Incontro con la famiglia

2296 Words
Punto di vista di Luca Potevo capire che Mara era nervosa, ma lo nascondeva piuttosto bene. Mentre uscivamo dalla stanza, lei osservava attorno a sé. Questo posto è una villa in stile spagnolo, circondata da tonalità gialle e verdi. "Wow", sussurrò Mara con ammirazione guardandosi intorno. "Ti piace?", chiesi con un sorriso compiaciuto. Marabella annuì, "Sì, è bellissimo", rispose dolcemente. "Sì, lo sei anche tu", dissi, guardandola fisso. Un bel rossore coprì le sue guance mentre distoglieva lo sguardo. "Aspetta di vedere i giardini e i vigneti", scherzai. Lei mi guardò stupita, "Hai un vigneto?", chiese. "Si, abbiamo. Abbiamo la nostra azienda vinicola", risposi con orgoglio. "Wow. È incredibile", mormorò, mentre continuavamo a camminare. Entrammo nella sala da pranzo, dove mia madre e i miei fratelli erano seduti al tavolo della cucina, insieme a un'ospite che non mi aspettavo. Zera, la figlia del mio consigliere. Perché cavolo è qui? La mia famiglia sembrava tesa quando entrò. Mia madre saltò subito in piedi e abbracciò Mara. "Oh Mara, è così bello finalmente conoscerti. Posso chiamarti Mara? Oh, sei così carina. Mio figlio ti renderà molto felice. Chiamami mamma", disse rapidamente. "Mamma!", sbottai. "Mi dispiace. Sono così emozionata", disse mia madre felicemente. "Luca, è bello rivederti", il nasale suono di Zera risuonò mentre si avvicinava e mi abbracciava. Io non le resi l'abbraccio, invece stringei il mio controllo sulle dita di Mara quando cercava di allentare la sua presa dalla mia. "Non toccarmi, Zera. Da quando hai il permesso di toccarmi?", sbottai, irritato, spingendola via da me. "Oh", sibilò Zera, un po' scioccata. I suoi occhi si spostarono su Mara prima di trasformarsi in rabbia e gelosia. "Ti sta toccando", protestò Zera. "Lei è mia moglie. Le è permesso toccarmi quando vuole", affermai, avvicinando Marabella al mio fianco e avvolgendo il mio braccio intorno alla sua vita. Mara sorrise dolcemente, "È un piacere conoscerti Zera, sono Marabella", la salutò cortesemente. La mascella di Zera si contrasse, "È un piacere conoscere anche a te", disse tra denti stretti. "Fantastico! Ora, se siedi, mia moglie ha fame e vorrei farla mangiare", dissi con un sorriso beffardo. Sapevo che Zera nutriva dei sentimenti per me. Una cotta da scolaretta che non è ricambiata. È troppo altezzosa ed egocentrica per me. A lei importa solo del denaro e dell'aspetto fisico. Condussi Mara alla sua sedia, accanto alla mia, e gliela tirai fuori. Era un po' stupita dalle mie azioni ma mi diede il sorriso più dolce, che io ricambiai con facilità. "Grazie", sussurrò dolcemente. Una volta seduto accanto a lei, mi avvicinai e le sussurrai all'orecchio, "Prego, tesoro". Mara arrossì violentemente, regalandomi una quantità di gioia senza precedenti. I miei fratelli ci fissavano tutti con curiosità. "Ci presenterai, fratello", chiese il mio fratello più giovane, Marco. "Sì. Mara, questi sono i miei fratelli Sergio, Carlo e Marco. Fratelli, questa è la vostra cognata Marabella", dissi presentandoli. "È un piacere conoscervi tutti", disse Mara dolcemente, cercando di nascondere la sua nervosità. "È un piacere conoscervi anche a voi. Luca non aveva mai portato a casa una ragazza prima. Quindi perdonateci per la nostra sorpresa", disse Carlo con un sorriso. Marabella rise, facendomi girare la testa verso di lei. Non avevo ancora sentito ridere, ma il suono era melodioso. Anche se ero un po' geloso di non essere stato io a farla ridere, ero comunque grato per averla sentita ridere. Al tavolo iniziò una conversazione leggera mentre caricavo il