Giungemmo finalmente a Massa dove arrivò la lettera del marchese in cui, chiamando Ricciarda “cara mia consorte” le spiegava quanto fosse stato in pena non avendo più avuto notizie “dacchè la lasciò quando ella partì da Civitavecchia e sa in che termini”, sperava di riabbracciarla presto. La informò anche che era rimasto con pochi soldi, pertanto si raccomandava al fratello cardinale; prima di chiudere la lettera ebbe un pensiero per i “putti” e mandò i suoi saluti alla suocera Lucrezia e alla cognata Taddea. Nel frattempo, il papa, assediato a Roma, fu obbligato a chiedere aiuto all’imperatore che lo costrinse a rompere la Lega Santa. L’Impero lasciò una Roma devastata da mesi di saccheggi e morte, compromessa anche dall’arrivo della peste che l’avrebbe portata allo stremo. Il sacco di

