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I Sogni Di Un Giudice I

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Il giudice si addormentò e dopo aver riposato, forse circa tre ore, quando la sua mente era già libera dalla pesantezza di quel giorno, quest’ultima stabilì un contatto visuale con una scena che non le era familiare, come se lui stesso si fosse trasferito in un altro luogo, e potesse vedere e ascoltare tutto ciò che lì si faceva. Assisté a ciò che gli succedeva davanti a lui e poteva osservare nei dettagli tutti i presenti, però lui non era fisicamente nel posto.

Era la prima volta che gli accadeva, quindi si spaventò e così si mantenne in disparte dalle persone che vedeva e dagli avvenimenti ai quali assisteva durante il primo tempo. Poi capì che tutto potesse essere un sogno e che quindi non gli poteva succedere niente, perciò si confuse tra i presenti osservando il tutto da posizioni differenti, tanto loro non potevano rilevare la sua presenza, e alla fine stabilì che in effetti tutto era un sogno e che avrebbe potuto imparare qualcosa dalle cose che vedeva e ascoltava.

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Primo Sogno-1
Primo Sogno Il giudice si addormentò e dopo essersi riposato, per circa tre ore, quando la sua mente era già libera dalla pesantezza di quel giorno, stabilì un contatto visuale con una scena che non le era familiare, come se lui stesso si fosse trasferito in un altro luogo, e potesse vedere e ascoltare tutto ciò che si faceva lì. Assisté a ciò che gli succedeva davanti e poteva osservare nei dettagli tutti i presenti, però lui non era fisicamente nel posto. Era la prima volta che gli accadeva, quindi si spaventò e così si mantenne in disparte dalle persone che vedeva e dagli avvenimenti ai quali assisteva durante il primo tempo. Poi capì che tutto potesse essere un sogno e che quindi non gli poteva succedere niente, perciò si confuse tra i presenti osservando il tutto da posizioni differenti, tanto loro non potevano percepire la sua presenza, e alla fine comprese che in effetti tutto era un sogno e che avrebbe potuto imparare qualcosa dalle cose che vedeva e ascoltava. Senza sapere come si era ritrovato in una grande sala, presieduta dal suo Re e, insieme a lui, qualcuno che gli assomigliava, si meravigliò e disse fra sé: “Che sogno strano, mi vedo anch’io!” e sapendo che non era una realtà fisica, che anche lì lavorava come giudice e che c’erano altre persone, altri che erano come lui, che erano dei giudici e che agivano da testimoni in carico, da difesa, e c’era anche un altro che esponeva il caso e diceva che riguardava gli Anziani della Comunità. Così, un altro che sembrava essere in carica come l’attuale Procuratore, discusse alcuni aspetti affinché fossero rimossi e il Difensore affinché venissero rispettati e infine c’era lui o quello che gli assomigliava, che doveva rendere GIUSTIZIA, dare il suo parere. Poi, terminato il tutto, il Re lì presente, che era testimone, ma non partecipe, anche se era da una parte, fece un Decreto per la stessa Sentenza, ma tutto questo è meglio raccontarlo in dettaglio, dato che è importante e lo fu per alcuni villaggi attraverso i quali si diffusero gli insegnamenti. Per un migliore chiarimento di questo primo capitolo, vi dirò che il giudice vedeva sé stesso come un essere vivente, ma non fisico, bensì come un’energia, pertanto non era riconoscibile agli altri, ma a lui gli funzionavano bene i cinque sensi e poteva muoversi da un luogo all’altro, però non camminando come facevano quelli fisici, ma solo pensando; e il pensiero lo portava dove voleva lui, e questo lo apprese con pochi movimenti, dato che pensare non ha importanza, ma quando si compie ciò che uno pensa, ci si rende conto dell’enorme capacità che l’uomo ha. Il giudice, durante il racconto si spostava da un posto all’altro, e passava tra i presenti e ascoltava le loro parole e pensieri, e così scopriva di tutto, però vedeva anche sé stesso partecipe di quel mondo fisico, e si rendeva conto che era tutto un Sogno, ma un Sogno che qualcuno Superiore a lui e molto potente gli faceva avere e quindi la prima cosa che volle verificare era chi gli mandava quelle immagini e scoprì per suo stupore che era l’Altissimo. Questo era ciò che vide. In una sala grande con delle colonne ai lati e di forma rotonda, c’erano due poltrone, allineate a un grande tavolo. Le poltrone erano cinque, e quello sembrava