“Crudelia De Mon”

1331 Words
“Crudelia De Mon” Tra tutte le persone che visitano il cimitero, nessuno mi rende più inquieto della donna alta, magra, impellicciata e ingioiellata neanche fosse la statua della Madonna il giorno della processione. Arriva a bordo di una fuoriserie, una Cadillac decappottabile che probabilmente si fa lucidare a forza di olio di gomito, e guai se non brillasse abbastanza da potercisi specchiare. Appartiene ad una delle famiglie più ricche di Velletri ed è il classico esempio di come, purtroppo, il denaro conferisca potere ma non buona educazione. Entra dal cancello di via del Cigliolo strombazzando quell’accidenti di clacson, del tutto incurante del decoro verso i defunti e fregandosene che l’accesso ai veicoli sia vietato, fatta eccezione per i carri funebri, il furgone cimiteriale e le automobili degli invalidi. Sfortunatamente è la moglie del Sindaco in carica e perciò, finché durerà il mandato del suo “amato” consorte, non posso permettermi di dirle nulla di particolarmente offensivo – anche se lo vorrei. Con il fiatone arranco su via del Cigliolo, che è in pendenza, di ritorno dal Comune dove ho ritirato i nulla osta alle nuove sepolture. Davanti a me, un’invalida sulla sedia a rotelle e la persona che la spinge hanno quasi raggiunto il cancello, quando la ormai nota Cadillac passa accanto a loro a tutta velocità, sfiorandole, e frena di colpo. La donna alla guida suona rabbiosamente il clacson e abbassa il finestrino. «Be’, cos’è oggi?! La processione delle lumache?» sbraita. «Forza, datevi una mossa! O camminate rasente al muro, anziché in mezzo alla strada!» Inizio a correre, mentre la strega continua a inveire contro quelle poverette che naturalmente cercano di difendersi. «Ma insomma! Non ha visto che la signora è invalida?!», dico quando raggiungo la Cadillac. «La sua carrozzella ha le ruote, giusto?», abbaia la guidatrice con una voce simile al rumore di un’unghia sfregata su una lavagna. «Sì. E allora?» «E allora va considerata un veicolo a tutti gli effetti e deve rispettare il codice della strada!» Riparte facendo stridere i pneumatici e continuando ad agitare il pugno ossuto nella nostra direzione. Accidenti a lei. Se non fosse la moglie del Sindaco in carica, saprei io come trattarla. «Col cavolo che alle prossime elezioni voterò suo marito!» bofonchia l’invalida, che deve pensarla come me. Uno dei miei necrofori mi aspetta al varco. «Occhio, capo... lei è qui», si premura di avvertirmi. «Sì, l’ho vista.» Non c’è nemmeno bisogno di specificare, capisco al volo di chi parla. «Acida e prepotente come sempre, se l’è presa con un’invalida sulla sedia a rotelle “perché non camminava abbastanza rasente al muro e andava troppo piano”! Il Diavolo veste Prada made in Italy!» «Sarà, ma a me ricorda di più Crudelia De Mon, la cattiva della Carica dei Centouno!» In effetti è quasi identica a Crudelia, sia nell’aspetto che nel carattere pestifero e dispotico, l’unica differenza sono i capelli tutti neri anziché per metà bianchi. La sua maledetta Cadillac è parcheggiata come al solito nell’area di sosta riservata. Inizio a vedere rosso e ho la tentazione di squarciarle tutte e quattro le gomme. «Adesso basta! È giunta l’ora di prendere provvedimenti e non me ne frega niente che sia la moglie del Sindaco. Chiamo i vigili e gliela faccio portare via, non ha il diritto di parcheggiare qui!» «Attento, capo, la conosci e sai com’è fatta. Per ripicca, sarebbe capace di farti licenziare!» «Macché licenziare... se soltanto ci prova, la strangolo con la sua collana!» Entro nel deposito feretri e mollo sul tavolo la cartellina con i nulla osta. Tre bare, qui dentro da sabato, aspettano di essere collocate nelle loro tombe. Mi accerto innanzitutto che siano in regola con le concessioni e chiamo Bruno per dirgli di procedere. Con l’aiuto di un collega, sposta una delle bare sul muletto alzaferetri per portarla verso la sua ultima – almeno per i prossimi trent’anni – destinazione: fabbricato 2, cappella 7, numero 8 della fila più in basso, così la vedova anziana non dovrà arrampicarsi sulla scala per mettergli i fiori. «Che fai, vieni ad assistere?» «No, grazie. Preferisco le estumulazioni» declino. Non che le tumulazioni non mi piacciano, intendiamoci, ma tirarli fuori è più interessante che metterli dentro. «Ma insomma!!! Anche oggi stava per spezzarsi la chiave!» inveisce “Crudelia”, gesticolando furiosamente. «È la terza volta che dico a qualcuno di dare il lubrificante a questa dannata serratura! Possibile