La pazza del loculo troppo lungo
Nel mio giro di ricognizione incrocio una coppia, probabilmente marito e moglie, che discute animatamente proprio del giorno dei morti.
Lei sostiene che deporre un fiore sulle tombe spoglie che non visita nessuno assicurerà a entrambi un posto in paradiso, ma il suo accompagnatore ritiene di essere ancora giovane per pensare al “dopo”. Alla fine la spunta lei e si dividono.
«Tu vai da quella parte, io da questa» la sento dire «e quando abbiamo finito ci chiamiamo! Vedi di non buttare i fiori nel primo cassonetto che trovi, oppure andrai all’inferno e me ne accorgerò!»
Meglio che mi allontani prima di scoppiare a ridergli in faccia... ma sono troppo curioso di osservarli.
Perlustro il cimitero in cerca del marito e lo sorprendo mentre cammina parallelamente a una fila di loculi. Non sembra aver voglia di mettersi a distribuire fiori a defunti che non conosce, fatto sta che si limita a sfilarne uno dal mazzo e a deporlo sul davanzale, accanto alla luce votiva. Insomma si capisce che lo fa malvolentieri, solo per evitare grane con la consorte. Li buttasse nella spazzatura, non è vero che andrà all’inferno.
Vado in cerca della moglie, che compie un lavoro più sistematico togliendo i fiori appassiti dai vasi e gettandoli nel cassonetto più vicino, assicurandosi la mia gratitudine per quel gesto. Dopo averne infilato uno fresco, si fa il segno della croce e procede oltre.
Mentre la osservo, mi domando perché lo faccia. È davvero convinta che in questo modo andrà in paradiso? Se così fosse potrebbe fare della beneficenza, a che serve lasciare i fiori freschi ai defunti abbandonati? Ad ogni modo, affari suoi... è una pazza innocua, deporre fiori sulle tombe di perfetti sconosciuti non è un reato.
Improvvisamente si ferma davanti a un loculo vuoto e resta a fissarlo, coi pochi fiori rimanenti che le pendono dalla mano inerte. Si volta e mi vede. «Ehi, senti», mi apostrofa imperiosamente, «tu lavori qui?»
«Sì» le rispondo, seccato che mi si dia del tu e mi si parli con quel tono.
Indica il loculo vuoto. «Dimmi una cosa, quanto è lungo questo buco?»
«Circa due metri e trenta.»
«Non avete altre misure?»
Cosa?! Di tutte le domande balzane che mi vengono rivolte, è indubbiamente la peggiore in assoluto. Crede forse di essere in un negozio di articoli per trapassati?! Roba da matti. Mi sforzo di non riderle in faccia e di essere cortese. «Non esistono “altre misure”. È il loculo standard per adulti, per legge li fanno tutti così!»
«E il prezzo?»
«Dipende dalla fila. Quella più bassa e quelle più in alto, che per i visitatori sono scomode, costano meno.»
«Non c’è uno sconto in più sulla misura del morto?»
«No», scrollo il capo.
«Ma non è giusto» si indigna la donna «io che sono piccolina dovrò pagare come tutti gli altri per finire in un buco lungo il doppio di me?»
Rimango di sasso. Le ho davvero sentito dire questa frase? Mi guardo intorno in cerca di testimoni, ma non c’è nessuno che ci fili. Perché tutti gli sciroccati capitano a me? Devo rassegnarmi all’idea di affrontarla da solo.
«E cosa vuole da me?», allargo le braccia. «Non sono previsti ulteriori sconti per le persone basse, mi dispiace. La lunghezza del loculo è uguale per tutti! Se non le sta bene, può sempre farsi cremare. Da qualche anno i familiari possono portarsi le ceneri a casa e metterle in bella mostra sulla mensola del caminetto! O ancora, se preferisce, si possono disperdere.»
La donna resta in silenzio per un po’, probabilmente riflettendo sulle mie parole. «Perché no? Si può fare! Però bisogna sentire cosa ne pensa mio marito!»
«Buona idea», annuisco con fare condiscendente, «chieda un parere a lui. Sa che per essere cremati serve il consenso del coniuge superstite? A meno che lei non esprima la sua volontà per iscritto mentre è ancora in vita.»
«Due persone possono stare insieme? Tipo se mio marito morirebbe prima di me, così risparmieremmo... questi ci stanno in quattro!» dice, indicando una tomba in prima fila.
Sempre più confuso, abbasso lo sguardo sulla lapide che mi ha indicato. Accidenti, è incredibile che si preoccupi non tanto dell’idea della morte, quanto di quella della spesa.
«Questa gente è morta da ormai cinquant’anni» le spiego pazientemente, quasi come se parlassi con una ritardata «non legge le date sulla lapide? Non creda sia facile, bisogna chiedere un permesso speciale al Comune e controllare lo stato delle salme. Inoltre non risparmierebbe affatto come crede, se il loculo è singolo si dovrà pagare una tassa per ogni salma, urna o cassetta ossario in più.»
