Too close.

893 Words
Battei i pugni sulla porta altre due volte, eravamo lì dentro da almeno un'ora e io non smettevo di cercare di uscire. "Piantala, mi stai facendo venire il mal di testa." "Perché hai chiuso quella cazzo di porta a chiave?" Mi girai ringhiandogli. "Perché mi stavo divertendo" fece spallucce, avrei voluto strozzarlo. Sbuffai e iniziai a mettere le palle nella grande cesta, tanto per fare qualcosa e non pensare troppo al fatto che fossi chiusa in una stanza con un totale idiota. "Fa caldo" "Togli la maglietta" suggerì il moro ancora seduto nell'angolo della stanza. "Non oggi, piccolo pervertito" "Pensi che ti guarderò?" Rise e in qualche modo le sue parole e il suo tono derisorio mi fecero male. Raccolsi l'ultima palla. "Ovvio che no, sei troppo figo per guardarmi" scherzai, ma lo pensavo veramente. "Sei intelligente a volte" mi beffeggiò ancora. "Puoi fare qualcosa di utile?" "Come?" "Mettere in ordine quello scaffale?" Al contrario di quello che avevo pensato si alzò e cominciò e mettere in ordine barattoli pieni di palline da tennis e ping pong. Diedi dei calci ad un paio di cose e poi mi guardai intorno: secondo il mio concetto di ordine la stanza era abbastanza ordinata e quindi decisi di sdraiarmi sul tappetone da salto aspettando che Sean finisse di mettere i barattoli al loro posto. Chiusi gli occhi e senza accorgermene sprofondai in un sonno profondo. *** Sentii un rumore di vetro che si schiantava contro il pavimento. "Cazzo" una voce maschile imprecò facendomi aprire gli occhi di scatto. Ci misi qualche secondo per ricordare dove fossi e perché fossi lì con quel ragazzo. Sean era seduto per terra accanto ad un contenitore rotto, del sangue iniziava a macchiare la sua maglietta bianca. "Oh Dio. Toglila" mi alzai velocemente quasi inciampando e calciai i vetri per poi mettermi di fronte a lui e aiutarlo a levare la maglietta. Una volta tolta la strappai in piccole strisce, tentando di farne delle bende. "Devo rimuovere le schegge di vetro" lui grugnì con gli occhi chiusi e io passai un dito su alcuni piccoli pezzi che si erano infilati nella sua pelle, fortunatamente non troppo in profondità. Quale persona stupida riuscirebbe a fare una cosa del genere? Lui, ovviamente. Afferrai un piccolo frantume e lo tirai ottenendo un verso di dolore da parte del moro. "Cazzo, Brooklyn" "Scusa-scusami. Ci sto provando" Lasciò fuori un altro sospiro mentre finivo di levare tutte le schegge. "Fatto" sussurrai e poi mi misi a cavalcioni sulle sue gambe cercando una posizione migliore e legai la sua maglietta intorno alla ferita cercando in qualche modo di pulire anche il sangue. "Tienilo premuto, per favore" Mi alzai e cercai di nuovo di aprire la porta. "C'è qualcuno?" Urlai, ma come tutti i tentativi precedenti non ottenni alcuna risposta. "Fa male?" Mi sentivo come una stupida a parlare da sola, avrebbe potuto dire qualcosa, magari lamentarsi o ringraziarmi per non aver ancora sbattuto ripetutamente la sua testa contro il muro? "No" finalmente. Annuii e mi sedetti di nuovo. "Che ore saranno? Comincio ad avere freddo" "Le sette, penso. E ci credo che hai freddo hai il sedere di fuori" "Scusa?" Alzò gli occhi al cielo. "Voglio dire..se ti fossi coperta un po' di più" Lo ignorai. "Sanguini ancora" raccolsi quello che era rimasto della sua maglietta. "Scusami" dissi sedendomi sulle sue ginocchia e lui premette sulle mie cosce guardandomi intensamente e facendomi segno che non ci sarebbe stato problema se mi fossi appoggiata. Pressai le labbra tra loro sentendo la pelle bruciare sotto il suo tocco. Calmati, Brooke, si sta solo tenendo. Pulii il sangue e strinsi il suo braccio sentendo il suo respiro pressante sul mio collo. "Ho paura di farti male" "Tranquilla" la tonalità della sua voce più calma e rilassata. Non smetteva di fissarmi e mi sentivo così in soggezione che avvampai e mi mossi impacciatamente sulle sue gambe, lui se ne accorse e rise ancora di me. Ma io non sentivo nessun accenno di felicità dietro la sua risata, anzi. Finalmente alzai lo sguardo e lo puntai nei suoi occhi color cioccolato. "Hai degli occhi bellissimi" commentò. Oh. "Grazie mille" misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e Sean pressò le sue lunghe dita sulla mia schiena avvicinandomi a lui. Okay, cosa stava succedendo? Quando fummo abbastanza vicini da sentire il calore dei nostri corpi diventare un tutt'uno lui chiuse i suoi occhi e io lo seguii, lasciando che le nostre labbra si incontrassero in un bacio lento. Le sue erano leggermente screpolate ma incredibilmente morbide e il suo alito sapeva di menta. Si staccò dopo poco e mi guardò negli occhi. Il suo tono e i suoi lineamenti tranquilli scomparvero in un secondo lasciando posto ad un ghigno cattivo. "Andiamo, pensavo potessi fare di meglio" Cosa? Tirò fuori dalla tasca le chiavi della porta e spingendomi lievemente a terra si alzò. "È bastato un complimento sui tuoi occhi, pensavo fossi più difficile" Mi alzai velocemente. "Cosa- Dove- Come hai preso le chiavi?" "Ho spostato il mobile mentre tu dormivi" Aprì la porta rivelando la luce fioca della palestra e prima di allontanarsi si girò verso di me. "Mai fidarsi del nemico, Brooke, è la prima regola" La sua schiena definita fu l'ultima cosa che vidi prima che sparisse dietro la porta degli spogliatoi maschili ancora dondolando quelle stupide chiavi tra le dita.
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