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Erano trascorsi 2 mesi e 12 giorni dall'Arrivo, quando ORI-45-830 ricevette un messaggio da parte dell'Ordine. Era seduto al centro del proprio ufficio, la luce penetrava dalla finestra alle sue spalle e irradiava la stanza bianca e spoglia – a eccezione della poltrona sospesa, unico elemento di arredo – facendola apparire ancora più ampia e candida di quanto già non fosse.
In quel momento, dopo averli proiettati olograficamente nello spazio circostante così da poterne esaminare un maggior numero in contemporanea, l'orientante stava analizzando i dati contenuti in alcuni fascicoli.
Cifre, calcoli e annotazioni svanirono all'improvviso, e l'ambiente si illuminò di un sinistro rosso cupo. Lo stemma dell'Ordine Nazionalplanetario apparve di fronte a lui in 3 dimensioni. Raffigurava un nerargenteo frammento di kenith dai bordi frastagliati, circondato da un anello sormontato dalla scritta «Kutar-7». In basso, spiccava invece a chiare lettere il motto della colonia: «Efficacia, efficienza e produttività».
Un avviso acustico informò l'ORI della necessità di identificarsi. Il sistema di sicurezza messaggistica provvide a scansionare il suo codice a barre, prima di procedere a mostrargli il comunicato.
L'orientante non era mai entrato in contatto diretto con l'Ordine. I suoi superiori avevano sempre mediato tra lui e le autorità, perciò non sapeva con esattezza cosa aspettarsi, ma il contenuto del dispaccio gli parve piuttosto banale. Si trattava di un incarico ufficiale con priorità assoluta, che lo esentava temporaneamente da qualsiasi altro compito, tuttavia l'oggetto era una semplice riassegnazione.
ORI-45-830 inviò un segnale di conferma di presa in carico ed eseguì il download dell'allegato del messaggio. Il soggetto a cui il file faceva riferimento era un MED di 43 anni, 1 stagione, 5 mesi e 23 giorni. Era stato il suo predecessore, ORI-97-462, a seguire lo sviluppo di quel particolare psi e ad assegnarlo.
Il rendimento del cittadino 86-209 risultava essere stato ascendente per tutta la durata del suo percorso di formazione e, in seguito, durante i primi 7 anni di servizio attivo. Poi si era stabilizzato ed era rimasto costante, pressoché invariato. Sino a 10 giorni e 12 ore prima.
Il database dell'ospedale in cui il neurochirurgo lavorava riportava dati insoliti, che catturarono l'attenzione dell'ORI e lo resero quasi impaziente di vagliarli. Ma sapeva di dover prima analizzare il contesto globale per farsi un'idea generale della situazione. Si concentrò dunque sulle informazioni antecedenti a quel breve periodo, finché non le ebbe comprese e memorizzate, così da avere ben chiaro in mente il profilo cognitivo-comportamentale di MED-86-209. Lo avrebbe usato come baseline.
Eseguì anche un'accurata ricerca sulla struttura presso cui era impiegato. Fin lì non rilevò nulla di atipico.
A quel punto, lesse con attenzione il rapporto riferito alle irregolarità degli ultimi 10 giorni. Tutto si era svolto come di norma sino a 2 martedì prima, giorno in cui il MED era risultato improvvisamente irreperibile per 5 ore e 42 minuti, dopo i quali aveva concluso la propria sessione lavorativa con 3 ore e 18 minuti di anticipo.
Il giorno seguente non si era presentato in clinica, quello successivo aveva ripreso servizio e giustificato l'assenza riferendo un malessere fisico non meglio specificato. Da allora le sue prestazioni erano calate nettamente, e il soggetto aveva rifiutato 3 incarichi senza addurre motivazioni di sorta. Aveva inoltre manifestato disattenzione e vuoti di memoria, impiegato più del tempo necessario a svolgere mansioni semplici e ordinarie nonché compiuto errori – seppure di lieve entità – nella valutazione diagnostica di 4 diversi pazienti.
L'Ordine voleva che ORI-45-830 esprimesse un giudizio circa la possibilità di riassegnare MED-86-209. «Ci faccia sapere se ritiene che il cittadino sia collocabile in maniera produttiva in un altro ambito o settore, oppure necessiti di essere ritirato» concludeva il messaggio. L'orientante era poco propenso a consigliare il ritiro di un individuo tanto giovane, che avrebbe potuto trovare il modo di continuare a servire la comunità per almeno altri 15 anni.
Gli psi rimanevano in salute più a lungo degli omega. Inoltre la debolezza fisica, la lentezza e la facilità all'affaticamento date dalla vecchiaia non compromettevano altrettanto significativamente le loro funzioni all'interno della società. Infine, era semplice convertirli in INS, qualunque fosse stato il loro precedente impiego. Kutar-7 aveva sempre un gran numero di nuovi arrivati e STD da istruire.