piatto di Mara di frutta, biscotti, carne, salsa e uova. Sentii la sua mano toccarmi la coscia, facendo salire il fiato. Dovei chiudere gli occhi per un attimo, respirare profondamente prima di riaprirli per guardarla. "Non riesco a mangiare tutto questo, Luca", sussurrò con un rossore. "Allora, mangia quello che riesci, amore", risposi dolcemente, spostando i suoi capelli di lato per poter vedere il suo viso magnifico. Mara arrossì profondamente per la mia azione, soddisfacendo me. "Allora, cosa è successo al tuo viso?", Zera scoppiò, il disgusto presente nella sua voce nasale. La fulminai con lo sguardo, poi mi voltai a guardare Mara. Marabella sembrava cercare di capire le intenzioni di Zera. Cosa che so che non è buona. "Non devi rispondere a questa domanda, amore", sussurrai. Mara mi guardò con le sopracciglia aggrottate prima di sorridere dolcemente, "No, va bene, Luca. Mentre tornavo a casa dal lavoro, mi hanno attaccata, sono stata abbastanza fortunata da difendermi e scappare", rispose semplicemente, guardando di nuovo Zera. "Oh no, è terribile, cara", esclamò mia madre. "Che fine hanno fatto gli uomini che ti hanno attaccata?", chiese Zera, fingendo dolce innocenza. Marabella si irrigidì accanto a me mentre lanciava a Zera uno sguardo freddo. "Ammazzati, non ne so niente e non mi interessa", la voce di Mara era severa mentre parlava. Mi piace un sacco. Il mio cazzo si è subito animato dalla durezza della sua voce. Cosa ca**o mi succede? "Né dovresti, bambina", commentai, mettendo finalmente fine alla conversazione. Zera impallidì quando si rese conto che non sarebbe riuscita a prendere il sopravvento su Mara. Stupida stronza. Posai la mano sulla coscia di Mara, notando che era ancora tesa. Sobbalzò leggermente al contatto prima di poggiare la sua mano sopra la mia e rilassarsi. "Dopo colazione, devo parlarti, Luca", disse mio fratello Sergio, attirando la mia attenzione su di lui. Annuii capendo. Notai che Mara disegnava dei cerchi leggeri sul dorso della mia mano mentre mangiava. Non so se lo facesse per placare i suoi nervi o meno, ma stavano placando anche i miei. Quindi, ho ricambiato il gesto disegnando cerchi lisci sulla sua coscia. A metà del piatto, Mara appoggiò la forchetta. "Hai finito?", le chiesi dolcemente. Avevo appena finito anche io il mio piatto. "Sì", annuì dolcemente. "Bene", sorrisi, passando il pollice sul suo labbro inferiore. "Devo occuparmi di qualcosa in fretta. Non dovrei impiegare più di trenta minuti. Stai bene qui con mamma?", le chiesi dolcemente. So che tutti possono sentirmi, ma per me siamo solo io e lei. "Sì, certo. Vai a fare quello che devi fare. Starò bene", rispose, con una voce setosa come sempre. Si alzò e accarezzò delicatamente il mio avambraccio. Mi chinai e le diedi un bacio sulla fronte, prima di portare le mie labbra al suo orecchio e sussurrare: "Ti mostrerò la casa quando torno. Te lo prometto". Poi le diedi un dolce bacio sulla guancia. Mi alzai dal tavolo, Sergio mi seguì. "Voi ragazzi dovete mettervi al lavoro", dissi ai miei due fratelli più giovani. "Sì capo", risposero sarcasticamente. Quando guardarono su e videro il mio sguardo, sgattaiolarono fuori dalla tavola e corsero via. Mara scoppiò in una risata, così come mia madre. Quando Mara mi guardò, le sue risate aumentarono, facendo sì che un sorriso si dipingesse sul mio volto. Non potevo evitare di chinarmi e sigillare la sua bocca con la mia. Le sue risate cessarono immediatamente, quando la sua mano si pose sul mio polso che tenevo sul suo viso. Quando mi allontanai, un profondo rossore cremisi tingeva le sue guance. Sorrisi, "Le tue risate sono