaggio. Grimsby ti avrebbe uccisa.» Lo sapevo solamente perché aveva dovuto raccontare tutto l’accaduto allo sceriffo in carica. Trassi un respiro, lo lasciai andare, pensando a ciò che avrebbe potuto succederle. «Abigail è venuta a salvarti e tu sei fuggita, lasciandola a casa di quell’uomo. Da sola.» «Non sono fuggita; sono tornata con lo sceriffo!» sbottò lei. Per una che mi arrivava solamente alla spalla, era ben capace di guardarmi dall’alto verso il basso. Per quanto Tennessee non avesse avuto alcuna abilità da offrire per aiutare in alcun modo nella situazione in cui si erano trovate – e fosse effettivamente andata a chiamare lo sceriffo – era il fatto che avesse infilato mia sorella nel suo stesso pasticcio che mi aveva fatto innervosire. E il fatto che si fosse cacciata in un tale pericolo lei stessa. Sei giorni con quell’uomo. «Potrebbe essere meglio, signorina, se non parlassi, altrimenti troverò un vicolo libero e ti sculaccerò,» controbattei, conducendola lungo il marciapiede di Butte. Prima avessimo lasciato la città, prima saremmo stati soli e avrei potuto piegarmela sulle cosce, mutande attorno alle ginocchia, culo nudo e arrossato dall’impronta della mia mano. Non avevo mai alzato un dito su una femmina e non avevo intenzione di cominciare adesso. Questa mi agitava a tal punto. Nello spirito e nel corpo. Una sculacciata le avrebbe fatto – a lei così come a me – un sacco di bene. Così come scoparmela fino allo sfinimento. Entrambe le cose avrebbero potuto sortire lo stesso risultato... Tennessee docile e domata, ed entrambe mi sarebbero piaciute. Per quanto riguardava lei? Forse non avrebbe apprezzato la sculacciata, inizialmente, ma era di natura passionale e senza dubbio avrebbe avuto la figa bagnata e vogliosa una volta finito. Prima, però, dovevo trovare un luogo privato in cui infliggere tale punizione – un vicolo non sarebbe andato bene a prescindere da come l’avessi minacciata.... e calmarmi prima di tutto. Più parlava, meno io mi placavo. L’aria era piuttosto calda, rendendo le vie trafficate. Ci passavano accanto carrozze e cavalli con diversi passeggeri. Una musica metallica di pianoforte usciva da un saloon, cosa che non mi sorprendeva affatto dal momento che sembrava essercene uno ad ogni angolo. I ricchi re del rame si mischiavano ai comuni passanti con le p********e e i minatori. Io odiavo le città. Il rumore. Il selvaggo schiacciamento dell’umanità. Non sarei venuto lì se non fosse stato per la scomparsa di Abigail. Non sarei rimasto se non fosse stato per Tennessee. E non troppo a lungo. «Non voglio tornare a casa con voi,» sbottò lei, strattonando la mia presa. Io avevo la mano sulle sue sulla piega del mio gomito per impedirle di scappare via, proprio come stava cercando di fare. Le avevo detto, senza mezzi termini, che se ne sarebbe andata da Butte assieme a me. Non le avevo offerto altra opzione, dal momento che non ne aveva. «Non vi conosco nemmeno,» aggiunse con un verso di disapprovazione che le fece scontrare i seni col mio bicipite. Gemetti tra me a quella seducente sensazione. Per quanto mi arrivasse a malapena alla spalla, aveva delle curve impossibili da nascondere sotto il suo abito modesto. Il tessuto azzurro rispecchiava i suoi occhi, ma il cotone la copriva da collo a polso e caviglia. Qell’indumento era innocentissimo. Forse non di indole, ma sicuramente di fatto. Oh, quell’impertinenza. Non vedevo l’ora di vederla applicata in ambiti molto più... intimi. Per due anni, sin da quando le avevo messo gli occhi addosso