«Davvero?! Be’, io mio marito lo chiamo lo stesso. È meglio deciderle finché siamo ancora vivi, certe cose!»
Stremato da quest’assurda discussione che per i miei gusti si è protratta troppo, la assecondo nella speranza che la smetta e mi lasci in pace. «Giusto, fa bene. Dopo mi faccia sapere che decidete, così in caso mi preparo!», le dico prima di allontanarmi.
Inaspettatamente lei si mette a chiamare il marito urlando a squarciagola. «Andrea! Andrea, dove sei?»
Mi volto di scatto, mentre chi fino a un momento fa non aveva prestato attenzione alla scena si mostra improvvisamente infastidito.
«Andreaaa!!!» continua a berciare la tipa, fingendo di non vedere le espressioni scocciate delle persone attorno.
«È assurdo, inconcepibile» dice qualcuno, indignato.
Subito fanno eco altre lamentele.
«Questa è assoluta mancanza di rispetto sia nei confronti dei defunti che dei vivi!» brontola un’adirata signora. «Deve avere scambiato il cimitero per il mercato sulla piazza!»
«Insomma, faccia qualcosa!», mi intima un anziano quando torno sui miei passi.
«Avete ragione...» rispondo con un sospiro, avvicinandomi alla donna per rimproverarla. «Signora! Cosa fa, si mette a urlare nel cimitero?! Un po’ di educazione! Abbia rispetto per gli altri...»
«Ma anche mio marito è qui da qualche parte. Vivo, naturalmente!»
«Ho capito... però non può gridare come se fosse al mercato! Non ha un cellulare? Gli telefoni!»
«Giusto.» Annuendo, compone un numero sulla tastiera del suo cellulare. «Andrea!», sbraita a voce altissima, «Vieni immediatamente qui, sono... dov’è che mi trovo, scusa?»
«Tronco 15», le rispondo rassegnato. Se prima avevo avuto dei dubbi sulla sanità mentale di questa donna, adesso ho finito per convincermi che sia assolutamente fuori di testa.
«Sono al tronco 15» ripete imperiosa, senza abbassare la voce «cerca di sbrigarti!»
Aspetto che riattacchi per dirle severamente di non osare più gridare in questo modo, ma si limita a ordinarmi di restare qui senza degnarsi di chiedere scusa.
Esasperato, sospiro e mi impongo di essere paziente.
Il marito ci raggiunge quasi subito, evidentemente era qui vicino. Arriva a passo di carica, l’espressione furente. «Allora, si può sapere cosa c’è? Hai finito di distribuire fiori a perfetti sconosciuti?» chiede con impazienza alla consorte.
«Ne mancano pochi.»
«Be’, lasciali. Ho da fare e non posso perdere tempo così!» dice, togliendole quel che rimane del mazzo.
«Ma no, è uno spreco!»
«E allora le corone che vengono lasciate dopo i funerali? Le buttano, cosa credi?»
Assisto in silenzio al battibecco, indeciso se chiamare il 118 o se spiegare a questi due che le corone, dopo i funerali, non vengono affatto buttate via: se sono ancora in buone condizioni i fiorai dei botteghini qui fuori le ricomprano da me, le disfano e ne fanno decorazioni da rivendere, ovviamente alzando il prezzo. Ecco spiegato, dunque, perché dalle parti del cimitero i fiori costano più dei diamanti.
Finalmente la tipa cede, seppure a malincuore. «E va bene. Però se vado all’inferno sarà solo colpa tua!»
«Ma via, per qualche fiore che non hai distribuito... dai, andiamo a casa.»
«Aspetta, ti ho chiamato per un’altra cosa.»
«Cosa? Sentiamo.»
Ormai l’uomo sembra sul punto di mandare la propria pazienza a fare un lungo viaggio intorno al mondo. Io me ne rendo conto dal suo linguaggio corporeo, ma la moglie a quanto pare no.
«Fattelo spiegare da lui!» Mi indica con un imperioso cenno del capo, alzando di nuovo la voce per attirare la mia attenzione. «Ehi, tu! Ci stai ascoltando?»
«Signora, basta gridare!» le ingiungo, furioso. Ne ho abbastanza di lei, se non si toglie immediatamente dai piedi non rispondo più delle mie azioni.
Da maleducata qual è mi risponde con indifferenza, scrollando le spalle: «Tanto i defunti non si svegliano!»
«I defunti non si sveglieranno», ripeto severamente, «ma lei con la voce che si ritrova sta dando noia a tutti... me compreso! Sa parlare un po’ più piano?»
Non è solo pazza come credevo, ma anche una grandissima ignorante.
Attorno a noi si sono radunate un sacco di persone e la cafona non si è resa conto di rischiare il linciaggio, se non la smette di dare spettacolo.
«Lei ha perfettamente ragione, ma la scusi...», scrolla il capo il marito. «È un po’ stravagante!»
“Un po’ stravagante”?! Secondo me è proprio cretina! Bofonchio che devo lavorare e non ho tempo di fare salotto, poi mi allontano più in fretta che posso. Ma tutti io, li incontro?!