2.

1496 Words
Mi guardo attorno spaesata e sbuffo tornando indietro, sono dieci buoni minuti che giro per questa scuola enorme alla ricerca della mia classe. Diciamo che non ho un buon senso dell'orientamento, potrei perdermi anche dentro casa mia. "Hey bambolina, cosa ci fai ancora in giro? Dovresti essere a lezione da ormai quindici minuti" mi dice quella voce tanto insopportabile. "Lo so benissimo, ho solo sbagliato piano. E poi, potrei dirti la stessa cosa" gli dico incrociando le braccia al petto. "Non mi va di stare in classe, chimica è così noiosa" sbuffa alzando gli occhi al cielo. "E comunque, devi smetterla di chiamarmi in quel modo. Non sono la tua ragazza, né la tua migliore amica" dico irritata per quel nomignolo. "Ma siccome non so il tuo nome, ti chiamo come meglio mi piace" mi risponde con quel ghigno sulla faccia che mi fa uscire fuori di testa. "Te lo dico solo perché almeno non mi chiamerai più in quel modo, Abby, mi chiamo così" "Ti si addice come nome, chi ti dice fra l'altro che avrò di nuovo occasione di chiamarti?" "Nessuno, sarei molto felice di non averti più fra le scatole, ma di solito mi succede l'esatto opposto di quello che spero..." rispondo facendolo ridere. "Sai, sei la prima ragazza che non sopporta la mia presenza" mi dice divertito. "Ora se permetti, vado a lezione. Io a differenza tua ho voglia di studiare e di passare alla classe successiva" gli dico superandolo. "Chi ti dice che io non abbia voglia di studiare? Hai proprio una brutta impressione su di me, eh?" "Beh ieri, all'ora di letteratura, dormivi sul banco come un ghiro" "So quella lezione a memoria, ieri notte non ho dormito molto, sai... e per questo ne ho approfittato. Comunque, noto mia cara studiosa che per guardarmi ti sei distratta dalla lezione" mi dice inarcando un sopracciglio, sorridendomi maliziosamente. Apro la bocca per dire qualcosa, ma la ricchiudo e assottiglio gli occhi. "Non ti sopporto" ringhio prima di voltarmi e camminare a passi pesanti. "Oh la cosa è reciproca!" grida. Percorro l'intero corridoio con il sangue che mi ribolle nelle vene, quel ragazzo ha la capacità di cambiare il mio umore nel giro di due secondi. Odio il modo in cui mi sta in faccia, odio quel suo sorrisetto che usa, lo odio perché non lo so nemmeno io. E come ho già constatato, non sono una persona molto fortunata e da perfetta sbadata vado a finire su un altro ragazzo che camminava tranquillo per i fatti suoi. "mai che me ne vada una giusta" borbotto alzando gli occhi al cielo, magari Dio vedendomi proverà un pó di pietà nei miei confronti. "Tutto okay?" mi domanda guardandomi confuso, devo sembrare proprio una pazza. "Emh si, si si, tutto okay" farfuglio, raccogliendo i libri che mi sono caduti accidentalmente. "Tu sei.. Abby, giusto?" mi domanda aprendosi in un sorriso che potrebbe anche accecarmi. Assomiglia tanto al principe azzurro delle fiabe con i suoi occhi blu, i capelli biondi e il suo fisico perfetto. "Come fai a conoscere il mio nome?" chiedo inarcando un sopracciglio. "Parlano tutti di te, la ragazza che ha il coraggio di stare in faccia al grande e patetico Brooklyn Jackson. Sei una forza" mi dice dandomi una pacca sul braccio. "Eh.. grazie, ma non capisco di quale coraggio parli, chi è? Il re del mondo che non posso rispondergli?" "Non sarà il re del mondo, però si crede il re della scuola. Insopportabile" dice sbuffando. Dal modo in cui ne parla sembra quasi che gli abbia ucciso la famiglia, il gatto, rubato la macchina e svaligiato il frigorifero. "Invece, tu chi sei?" domando forzando un sorriso, non sono per niente brava a socializzare. "Chesley. Sai, sei molto più carina di come ti immaginavo" mi dice stringendo fin troppo a lungo la mia mano. "Beh, strano, di solito mi dicono il contrario!" esclamo non sapendo cosa dire, non sono mai stata brava con i ragazzi. L'unico che ho avuto non voglio neanche ricordarlo, non si merita nessun pensiero da parte mia. "Ora devo proprio andare..." dico gesticolando nervosa, bloccata dal suo sguardo che non sembra volersi spostare da me. "Mi ha fatto piacere incontrarti, spero di conoscerti meglio" mi dice accarezzando una ciocca dei miei capelli. Bene Abby, sei qui da neanche cinque giorni e ti sei già fatta beccare dal tuo vicino di casa mentre lo guardavi, ti sei presa un gavettone dalla macchina di una ragazza tanto bella quanto socievole e infine, ti sei scontrata