essere un tribunale, e lui stesso il giudice, che era arrivato prima che le persone entrassero, vide le guardie armate, e quindi capì che c’era qualcosa di importante, come poi dopo confermò, che era in corso. Così, iniziarono ad entrare persone ben vestite, o, meglio, con mantelli di lusso e in testa cappelli eleganti, come nel caso dei due che entrarono, uno dei quali era il Re, e l’altro, che sembrava essere il suo Consigliere di Giustizia. Quei nobili Signori si sedettero nelle loro poltrone, lasciando spazio ad altri di minor importanza, i quali, entrando dalla porta salutavano e facevano inchini e per lo stupore del Giudice, lui stesso si sentì come dentro a quel gruppo. Naturalmente si rendeva conto che niente era reale, dato che stava dormendo e nello stesso momento si trovava in quella sala come se fosse uno Spirito presente che vedeva e ascoltava. Davanti al Re, in piedi, parlavano a turni e dissero quanto segue. Il Re li aveva convocati come i migliori tra quelli che si consideravano Giudici, e quindi, sebbene fosse solo un Giudice della Capitale, senza nemmeno un territorio proprio, egli poteva soltanto amministrare la Giustizia nel Suk, perciò lo avevano chiamato perché aveva raggiunto una certa notorietà. Riconoscendo pubblicamente che ogni volta che c’era un processo faceva la Preghiera, e avrebbe detto la cosa giusta, e quindi avrebbe avuto sempre ragione, e siccome di solito tutti i verdetti venivano riconosciuti come equi, aspettò che non si verificasse in altri casi, dove di solito i verdetti tendevano ad essere a favore di uno dei due. I verdetti che prima erano ingiusti tra gli altri, perché tendevano verso una certa persona per ottenere migliori strumenti finanziari, o migliori argomentazioni, o per aver preparato meglio le prove, gli veniva data una sentenza, e quello che era di una classe inferiore o ignorante non otteneva mai una giustizia a suo favore, quindi, tra il quartiere e soprattutto tra i commercianti, si diceva che la giustizia era dei potenti, ad eccezione di uno dei Giudici, che era quello che aveva ragione. Il Re lo era venuto a sapere e volle provare quello che ascoltava, e quindi disse fra sé, contrariamente al suo Consigliere di Giustizia, il quale cercò di togliergli dalla testa la questione, dato che avrebbe potuto compromettere entrambi, che voleva assistere ad alcuni processi di quell’uomo. Quindi si presentò vestito per assistere a uno e gli piacque, e visto che sarebbe stato interessante fare dei Processi alla Società, e dato che avevano un Giudice la cui Giustizia arrivava dal mondo Spirituale, gli umani ne avrebbero tratto beneficio, così ci pensò e organizzò un Processo presieduto da quel Giudice tanto speciale. Perciò accadde che quando tutti si erano salutati e presentati, il Re ordinò al Consigliere di Giustizia di parlare, e questo spiegò che voleva sapere come fosse la Giustizia tra le persone e che, per vedere la preparazione dei Giudici, si era pensato di fare dei Processi lì, davanti al Re, il quale avrebbe ascoltato e non sarebbe intervenuto. Per questo, non voleva che fosse fatta Giustizia secondo il suo parere, ma poiché era la cosa giusta da fare, e allo stesso modo stabilì chi dovesse essere l’Accusa o Pubblico Ministero, chi dovesse essere la Difesa, chi doveva fare la parte dei testimoni dell’accusa e chi della difesa, e poi, dopo aver nominato tutti, nominò chi fosse il Giudice principale, che non era altro che lo stesso giudice del sogno. Questo, che non si era ancora liberato dal suo stupore, e che non gli era mai piaciuto essere importante, lui che in quello stesso momento era seduto in fondo a tutte le poltrone, nel posto più isolato e considerato meno rilevante, quando sentì il suo nome per la carica, si alzò, e cercò di scusarsi dicendo: “A dire il vero vi ringrazio. Ma avendo qua i miei superiori e considerando che sono il più infimo dei presenti, credo che vi siate sbagliati riguardo alla nomina.” Il giudice continuò a parlare piano e con una voce tale così che tutti lo potessero ascoltare bene, dato che comunque la stanza era grande.” Altrimenti ditemi: in che modo coloro che sono di più si sottoporranno al mio Giudizio, pur essendo di meno? Magari la mia parola avrà una rilevanza? Quando saranno ben preparati, e con grandi accuse, difenderanno o accuseranno qualcosa, e a malapena possiedo l’indispensabile per rendere giustizia nel Suk, che come ben sapete si tratta di cose semplici che