2. D'ora in poi

1347 Words
Tutta la notte e il giorno seguente tutto il branco aveva contribuito a stivare i viveri, le coperte, sistemare i letti, tutto il necessario per una settimana nei bunker. Al tramonto era tutto pronto e iniziarono a entrare tutte le persone che non erano ammesse all'esterno: bambini, donne, uomini... Mentre erano a metà degli ingressi Ludovico sentì nella sua mente, il suo beta gridare: "Il nemico sta oltrepassando il confine del branco, sono in tanti non riusciremo a bloccarli per molto!" Come hanno fatto a non farsi notare, avevamo delle vedette, come hanno fatto ad eludere. Per la miseria, non sarò mai pronto per una tragedia imminente! Pensò tra sé e sé Ludovico e immediatamente gridò a tutti di accelerare il loro ingresso, l'attacco era iniziato. Con il collegamento mentale parlò a sua moglie e le disse: "Sabrina il momento è arrivato, attiva il piano, adesso!" Durante la notte avevano costruito un armadio e tutto il giorno Katie lo aveva incantato con la sua cantilena; era ancora lì che pronunciava parole incomprensibili. Quando Sabrina entrò nella stanza urlando: "Sono qui. E' ora. Non abbiamo più tempo!" Katie alzò le mani con gli indici in su, voleva indicare di non essere interrotta, non ancora. Dopo un po' Katie smise di cantilenare, aprì gli occhi e disse: "Fatto, adesso tocca a te e poi dovrò sigillare il tutto". Sabrina tramite il collegamento mentale disse alla tata: "Leila, venite è ora, fate presto non c'è più tempo!" Quello che non aveva messo in conto era che il nemico era entrato nel palazzo e quindi Leila rispose: "Siamo nascoste dietro il pannello della cabina armadio, c'è qualcuno nella stanza". Sabrina sottovoce maledì il nemico e corse più in fretta che poteva da loro, quando arrivò vicino alla porta vide un uomo. Non era di sicuro un lupo mannaro perché le avrebbe fiutate già da un pezzo. Decise di attaccare senza perdere altro tempo e dare al suo nemico un motivo per avanzare. Entrò sbattendo la porta senza dargli un attimo per pensare, si avventò su di lui e nella lotta sentì una lama entrarle nel braccio. Iniziò a urlare e ringhiare per il dolore. Il suo lupo la implorava di concedere a lei il comando e in un attimo si trasformò. Il suo bellissimo lupo dal pelo d'argento luccicava davanti al nemico. Con il collegamento mentale disse a Leila di uscire e correre da Katie nel punto stabilito. Appena uscirono dalla cabina armadio il cacciatore lanciò il coltello verso Elettra e Sabrina subito balzò verso di loro e fu ferita alla zampa di dietro. Si lamentava per il dolore ma l'amore per la sua bambina le dava la forza per continuare a lottare. Leila ed Elettra raggiunsero la stanza, Katie le fece entrare e stava per chiudere, quando Leila le chiese: "Aspetta che Elettra saluti sua madre, per favore!" Urla è righi di persone erano udibili, ed erano ogni secondo sempre più vicini. "Devo chiudere e sigillare, non posso aspettare ancora! Se non lo faccio adesso potrebbe essere troppo tardi e non possiamo fallire!" Leila stringeva forte la sconsolata Elettra e le disse: "Ti prego Katie vedrai che arriverà..." "Sono qui!" Disse Sabrina entrando nella stanza, con voce un filo di voce, tremante, parte per l'emozione e parte per le ferite riportate durante la lotta contro il cacciatore. Abbracciò sua figlia e le disse accarezzandole i capelli e le guance: "Piccola mia, ricorda cosa ti ho detto. Chiudi gli occhi, abbraccia Leila e quando li riaprirai io sarò qui. Ti voglio bene mia piccola brigante!" Le asciugò le lacrime, si allontanò e Katie disse con tono urgente: "Dobbiamo chiudere, ora non c'è più tempo!" Leila abbraccio forte la piccola Elettra e in un attimo fu tutto buio. Dentro quell'armadio era caduto il silenzio tombale, la magia stava dando vita a qualcosa che non erano pronte a fare, ma che per il bene di Elettra e del mondo soprannaturale, dovevano esserlo per forza. Leila ed Elettra erano addormentate nell'armadio incantato, quando si svegliarono aprirono gli occhi ed era buio pesto, come se li avevano ancora