alla scuola d’élite, aveva riempito i miei sogni, me l’aveva fatto venire duro, mi aveva costretto a stringermelo con forza e a trovare sollievo con la mia mano mentre mi immaginavo le sue lunghe ciocche chiare tra le mie dita, la morbida sensazione della sua pelle contro la mia, il suono dei suoi gemiti mentre le davo piacere, la sensazione della sua figa stretta mentre la riempivo per la prima volta. Strinsi i denti, sapendo che era andata da Grimsby e aveva messo la propria vita in pericolo quando avrebbe potuto venire da me ed io l’avrei salvata. Ormai era fatta. Suo padre era morto e Grimsby stava andando in prigione. Dopo due anni, Tennessee Bennett era mia. Avevo atteso perchè era stata troppo giovane e avevo voluto che terminasse la scuola. Tuttavia mi ero ammalato, e per quanto avessi pensato che si fosse trattato di un’influenza stagionale, il dottore chiamato da Abigail aveva avuto un altro parere. Un battito cardiaco irregolare indicava una debolezza dell’organo. Molto probabilmente una dipartita prematura. Aveva avuto un’espressione cupa nel riferirmi la sua diagnosi, come se fossi stato sul punto di crepare da un momento all’altro. A me sembrava di essermi ripreso dall’influenza, nonostante fossi ancora stanco. Era perché stavo morendo o perchè semplicemente avevo bisogno di dormire di più – e di stressarmi di meno? Magari sarei morto presto, ma non avevo intenzione di farlo senza vivere. Senza aver ottenuto ciò che volevo, ovvero Tennessee. Abigail non mi avrebbe ostacolato, non che sospettassi che avrebbe obiettato alla nostra unione: lei era sposata e aveva mantenuto i propri segreti. Io avrei tenuto segreta la mia salute fino a quando non fossi stato in grado di tornare dal dottore. Ora, nulla ci impediva di stare insieme – maledetto cuore debole – tranne forse Tennessee stessa. Era il momento. Non solo era pronta, aveva bisogno di un vero uomo. Mi sarei assicurato che fosse felice, accasata, accudita. Protetta. Amata. Le avrei dato la luna se avessi potuto. «Non sono uno sconosciuto. Sono il fratello della tua migliore amica,» ribattei, rigirando le sue parole di prima a mio favore. Lei strinse le labbra piene. «Cosa avete intenzione di fare con me?» chiese, inarcando un sopracciglio chiaro. Cazzo, era adorabile. Sembrava che avessi un debole per le punizioni perchè il mio cazzo non voleva una donna obbediente e docile come moglie. No, mi veniva duro per quella piccola arpia che sembrava più incline a volermi schiacciare le palle piuttosto che prenderle delicatamente tra le mani per sentire quanto seme vi fosse dentro pronto a riempirle la sua figa vergine. «Sposarti, ovviamente. E non un semplice matrimonio qualunque, un matrimonio alla Bridgewater. Sai di cosa si tratta?» Lei spalancò gli occhi. «Sposarmi?» strillò lei. «Io non voglio sposarvi.» Chiaramente, aveva sentito solamente la mia prima frase, non le altre, dal momento che altrimenti avrebbe saputo che non sarei stato solo io a rivendicarla, ma anche Jonah Wells. Avere due mariti avrebbe garantito che fosse sempre al sicuro, che non le sarebbe mai accaduto nulla di male. Era stata una decisione immediata. Ce l’avevo accanto e ci saremmo sposati. Però io ero stato male. Io stavo male, a detta del dottore. Volevo Tennessee, ma non volevo lasciarla – né lei, né probabilmente il bambino che le avremmo dato – da sola se quella diagnosi fosse stata corretta. Jonah Wells era il candidato perfetto. L’unica persona con la quale avrei mai potuto immaginare di condividere una moglie. Avrebbe