contro un ragazzo che è il doppio di te. Continua così e andrai alla grande, tanti ormai non può succedermi di peggio. Lo guardo andare via e lascio un sospiro di sollievo, fortunatamente riesco a raggiungere la mia classe e passare il resto della mattinata in tranquillità. Il pomeriggio quando torno a casa, saltello da una parte all'altra mentre mangio l'intera scatola delle merendine. Sono fatta così: mi lamento dei miei fianchi e della mia pancia, mi impongo di non mangiare, faccio attività fisica ma poi qualcuno mi fa arrabbiare, e dal nervoso mi mangio l'intera dispensa. "Papà!" lo chiamo uscendo nel retro della casa a quest'ora dovrebbe essere già tornato. "Tesoro sono qui!" mi dice agitando le mani, sposto lo sguardo e quasi non mi soffoco con le patatine che ho in boccca. "Che ci fa lui qui?" urlo indicando il ragazzo che sguazza pacifico dentro alla mia piscina. "Brooklyn? É un ragazzo davvero gentile, pensa che si è offerto per aiutarmi a pulirla. Ormai sono vecchio, non riesco a fare tutto da solo" mi dice ridacchiando. "Felice di rivederti!" mi dice lui alzando una mano, non può stare a casa mia, con un solo pantaloncino del costume addosso per giunta. "Vi conoscete?" ci domanda papà, alternando lo sguardo da me a lui, che continua con il suo lavoro. "Purtroppo si!" mi lamento incrociando le braccia al petto. "E ho avuto il piacere di sapere che in realtà non è così gentile come dici" aggiungo. "Perdona mia figlia, ha un carattere particolare!" dice mio padre lanciandomi un'occhiataccia. "Non si preoccupi, ormai ci ho quasi fatto l'abitudine" risponde lui uscendo dall'acqua. Prende un asciugamano e si avvolge il corpo. "Quanto vuoi-" "Oh niente, l'ho fatto con piacere" risponde lui mettendo in mostra il suo miglior sorriso. "Allora rimani a cena, se rifiuti il mio invito mi offendo" insiste puntandogli il dito contro. E dire che se ne stava andando! "Va bene, vado a casa giusto per cambiarmi e torno!" dice lui avanzando verso alla porta. "Abby non fare la maleducata e accompagnalo!" mi sgrida sotto voce mio padre. Sbuffo e gli vado dietro. "Non si preoccupi, l'ho fatto con piacere" borbotto imitandolo non appena siamo fuori. "Priorio non mi sopporti eh?" "No, oltre essere insopportabile hai anche problemi di memoria? Te l'ho già detto questa mattina" gli dico sbuffando. "Allora perché mi segui?" mi chiede, e solo ora mi rendo conto di essere nel suo giardino. "Eh.. Non so che fare, e poi mio padre ci tiene ad averti a cena. Non vorrei ti succedesse qualcosa. Le scale sono pericolose a volte" dico, sparando la prima cosa che mi viene in mente. "Certo" dice lasciandomi entrare in casa sua. É arredata molto bene, e quasi mi sembra di sentirci il suo profumo nell'aria. "Non avvisi i tuoi genitori che rimani a casa mia?" gli chiedo seguendolo. "No, vivo da solo" dice con freddezza senza voltarsi un attimo. "Come mai?" domando curiosa, guardandomi attorno. "Abitano in un'altra città, preferisco vivere da solo. Mi piace essere indipendente" mi risponde. "Non ti senti solo? Questa casa è così grande per una persona.." "No, se hai finito con le tue domande assilanti vorrei cambiarmi. O vuoi entrare anche tu?" mi domanda. "Cosa? No!" grido scendendo in fretta le scale, io non riuscirei mai ad abitare sola in una casa così spaziosa, senza nessuno che mi faccia compagnia o che si prenda cura di me. Quando riscende indossa dei jeans e una maglietta nera semplice. Mi alzo e assieme torniamo a casa mia. "Quando vuoi, puoi venire a farti un bagno. In questa casa sei il benvenuto!" gli dice mio padre dandogli una pacca sulla schiena. Li guardo ridere e parlare su ogni tipo di cosa, quasi spaventata. La persona che più amo che si allea con quella che più odio. É uno scherzo del destino. "Abby, possiamo averne un pó anche noi?" mi domanda indicando la pirofila di lasagne che tengo stretta. "Okay" rispondo a bassa voce, spingendola al centro della tavola. Passo il resto della serata con lo sguardo puntato sul mio piatto, come se fosse la cosa più bella del mondo, stanca di sentire quei due che si divertono come se fossero amici da anni. "Io vado di sopra, sono stanca" avviso, alzandomi da tavola. Appoggio il mio piatto sul piano della cucina e salgo di fretta le scale. Appoggio la testa sul cuscino e mi addormento, con la sua risata che risuona nella mia mente.
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