chiusi e non avessero mai aperto gli occhi. Leyla allungò la mano e aprì la porta, erano... la luce che entrava era troppo forte per i loro occhi, non potevano vedere dov'erano. Chiusero e aprirono gli occhi svariate volte per abituare la vista. Uscirono e si trovarono in un fitto bosco. Appena uscite l'armadio scomparve e Leila ricordò tutto. Quello che ricordò però non era la realtà, ma quello che era destinato per loro, per assicurare la buona riuscita del piano. Erano in fuga da suo marito Lucas, che la picchiava; un giorno stava per picchiare anche la figlia Elettra, così sono fuggite e si sono fermate a riposare sotto quest'albero. Tutto il loro passato era stato dimenticato, quella sarebbe stata la loro vita d'ora in poi. "Mamma, dove stiamo andando?" Chiese Elettra a Leila. "Vieni piccola mia, andiamo a cercare un posto dove poter abitare!" "Papà non si arrabbierà che siamo andate via senza dire niente?" "Non ti preoccupare per lui, starà bene". "No mamma, non sono preoccupata per lui, sono preoccupata per te!" "Ma sei sicura che hai cinque anni?! Andiamo..." Mentre ridevano sentirono dei rumori, un bastoncino spezzarsi e le foglie muoversi, Leila d'istinto abbracciò la bimba e urlò: "Chi va la?" Apparve un signore di mezza età con solo un paio di jeans a torso nudo e senza scarpe. "Sono Alpha Luigi, siete sul confine del mio territorio. Il branco della Luna Bianca!" "Scusate l'intrusione, ma eravamo stanche, era buio e ci siamo fermate a riposare per la notte"; disse Leila con un po' di agitazione. "Come siete arrivate qui? Da dove venite? Perché state viaggiando da sole nel bosco?" "Siamo fuggite dalla nostra terra e siamo in cerca di un posto dove stare!" "Siete lupi randagi?" "Lo siamo solo da due giorni, ho spezzato il legame con il mio precedente branco, per motivi seri!" "Perché hai una bambina ho intenzione di aiutarti, ma siete in prova al momento!" "Va bene Alpha, grazie!" "Andiamo al castello, avrete fame e potremo parlare dei particolari dopo!" Iniziarono a camminare fin quando arrivò un uomo con due cavalli. "Questi sono i nostri passaggi, sapete andare a cavallo?" Chiese a Leila. "No, Alpha" Leila allora salì sul cavallo insieme al beta Giorgio, la piccola Elettra cavalcò con Alpha Luigi. Quando arrivarono rimasero senza fiato per la bellezza del castello, sembrava proprio come quello delle fiabe. Quando il beta Giorgio la aiutò a scendere dal cavallo, Leila chiese: "Ma voi siete il Re Alpha Luigi?" Lui sorrise compiaciuto e rispose: "Sì, sono io! Ci sono problemi?" Leila scuotendo la testa furiosamente, rispose: "No Sire, solo che non siamo abituati a tutto questo lusso!" "Non ti preoccupare adesso di questo, vi troveremo un posto dove vivere e un lavoro da fare qui al castello. Prima mangiate, poi i dettagli" "Grazie Sua Maestà!" Lui ridacchiò e andò via fischiettando. "Mamma lui era il Re!" "Si lui è il Re di questo castello, fai la brava adesso; andiamo a mangiare. Ma da dove..."; stava per chiedere la direzione della cucina, ma Alpha Luigi era troppo lontano per sentirla. "Prego signora da questa parte"; disse una cameriera avvicinandosi a loro. "Mi chiamo Leila e non c'è bisogno di formalità, siamo persone semplici non reali! Lei è Elettra, mia figlia." "Ciao piccolina, io sono la governante! Se avete delle domande o altro fate riferimento a me. Adesso andiamo in cucina, L'Alpha ha detto di preparare una colazione abbondante per questa bella bambina". Disse camminando verso l'ingresso della cucina e colpendo leggermente, con una mano, sulla testa di Elettra. Dopo la colazione Elettra andò a giocare con gli altri bambini al parco e Leila andò in riunione con il Re. Alpha Luigi e sua moglie Luna Amalia parlavano della questione nuovi arrivati, quando ad un certo punto sentirono bussare alla porta. "Avanti!" Disse Alpha Luigi con voce alta per farsi sentire. Leila entrò esitante, cosa sarebbe successo se non le avesse accettate? La sua unica via d'uscita era dire la verità ad ogni costo.
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