CAPITOLO UNO
CAPITOLO UNO
Ho diciotto anni adesso. Ho compiuto diciotto anni il mese scorso. Almeno credo che fosse il mese scorso. A quanto pare non c’è nessuno qui con cui possa confidarmi in merito. Ieri ho chiesto a Stockton che giorno fosse, e ha detto che era venerdì, il primo di luglio. Che dannata bugia! Ed io gliel’ho detto. Non poteva essere il primo luglio perché il mese scorso era il mio compleanno e il mio compleanno è il tre aprile.
«Beh, dovrai chiederlo a Phillips», aveva detto con indifferenza, con quella sua voce roca che è una mezza messinscena. Stava lasciando intendere che non voleva discutere della data, e quindi non se ne sarebbe parlato. Sembra un difensore fallito dei New York Jets. È alto circa un metro e novanta, senza collo, grasso, largo come la porta di un granaio, e altrettanto intelligente. Il suo viso è grande, rotondo e bianco con quei piccoli occhi stretti che emettono tanta luce quanto una torcia con le batterie scariche. Comunque, credo che pensasse che la sua stazza del cavolo mi avrebbe intimidito in modo che mi sarei chiuso a riccio.
Ma io ero insistente. «Phillips? Per la miseria! Perché diavolo devo chiedere a Phillips che giorno è?».
«Senti, ragazzo, chiedi a Phillips. Okay?».
«Sì, certo. Allora di’ a Phillips che voglio vederlo subito!», avevo gridato. Ero stufo delle sue risposte del tipo ‘non è di mia competenza’. Era il problema più grande lì. Nessuno sembrava mai avere una risposta, incluso Phillips.
«Senti, sai che vedrai Phillips durante la tua seduta più tardi. Al momento vorrei che tu prendessi la tua medicina», aveva detto, visibilmente piccato. Nel palmo della sua grande mano flaccida aveva due piccole capsule marroni. La sua mano era bianca come i suoi pantaloni e le due compresse marroni sembravano oscene, come due escrementi di uccello. Peggio ancora, mi stava chiedendo di ingoiare quelle cose disgustose. Quello gnocco di Pillsbury di un metro e novanta mi stava chiedendo di ingoiare delle cacche di uccello! E tutti i giorni dovevo affrontare la stessa storia. La grande palla bianca e le sue minuscole pillole di merda d’uccello. Beh, non oggi. Oggi sarebbe stato diverso.
«Non credo di aver bisogno di prendere delle pillole», avevo detto. «Comunque, sembrano merda di uccello».
«Sono le tue medicine», aveva risposto brusco. «La stessa medicina che prendi ogni mattina prima di colazione».
«Che giorno è?» avevo chiesto di nuovo, questa volta con un chiaro tono di sfida. Avevo visto la sua faccia cambiare da un bianco pallido a un cremisi acceso, come se lo avessi schiaffeggiato, o qualcosa del genere. Un rosso acceso cominciò alla base del suo collo tozzo e si diffuse come un incendio sul suo viso. I suoi piccoli occhi di falco si restrinsero e divennero ancora più scuri quando si fissarono su di me come se stesse guardando attraverso il mirino di una pistola.
«Hai intenzione di prendere la tua medicina?». Si era girato e aveva lanciato un rapido sguardo verso la porta. «O vuoi che ti infili questa merda di uccello, come la chiami tu, nel tuo piccolo becco schifoso?».
Avevo passato la gamba destra e poi la sinistra oltre la ringhiera cromata del letto. I miei piedi non toccavano terra, ed era un pensiero strano. Avevo fissato la sua faccia rubiconda e immaginato per un momento di vedere il vapore che usciva dai suoi pori. Poi avevo cercato di raccogliere un po’ di coraggio. Pensai a Charlie e a come mi aveva sempre ammirato. ‘Hot Shoe Billy’, avrebbe detto, sorridendo. Ero una specie di eroe per lui, credo. Ora dovevo mostrare a quell’idiota che non gli avrei permesso di comandarmi a bacchetta.
«‘Che giorno è?’ non è una domanda difficile, vero?» avevo detto, scrocchiando le nocche. «Sicuramente la tua conoscenza va oltre il contare le pillole e pulire le padelle. Che ne dici di fare un piccolo gioco? Un gioco del calendario. Se non sai i nomi di tutti i mesi allora io...».
Infilò la mano in tasca e tirò fuori il suo cercapersone.
«Pete, sto avendo un piccolo problema nella 214».