non richiedono grandi preparativi. E così ribatté, e siccome il consigliere che era d’accordo con le sue spiegazioni avrebbe cambiato le cose, intervenne il Re, che a quanto pare era l’unico che si stava impegnando per far sì che il processo venisse celebrato e così disse: -Staremo a vedere come lo organizzerete, dato che ora non siete più nel Suk, e quanto bene lo fanno gli altri, che stanno agli ordini invece che darli. Che il Processo abbia inizio! Quindi, una volta stabilito il tribunale, portarono con sé delle poltrone e qualche tavolo, quindi si formò il Processo e siccome anche il Re voleva esserne a conoscenza, intuendo che poteva essere qualcosa di importante, venne chiamato uno scrittore per scrivere su alcune tavolette di cera quello che veniva stabilito nella Sentenza, affinché fosse archiviato o applicato in base al loro valore. Il giudice quando si vide così tanto importante, domandò l’argomento del Processo, e comunicatogli, si alzò dal potere che gli era stato concesso dal Re, ordinò che il dibattito fosse aperto, ma dato che nessuno gli aveva comunicato prima le intenzioni del Re, aveva stabilito che avessero tempo fino a dopo il pasto per pensare e organizzare i loro argomenti, in modo da preparare anche i testimoni. Tutti pensavano che andasse bene, tranne il Re, il quale sembrava che avesse fretta. Il giudice, in quanto Giudice, rispose: -Vedete Signore che possiamo fare ciò che voi volete, ma, se volete Giustizia, questa deve essere ben ponderata e anche difesa bene, presentata bene, e se qualcuno per non avere del tempo sufficiente, non la concede bene, poi si potrà dire che il Re ha voluto così, non voleva concedere giustizia ma aveva fretta. Il Re comprese e disse: -Tu hai il potere, come Giudice, che si faccia tutto come dici. Il giudice, quello vero e reale, che dormiva nella sua stanza a casa, continuava a dormire e mentre il suo Spirito era quello che vedeva e ascoltava tutto, stupito per assistere ad una situazione non reale, ascoltava tutti i commenti, e così si unì a qualche altro Giudice importante, senza che questi se ne rendessero conto. In realtà, erano i Principali dentro ai Giudici, così come i loro Principali nella vita reale, e avvicinandosi ascoltava cosa mormoravano riguardo a saldare i conti al giudice quando sarebbero usciti dal posto, mentre altri dicevano: ― Glielo lasceremo fare, e quando sarà il momento giusto, tenderemo loro una trappola ― Tutti erano intelligenti e inoltre erano supportati dal Consigliere di Giustizia, che aveva dato prova di non essere d’accordo con quella scena e neanche con gli incarichi dati. Il giudice, a cui era stato dato l’incarico di Giudice dal consigliere per ordine del Re, si vedeva solo da un lato della stanza, e quando qualcuno gli si avvicinò per parlargli, gli disse: ―Non ho niente da dire, fino alla fine del Processo, i tuoi commenti potrebbero invalidare la Sentenza, qualora tu venga a conoscenza di una parte e non dell’altra. L’argomento scelto era: GLI ANZIANI. Il Processo iniziò, si organizzarono, e il Principale più autorevole cominciò a parlare, e siccome aveva più autorità, tutti lo ascoltavano, e tutti vedevano che cercava di mettersi in mostra, ma che non diceva niente di nuovo. Gli era stato chiesto di introdurre il Processo proprio a lui, e così fece, senza troppi dettagli, ma solo per ricoprire la carica. Poi parlò il seguente, anche lui Principale e secondo in quanto ad autorità; tutti lo ascoltarono e così quest’ultimo si presentò come l’accusa o Pubblico Ministero, e proprio lui, si rese conto attraverso quanto detto prima, che voleva finire e andarsene dato che si sentiva a disagio e considerava quell’atto come un capriccio del Re. In seguito, apparve il terzo, quella della Difesa, e siccome l’imputazione era stata così pessima, la Difesa non poteva mettersi in mostra scavalcando il suo superiore, e così fece di peggio, e anche se alla fine cercò di fare un resoconto e di chiarire un po’ quanto detto, tutti videro che voleva fare un favore al precedente. Seguirono i testimoni dell’accusa, i due della difesa e così terminarono, e quando tutto sembrava essere finito e ci si aspettava il verdetto del Giudice, che sarebbe stato indubbiamente favorevole al Principale più autorevole. È quello che speravano tutti compreso il Re, al quale gli era sembrato tutto poco profondo. Alla fine, scoprirono che il Giudice disse:

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