semplicemente adorabili, amore", commentai, facendo arrossire ancora di più. Il mio sorriso si amplificò mentre lasciavo il tavolo e conducevo Sergio nel mio ufficio. "Sembriate già abbastanza conosciuti", commentò Sergio mentre ci avvicinavamo al mio ufficio. Un sorriso si dipinse all'angolo delle mie labbra, "Lei è incredibile da morire", mormorai, scuotendo leggermente la testa. Non so cosa c'è in lei. Ma qualcosa mi attira verso di lei. "Davvero?", Sergio sorrise, alzando un sopracciglio verso di me. "Sì. Allora, che hai?". chiesi mentre mi sedevo alla mia scrivania e Sergio chiudeva la porta. "Beh, il suo cognome è Calsut", rispose. "Sì, già lo so. E il certificato di matrimonio?", chiesi, sentendo l'impazienza, già pronto a rivedere Mara. "Cavolo, Signor Impaziente, sì ecco il certificato insieme a tutto ciò che ho trovato su di lei", disse Sergio, consegnandomi una busta. "È una brava ragazza. Non ci sono segni nel suo record di polizia. Ha iniziato a lavorare a 16 anni nel bar sportivo di Nick, lavando piatti e sparecchiando i tavoli. Quando ha compiuto 18 anni ha iniziato a cucinare, ma solo di recente ha iniziato a fare il barista, a 21 anni. È a metà del terzo anno di college, ironia della sorte, si sta già specializzando in agricoltura e architettura", spiegò sedendosi. Le mie sopracciglia salirono di sorpresa. Una doppia laurea? "I suoi primi due anni di college sono stati pagati con una borsa di studio per aver ottenuto una media di 4.0. Ha usato i soldi risparmiati dal suo lavoro per i libri. Quest'anno, però, ha dovuto richiedere un aiuto finanziario. Ora paga le rate del suo college", riferì Sergio. "Paga tutto. Anche il prossimo anno", ordinai, mentre sfogliavo la cartella che mi aveva dato. "Che? Sei sicuro, Luca?", chiese Sergio incredulo. "Sì. Ha anche bisogno di una guardia del corpo che la accompagni alle lezioni", gli dissi. "Luca-", iniziò a protestare. "Le ho fatto una promessa. Intendo mantenerla", lo interruppi, stancandomi delle sue stravaganze e proteste. "Sì, Capo", sospirò Sergio, finalmente arrendendosi. Leggendo la cartella che mi avevano dato, trovai il fascicolo medico di Mara. Un pezzo di carta che fece bollire il mio sangue all'istante. Cinque visite all'ospedale nell'ultimo anno per tagli, bruciature, costole rotte, e un femore fratturato? Carl! Quel bastardo. Le parole di Marabella mi risuonarono nella testa. 'È veleno per mia madre', era quello che aveva detto. Ma, in realtà, era veleno per lei. L'aveva brutalmente abusata per chissà quanto tempo. Mi chiedo cosa altro avrà cercato di fargli. Ora mi spiace di non averlo ucciso. Meritava di molto peggio della morte. "Come stanno andando i preparativi per il matrimonio, fratello?", chiese Sergio, rompendo il filo dei miei pensieri. Lo guardai dalla cartella, la mia mente stava ancora cercando di elaborare la sua domanda. Dovetti scuotere la testa per liberare la mia mente dai miei pensieri oppressivi. "Le comprerò un bel vestito e un bellissimo anello per abbinare le fedi matrimoniali dei nostri genitori. Per quanto riguarda la cerimonia, probabilmente qui nell'ufficio, con te, i ragazzi e mamma. È probabilmente meglio", ragionai ad alta voce. Sergio sollevò un sopracciglio in segno di domanda. "Sto cercando di tenerla al sicuro il più a lungo possibile. Soprattutto dato che vuole finire il college", spiegai. "E per motivi di sicurezza le svelerai i dettagli su Franky?", chiese Sergio, preoccupato per qualcosa. Non ero sicuro di cosa riguardasse quella preoccupazione. "Sì, lo farò", risposi con sicurezza. "Tenendola all'oscuro, la metterei solo in maggior pericolo. Se sa di lui, può