che non sia ancora stato fatto? Cosa diavolo fate, tutto il giorno?! Ehi, tu!» punta il dito contro un giovane necroforo «Occupatene, adesso!» Ah, vabbe’...! Questa arriva, comanda e vuole. Niente “per favore”, né tantomeno “grazie”. Il ragazzo, poveretto, balbetta che lo farà immediatamente e abbozza addirittura un inchino. Non posso tollerare che un mio dipendente venga trattato in questa maniera da un “temporaneo”, vale a dire una persona in visita. Sarà la moglie del Sindaco, ma dovrebbe essere lo stesso più educata. «Spezziamola davvero, la chiave», gli sussurro, «chiudiamola dentro e lasciamola marcire... quando riapriremo questa porta, di lei resterà soltanto la polvere!» “Crudelia” mi vede e mi chiama. «Custode!» «Ce l’ha con me?» «Sì, proprio con lei! Vi avevo ordinato di lubrificare la serratura e non è la prima volta che ve lo dico! Cosa aspettate, che si spezzi la chiave?!» Proprio non riesce a parlare con un tono di voce meno... irritante? Adesso ce la chiudo davvero, qui dentro! Calmati!, si raccomanda la mia vocina interiore. Ci sono dei testimoni. Se proprio vuoi farlo, mettile prima un bavaglio per evitare che gridi aiuto e attiri l’attenzione, qualcuno potrebbe venire a liberarla! «Ma non si ammala mai, così se ne sta a casa qualche giorno e non viene a fare la prepotente qui?» geme il giovane necroforo, vagamente esasperato. Scrollo la testa. Ammalarsi, lei?! Macché, virus e batteri muoiono appena penetrano nel suo organismo...! Insomma, alla fine lubrifichiamo la serratura per farla stare zitta e oliamo persino i cardini della porta. Ma “Crudelia”, non contenta, ci ingiunge di pulire la sua tomba di famiglia da cima a fondo. Non deve restare un granello di polvere nemmeno sulle lettere in rilievo delle lapidi più in alto. «Cos’è questo schifo?! Datevi da fare! La prossima volta che vengo, questa cappella deve essere linda come il salotto di casa mia!» Che meraviglia sarebbe se una delle vene pulsanti del suo collo scheletrico esplodesse... non riesco proprio a sopportare questa donna. «Sarà fatto!», le prometto per farla stare calma. Ignoro le terribili minacce ringhiate alle mie spalle e mi allontano, canticchiando la famosa canzoncina della Carica dei Centouno. Chiamati da me, arrivano i vigili urbani e si caricano la Cadillac di “Crudelia” per portarla al deposito giudiziario, appioppandole anche una multa per aver parcheggiato nell’area riservata. Sono felice che sia stata fatta giustizia, quella donna si dà arie come se fosse la regina del mondo. Odio le persone così. «Capo, sei impazzito?» mi chiede Bruno. «Perché?» «Le hai fatto portare via la macchina! Andrà su tutte le furie, quando scoprirà cos’hai fatto...» «Non mi interessa», lo interrompo con una scrollata di spalle, «le avremo detto centinaia di volte che non può parcheggiare qui. Non intendo lasciarmi intimidire da quella donna, se crede di spaventarmi sbaglia di grosso. Ci vuole ben altro che uno scheletro impellicciato, per mettermi paura!» «Allora preparati, eccola che arriva!» Proprio come tutti prevedevamo, quando “Crudelia” scopre che la sua Cadillac è finita nel deposito giudiziario e che c’è una multa consistente da pagare, fa il diavolo a quattro e le urla si sentono per tutto il cimitero. Qualcuno si premura di avvertirmi che grida il mio nome, così mi affretto a raggiungerla per sentire cosa vuole. Appena mi vede, subito mi investe con un mare di improperi, ai quali oppongo un atteggiamento fermo e deciso. «Signora, lei ha parcheggiato nell’area riservata» le spiego «e se le hanno insegnato a leggere, sul cartello non c’è scritto “fatta eccezione per la macchina della moglie del Sindaco”.» «Come pensa che reagirà mio marito? Non gli farà sicuramente piacere la notizia che lei mi ha fatto portare via la sua Cadillac!» «Se a suo marito non farà piacere mi strapperò i capelli, mi batterò il petto e mi chiuderò in casa per una settimana, mangiando dolci davanti alla tivù», la canzono. «Però intanto lei va al deposito, paga la contravvenzione e si riprende la macchina... sperando che questa lezione le sia servita e abbia imparato a rispettare i divieti!» «Forse non ti rendi conto che io avrò la tua testa, per questo!!!» minaccia, passando al tu. «Se proprio la vuole, se la prenda pure. Mi raccomando, però, di pettinarla tutti i giorni!» replico senza scompormi e la pianto in asso. Vai a lavorare in un cimitero e ti accorgi di essere l’unico che fatica in un luogo dove tutti si riposano
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD