"Allora, vuoi dirmi cosa è successo ieri?"
Cameron mi stava assillando da quando ero salita sulla sua macchina, la sua mascella tesa in attesa di una risposta.
"Non c'è bisogno che mi accompagni a scuola, preferisco camminare" alzai gli occhi al cielo ma lui evidentemente mi prese sul serio perché bloccò le portiere.
Okay che si parla di umorismo inglese, ma..
"Vorrei solo che non ti cacciassi nei casini veri, Brooke"
Odiavo il fatto che mi parlavano come se fossi una bambina di due anni.
Andiamo, ho quasi la tua età e se proprio uno dei due dovesse essere più propenso a cacciarsi nei casini, quello dovresti essere totalmente tu.
"Non lo farò e non rovinerò la tua reputazione, contento?"
Si fermò ad un semaforo e mi guardò intensamente con un'espressione che voleva solo dire 'sei seria?'
Aveva una pelle incredibilmente abbronzata e quasi non rabbrividii guardando la mia totalmente pallida.
Avevo bisogno di andare al mare, ne avevo un fottuto urgente bisogno.
"C'è un motivo se ti sto dicendo tutte queste cose" il suo tono più serio.
"Il motivo sarebbe?"
Sbuffò, il motivo c'era ma io non potevo ovviamente saperlo.
Mi sentii male perché anche solo per un secondo avevo sentito che saremmo potuti andare d'accordo dato che era evidente che i nostri genitori si sarebbero sposati da un momento all'altro e nessuno di noi aveva la voglia o la forza di ammetterlo.
Scesi dalla macchina sbattendo lo sportello e ricevetti un altro urlo frustrato da parte di Cam.
Sistemai i capelli sulle spalle e presi un grande respiro prima di salutare i suoi amici.
"Ciao ragazzi"
"Ciao" risposero tutti in coro, tranne Sean ovviamente.
Notai che aveva una benda sulla spalla che si intravedeva dalla maglietta bianca, non ero sicura che gli altri sapessero.
"Oh, buongiorno Brooklyn" esordì poi, con un ghigno che voleva far finta di essere invitante.
"Brooke, chiamami Brooke"
"Okay, Brooklyn." Gli sorrisi cercando di fargli capire che non avrei iniziato un battibecco.
Non oggi, stronzetto.
"Hai.." Indicai la sua medicazione e lui si guardò addosso come se non sapesse assolutamente di cosa stessi parlando.
Sentivo gli sguardi di tutti bruciare attenti sul nostro discorso.
"La maglietta? Oh si, ho dovuto cambiarla dopo che ieri mi hai letteralmente strappato la mia di dosso" sgranai gli occhi e quasi non caddi dato che le gambe sembravano non sostenere più il mio peso.
Cameron si girò immediatamente verso di me facendo un verso di disapprovazione e Nash rise.
"Cosa? No. Voglio dire"
Calmati Brooke, calma.
"Non gli ho strappato la maglietta per.." Cercai di spiegare ma era come se non riuscissi a trovare le parole.
"Gesù, a loro puoi dirlo. Siamo un grande gruppo di amici." Allargò le braccia in un modo teatrale e mi trattenni dallo strozzarlo fino al farlo soffocare.
"No, Wesley" feci qualche passo verso di lui lasciando che godesse della sua altezza.
"Puoi anche chiudermi con te in una stanza per ore, provocarmi, stuzzicarmi e baciarmi con l'inganno. Ma non mi tratterai come la tua troia."
Marcai le ultime parole con quanto più disprezzo possibile.
Era troppo pensare che si pentisse o qualcosa del genere, infatti rise sonoramente.
"Vedremo, Brooklyn, chi vincerà questa guerra"
"Bene" commentai seccata, feci un cenno e me ne andai, cercando i capelli blu di Lacey per il cortile della scuola.
***
La giornata era passata così lentamente che non appena vidi casa mia quasi non mi misi a piangere per la felicità.
Tirai fuori il mazzo di chiavi dalla borsa e aprii velocemente: all'ingresso vi erano due grandi valige.
E non erano le mie.
E la cosa era strana.
"Mamma!" Urlai e dopo qualche secondo in cui girovagai per l'enorme casa la trovai in cucina, intenta a bruciare qualcosa.
"Tesoro"
"Qualcuno parte?" Chiesi riferendomi alle valige.
"Anche se penso che prima di stasera dovrei partire io dato che ci farai mangiare quello" indicai la cosa nel forno e lei ridacchiò.
"Oh a proposito di quello, nessuno sta partendo. È solo il figlio di un loro amico di famiglia che viene da noi per un po'. Spero questo non ti causi nessun problema, hai i tuoi spazi, lui è un ragazzo adorabile veramente"
"Okay, lo ignorerò."
"Brooke"
Alzai gli occhi al cielo.
"Va bene, ho capito. Dov'è lui ora?"
"Nella camera di fronte alla tua"
Ovviamente. Che palle.
"Cazzo, è già qui. Quando pensavate di dirmelo? Okay mamma se non mi perdo in questo labirinto di posto, vado a farci due chiacchiere."
"Linguaggio" mi riprese.
Afferrai un biscotto dalla credenza e salii le scale, cercando la mia camera.
Appena intravidi la porta mi diressi immediatamente verso quella di fronte. Trovando la stanza totalmente vuota, con le finestre aperte e il letto un po' messo male, come se qualcuno ci si fosse sdraiato sopra.
Niente, il ragazzo non c'era.
Non potete dire che non ci abbia messo impegno nel trovarlo.
Feci spallucce e diedi un altro morso al mio biscotto tornando in camera mia.
Feci un balzo all'indietro e urlai appena vidi Sean sdraiato sul mio letto, intento a leggere orgoglio e pregiudizio. Alzò lo sguardo verso di me e sorrise, mettendosi a sedere.
"C'è qualche problema Brooke? Ti ho sentita urlare?" Entrò in camera il padre di Cameron, Dan.
"Che ci fa lui qui?" Urlai disperata avvicinandomi e tirandogli via il libro dalle mani.
"Tua madre mi ha appena detto di avertene parlato"
"Lui è il ragazzo?" Quasi non piansi.
Dan annuì ed uscì confuso dalla camera, lasciando che il mio sguardo puntasse ancora Sean con fare assassino.
"Poster, bands, orgoglio e pregiudizio."
Guardò la mia camera tappezzata e poi si alzò avvicinandosi tanto da farmi sbattere la schiena al muro.
"Mi manca solo una cosa da scoprire" .
Ammiccò e uscì dalla stanza, facendomi buttare fuori dell'aria che non sapevo di star trattenendo.
Porca fottuta merda.