essere maggiormente consapevole dell'ambiente circostante", giustificai. "Potrebbe spaventarla, Luca. Renderla super paranoica. Magari persino farla provare a scappare. Non ti preoccupi di queste cose?", chiese Sergio irritato. Un sorriso lento apparve sulle mie labbra. "Non mi preoccupo di niente, fratello. Vai avanti, chiedi ai miei uomini dei dettagli di ieri sera. Hai il mio permesso", risposi, facendo un cenno con la mano, con noncuranza. La mia fiducia nella mia nuova sposa supera persino le mie aspettative. "Sembri molto rilassato riguardo a tutta questa cosa", ribatté, con la mascella serrata leggermente. "Tu lo sarai anche, quando avrai fatto quello che ti ho detto di fare. Mia moglie è una cavalla. Lo vedrai.", spiegai. Sergio guardava incredulo, senza parole. "Com'è la situazione riguardo a Franky?", arcuai un sopracciglio, cambiando leggermente argomento. Il volto di Sergio si contorse, mostrando la serietà che provava per la situazione. "Niente di recente. È stato silenzio radio."Che può significare solo una cosa, sta preparando qualcosa di grande." Sergio mi informò. "Beh, cerchiamo di scoprire cosa sia, okay? Quando è prevista la prossima esposizione?", chiesi. "Venerdì, tutto è pronto", annuì Sergio. "Perfetto. Assicurati che la sicurezza sia raddoppiata, giusto per sicurezza" comandai, alzandomi dalla sedia. "Dove stai andando?" chiese Sergio, alzando un sopracciglio sorpreso. "Per trovare la mia bellissima sposa, farle fare un giro del complesso, conoscerla meglio. Sai, qualcosa di meglio di questo", risposi freddamente, agitando la mano in giro, facendo un gesto alla situazione nella stanza. Sergio esalò un respiro di frustrazione mentre lo superavo e lasciavo il mio ufficio. Mi diressi verso la cucina dove avevo lasciato Mara con mia madre. Trovai la splendida creatura che stava in piedi al bancone della cucina ad aiutare mia madre a lavare la frutta. Ascoltava silenziosamente i discorsi di mia madre sul mio infanzia e su quanto fossi un po' difficile da gestire. Sentivo la risata di Marabella mentre mi avvicinavo da dietro. Zera sedeva dall'altro lato di Mara fissandola con sguardi di morte. Ugh, non sopporto quella donna. Chissà se questo dimostrerà qualcosa? Avvolsi le braccia intorno a Marabella e la abbracciai strettamente sul petto, mentre seppellivo la testa nel suo collo. Mara diede un piccolo grido, saltando spaventata per le mie azioni. "Oh, Luca. Mi hai spaventata, perbacco", ansimò dolcemente, una delle sue mani appiattendosi sul petto e l'altra che avvolgeva la mia mano sul suo stomaco. "Mi dispiace, amore", sussurrai, piantando un lento bacio sul suo collo, facendo inclinare leggermente la sua testa di lato. "Sei pronta per il tuo tour, bambina?", pronunciai, trascinando le mie labbra su per il suo collo fino all'orecchio delicatamente. Marabella sobbalzò prima di guardare mia madre. Mi fece sorridere, sapendo che stava chiedendo silenziosamente il permesso a mia madre per lasciarla in cucina. "Dai, tesoro. Zera può aiutarmi a finire", disse dolcemente mia madre. "Cosa? Io non...," Zera iniziò a protestare, "Mi aiuterai, Zera", la voce di mia madre era definitiva. "Vieni, bellissima", sussurrai all'orecchio di Mara, prendendo la sua mano e conducendola fuori dalla cucina e lontano dalla lite rumorosa che scoppiava tra mia madre e Zera. Bene, più che altro il lamento che proveniva da Zera. "Vorrei iniziare dall'interno, se va bene", suggerii, un sorriso si delineava sulle mie labbra. "Va bene", cantilenò felicemente Marabella, afferrando il mio bicipite con la sua mano libera.
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