dovuto venire a Butte con me per aiutarmi a cercare Abigail – avevo abbandonato il ranch in tutta fretta assieme a Tucker e Gabe a l’avevo fatto chiamare affinchè venisse a darmi una mano – ma ancora non l’avevo visto. Non mi sorprendeva dal momento che ci era voluto del tempo per rintracciare Abigail fino alla casa di Grimsby. L’avremmo incontrato, ne ero sicuro. «Perché no? La tua ultima conquista è stato il Signor Grimsby ed eri pronta a sposarlo. Non riesco ad immaginarmi che fosse stato il tuo primo tentativo.» Avevo Tennessee a portata di mano e non avevo intenzione di attendere l’arrivo di Jonah per rendere la cosa ufficiale. In un matrimonio alla Bridgewater, lui sarebbe comunque stato suo marito lo stesso, cerimonia o meno. Sapevo che gli sarebbe bastato guardarla una volta per desiderarla tanto quanto me. Una volta pronunciati i voti, avrei saputo una volta per tutte che sarebbe stata al sicuro. Lei assottigliò lo sguardo e arrossì, la sua pelle pallida che tradiva la verità senza che le fosse necessario dire una sola parola. Era andata a caccia di marito. Un marito ricco, ed era finita in tragedia. Talmente in tragedia che suo padre era stato assassinato. Cazzo, mi avrebbe fatto impazzire. Probabilmente sarebbe stato più facile morire per un colpo apoplettico. «Posso anche essere un semplice rancher, ma non bevo fino a ubriacarmi, non impreco – se non altro non di fronte alle donne, ho tutti i capelli in testa, tutti i denti,» condivisi, posandomi una mano sul petto. Avevo anche dei soldi. Un bel po’, oltre ad un enorme appezzamento di terra. In quanto mia moglie, non le sarebbe mancato nulla, ma non l’avrei sposata per quello. «Sono esattamente ciò che stavi cercando.» E lei era esattamente ciò che stavo cercando io. Col suo temperamento selvaggio e tutto il resto. La presi per un braccio e ripresi a condurla lungo la strada. «Vieni, se tornerai a casa con me, dobbiamo prima trovare un prete.» E poi un letto. Lei si divincolò e urlò. «No! Siete stato voi a dirmi che sarei venuta con voi. Non mi avete dato scelta. Non voglio venire con voi, figuriamoci sposarvi.» La nostra passeggiata fu interrotta da un uomo che stava facendo rotolare un barile di legno sulla strada polverosa verso un saloon, passandoci davanti. Inarcai un sopracciglio. Perché si stava opponendo? «Non hai altra opzione se non sposarti. Non avresti cercato di attirare il Signor Grimsby in trappola se fosse stato altrimenti. Ti prometto che sono un partito decisamente migliore di quel-» Non conclusi la frase, dal momento che il termine che avevo in mente per quell’uomo non era da pronunciare a voce alta. «Mi sta rapendo! Aiuto!» urlò lei. Io la fissai sconvolto. Rapendo? Avrei voluto gettarmela in spalle e fare proprio come stava insinuando, ma non mi era sembrato necessario. Dopo ciò che aveva appena passato, mi ero aspettato che fosse tutto sommato docile e capisse che le avevo offerto un porto sicuro. Un matrimonio con un uomo che la desiderava. Che la voleva in quanto... lei. E con me, avrebbe avuto due mariti. Il doppio della protezione, del conforto, dell’amore. Forse mi ero sbagliato. L’uomo robusto fermò il barile, ci impedì di avanzare e fissò Tennessee, il suo sguardo che scendeva sul punto in cui le stavo stringendo il braccio. Lei si divincolò dalla mia presa e aggirò il barile per allontanarsi da me. Per quanto quell’uomo fosse alto più o meno quanto me, pesava decisamente di più. Muscoli nerboruti dovuti al suo lavoro gli gonfiavano le braccia sotto la camicia pezzata di sudore. Io lavoravo duramente ogni giorno al mio ranch, ma non potevo competere con chi maneggiava pesanti barili di birra. «Cosa volete da questa signora?» mi chiese. Aveva la voce profonda ed io non potei non notare il modo in cui le sue mani spesse si strinsero a pugno. «È pericoloso,» aggiunse Tennessee, poi si portò le dita alla bocca come a nascondere un labbro tremulo. Dovetti chiedermi se le avessero insegnato teatro alla scuola d’élite che aveva frequentato assieme ad Abigail. Oh, Tennessee si sarebbe beccata la sculacciata del secolo una volta che fossi riuscito a metterle le mani addosso per quella storia. Feci un passo verso di lei. «Sei appena stata salvata da un rapimento. Sul serio, Tennessee?» «Ha perfino una pistola!» urlò lei, indicando l’arma che tenevo infilata nei pantaloni su un fianco. Era quella che Abigail mi aveva preso e che aveva usato per sparare un avvertimento in direzione di Grimsby. Senza dubbio ogni uomo presente nella folla che si era accalcata attorno a noi aveva un’arma. Poteva anche trattarsi della città più ricca del pianeta, ma ci trovavamo comunque in un territorio selvaggio. «Tenn-» dissi, ma venni interrotto quando l’uomo robusto col barile allungò una mano per afferrarmi dal bavero. Il suo pugno mi colpì prima che potessi fare altro che sollevare le mani in un debole tentativo di difendermi. Finii a terra e andai a sbattere contro il muro di mattoni dell’edificio alle mie spalle. La mia testa colpì con forza la superficie dura ed io scivolai a terra, il mondo che si oscurava. Mi risvegliai con Jonah accucciato sul marciapiede di fronte a me. Era mio amico nonché il mio vicino – se così si poteva chiamare dal momento che i nostri ranch erano abbastanza grandi da far sì che le nostre case distassero più di un miglio l’una dall’altra – e mi stava studiando. Avendo una decina d’anni più di me, aveva diversa esperienza nel giudicare le mie condizioni. «Brutta giornata?» mi chiese. Allungando una mano, presi quella che mi stava porgendo e lui mi aiutò ad alzarmi. Facendo una smorfia, mi toccai delicatamente un occhio, sapendo che era gonfio. «Cazzo, che male.» Lanciai uno sguardo oltre le spalle ampie di Jonah. Il bruto e il suo barile erano entrambi spariti da un po’. Così come Tennessee. Cazzo. «Dov’è andata?» «Chi? Abigail?» Guardò da entrambe la parti lungo la strada. «No, Tennessee Bennett.» Sospirai, piegando la testa da una parte all’altra. «È una storia lunga, ma è la donna di cui ti ho parlato.» Avevo condiviso con lui il mio desiderio per Tennessee, la mia intenzione di sposarla e di farla mia. Col tempo. Be, adesso era arrivato il momento e sembrava che lei fosse scomparsa. «È stata lei a farti svenire?» Gli si aprì un sorriso sul volto. «Devo ammettere che mi intriga.» Sospirai, poi borbottai «No, non è stata lei a colpirmi. Non riuscirebbe nemmeno a lasciare il segno su un cuscino. Ha fatto una scenata, ha detto che la stavo rapendo e un bruto è venuto a salvarla. Tirandomi un pugno.» Feci un’altra smorfia per via del dolore che avevo in volto mentre lui gettava indietro la testa e se la rideva. Molti si voltarono a guardarci, specialmente le signore. Con i suoi capelli biondi, il volto scolpito e il fisico robusto, molte donne avevano cercato di attirarlo in un matrimonio. Nessuna ci era riuscita dacché lo conoscevo. «Le ho detto che ci saremmo sposati.» «Detto?» Fece un cenno col cappello a due donne più anziane che ci passarono accanto. «Non c’è da meravigliarsi che ti abbiano tirato un pugno. Mi sorprende che tu non abbia le palle legate al collo oltre ad un occhio nero. Parole gentili per un’indole gentile, forse?» Sbuffai una risata. Tennessee, un’indole gentile? Guardai lungo il marciapiede nella direzione in cui ci eravamo incamminati, ma non colsi alcun accenno di un abito azzurro o di capelli color del grano. «Quella donna è un pericolo e ha bisogno di qualcuno che la tenga d’occhio.» Gli rivolsi un’occhiata intensa. «Due persone, a dire il vero. La sposerai anche tu.» Lui sgranò gli occhi sorpreso. «Io sono malato, Jonah. Cuore debole.» «Chi te l’ha detto?» Spiegai della visita a casa del Dottor Bruin quando avevo avuto l’influenza estiva, ma invece di dirmi di restarmene a letto e di bere un sacco di tè, mi aveva detto che molto probabilmente avrei avuto un infarto. «Non riesco a credere di avere già i giorni contati. Mi sento bene. Non ho intenzione di negarmi ciò che desidero solo perché un vecchio ciarlatano mi viene a dire che ho il cuore debole.» Era difficile ammetterlo, non avevo ancora accettato quella possibilità. In effetti, mi rifiutavo di crederci, per quanto mi rendesse ancora più determinato. «La sposerò, eccome, ma ha bisogno di due mariti.» «Un matrimonio alla Bridgewater,» replicò lui con la sua solita indole calma e pacifica. Era amico degli uomini del Ranch di Bridgewater, conosceva le loro usanze, le loro ragioni. Aveva visto quanto bene funzionassero quelle relazioni. Annuii. Avrebbe desiderato anche lui Tennessee. Stava venendo a conoscenza della sua natura impetuosa senza nemmeno averla mai vista. Una volta che vi avesse messo gli occhi addosso, però, una volta che il suo cazzo si fosse messo a pulsare alla sua sola vista, non avevo dubbi che avrebbe preso quel matrimonio con meno superficialità. «È più giovane di Abel,» mi ricordò. Suo figlio aveva vent’anni e Tennessee appena diciannove. «Sarei più un padre che un marito.» Osservai il mio amico. Da quanto mi aveva raccontato, il suo matrimonio dopo la guerra non era stato un matrimonio d’amore, bensì di onore e dovere. Era stato breve, meno di un anno prima che fosse rimasto vedovo con un neonato. Non gli importava del gentil sesso, nemmeno vent’anni dopo. «Il padre di Tennessee l’ha sfruttata per ottenere una ricca alleanza e lei si è mostrata d’accordo.» Gli raccontai brevemente come Tennessee avesse puntato gli occhi su Grimsby per via del suo enorme conto in banca. «L’uomo era stato più che feice dal momento che non vedeva l’ora di mettere le mani sui suoi soldi a propria volta. Quando si è scoperto che in realtà nessuno dei due possedeva nulla, si è passati ai ricatti e alle estorsioni. A lei servono ben più che parole gentili. È scaltra e subdola.» Mi portai la mano all’occhio come prova di quanto stavo dicendo. «Ci vogliono polso e disciplina.» Mi prudevano le mani dalla voglia di sculacciarla. L’uccello mi pulsava dalla voglia di riempirla. «Nonostante si sia trattato del volere di suo padre?» Mi portai di nuovo la mano all’occhio, facendo una smorfia. «Non tutto quanto è stato suo volere.» «E saremo noi a darglielo?» Pensai a chiunque altro a parte me e Jonah che la toccava. «Cazzo, sì.» Lui sollevò la testa per riflettere sulle mie parole. «È tutto molto bello, ma prima dobbiamo trovarla.» Sospirando, mi accontentai del fatto che non avesse detto palesemente di no. Mi posai le mani sui fianchi, mentre osservavo la strada principale affollata. Dove si sarebbe nascosta una donna come Tennessee Bennett a Butte?

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