13 - Discentenza divina pt 6

971 Words
Una sera l'uomo invitò anche la moglie ad uscire insieme così da riallacciare i rapporti, lasciarono i bambini alle tate ed al parroco che Mitsumasa aveva scelto per dirigere quel posto ed uscirono. Theresa aveva annuito e un sorriso si dipinse sul suo bel viso quando aveva proposto quella serata, era tanto che non rideva o sorrideva, pensò Gián. E capì allora che dare via quella figlia era stata dura anche per lei e che forse ancora ne soffriva di quel gesto. La portò fuori, nel più famoso ristorante di Tokyo e durante la cena le disse stringendole la mano che quella sera l'avrebbe fatta sua e che se voleva le avrebbe dato la figlia che voleva. Lei lo guardò stupita "Anche un altro figlio?" Chiese in un sussurro E lui le sorrise "Anche un'altra figlia." "Sei tornato a casa Gián?" Chiese allora Lui la osservò "casa e dove siamo noi." Rispose come sempre, per ora era così però non sapeva Gián quanto sarebbe rimasto con lei. Si sentiva ancora legato a lei ma il sentimento che stava nascendo per Yeleni bussava lieve alla porta del suo cuore Theresa era convinta che Gián dovesse ancora trovare la sua casa. Non capiva che casa era ovunque loro si trovassero, per lei casa era stata quando era nata Marin, per lui casa era stata quando aveva conosciuto Juno e lei, quando erano iniziati a nascere tutti i suoi figli. Durante la cena parlarono di Juno e dell'uomo che aveva sposato, un soldato italiano: tenente, che spesso era in missione in Africa, per questo Juno si era trasferita in Etiopia; delle gemelline che erano nate ad aprile, June e d Erii e della sua intenzione di assistere dopo la maternità i soldati in quanto era diplomata come infermiera. Poi c'era Marcello, il suo compagno, per lui non c'erano problemi a stare con i suoi figli, poiché gli aveva confidato lui stesso che era sterile e aveva sempre sognato avere una famiglia. Dopo aver parlato della coppia le loro conversazioni erano cadute sul collegio e su Kido, sui suoi viaggi, su Kyros e sì Gián accennò alla moglie anche delle sue amiche Greta e Yeleni. Mano nella mano, a fine cena, decisero di tornare a casa a piedi così da potersi godere l'ultima brezza estiva, luglio era caldo ma le temperature nipponiche permettevano leggere piogge estive che rinfrescavano le sere. Abbracciò Theresa cingendole le spalle Gián, felice di aver ritrovato la serenità con lei e consapevole che una volta ad Atene doveva forse chiudere la relazione con Yeleni. Fu mentre tornavano a casa che iniziò la fine di tutto. In un attimo furono aggrediti, dei teppisti fermarono le loro moto e coltelli alla mano li minacciarono. "Calmi. State calmi!" Disse Gián togliendosi l'orologio e lanciando loro il portafogli "prendete tutto ciò che volete." Uno degli uomini si avvicinò a lui poi gli sputò in viso, un altro si apprestò a prendere Theresa per il mento "Che bel bocconcino." Disse leccandole il collo "Questa me la mangio..." Gián inorridì osservando quel gesto, si gettò contro l'uomo per allontanarlo dalla moglie ma uno dei suoi compagni lo strattonò e gli diede un pugno. Gián reagì e rispose a quello, doveva proteggere Theresa, intanto altri due di loro andarono a dar man forte a chi lo stava picchiando, ma lui reagiva e ogni volta che sentiva le urla disperate di Theresa lui colpiva sempre di più, con più ferocia. Tirava calci e pugni e se ne fregava che i teppisti lo stessero ferendo con i coltelli, doveva salvare Theresa. Non seppe da dove gli giunse la forza e il coraggio ma in un attimo prese i tre e li scaraventò via con violenza. No, non seppe come fece, ma subito corse da Theresa e con la stessa forza che si portava dentro sollevò l'uomo che era sopra di lei e lo scagliò via dalla sua donna. Theresa giaceva sul suolo del marciapiede sporco con la gonna stracciata e le gambe tremanti, lo sguardo che rifiutava il suo, il volto velato di lacrime. La coprì Gián e la strinse a se nel suo abbraccio mentre la sollevava da terra e lasciava che piangesse, intanto guardò gli uomini che giacevano a terra e iniziavano a rialzarsi. "Dovete morire bastardi." Li maledì mentre un fulmine accese l'aria e andava a colpire l'uomo che aveva stuprato Theresa. Gli occhi di Gián non avevano più il colore del cielo, erano neri e pieni di furia. Non sapeva come ma stava facendo precisamente ciò che desiderava, stava vendicandosi. ... Portata Theresa a casa la prima cosa che fece fu adagiarla sul letto. Di corsa andò a prepararle un bagno caldo e con premura la spogliò e ve la immerse. Theresa piangeva, non aveva smesso di piangere e lui non sapeva come lenire le sue ferite, partivano da dentro e non poteva fermare un umiliazione tanto grande. La lavò con delicatezza e le rivolgeva solo parole dolci... "I nostri figli Gián... cosa diranno i bambini..." singhiozzava lei adesso "Loro non sapranno nulla tesoro. Stai tranquilla.." la rincuorò "E se fossi rimasta incinta...Sai che... non uso precauzioni... se quell'uomo..." disse e poi proruppe di nuovo a piangere Gelato Gián lasciò cadere la spugna testimone della sua disperazione. Si spogliò e la raggiunse nella vasca cingendole le braccia. "I bambini non diranno nulla... moglie di un solo uomo e madre solo dei miei figli." La accarezzò e si insinuò tra le sue gambe carezzandola con delicatezza, le baciò gli occhi, le lacrime e le labbra e prima di farla sua la guardò intensamente "Ci penso io a te. Quel bambino sarà figlio nostro tanto quanto gli altri." E con quella promessa la fece sua e riservò in quell'amplesso tutti i desideri della moglie. Ovvero che il frutto del peccato non si rivelasse agli occhi di tutti. ...
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