Date le sue competenze, qualora non si fosse dimostrato un candidato adatto all'insegnamento, MED-86-209 avrebbe comunque potuto essere ricollocato alla sezione analisi dei campioni biologici dell'ospedale o al reparto prelievi, oppure essere adibito alla somministrazione degli inibitori.
ORI-45-830, tuttavia, doveva prima comprendere quale fosse la causa del suo decremento prestazionale. Era indispensabile cogliere il nocciolo del problema per capire come fosse meglio comportarsi.
2 anni e 3 mesi addietro, MED-86-209 era stato trasferito dal reparto riservato agli adulti a quello specializzato in pazienti in età evolutiva, ma non si trattava di un evento abbastanza recente da spiegare una reazione del genere: il medico aveva avuto tempo sufficiente ad ambientarsi, e il sistema non evidenziava indizi di difficoltà di integrazione risalenti all'inizio di quel mandato.
In tempi recenti, procedure e strumentazioni utilizzate dai dipendenti della clinica erano rimaste invariate, perciò anch’esse potevano essere escluse dall'equazione.
L'ORI non riusciva a cogliere alcuna logica nella variazione in termini di rendimento del soggetto di indagine. Alla fine redasse una sintetica relazione costituita da un'analisi parziale delle circostanze e da un elenco di ipotesi di riassegnazione, specificando che, per giungere a una proposta univoca e definitiva, gli sarebbe stato necessario un colloquio con il cittadino in esame.
Si aspettava di essere ricontattato al più presto il giorno successivo perciò, data l'ora, mise in standby la sua sessione lavorativa e raggiunse la mensa aziendale. Si mise in fila, attese il proprio turno, si identificò presso il totem di erogazione dei pasti e ritirò il vassoio del pranzo dall'apposita fessura.
Gli spettavano una porzione di mihv, l'alimento altamente proteico alla base del sostentamento quotidiano dei Razionali, una barretta di concentrati mineral-fitochimici e mezzo litro di quot vitaminico.
Il primo aveva l'aspetto del tipico porridge terriano, mentre la seconda somigliava a una stecca di carbonfossile ma, oltreché per la sua commestibilità, differiva da esso anche in quanto friabile e orosolubile. Quanto alla bibita, era un liquido trasparente ricavato unendo acqua distillata e integratori alimentari in polvere.
Se ORI-45-830 fosse stato un omega, la sua razione avrebbe compreso anche una bistecca di twel, ma ogni membro della comunità veniva nutrito in base alle proprie esigenze specifiche e, in quanto psi, a lui non era mai stata somministrata della carne, il cui apporto energetico eccedeva i bisogni di chi non svolgesse mansioni fisiche.
Il cibo era inodore e insapore, la bevanda aveva un leggero retrogusto metallico. L'orientante mangiò in silenzio seduto a un tavolo singolo, così come la maggior parte degli altri commensali.
Gli unici rumori erano il suono prodotto dalla masticazione, il tintinnio delle posate, il lieve cozzare dei vassoi sui ripiani in vetroplastica, lo scricchiolio delle suole delle scarpe che gemevano contro il pavimento liscio, e il conversare pacato degli unici 3 impiegati disposti attorno a una delle 4 tavolate esagonali collocate al centro della sala, le quali si trovavano lì per chi avesse questioni lavorative importanti in sospeso di cui continuare a discutere durante la pausa.
12 minuti e 57 secondi dopo, l'ORI ricevette un avviso sul suo palmare. L'Ordine gli aveva risposto inviandogli una convocazione. Le sue osservazioni erano parse ragionevoli, perciò sarebbe stato scortato a incontrare MED-86-209. Subito.
Una GRD lo stava aspettando fuori dal suo ufficio. «Numero di matricola 32-707» si presentò. «Mi segua.»
ORI-45-830 trovò strano l'utilizzo di quel gergo militare. Restando all'interno dei confini di Jutta per la maggior parte del tempo, aveva avuto a che fare con pochi guardiani in servizio, nel corso dei suoi 25 anni di vita. E non gli era mai successo di sentire uno di loro parlare di matricola anziché di codice identificativo.
Un altro particolare lo incuriosì parecchio: la donna portava una pistola assicurata alla cintura della divisa. In città le armi erano superflue e, stando a quanto ne sapeva, nemmeno gli operatori adibiti al controllo delle frontiere se ne servivano.