Immediatamente dopo, la grande balena bianca e tre dei suoi compari mi bloccarono al letto. Uno di loro cercò di infilarmi le pillole in bocca, ma io gli strinsi il dito e feci uscire il sangue.
«Merda!» urlò, e poi sentii un pugno venire giù come un macigno. Fu un colpo davvero meschino, da quattro soldi. Un dolore acuto mi salì dallo stomaco e si impigliò in gola. Istintivamente aprii la bocca per inspirare, e prima che potessi gridare, lui mi spinse dentro le due pillole e mi costrinse a chiudere le mascelle finché non deglutii.
Questo era ieri.
Più tardi, quello stesso pomeriggio, avevo detto tutto a Phillips e lui aveva risposto che avrebbe ‘esaminato la faccenda’.
«Certo», avevo detto, «e già che ci sei, forse puoi dirmi perché devo prendere quella maledetta medicina ogni giorno».
«Ti aiuterà a ricordare le cose», aveva risposto.
«Quali cose? Cos’è che vuoi che mi ricordi? Vedi, sono un po’ confuso su cosa sta succedendo qui. E su chi sei esattamente. E non penso che la medicina renderà le cose più facili. Comunque, che giorno è?» avevo detto per l’esasperazione.
«È il primo luglio, tre giorni prima del giorno dell’Indipendenza».
Quindi oggi è il due luglio, due giorni prima della 500 Miglia di Indianapolis, ed io dovrei essere lì. Charlie ed io abbiamo fatto dei piani per andare insieme nel furgone del negozio con Chuck, il mio meccanico e preparatore. La pista è a sole sei ore di macchina. Volevo che Praxy venisse con me, ma i suoi genitori non gliel’avrebbero mai permesso. Specialmente suo padre. È un dentista alto e imbranato che pensa di essere speciale. Mi fa sapere senza mezzi termini che la famiglia di Praxy e la mia sono ai due lati opposti dei binari.
Il lato opposto dei binari. È un’espressione che il mio vecchio usava sempre. Diceva che la vita era dura per chi era nato dalla parte sbagliata dei binari. Credo che il fatto che bevesse fosse un modo per dimenticare i binari. Lo ricordo seduto con la sua maglietta senza maniche, sul divano del soggiorno. Se ne stava lì con la sua bottiglia di Wild Irish Rose, come se fosse una lampada magica, stringendola tra le ginocchia e strofinandola come se si aspettasse che saltasse fuori un genio e gli concedesse tre desideri. Mi chiedo spesso quali sarebbero stati se fosse apparso davvero.
Sì, così diverso dal padre di Praxy. Lui è rigido e antisettico, come le setole di uno spazzolino nuovo. Ti fa venire voglia di vomitare ogni volta che lo vedi sfilare nei suoi blazer sportivi da cento dollari. È il tipo di persona che indossa giacca e cravatta a una partita di basket del liceo. Che sfigato! Ricordo che una volta sono andato con Charlie a una partita di basket e ho visto Praxy entrare con suo padre nel suo vestito Brooks Brothers. Quando lei mi ha visto, ho pensato che avrebbe avuto un crollo. Tutti gli altri sul posto erano vestiti normalmente. Io avevo la mia giacca di pelle segnata dai graffi, quella che ho comprato ad un mercatino circa un anno fa. È una di quelle giacche retrò, con il colletto di lana nera e i polsini di lana. Sembra una giacca dell’aviazione della seconda guerra mondiale. Scherzo sempre con Charlie perché subito dopo aver comprato la mia, è uscito e ha comprato una di quelle giacche finte che sembrano simili. Gli è costata circa trecento dollari. Ha persino gli stessi graffi! Potete crederci? Dovrebbero farla sembrare davvero autentica, come se fosse quella di un paracadutista che è stato sparato mentre la indossava. È buffo quanti progetti e ricerche vengano profusi nella produzione di cose false, come i falsi graffi. Ricordo di averlo preso in giro e di avergli detto che l’avrei barattato...
È strano. Davvero strano, cazzo. Improvvisamente sento il mio cuore correre come se avessi appena ingoiato una manciata di compresse di Dexedrina. Forse è un effetto collaterale della medicina. Che strana sensazione. E tutto in una volta.
Un minuto prima sto bene e quello dopo è come se qualcuno mi avesse scattato una foto a pochi centimetri dalla faccia con un flash molto forte, e poi questo stordimento. Cavoli, è come se potessi galleggiare fuori da quella maledetta finestra. Cielo, mi sento stordito. Devono essere le pillole. Dovrò scrivere tutto. A questo serve il quaderno qui sul comodino. Dovrò menzionarlo a Phillips durante la nostra seduta di oggi.