Gli risultava che solo chi percorreva le superstrade aeree circondate da territori incolti – ideate per mettere in comunicazione le grandi metropoli della regione – oppure sostava al di fuori dei centri abitati per più di un paio di ore consecutive fosse autorizzato a prendere simili precauzioni. Ammesso che si trattasse di personale addestrato, ovviamente. In quelle zone, così come nelle vicinanze dei giacimenti di kenith, la fauna selvatica poteva creare fastidi, e il rischio di imbattersi in un gruppo di Selvaggi non era trascurabile.
GRD-32-707 lo accompagnò alla più vicina ovostazione e condivise con lui una capsula di trasporto. Appena gli sportelli laterali ricurvi del mezzo furono scivolati in sede, sigillandoli dentro, la voce robotica di una rudimentale IA si diffuse dagli altoparlanti incassati nel tettuccio chiedendo: «Destinazione?».
«Servizi» rispose la GRD.
«Opzione accettata. Selezionare tipologia di servizio pubblico prescelto.»
«Ospedale.»
«Opzione accettata. Selezionare struttura ospedaliera prescelta oppure attivare ricerca basata su criterio specifico.»
«Clinica IO-413, Jutta Nord, dodicesimo distretto.»
«Destinazione accettata. Tempo di arrivo previsto: 4 minuti e 27 secondi.»
L'ovocapsula si sollevò vibrando fino a restare sospesa a 50 centimetri dall'asfalto, in attesa dell'apertura della botola stradale sottostante. Poi si lasciò cadere al suo interno, imboccando l'accesso ai tunnel sotterranei, alle cui pareti ancorò il proprio scudo magnetico per rimanere stabile durante il tragitto. Il viaggio fu breve e silenzioso. L'ORI e la GRD non avevano niente da dirsi, perciò tacquero.
Una volta di nuovo in superficie, l'orientante fu condotto sul retro dell'ospedale, in cui venne introdotto passando per l'aviorimessa delle navicelle ambulanza. Lui e la sua accompagnatrice attraversarono quindi uffici e aree riservate al personale, ma nessuno badò a loro o interruppe il proprio operato per prestare attenzione agli intrusi. Dovevano essere stati avvertiti che sarebbero arrivati.
MED-86-209 li aspettava nella stanza accanto al centralino. Invece di occupare l'attesa lavorando, fissava fuori dalla finestra. Era in piedi e rivolgeva la schiena alla porta. Aveva le mani intrecciate dietro di sé e non dava cenni di essersi accorto di avere compagnia. Pareva concentrato, o qualcosa di più, qualcosa di simile ma al tempo stesso diverso dalla semplice contemplazione.
ORI-45-830 non fu in grado di stabilire cosa stesse guardando di preciso. Il paesaggio era costituito da lucidi palazzi dalle facciate riflettenti che si specchiavano gli uni negli altri, moltiplicandosi all'infinito. Niente di insolito o bizzarro, nulla di peculiare o mai visto.
«Buongiorno» provò a esordire l'orientante.
Il MED si riscosse. «Mi dispiace, non mi ero reso conto...»
L'ORI indugiò, convinto che la frase non fosse conclusa, ma essa rimase in sospeso. Sul volto del medico comparve un'espressione che, seppure sconosciuta, in qualche modo risuonò dentro di lui.
C'era una sorta di vuoto, dipinto su quel viso, assai differente dalla neutralità tipica dei Razionali. Si trattava di un vuoto pieno di significati. Significati che non avevano niente a che vedere con la logica e la sua linearità e tutto a che vedere con qualcosa che ORI-45-830 poteva in una certa misura intuire, ma non afferrare a pieno. O forse, al contrario, lo aveva già afferrato alla perfezione, ed era elaborarlo ciò che non riusciva a fare. La sensazione era la stessa di avere una parola proprio sulla punta della lingua, senza però riuscire a esprimere ad alta voce il concetto.
«Sa perché sono qui?» chiese alla fine, per evitare di rimanere intrappolato in quel circolo vizioso di pensieri, ma continuando ad analizzarli con minuzia in sottofondo.
MED-86-209 tirò fuori 2 sedie da sotto la scrivania accostata alla parete alla sua sinistra e le dispose una di fronte all'altra in parallelo a quest'ultima. Esitò per 3,5 secondi, poi scelse quella che dava le spalle alla finestra e indicò la seconda all'orientante, il quale seguì il suo suggerimento e si accomodò.
La guardiana si appoggiò al muro di fianco a loro, a 2 metri e 34 centimetri di distanza. Divaricò appena le gambe e pose le mani sulla cintura. Le dita della dominante sfioravano la pistola.
Il medico la osservò con la coda dell'occhio, senza voltarsi. Socchiuse le palpebre e sembrò riflettere per 1,5 secondi, dunque parve decidere di ignorarla.